n. 15/1971

LE RESPONSABILITÀ DEL MINISTERO DELL'INTERNO IN MERITO AI FATTI DI GROTTAFERRATA

 PROSPETTIVE ASSISTENZIALI

 

Editoriali

 




 Fra qualche settimana, salvo imprevisti, avrà inizio il processo penale relativo ai noti fatti dell'istituto S. Rita di Grottaferrata. Le imputazioni sono gravissime; a carico di Maria Diletta Pagliuca, direttrice dell'istituto, e della sorella Antonietta: maltrattamenti di minori «sottoponendoli a soffe­renze fisiche e morali consistenti in percosse, inflizione di punizioni ingiu­stificate, clausura, coazione a fatiche eccessive, somministrazione di cat­tiva e scarsa alimentazione, privazione dei beni necessari ed omissione di terapie adeguate, contenzione durante la notte con catene, costrizione ad un regime degradante»; a carico di V. Casella per violazione dei doveri di ufficiale sanitario di Grottaferrata e, insieme a S. Zand, per false atte­stazioni riguardanti il decesso di 13 bambini.

Della situazione dei minori ricoverati al S. Rita la stampa ha dato am­pie notizie. Invece ben poco o nulla è trapelato sulle gravissime responsa­bilità dei funzionari del Ministero dell'interno che, a conoscenza della situa­zione e più volte richiesti di intervenire, nulla fecero per porre fine alla disumana esistenza dei minori ricoverati nell'istituto di Grottaferrata.

 

Storia dell'istituto di Grottaferrata

La Pagliuca, fondata nel 1946 l'associazione nazionale pro bambini sor­domuti e ciechi, apre un istituto ad Amalfi, di cui fu ordinata la chiusura il 23-11-1949 per mancanza di autorizzazione a funzionare.

Ciò nonostante, nel maggio 1951, apre nella villa Tupini di Grottaferrata un istituto per bambini minorati; nel dicembre dello stesso anno, dopo una ispezione, l'ONMI dispone il trasferimento ad altro istituto di 20 bambini.

Segue una serie di ispezioni, le cui conclusioni, sempre negative, ven­gono trasmesse invano alla prefettura di Roma. La più agghiacciante è la relazione redatta a seguito dell'ispezione del 25-10-1960: «Refettorio ma­leodorante, sporco: la cucina non pare abbia avuto l'onore di conoscere l'acqua (la quale non manca) per la pulizia. Porte sgangherate, urina sta­gnante a terra, sporcizia stratificata sulle pareti, insetti schifosi che movi­mentano l'ambiente. Questi locali sono il soggiorno di una quindicina di bambini minorati psichici e non, che sono ospiti a pagamento di questo assurdo collegio di pseudo-rieducazione. È infame, obbrobrioso, incompren­sibile vedere in quell'ambiente dei giovani ai quali la vita oltre a non aver dato la fortuna dell'intelletto, non ha dato nemmeno la fortuna di un'assistenza non dico cristiana, ma perlomeno naturale. I loro corpicini scarni, deformati, i loro occhi spenti, ma tristi, fanno sì che qualsiasi uomo, anche il più abietto, si muova a compassione e inviti, chi è competente, a prov­vedere».

Ma nessuno provvede, tanto meno il Ministero dell'interno.

La Pagliuca, trasferitasi in un appartamento privato, continua la sua attività; successivamente i bambini sono ricoverati nell'istituto di sua pro­prietà fatto appositamente costruire nel 1964.

 

Responsabilità del Ministero dell'interno

L'attività della Pagliuca, iniziatasi a Grottaferrata nel 1951, termina solamente nel 1969: diciotto anni di colpevole inerzia della prefettura di Roma! Esaminando gli atti dei processi svolti per maltrattamenti a minori (come nel caso dei Celestini di Prato), viene sempre alla luce che i fun­zionari del Ministero dell'interno si sono disinteressati per anni della sorte dei bambini. Mai fino ad ora la magistratura li ha perseguiti, nonostante che le loro responsabilità siano ben più gravi dei dirigenti e assistenti processati.

Nell'imminente processo per i fatti di Grottaferrata è stato disposto lo stralcio nei confronti dei funzionari della prefettura di Roma, del com­missario di P.S. e del maresciallo dei carabinieri di Grottaferrata «per l'ulteriore attività istruttoria»; giustizia vorrebbe che essa venisse con­dotta con la massima sollecitudine.

Ma occorre sottolineare che il Ministero dell'interno non ha fino ad oggi disposto alcuna azione a carico dei funzionari responsabili, come già successe per quelli addetti alla prefettura di Firenze all'epoca dei fatti dei Celestini (fra i quali il prefetto), anzi ha promosso alcuni di essi.

I fatti riferiti sono un'ulteriore conferma che la prima battaglia da por­tare avanti è quella diretta a sottrarre, al Ministero dell'interno ogni com­petenza in materia di assistenza pubblica e privata.

Occorre anche evitare che, approfittando dell'emanazione dei decreti delegati e dell'approvazione delle leggi quadro, siano creati nuovi centri di potere e cioè una emarginazione ancora più ampia e controllata.

Al riguardo, in questo numero, sono stati riportati: lo schema di de­creto delegato sulla beneficenza pubblica nel testo inviato alle Regioni il 6-8-1971, lo schema di disegno di legge quadro sull'assistenza redatto dal Ministero dell'interno e un'ampia sintesi del convegno di Torino del 3 lu­glio 1971, in cui è stato fatto un approfondito esame della situazione.

Nelle tre tabelle riportate più avanti sono sintetizzate: la situazione attuale del settore assistenziale, le tendenze negative dirette alla prolife­razione dei centri di potere e l'ipotesi proposta sulla struttura e funzioni delle unità locali dei servizi e dei comprensori.

 


 



 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

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Prospettive assistenziali
dal 1968
, ininterrottamente, è impegnata contro l’esclusione sociale di minori, di handicappati e di anziani, e per le necessarie riforme. Pubblica i documenti più significativi sui servizi sociali e sanitari e sulla formazione del relativo personale. Riferisce sulle iniziative del volontariato, del sindacato e degli operatori, nonché‚ articoli di commento a leggi e normative.

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