Prospettive assistenziali, n. 119, luglio-settembre 1997

 

 

EFFICACIA ED EQUITÀ NELL'EROGAZIONE DELLE RISORSE SANITARIE: IL PROGETTO TRIPSS

 

PAOLO VINEIS (*)

 

 

Un problema centrale della medicina attuale è come trasferire al meglio e nel modo più efficace i risultati della ricerca nella pratica quotidiana. Vi sono molti indizi del fatto che i risultati della ricerca vengono tradotti in pratica con un ritardo che arriva fino a dieci anni. Un primo passo è certamente sin­tetizzare le prove scientifiche, come si esprimono nelle migliaia di pubblicazioni che escono ogni anno R elle riviste specializzate. Questo lavoro di sintesi richiede competenze specifiche e non può essere lasciato alla soggettività di singoli esperti, per quan­to autorevoli.

Ma una volta sintetizzate al meglio le prove scien­tifiche sarebbe ingenuo pensare che il lavoro sia concluso. In realtà, se l'obiettivo è quello di far avvi­cinare il più possibile la pratica reale ad una "medi­cina basata sulle prove", la gran parte del cammino comincia a questo punto. II fatto che la semplice disponibilità di una buona sintesi della letteratura non muti la pratica dei medici è ampiamente dimo­strato. La domanda che si pone è: come garantire che la sintesi della letteratura si trasformi in racco­mandazioni che siano efficaci, basate su prove scientifiche e al tempo stesso "non prescrittive"? L'esperienza ha insegnato infatti che raccomanda­zioni imposte dall'alto, o da cui non si possa devia­re se non a prezzo di sanzioni, sortiscono effetti più negativi che positivi. Un principio di fondo della ado­zione di linee-guida per la pratica clinica (come ven­gono chiamate le raccomandazioni non prescrittive) è quello della condivisione, del consenso. Un altro principio è l'adattamento alle circostanze locali, che tuttavia non deve mai spingersi al punto da snatura­re il messaggio cruciale, l'essere cioè le linee-guida espressione delle "migliori prove scientifiche". Per adattare le linee-guida alle circostanze locali non bisogna insomma perdere il fondamento scientifico.

Come sia difficile costruire delle buone linee-guida è esemplificato dal seguente esempio, relativo al numero di pazienti che è necessario trattare (NNT) per avere un successo terapeutico. Supponiamo di dover scegliere la migliore strategia di prevenzione delle ulcere da stress con ranitidina (H2-antagoni­sta) nei pazienti che hanno subito un grave trauma: Abbiamo due possibili scenari: 1) pazienti molto gravi, con ventilazione meccanica e/o coagulopatia; 2) pazienti meno gravi, con respirazione spontanea e senza coagulopatia. In entrambi i gruppi suppo­niamo che l'efficacia relativa della ranitidina sia del 58%, intesa come riduzione percentuale delle ulce­re da stress nei trattati rispetti ai non-trattati. Nel primo gruppo la frequenza di ulcere è pari a 0.037 (cioè 37 per mille), nel secondo gruppo molto più rara, 0.0014 (1,4 per mille). Grazie alla raniditina il rischio di sanguinamento passa a 0.0155 nel primo gruppo e a 0.0006 nel secondo, con una riduzione assoluta pari a 0.0215 (cioè 0.037-0.0155) nel primo e a 0.0008 (0.0014-0.0006) nel secondo. II "numero che è necessario trattare" (NNT) è il reciproco della riduzione assoluta, cioè 1/0.0215 (=45) nel gruppo dei pazienti gravi e 1/0.0008 (=1250) nei pazienti meno gravi. Bisogna trattare dunque 45 pazienti del primo gruppo per curarne uno, contro 1250 nel secondo gruppo (1).

II NNT può essere usato per prendere decisioni, per stabilire soglie oltre le quali "vale la pena" o no trattare i pazienti. Come correttamente fanno notare Guyaff e colleghi (1), questa decisione non è sola­mente di natura quantitativa, non è sufficiente cioè fare riferimento a un numero come il NNT. Posto che non vi è dubbio sul fatto di trattare i pazienti del primo gruppo ( "vai la pena" trattare 45 persone per curarne una), la discussione è più incerta nel secon­do caso. La decisione dipenderà in parte da criteri economici (il trattamento con ranitidina costa 65 dol­lari a paziente, che moltiplicato per 45 dà 2925 dol­lari, mentre moltiplicato per 1250 dà 81.250 dollari; il trattamento dell'ulcera sanguinante costa 12.000 dollari), in parte dal bilanciamento tra rischi e bene­fici (considerato che la ranitidina provoca epatiti tos­siche nello 0.06% dei pazienti) e in parte da consi­derazioni etiche. A proposito di queste ultime, la soglia del NNT (oltre la quale "vale la pena" trattare i pazienti) varia a seconda dei valori posseduti dal medico e dal paziente "Vi è un assoluto bisogno di esplicitare che cosa guida le nostre decisioni, in par­ticolare i valori sottostanti" (1).

Abbiamo iniziato a parlare di come trasferire nella pratica le sintesi della letteratura, attraverso l'elabo­razione di linee-guida, e siamo finiti a parlare di etica. Questo non dovrebbe sorprendere. Man mano che si passa dal "basamento" delle prove scientifiche ai livelli più alti della applicazione pratica delle conoscenze, diventa inevitabile preoccuparsi dell'integrazione tra i diversi aspetti (scientifici, eco­nomici, organizzativi ed etici) dello stesso problema.

È inoltre indispensabile preoccuparsi del "monito­raggio" degli effetti dell'adozione delle linee-guida nella pratica. Di per sé, disporre di una buona linea­guida non è ancora garanzia del fatto che verrà applicata. Inoltre, l'applicazione può comportare conseguenze impreviste sul piano organizzativo, sindacale o dell'accettazione da parte dei pazienti. II fatto che non sia sufficiente disporre di una buona linea guida per modificare efficacemente la pratica clinica è dimostrato da diversi esempi. Per esempio, in Inghilterra la disponibilità di linee-guida sulla defi­nizione e il trattamento dell'ipertensione non ha cor­risposto a una modifica delle abitudini dei medici di base in un campione di 125 medici, infatti, sia la definizione che il trattamento erano assolutamente divergenti da quanto stabilito nelle linee-guida (2). II fatto che i pazienti possano non accettare una linea­-guida "evidence-based" è anch'esso ben documen­tato. La recente conferenza di consenso dell'NIH americano sullo screening dei tumori della mammel­la sotto i 50 anni, che ha concluso - in modo a mio avviso discutibile - di lasciare la decisione alla donna e al suo medico di fiducia, ha sollevato molte polemiche da parte di gruppi femminili, che richie­dono più prestazioni sanitarie per le donne nel nome dell'atteggiamento “politically correct". La politica di questi gruppi sottintende semplicisticamente che "I'attenzione" verso le minoranze o gruppi particola­ri della popolazione si esprima sostanzialmente attraverso gli stanziamenti economici, prescindendo dalle reali prove di efficacia. Lasciare la scelta alla singola donna e al suo medico mi pare discutibile perché vanifica la funzione di una conferenza di consenso, che è dare indicazioni per quanto possi­bile precise e prudenziali sulla base delle migliori prove scientifiche.

"Monitorare" gli effetti dell'introduzione nella prati­ca di una linea-guida clinica è dunque importante in quanto può evidenziare sia la mancata applicazione (o un alto tasso di deviazioni), sia problemi organiz­zativi, economici o etici imprevisti. Un alto tasso di deviazioni può essere perfettamente giustificato: il principio delle linee-guida, come detto, non è la pre­scrizione, ma piuttosto la richiesta a chi devia di for­nire giustificazioni scientifiche o pratiche che siano almeno altrettanto buone del contenuto della linea­guida. Un progetto mirante a verificare questo gene­re di problemi è il TRIPPS ("Trasferire i risultati della ricerca nella pratica dei servizi sanitari'), coordinato dal Centro Cochrane italiano. Si tratta di un'iniziati­va che coinvolge 21 aziende ospedaliere o territo­riali, le quali aderiscono a quattro progetti sperimen­tali - rispettivamente sui tumori della mammella, la gravidanza, lo scompenso cardiaco e gli esami preoperatori - allo scopo proprio di verificare le con­seguenze pratico-organizzative dell'adozione di linee-guida consensuali.

II TRIPPS è iniziato con la produzione di un inven­tario su supporto magnetico di tutte le linee guida disponibili per un certo numero di specialità cliniche (più di mille linee-guida); circa 300 di queste linee­guida sono state valutate per la loro qualità, se fos­sero per esempio basate su una buona rassegna sistematica delle prove scientifiche. In secondo luogo, nell'ambito dei quattro progetti citati gli ospe­dali partecipanti cercano di valutare con metodi simili le implicazioni dell'adozione di alcune delle linee-guida. Sono particolarmente coinvolte nel TRIPPS - oltre ai medici - le figure decisionali (Direttori generali e sanitari). L'ambizione del pro­getto è quella di costruire attraverso il TRIPPS un modello di assunzione di decisioni di politica sanita­ria sulla base "delle migliori prove scientifiche" o, meno ambiziosamente, di documentare le difficoltà e le resistenze che si possono incontrare in un tale processo.

 

 

(*) Servizio di Epidemiologia dei Tumori, Azienda ospedaliera San Giovanni Battista e CPO - Piemonte, Torino. Ricordiamo che sul n. 112, ottobre-dicembre 1995 di Prospettive assistenziali, avevamo pubblicato l'articolo di P. Vineis, "La promozione della salute e la prevenzione delle malattie sono un dovere sociale della comunità?".

(1) A.D. Oxman, D.J. Cook, G.H. Guyatt et al.: Users's guides to the medicai literature. VI: how to use an overview. JAMA 1994; 272:1367-1371.

(2) J.A. Muir Gray: Evidence-based Health Care. Churchill Livingstone, New York, 1997.

 

 

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