Prospettive assistenziali, n. 118, aprile-giugno 1997

 

 

PERCHÉ IL MALATO INGUARIBILE NON VIENE PIÙ CURATO?

 

 

In data 21 marzo 1997 l'Associazione per la lotta contro le malattie mentali (Via Vanchiglia 3, Torino), l'Associazione Bartolomeo & C. (Via Sacchi 5H, Torino), la Consulta per le persone in difficoltà (Via San Marino 10, Torino), CSA - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti (Via Arti­sti 36, Torino), DIAPSI - Difesa ammalati psichici (Via Sacchi 32, Torino) e Gruppo Abele (Via Giolitti 21, Torino) hanno redatto il documento "Per­ché il malato inguaribile non viene più curato?", che riportiamo integralmente.

 

Giovanni ha l'aids. Non riesce a farsi curare a casa, perché non c'è un servizio di ospedalizza­zione a domicilio nella sua zona; non lo vogliono negli ospedali, perché «deve andare solo in quello specifico per I'aids». Oggi ci sarebbe un far­maco, con qualche effetto positivo, ma costa troppo; il servizio sanitario nazionale non lo pas­sa.

 Angela ha 73 anni. Un ictus l'ha paralizzata. Non cammina più da mesi; deve essere imboc­cata; ha perso il controllo degli sfinteri: ieri ha avuto un collasso, l'hanno portata al pronto soc­corso: è rimasta due giorni in ospedale e parlano già di dimetterla. A casa ha solo il marito che chiede un aiuto: almeno l'infermiera per medica­re la piaga da decubito al piede; non si può; Angela non ha il cancro e l'équipe esistente in zona si occupa "solo" di pazienti oncologici.

Maria ha 68 anni e un fratello in una casa di cura per malati psichiatrici. È lì da più di qua­rant'anni. Era stato ricoverato con la diagnosi di' schizofrenia: ieri Maria ha ricevuto una lettera dalla direzione della clinica per malati di mente, che le comunica che dal giorno ... suo fratello è ritenuto «un dimesso dagli ospedali psichiatrici». In pratica viene informata che non è più un mala­to e che non sarà più l'Azienda USL a pagare la degenza. Pertanto le soluzioni sono due: o paga 50.60 mila lire al giorno o si deve arrangiare a trovargli un altro posto.

Giuseppe ha 32 anni. Dopo la maturità scien­tifica si è ammalato di sindrome dissociativa. Due ricoveri in T.S.O. (trattamento sanitario ob­bligatorio), vissuti da lui come tradimento per cui ancora oggi incolpa i genitori, che non sono serviti a nulla. Giuseppe continua ad opporre un granitico rifiuto a farmaci o cure. Si nutre solo quando le sue "voci" glielo permettono; dorme di giorno, di notte si aggira per tutta la casa con passo pesante. I genitori, impotenti, talvolta molto spaventati, assistono alla sua cronicizzazione ed all'allontanamento degli altri figli. Malgrado le richieste dei genitori, nessuna équipe ha mai prestato cure domiciliari.

 

 

SONO TUTTI MALATI INGUARIBILI, MA SONO TUTTI MALATI CURABILI LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI. O NO?

 

Dal 1955 tutte le leggi del nostro Paese hanno confermato e ampliato il diritto alle cure sanita­rie, previsto per tutti, senza distinzione alcuna, per età o malattia. A seconda delle situazioni le cure devono essere fornite a domicilio, in ospe­dale, in case di cura, in istituti di riabilitazione.

Non è assolutamente vero che, in base alle leggi vigenti, l'ospedale sia competente solo per i malati acuti. Rosanna Benzi è vissuta per più di trent'anni all'Ospedale San Martino, proprio in virtù del diritto ad essere curati senza alcun limite di tempo, anche se inguaribili.

L'art. 29 della legge 12 febbraio 1968, n. 132, tuttora in vigore, impone alle Regioni di programmare i posti letto degli ospedali tenendo conto delle esigenze dei malati «acuti, cronici, convalescenti e lungodegenti».

Eppure succede che gli ospedali rifiutino o di­mettano anzi tempo malati inguaribili.

Può essere tuo padre, tu stessa, tuo figlio, un - tuo amico... pensaci!

Può essere il malato di aids, la persona in fase terminale per cancro, l'anziano diventato cronico e non più autosufficiente, I'handicappato con sclerosi multipla, il bambino leucemico...

Da qualche settimana ci sono anche i pazienti psichiatrici che, anche se ricoverati in strutture psichiatriche da molti anni, improvvisamente sono "dimissibili", non perché lo stabilisca una legge, ma per abusi praticati dalle Regioni e dal­le Aziende USL.

 

 

SENZA CURA SI MUORE PRIMA. L'EUTANASIA È GIÀ REALTÀ?

 

Fuori dall'ospedale non hai diritto a nulla. Tut­to è a pagamento. Pochissimi possono permet­tersi di spendere 4-5 milioni al mese per farsi curare per tanti anni.

Capita così che si finisca in case di riposo a buon mercato (1 milione e mezzo, due milioni al mese) che ricoverano anche persone anziane malate non autosufficienti, dove magari trovi il pavimento che brilla di cera, ma dove puoi anche in certi casi morire nei tuoi escrementi, tra le piaghe infettate dai vermi, completamente disidratato perché nessuno ti dà da bere o da mangiare... come troppo sovente ormai la cronaca ci fa sapere, portando alla luce uno dei tanti casi di normale abbandono di chi è nella condizione di totale dipendenza.

Capita che, chi ha problemi psichiatrici e non è più seguito dall'équipe psichiatrica nella pen­sione dove lo hanno "dimesso", improvvisamen­te perda il controllo e si butti giù dal balcone, o, com'è successo purtroppo in questi giorni, uc­cida o si faccia uccidere.

Incidente o morte annunciata

 Razionalizzare la sanità si deve: tagliare in­condizionatamente solo sulla cura dei malati in­guaribili equivale ad una condanna a morte.

Non è questa una forma ipocrita di eutanasia?

 

 

QUATTRO RICHIESTE URGENTI ALL'ASSESSORE ALLA SANITÀ DELLA REGIONE E AI DIRETTORI DELLE AZIENDE USL PERCHÉ NON SIA PIÙ COSÌ PENSANDO ANCHE AL TUO FUTURO

 

Tutti gli ospedali hanno l'obbligo di ricoverare e curare anche gli ammalati inguaribili.

1 - Chiediamo che sia emanata immediatamente una circolare che richiami ogni Azienda USL al rispetto delle leggi vigenti in materia.

2 - Le cure a domicilio vanno estese su tutto il territorio ed a tutti i tipi di malattia, unificando

l'assistenza domiciliare integrata con l'ospeda­lizzazione a domicilio.

Anche se vuoi farti curare a casa perché la tua famiglia è disponibile o hai una volenterosa vicina, oggi non puoi farlo, a meno che non pa­ghi tutto di tasca tua.

Le cure sanitarie domiciliari costano molto meno del ricovero in ospedale o in una casa di riposo di assistenza: siano dunque attivati in ogni Azienda USI, entro ... mesi, équipe di cura a domicilio con disponibilità di reperibilità dei me­dici e degli infermieri almeno 8-10 ore al giorno, compresi sabato e festivi.

3 - Senza riabilitazione si fabbricano più cro­nici. In base alla legge 595/1985 la Regione de­ve programmare almeno 1 posto letto ogni 1.000 abitanti e prevedere riabilitazione sul territorio per tutti i tipi di malati.

4 - La chiusura dei manicomi libera risorse e personale, che devono essere reimpiegati sem­pre dalla sanità, ma per servizi di cura alternativi sul territorio:

- comunità e case alloggio (8-10 persone al massimo), che tengano conto dei diversi gradi di autonomia;

- centri diurni aperti almeno 8 ore al giorno per 6 giorni alla settimana, in misura di almeno 1 ogni 75.000 abitanti, secondo la proposta "Progetto obiettivo per la tutela della salute mentale 1997/1999";

-  potenziamento dei servizi psichiatrici con personale che curi soprattutto a domicilio ed in ambulatorio.

 

 

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