PERCHÉ IL
MALATO INGUARIBILE NON VIENE PIÙ CURATO?
In data 21
marzo 1997 l'Associazione per la lotta contro le malattie mentali (Via
Vanchiglia 3, Torino), l'Associazione Bartolomeo & C. (Via Sacchi 5H,
Torino), la Consulta per le persone in difficoltà (Via San Marino 10, Torino),
CSA - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti (Via Artisti 36,
Torino), DIAPSI - Difesa ammalati psichici (Via Sacchi 32, Torino) e Gruppo
Abele (Via Giolitti 21, Torino) hanno redatto il documento "Perché il malato
inguaribile non viene più curato?", che riportiamo integralmente.
Giovanni ha
l'aids. Non riesce a farsi curare a casa, perché non c'è un servizio di
ospedalizzazione a domicilio nella sua zona; non lo vogliono negli ospedali,
perché «deve andare solo in quello specifico per I'aids». Oggi ci sarebbe un
farmaco, con qualche effetto positivo, ma costa troppo; il servizio sanitario
nazionale non lo passa.
Angela ha 73 anni. Un ictus
l'ha paralizzata. Non cammina più da mesi; deve essere imboccata; ha perso il
controllo degli sfinteri: ieri ha avuto un collasso, l'hanno portata al pronto
soccorso: è rimasta due giorni in ospedale e parlano già di dimetterla. A casa
ha solo il marito che chiede un aiuto: almeno l'infermiera per medicare la
piaga da decubito al piede; non si può; Angela non ha il cancro e l'équipe
esistente in zona si occupa "solo" di pazienti oncologici.
Maria ha 68
anni e un fratello in una casa di cura per malati psichiatrici. È lì da più
di quarant'anni. Era stato ricoverato con la diagnosi di' schizofrenia: ieri
Maria ha ricevuto una lettera dalla direzione della clinica per malati di
mente, che le comunica che dal giorno ... suo fratello è ritenuto «un dimesso
dagli ospedali psichiatrici». In pratica viene informata che non è più un malato
e che non sarà più l'Azienda USL a pagare la degenza. Pertanto le soluzioni
sono due: o paga 50.60 mila lire al giorno o si deve arrangiare a trovargli un
altro posto.
Giuseppe ha
32 anni. Dopo la maturità scientifica si è ammalato di
sindrome dissociativa. Due ricoveri in T.S.O. (trattamento sanitario obbligatorio),
vissuti da lui come tradimento per cui ancora oggi incolpa i genitori, che
non sono serviti a nulla. Giuseppe continua ad opporre un granitico rifiuto a
farmaci o cure. Si nutre solo quando le
sue "voci" glielo permettono; dorme di giorno, di notte si aggira
per tutta la casa con passo pesante. I genitori, impotenti, talvolta molto
spaventati, assistono alla sua cronicizzazione ed all'allontanamento degli
altri figli. Malgrado le richieste dei genitori, nessuna équipe ha mai prestato
cure domiciliari.
SONO TUTTI MALATI
INGUARIBILI, MA SONO TUTTI MALATI CURABILI
LA LEGGE È UGUALE PER TUTTI. O NO?
Dal 1955 tutte le leggi del nostro Paese hanno
confermato e ampliato il diritto alle cure sanitarie, previsto per tutti,
senza distinzione alcuna, per età o malattia. A seconda delle situazioni le
cure devono essere fornite a domicilio, in ospedale, in case di cura, in
istituti di riabilitazione.
Non è assolutamente vero che, in base alle leggi
vigenti, l'ospedale sia competente solo per i malati acuti. Rosanna Benzi è vissuta per più di trent'anni all'Ospedale San
Martino, proprio in virtù del diritto ad essere curati senza alcun limite di
tempo, anche se inguaribili.
L'art. 29 della legge 12 febbraio 1968, n. 132,
tuttora in vigore, impone alle Regioni di programmare i posti letto degli
ospedali tenendo conto delle esigenze dei malati «acuti, cronici, convalescenti
e lungodegenti».
Eppure
succede che gli ospedali rifiutino o dimettano anzi tempo malati inguaribili.
Può
essere tuo padre, tu stessa, tuo figlio, un - tuo amico... pensaci!
Può essere il malato di aids, la persona in fase
terminale per cancro, l'anziano diventato cronico e non più autosufficiente,
I'handicappato con sclerosi multipla, il bambino leucemico...
Da qualche settimana ci sono anche i pazienti
psichiatrici che, anche se ricoverati in strutture psichiatriche da molti anni,
improvvisamente sono "dimissibili", non perché lo stabilisca una
legge, ma per abusi praticati dalle Regioni e dalle Aziende USL.
SENZA CURA SI MUORE PRIMA.
L'EUTANASIA È GIÀ REALTÀ?
Fuori dall'ospedale non hai diritto a nulla. Tutto è
a pagamento. Pochissimi possono permettersi di spendere 4-5 milioni al mese
per farsi curare per tanti anni.
Capita così che si finisca in case di riposo a buon
mercato (1 milione e mezzo, due milioni al mese) che ricoverano anche persone
anziane malate non autosufficienti, dove magari trovi il pavimento che brilla
di cera, ma dove puoi anche in certi casi morire nei tuoi escrementi, tra le
piaghe infettate dai vermi, completamente disidratato perché nessuno ti dà da
bere o da mangiare... come troppo sovente ormai la cronaca ci fa sapere,
portando alla luce uno dei tanti casi di normale abbandono di chi è nella
condizione di totale dipendenza.
Capita che, chi ha problemi psichiatrici e non è più
seguito dall'équipe psichiatrica nella pensione dove lo hanno
"dimesso", improvvisamente perda il controllo e si butti giù dal
balcone, o, com'è successo purtroppo in questi giorni, uccida o si faccia
uccidere.
Incidente o morte annunciata
Razionalizzare la
sanità si deve: tagliare incondizionatamente solo sulla cura dei malati inguaribili
equivale ad una condanna a morte.
Non è questa una forma ipocrita di eutanasia?
QUATTRO
RICHIESTE URGENTI ALL'ASSESSORE ALLA SANITÀ DELLA REGIONE E AI DIRETTORI DELLE
AZIENDE USL PERCHÉ NON SIA PIÙ COSÌ PENSANDO ANCHE AL TUO FUTURO
Tutti
gli ospedali hanno l'obbligo di ricoverare e curare anche gli ammalati
inguaribili.
1 - Chiediamo che sia emanata immediatamente una circolare che richiami ogni Azienda
USL al rispetto delle leggi vigenti in materia.
2
- Le cure a domicilio vanno estese su tutto il territorio ed a tutti i tipi di
malattia, unificando
l'assistenza domiciliare
integrata con l'ospedalizzazione a domicilio.
Anche se vuoi farti curare a casa perché la tua
famiglia è disponibile o hai una volenterosa vicina, oggi non puoi farlo, a
meno che non paghi tutto di tasca tua.
Le cure sanitarie domiciliari costano molto meno del
ricovero in ospedale o in una casa di riposo di assistenza: siano dunque
attivati in ogni Azienda USI, entro ... mesi, équipe di cura a domicilio con disponibilità di reperibilità dei medici e
degli infermieri almeno 8-10 ore al giorno, compresi sabato e festivi.
3 - Senza riabilitazione si fabbricano più cronici.
In base alla legge 595/1985 la Regione deve programmare almeno 1 posto letto
ogni 1.000 abitanti e prevedere riabilitazione sul territorio per tutti i tipi
di malati.
4 - La chiusura dei manicomi libera risorse e
personale, che devono essere reimpiegati sempre dalla sanità, ma per servizi
di cura alternativi sul territorio:
- comunità e case alloggio (8-10 persone al massimo),
che tengano conto dei diversi gradi di autonomia;
- centri diurni aperti almeno 8 ore al giorno per 6
giorni alla settimana, in misura di almeno 1 ogni 75.000 abitanti, secondo la
proposta "Progetto obiettivo per la tutela della salute mentale
1997/1999";
- potenziamento
dei servizi psichiatrici con personale che curi soprattutto a domicilio ed in
ambulatorio.
www.fondazionepromozionesociale.it