L'ATTIVITÀ
PROMOZIONALE DELL'ANFAA, DELL'ULCES E DEL CSA: UN ISTRUTTIVO ERRORE DI
IMPOSTAZIONE (*)
Molte sono ancora le organizzazioni di volontariato
convinte che, operando all'interno dei centri residenziali di assistenza
(istituti per minori, case di riposo, ricoveri per handicappati, ecc.), sia
possibile ottenere cambiamenti significativi nelle condizioni di vita degli
utenti.
Se si vogliono introdurre solamente dei miglioramenti
nella gestione (vitto più confacente alle esigenze dei ricoverati, attività di
animazione dirette a interrompere - anche se solo per qualche ora - la pesante
atmosfera determinata dal vivere in strutture di assistenza e dal loro
isolamento sociale, ecc.), l'attività dei volontari non solo è accettata dai
dirigenti delle strutture stesse, ma spesso è favorita.
Ben diversa è la situazione nei casi in cui i volontari
operano per assicurare ai ricoverati il riconoscimento dei loro diritti
fondamentali: rientro dei minori nella loro famiglia di origine; adozione o
affidamento familiare a scopo educativo; inserimento scolastico, lavorativo e
sociale dei soggetti con handicap; assegnazione di alloggi agli anziani
autosufficienti; adeguate prestazioni sanitarie per i malati cronici non
autosufficienti.
In questi casi, infatti, si incontra non solo IP opposizione
dei responsabili delle strutture di ricovero, ma anche l'ostilità del
personale e delle organizzazioni sindacali che lo rappresentano, opposizioni
che determinano quasi sempre la cessazione delle attività da parte dei
volontari.
È questa in sintesi l'esperienza acquisita dall'ANFAA
(costituita nel 1962), dall'ULCES (funzionante dal 1965) e dal CSA (la cui
attività ha avuto inizio nel 1970 (1).
La vertenza IRV
Negli anni '70 I'ULCES ha sperimentato un intervento
nei confronti dell'IRV (Istituto di riposo per la vecchiaia) di Torino (2).
A seguito del convegno di Torino del 3 luglio 1971
sul tema "Dall'assistenza emarginante ai servizi sociali aperti a
tutti" (3) si era costituito un gruppo intersindacale (CGIL, CISL, UIL) e
interassociativo (Associazione per la lotta contro le malattie mentali,
Coordinamento dei Comitati spontanei di quartiere, ULCES) sui problemi
dell'assistenza.
II gruppo aveva ravvisato la necessità di ancorare
l'azione per la riforma del settore assistenziale a concrete iniziative
rivendicative. A questo fine aveva individuato alcuni temi generali (minori
istituzionalizzati, anziani ricoverati in strutture assistenziali, asili nido)
rispetto ai quali esisteva una sufficiente sensibilità in modo da farvi
convergere le forze disponibili ed estendere le iniziative in modo coordinato e
articolato, coinvolgendo gli utenti dei servizi, i dipendenti del settore, in
primo luogo quelli addetti ai servizi più importanti.
Per quanto riguarda il problema degli anziani, già
allora emergente, la scelta era caduta sull'IRV, in quanto i ricoverati, i loro
familiari e gli operatori esprimevano da tempo un profondo malcontento circa il
funzionamento dell'ente, le prestazioni fornite agli assistiti e le condizioni
salariali e lavorative del personale.
L'IRV era gestito da un'IPAB (Istituzione pubblica
di assistenza e beneficenza) (4) il cui patrimonio immobiliare era
estremamente consistente (5).
Nel 1970 gli anziani ricoverati (autosufficienti in
tutto o in parte e cronici non autosufficienti) erano 1.556, di cui circa 200
(tutti autonomi) nella sede di via S. Marino 30; gli altri nel vecchio
fabbricato di corso Unione Sovietica 327 (a cento metri dalla struttura
precedente); il personale addetto superava le 500 unità.
In sintesi, la situazione
era la seguente:
- ai ricoverati veniva fornita un'assistenza sociale
molto scadente, mentre gli interventi sanitari erano quasi inesistenti;
- gli anziani, compresi quelli pienamente autonomi,
erano esclusi da qualsiasi forma organizzata di relazione e di vita sociale;
- il personale addetto era gravemente insufficiente
sotto il profilo numerico e, ad esclusione di quello sanitario, quasi sempre
privo di una pur minima preparazione professionale;
- la struttura edilizia era assolutamente inadeguata
rispetto alle esigenze dei ricoverati. Fra l'altro, vi erano ancora cameroni di
40 letti.
Una impostazione sbagliata
La
vertenza "Anziani", incentrata sulle deplorevoli condizioni di vita
dei 1.500 anziani ricoverati presso I'IRV, era stata assunta dall'ULCES nel
convincimento che gli interessi degli utenti e dei loro familiari potessero
coincidere sostanzialmente o almeno essere compatibili con quelli del
personale.
Partendo da tale ipotesi, il gruppo intersindacale e
interassociativo aveva avanzato le seguenti richieste:
- miglioramento delle condizioni di vita dei ricoverati,
con particolare riguardo agli aspetti curativi e riabilitativi;
- creazione di una commissione di controllo
costituita da familiari di ricoverati e cittadini incaricati di controllare il
funzionamento dell'IRV (6);
- adeguamento quantitativo degli addetti alla cura
(medici e infermieri) e all'assistenza dei ricoverati;
- aumenti salariali a favore del personale e
iniziative per la sua qualificazione professionale. Le proposte relative
all'IRV erano state collegate ad una piattaforma sugli interventi di competenza
del Comune di Torino in cui era rivendicata, fra l'altro, l'istituzione di
servizi diretti a «favorire la permanenza
dell'utente nel proprio ambiente conservando i propri ruoli e responsabilità».
Le prestazioni da effettuare erano precisate «in quelle di natura economica (garanzia, con sussidi differenziati,
del minimo vitale), di natura sanitaria (cure riabilitative e infermieristiche,
ecc.), di natura socio-assistenziale (pulizia della casa, aiuto nella
preparazione dei pasti, svolgimento delle pratiche amministrative, ecc.)».
Per quanto concerne i cronici, la cura doveva «essere assicurata con sezioni per
lungodegenti negli ospedali di zona» (7).
L'avvio della vertenza fu molto positivo. Infatti, di
fronte al rifiuto del Consiglio di amministrazione dell'IRV di assumere il
personale mancante e di adeguare gli stipendi, scesero in sciopero i dipendenti
appoggiati da numerosi manifestazioni (assemblee, volantinaggi, incontri con
gli amministratori e le forze politiche, articoli su giornali e riviste, ecc.)
promosse da CGIL-CISLUIL e dalle organizzazioni di base (ULCES, Comitati
spontanei di quartiere e relativo Coordinamento cittadino, ecc.).
Dopo
poche settimane tutte le rivendicazioni del personale furono praticamente
accolte.
A questo punto il gruppo intersindacale e interassociatìvo
chiese che il personale ed i sindacati di categoria appoggiassero le
iniziative volte a migliorare le condizioni di vita dei ricoverati.
Fra le richieste ve ne erano alcune che, a prima
vista, possono sembrare abbastanza marginali quali: lo spostamento dell'orario
del pranzo dalle 11 alle 12 e della cena dalle 17,30 alle 19, il cambio più frequente
della biancheria soprattutto per i ricoverati incontinenti, una maggiore
attenzione alle esigenze personali e relazionali degli ospiti.
Le proposte sollevarono l'opposizione dei sindacati
interni: gli incontri del personale con il gruppo intersindacale e
interassociativo vennero rinviati all'ultimo momento, riconvocati dopo
settimane di solleciti e successivamente disdettati. Si venne a sapere che
alcuni dirigenti sindacali, che boicottavano le iniziative per il miglioramento
delle condizioni di vita degli anziani ricoverati, avevano concordato con
l'amministrazione dell'ente l'assunzione di loro congiunti e conoscenti.
Gli esponenti del sindacato che facevano parte del
gruppo, dopo aver inutilmente cercato di mediare fra le richieste delle
organizzazioni sociali e la posizione sempre più rigida del personale e dei
loro rappresentanti, desistettero da ogni ulteriore iniziativa.
.
A questo punto i movimenti di base intensificarono i rapporti con gli anziani
autosufficienti e con i familiari dei ricoverati, ma i risultati furono
deludenti: i loro interventi erano rivolti esclusivamente alle situazioni
personali, in particolare al vitto e alla pulizia. AI riguardo vi furono
conflitti, assai numerosi, fra i ricoverati (e a volte anche fra i loro
congiunti) per questioni assolutamente banali.
Ne conseguì che I'ULCES e le altre organizzazioni
sociali si trovarono nell'assoluta impossibilità di imporre al Consiglio di
amministrazione, forte dell'appoggio dei dipendenti e dei loro rappresentanti,
l'assunzione di iniziative per il miglioramento della qualità della vita dei
ricoverati.
Parimenti pur facendo leva sulle deplorevoli
condizioni degli anziani dell'IRV, non si riuscì ad ottenere dal settore
sanitario il riconoscimento del diritto alle cure mediche, infermieristiche e
riabilitative per i vecchi colpiti da cronicità e da non autosufficienza.
Da notare che tutte le iniziative assunte dal gruppo
intersindacale e interassociativo furono boicottate dai giornali cittadini.
Conclusioni
A seguito dell'esperienza precedentemente descritta
(convalidata da numerose altre iniziative), I'ULCES (8) ha modificato
sostanzialmente le proprie strategie di intervento. Invece di puntare, come
nella vicenda IRV, sull'alleanza dell'utenza con il personale e le
organizzazioni che lo rappresentano, le azioni sono state orientate sugli
aventi diritto (soprattutto i minori in situazione di abbandono o con gravi
difficoltà personali o familiari, gli handicappati intellettivi, gli adulti e
gli anziani malati cronici non autosufficienti) ed i loro congiunti.
Inoltre è stato stabilito di non concentrare il
lavoro promozionale nelle strutture di ricovero assistenziale, ma nei luoghi in
cui inizia il processo di emarginazione.
Per quanto riguarda gli anziani cronici non
autosufficienti è stato quindi deciso di agire prioritariamente nei confronti
dei servizi sanitari, in particolare degli ospedali e delle case di cura, al
fine di evitare le dimissioni ingiustificate di soggetti malati e il loro
conseguente ricovero presso istituti di assistenza/beneficenza. Non solo si è
ottenuto il ritiro delle dimissioni per tutti coloro che si sono rivolti al CSA
- Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti, ma la Regione Piemonte e
le USL sono state costrette ad aumentare il numero dei posti letto in case di
cura private convenzionate (oltre 200 posti letto negli ultimi cinque anni),
dove a cura e spese del Servizio sanitario nazionale sono stati ricoverati e
curati anziani cronici non autosufficienti ivi trasferiti dagli ospedali.
Nel condurre le relative azioni, I'ULCES e il CSA
hanno curato con la massima attenzione possibile i rapporti con il personale
medico, infermieristico, riabilitativo, amministrativo, ecc. (9) senza però
accettare condizionamenti di sorta per quanto concerne i contenuti, i metodi, i
tempi, ecc.
Inoltre, dalle esperienze descritte in questo
articolo, è emersa la necessità di provvedere alla difesa dei casi personali,
iniziativa che ha consentito ad alcune migliaia di persone di ottenere il rispetto
delle loro esigenze (10).
Finora, nonostante tutti i rilevanti sforzi compiuti,
non è stato possibile ottenere interventi non occasionali da parte delle
organizzazioni di massa (sindacati dei lavoratori e dei pensionati,
associazioni dei commercianti, degli artigiani, dei coltivatori diretti, ecc.)
a difesa delle esigenze e dei diritti dei vecchi malati.
Questo disinteresse è molto preoccupante, in quanto
non bastano la buona volontà e l'impegno del volontariato per ottenere
risultati positivi sulle problematiche sociali.
(*) Sulle attività
svolte dall'ANFAA, dall'ULCES e dal CSA sono stati pubblicati in Prospettive assistenziali i seguenti
articoli: "Esperienze di volontariato promozionale", n. 79, luglio-settembre
1987; "Obiettivi, strumenti e criteri di intervento del volontariato
promozionale attuato dall'ANFAA, dall'ULCES e dal CSA", n. 83,
luglio-settembre 1988; "I comportamenti delle istituzioni pubbliche nelle
esperienze dell'ANFAA, dell'ULCES e del CSA", n. 88, ottobre-dicembre
1989; "Priorità delle iniziative culturali per un positivo confronto con
le istituzioni alla luce delle esperienze dell'ANFAA, dell'ULCES e del
CSA", n. 89, gennaio-marzo 1990; "L'azione rivendicativa condotta
dall'ANFAA, dalI'ULCES e dal CSA", n. 91, luglio-settembre 1990; "Le
esperienze dell'ANFAA, dell'ULCES e del CSA in materia di attuazione di leggi e
di deliberazioni: un esempio significativo in merito alla legge 431/1967
sull'adozione speciale", n. 96, ottobre-dicembre 1991; "I trucchi,
l'inosservanza e la violazione di leggi da parte di politici e di
amministratori contro le esigenze e i diritti dei più deboli: le esperienze del
I'ANFAA, dell'ULCES e del CSA", n. 98, aprile-giugno 1992.
(1) La redazione di
Prospettive assistenziali sarebbe lieta di pubblicare le esperienze di gruppi
di volontariato e di altre organizzazioni sociali che, operando all'interno di
strutture di ricovero, abbiano ottenuto cambiamenti significativi delle
condizioni di vita degli assistiti (minori, anziani, handicappati intellettivi,
ecc.).
(2) La vertenza IRV
8 documentata nel quaderno sindacale dei Comitati regionali piemontesi
CGIL-CISL-UIL, Esperienze di lavoro e di lotta sui problemi dell'assistenza,
Torino, settembre 1971 - maggio 1972.
(3) Gli atti sono stati stampati dalla SEI,
Torino, 1972, con lo stesso titolo del convegno.
(4) L'IPAB 8 stata
sciolta con decreto del Presidente della Giunta della Regione Piemonte n. 5801
del 27 giugno 1980. II personale e i beni dell'ente sono stati trasferiti al
Comune di Torino.
(5) Secondo i dati
forniti dal volume Le IPAB in Piemonte, parte li, pubblicato dall'Assessorato
all'assistenza della Regione Piemonte, risultavano di proprietà dell'Istituto
di riposo per la vecchiaia i seguenti beni:
Terreni - Comune di
Torino: corso Unione Sovietica, partita catastale n. 10255, are 632,19; corso
Unione Sovietica, p.c. n. 10254, are 601,56; via Filadelfia, p.c. n. 38174, are
1,38; via Filadelfia, p.c. n. 38174, are 8,01; via Filadelfia, p.c. n. 38174,
are 37,40; via Filadelfia, p.c. 10253, are 0,59;
Fabbricati - Comune
di Moncalieri: via S. G. Bosco 6 (32 A/2), p.c. n. 3134, vani 149; via S. G.
Bosco 2 (14 C/6), p.c. n. 3134, m2 174; largo Leonardo da Vinci 1
(20 A/2), p.c. n. 3091, vani 125; largo Leonardo da Vinci 3 (alloggio custode
A/2), p.c. n. 3091, vani 4; largo Leonardo da Vinci 3 (28 A/2), p.c. n. 3091,
vani 133; corso Trieste 57 (5 C/1), p.c. n. 3234, m2 512; corso
Trieste 57 (14 A/2), p.c. n. 3134, vani 84; corso Trieste 59 (12 A/2), p.c: n.
3134, vani 63; corso Trieste 61 (18 A/2), p.c. n. 3134, vani 63; corso Trieste
63 (19 A/2), p.c. n. 3134, vani 88; corso Trieste 65 (alloggio custode A/2),
p.c. n. 3134, vani 3,5; corso Trieste 65 (20 A/2), p.c. n. 3134, vani 93,5; via
S. G. Bosco 8 (60 C/6), p.c. n. 3134, m2 1148; largo Leonardo da
Vinci 2 (26 C/6), p.c. n. 3091, m2 280; corso Trieste 69 (3 C/1),
p.c. n. 3130, m2 144; corso Trieste 71 (3 C/1), p.c. n. 3130, m2
92; corso Trieste 73 (3 C/1), p.c. n. 3130, m2 98; corso Trieste 75
(3 C/1), p.c. n. 3130, m2 174; corso Trieste 67 (alloggio del
custode a/2), p.c. n. 3130, vani 3,5; corso Trieste 67 (20 A/2), p.c. n. 3130,
vani 96; corso Trieste 69 (25 A/2), p.c. n. 3134, vani 98,5; corso Trieste 69
(3 C/1), p.c. n. 3134, m2 96; corso Trieste 71 (4/C), p.c. n. 3134,
m2 169; corso Trieste 71 (12 A/2), p.c. n. 3134, vani 54; corso
Trieste 73 (18 A/2), p.c. n. 3134, vani 145; corso Trieste 75 (18 A/2), p.c. n.
3134, vani 81; via S. G. Bosco 10 (72 C/6), p.c. n. 1081, m2 1278;
via S. G. Bosco 12 (19 C/6), p.c. n. 3134, m2 228;
Fabbricati - Comune
di Torino: corso S. Maurizio 16 bis (2 C/1), p.c. n. 30881, m2 83;
corso S. Maurizio 18 (C/1), p.c. n. 30881, m2 41; corso S. Maurizio
18 bis (2 C/1), p.c. n. 30881, m2 69; corso S. Maurizio 16 bis (14
A/3), p.c. n. 30881, vani 49; corso S. Maurizio 18 (14 A/3), p.c. n. 30881,
vani 49; corso S. Maurizio 18 bis (15 A/3), p.c. n. 30881, vani 66,5; corso S.
Maurizio 18 bis (14 A/3), p.c. n. 30881, vani 66,5; corso S. Maurizio 18 bis
(D/8), p.c. n. 30881, corso S. Maurizio 14 (3 C/1), p.c. n. 30881, m2
75; corso S. Maurizio 16 (2 C/1), p.c. n. 30881, m2 47; corso S.
Maurizio 14 (16 A/3), p.c. n. 30881, vani 66; corso S. Maurizio 16 (16 A/3),
p.c. n. 30881, vani 72; corso S. Maurizio 12 bis (2 C/1), non censita NCEU, m2
160; corso S. Maurizio 12 bis (15 A), non censita NCEU, vani 60; via Montebell0
26 bis (2 C/1), non censita NCEU, m2 120; via Montebell0 26 bis (8
A), non censita al NCEU, vani 22,5; via Montebello 26 (2 C/1), non censita al
NCEU, m2 133; via Montebello 26 (8 A), p.c. non censita al NCEU,
vani 23; via Gaudenzio Ferrari 7 (8 A/3), p.c. n. 30881, vani 53; via Vanchiglia
38 (2 C/1), p.e. n. 30881; via Vanchiglia 40 (5 C/1), p.c. n. 30881; via
Vanchiglia 38 (11 A/4), p.c. n. 30881, vani 33; via Vanchiglia 40 (11 A/4),
p.c. n. 30881, vani 31; via Po 29 (3 C/1), p.c. n. 30881, mZ 258; via Po 31 (2
C/1), p.c. n. 30881, m2 277; via Po 35 (8 C/1), p.c. n. 30881, m2
279; via Po 37 (3 C/1), p.c. n. 30881, mZ 122; via Montebello 1 (2
C/1), p.c. rt. 30881, m2 156; via Po 29 (6 A/3; 4 A/4; 9 A/5), p.c.
n. 30881, vani 70; via Po 31 (7 A/3; 5 A/4), p.c. n. 30881, vani 68,5; via Po
35 (2 A/3; 19 A/4; 11 A/5), p.c. n. 30881, vani 110; via Po 37 (10 A/4; 4 A/5),
p.c. n. 30881, vani 59,5; via Montebello 1 (5 A/4; 4 A/5), p.c. n. 30881, vani
27,5; via Duchessa Jolanda 20 (19 A/3), p.c. n. 20682 vani 94; piazza San Carlo
161 (6 C/1), p.c. n. 30881, m2 808; piazza San Carlo 161 (A/10),
p.c. n. 30881, vani 66; corso Re Umberto 85 (A/2; 4 A/3), p.c. n. 10819, vani
33,5; corso Re Umberto 85 (C/6), p.c. n. 10819, m2 22; via Spaventa
16 (15 C/6), p.c. n. 33881, m2 195; via Spaventa 16 13 A/3), p.c. n.
33881, vani 51,5; via Spaventa 14 (27 A/3), p.c. n. 33881, vani 119,5; corso
Unione Sovietica 220 (B/1), p.c. n. 30881, m3 318,506; via San
Marino 30 (sede Buon Riposo B/1), p.c. non censita NCEU, m3 50,686;
via Filadelfia 49 (C/2; C/7), p.c. n. 6344, m2 204; via Tunisi 86 (4
A/2), p.c. n. 6344, vani 29,5; via Filadelfia 47 (C/6; C/7), p.c. n. 6344, m2
47;
Fabbricati - Comune di Roma: via Dei
Gracchi 278 (A/4), p.c. n. 82661, vani 6.
Titoli di debito pubblico - Obbligazioni -
Azioni valore nominale L. 83.459.300.
(6) Cfr. il
documento sugli anziani, aprile 1972, pubblicato sul "Quaderno
sindacale", op. cit.
(7) In base alla legge ospedaliera
12.2.1968 n. 132 gli ospedali erano suddivisi in zonali, provinciali e
regionali.
(8) Analoghe sono state le esperienze
dell'ANFAA e del CSA.
(9) Di notevole
importanza è stato il contributo dell'Istituto di geriatria dell'Università di
Torino per quanto concerne le problematiche ospedaliere, gli aspetti sanitari
riguardanti le case di riposo gestite dal Comune di Torino (IRV e Carlo
Alberto), la priorità degli interventi domiciliari. AI riguardo, si veda F.
Fabris e L. Pernigotti, Cinque anni di ospedalizzazione
a domicilio - Curare a casa malati acuti cronici: come e perché, Rosenberg
& Sellier, Torino, 1990.
(10) Cfr.
l'editoriale di Prospettive assistenziali,
n. 101, gennaio-marzo 1993 "La difesa dei casi individuali: banco di prova
del volontariato, dei sindacati e dei patronati" e l'articolo
"Sussidi terapeutici per malati psichici: causa vinta contro I'USSL Torino
VI", Prospettive assistenziali,
n. 102, aprile-giugno 1993.
www.fondazionepromozionesociale.it