"Ciò che più ha segnato la mia vita è stata l'adozione di Nicola. Aveva
quattro anni quando è venuto con me. L'ho visto riemergere giorno dopo giorno dalla
morte. I medici avevano tentato ogni tipo di diagnosi: prepsicosi, autismo infantile,
cerebroleso... Io ho solo visto una vita che si stava spegnendo, che si stava ripiegando
su se stessa e chiudendo sempre più al mondo esterno. Ho visto il risveglio graduale,
lento ma tenace, ed è stato come vederlo nascere di nuovo (...).
Adesso ho deciso di scrivere, perchè so che troppe madri, troppi padri provano
quella sensazione sorda, intraducibile, che scaturisce dal sentirsi o essere realmente
soli con un figlio "diverso", che non può vivere come gli altri"
"Il libro è bellissimo, e non può non essere letto senza ammirazione e commozione. Dimostra che il problema degli handicappati, come tanti altri problemi che ci assillano, trascende la sfera dei rapporti economici, e non può essere risolto se non trascendendola" (Norberto Bobbio, "Partecipazione").