GLI ACCESSI ALLE RSA DEI PARENTI/VISITATORI DEI
MALATI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI Per il loro benessere, la loro qualità della
vita, il riconoscimento concreto del loro diritto alla tutela della
salute in tutti i suoi aspetti
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Torino, luglio 2022 | |
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Premessa
I malati cronici non autosufficienti, anche
quelli ricoverati in Rsa, sono persone colpite da più patologie, spesso
con demenza e quindi totalmente incapaci di rappresentarsi da sé. Nel
presente documento non saranno pertanto chiamati “ospiti”, locuzione
assolutamente impropria, perché designa «la persona che gode
dell’ospitalità o si trova, come invitato, in casa d'altri», mentre si
tratta di utenti di servizi che sono, anche laddove gestiti da operatori
privati, direttamente accreditati con il Servizio sanitario nazionale.
Nonostante, e anzi proprio a causa della loro
situazione di malattia grave le persone non autosufficienti hanno
estremo bisogno, anche dal punto di vista della tutela della loro salute
residua, del contatto e della relazione con parenti e visitatori.
È ormai ritenuta retriva e discriminatoria,
oltre a non essere scientificamente supportata, la convinzione che
«tanto i dementi non capiscono», una delle forme più diffuse di
«ageismo». Per tutti i malati cronici non autosufficienti (e anche per i non malati, in verità) il collegamento telematico attraverso uno schermo è un ben debole sostituto della relazione di persona, con contatto. Per molti di loro esso è assolutamente inutile, in quanto non sono in grado di comprendere la presenza del parente/conoscente al di là dello schermo, o perché colpiti da gravi menomazioni visive o uditive, oppure perché soggetti a decadimento cognitivo.
Non dobbiamo dimenticare, infine, che il diritto al mantenimento delle
relazioni sociali e familiari è prima di tutto a tutela della salute del
malato non autosufficiente, in base all’articolo 32 della Costituzione e
della legge 833/1978, che rispetto alle misure di prevenzione prescrive
all’articolo 1 che «la tutela della salute fisica e psichica deve
avvenire nel rispetto della dignità e della libertà della persona umana».
Normativa
attuale in fatto di accessi in Rsa, di fatto disattesa
L’attuale normativa in merito agli ingressi dei parenti dei malati
cronici non autosufficienti nelle strutture socio-sanitarie si è
costituita per accumulo di diversi provvedimenti, ultimo dei quali,
l’articolo 1bis del decreto legge 1 aprile 2021 , n. 44, convertito in
legge, “Disposizioni per l'accesso dei
visitatori a strutture residenziali, socio-assistenziali, sociosanitarie
e hospice”.
«1. Dalla data di entrata in vigore della legge di conversione del
presente decreto è ripristinato l'accesso, su tutto il territorio
nazionale, di familiari e visitatori a strutture di ospitalità e di
lungodegenza, residenze sanitarie assistite (Rsa), hospice,
strutture riabilitative e strutture residenziali per anziani, anche non
autosufficienti (…) secondo le linee guida definite con
l'ordinanza del Ministro della
salute 8 maggio 2021, pubblicata nella Gazzetta Ufficiale n. 110 del 10
maggio 2021»,
su cui torneremo a breve.
(…)
(…) «(…) Il direttore sanitario delle strutture di cui al comma 1
può adottare misure precauzionali più restrittive di quelle previste dal
presente articolo in relazione allo specifico contesto epidemiologico,
previa comunicazione al dipartimento di prevenzione dell'azienda
sanitaria locale competente per territorio, che, ove ritenga non
sussistenti le condizioni di rischio sanitario addotte, ordina, nel
termine perentorio di tre giorni, con provvedimento motivato, che non si
dia corso alle misure più restrittive».
Concreta
situazione attuale e istanze di cambiamento urgente
Nei punti che seguono diamo una ricognizione
delle principali situazioni critiche – molte di esse illegittime, in
palese contrasto con la normativa citata – spesso eccedenti la
discrezionalità permessa alle strutture.
Proprio per questo, è necessario un urgente
intervento governativo per riportare la condizione di relazione tra i
degenti delle Rsa e i loro parenti al livello pre-pandemico, con tutti
gli accorgimenti di tutela della salute del caso (ad iniziare dalla
formazione degli operatori, spesso scarsi in materia di prevenzione,
igiene clinica…) ma senza limitare le relazioni personali dei malati.
Ad esso deve affiancarsi, ma non costituire
pretesto per non agire sul punto precedente, una tempestiva riforma
nazionale degli standard delle strutture che, a detta di tutti gli
autorevoli osservatori del settore sono estremamente sottodimensionate
come organizzazione, professionalità, numero e orari di presenza del
personale, rispetto alle elevate esigenze sanitarie e di assistenza
tutelare sulle 24 ore dei malati cronici non autosufficienti ricoverati.
Segnaliamo quindi, per ogni punto specifico,
l’istanza dei famigliari al Governo in modo che disciplini diversamente
la materia, risolvendo i punti critici evidenziati. La Fondazione
promozione sociale fa proprie le istanze espresse e le rilancia.
Ingressi senza
orari e prenotazione
Nonostante la normativa sopra citata, le
strutture mantengono orari di visita ristrettissimi, non
quotidiani, vincolanti all’ingresso, spesso collocati in periodi del
giorno assolutamente impraticabili (facciamo l’esempio, comunissimo,
della Rsa Convitto Principessa Felicita di Savoia a Torino che ha
previsto al fasce orarie in cui collocare le visite – non quotidiane –
dalle 9:30 alle 11:30 e dalle 15:30 alle 17:30). Ci vengono segnalati
molti casi del genere
Si tratta di finestre temporali che non
permettono alle famiglie, e in special modo alle donne, di conciliare i
tempi di vita e di relazione con i propri cari ricoverati con quelli
lavorativi.
è
Va previsto un tempestivo ritorno alla normalità degli accessi, che in
Rsa prevedevano generalmente visite lungo tutto l’orario diurno senza
necessità di prenotazione. In proposito, si segnala che le strutture Rsa
sono spesso dotate di ampi spazi (anche esterni) e che prima del 2020,
quanto gli accessi erano liberi, non si registrava affollamento di
parenti in visita.
Visite nel luogo
di vita/stanza dell’utente
È quasi totale, anche nelle strutture che
prevedono ingressi meno contingentati e ristretti, l’interdizione dei
parenti al luogo di vita del ricoverato, cioè la sua camera, i luoghi di
vita comuni. Le visite si svolgono infatti in saloni, ingressi,
corridoi, all’esterno… non luoghi di passaggio, di servizio che non
permettono alcun tipo di vera relazione con il famigliare.
Oltre all’aspetto – pur importante – della
relazione affettiva, questa limitazione impedisce:
a)
il controllo da parte dei parenti del vestiario dell’utente, dei suoi
effetti personali… (è comunissima la degradante e disumanizzante pratica
di vestire i malati non autosufficienti con vestiario non loro, perché i
capi sono riposti alla rinfusa senza il controllo dei parenti oppure
arrivano dalla lavanderia tutti insieme e, nonostante siano marcati con
elementi distintivi, vengono messi indosso agli utenti dagli operatori
“come capita”);
b)
il fondamentale controllo informale da parte dei famigliari degli
ambienti di vita del malato in quanto a pulizia, cura del corpo (com’è
possibile valutare, insieme al personale infermieristico della
struttura, lo stato di una piaga da decubito o di una lesione in
corridoio, o in salone);
c)
c) il fondamentale confronto con gli operatori (oss, ma soprattutto
infermieri e medico curante) del paziente con i famigliari. Infatti, la
movimentazione dei pazienti – reclusi – viene in queste occasioni curata
dagli animatori, che nulla sanno delle condizioni patologiche della
persona, né di altri aspetti (terapia, evoluzione di quadri clinici) che
in situazione di normalità di relazioni i famigliari potevano
approfondire con il medico curante (negli orari di presenza in
struttura, anche previo appuntamento, possibilità oggi rarissima o del
tutto scomparsa), con gli infermieri, con la direzione della struttura…
è
È necessario il ripristino degli accessi e delle visite all’interno
della struttura senza limitazioni di luogo, che generano occasioni di
visita spersonalizzanti, effettuate in non-luoghi, e aree franche nei
reparti di degenza nelle quali nessuno oltre agli operatori «sa cosa
succede».
Facilitazione
nell’accesso di clinici/personale esterno
La situazione di segregazione dei malati non
autosufficienti all’interno delle Rsa, che ha comportato il loro
inserimento dal 2020 nei report e nell’attività ordinaria del “Garante
delle persone private della libertà personale”, pur trattandosi di
cittadini che non stanno – a livello giuridico – scontando una pena di
reclusione (!), ha determinato un calo drastico anche delle presenze
cliniche o di assistenza tutelare nelle strutture.
Sono diventati estremamente tortuosi e
difficili gli accessi di professionisti di vario genere nelle strutture:
podologi, fisioterapisti, finanche i medici curanti. Moltissime attività
accessorie – importanti per il mantenimento fisico e cognitivo – sono
state soppresse nei primi giorni della pandemia (febbraio 2020) e non
ancora ri-attivate. Rimane vietata di fatto la presenza di assistenti
personali che l’utente o la famiglia incaricano di fornire prestazioni
ulteriori rispetto a quelle doverosamente fornite dal personale della
struttura.
è
È necessario che il Governo precisi la necessità di rendere concreto il
diritto alla tutela della salute e al mantenimento di quella residua per
i malati non autosufficienti ricoverati nelle strutture residenziali,
attraverso la rimozione delle limitazioni per l’accesso da parte dei
professionisti, anche incaricati dalle famiglie, e delle eventuali
figure di supporto tutelare (assistenti personali).
Green Pass
Nell’attuale situazione appare infine
irragionevole l’utilizzo del Green Pass rafforzato – non previsto per
alcun altra attività, salvo accessi ospedalieri, anche a ben maggiore
assembramento e senza protezioni individuali (concerti al chiuso e
all’aperto, manifestazioni di vario genere, negozi, supermercati, centri
commerciali, uffici pubblici e privati in cui è libera la frequentazione
da parte di soggetti con gravi patologie…) – per la disciplina degli
ingressi, in quanto strumento inutile per accertare l’attualità
dell’eventuale contagio.
Va segnalato, oltretutto, che la misura del
Green pass obbligatorio per l’ingresso in struttura (persino, almeno
nella interpretazione adottata da molte strutture, per coloro che
portano gli utenti fuori dalla struttura stessa, a contatto con la
popolazione più eterogenea) ha allontanato drasticamente i degenti dai
parenti, in particolare nipoti, che legittimamente non si sono
sottoposti alla tripla vaccinazione.
è
Nelle Rsa, opportunamente dotate del personale previsto già dagli
attuali – pur insufficienti – standard, dovrebbero valere le regole di
tutti gli altri ambienti/luoghi frequentati dai famigliari dei degenti
e, soprattutto, dagli operatori sanitari e socio-sanitari che lavorano
in struttura e che con i degenti condividono tutte le ore del turno
lavorativo. Chiediamo quindi che nel provvedimento del Governo vi sia la
massima attenzione sull’argomento dell’igiene – a partire dai
lavoratori, spesso carenti in questo ambito – ma la fine delle
restrizioni affettive tristemente elencate. |
- La Nota integrale da scaricare/stampare - Lettera facsimile per la richiesta visite - Circolare Ministero della Salute del 10 giugno 2022 |