Notiziario dell’Unione per la tutela degli insufficienti mentali

 

 

ESEMPIO DI BUONA PRASSI

IN UNA COMUNITÀ ALLOGGIO

 

Tra le buone prassi nella gestione degli ospiti di una comunità alloggio residenziale per soggetti con handicap la Delegazione Utim di Nichelino segnala una recente interessante esperienza.

 

La comunità “Crisalide”

Siamo a Nichelino, in provincia di Torino, alla comunità “Crisalide”. Una comunità familiare situata pressoché al centro di un territorio comunale che comprende circa 50mila abitanti. Costituita da due normali alloggi accorpati insieme, si trova al piano terra di una comune palazzina condominiale. La comunità accoglie stabilmente 8 ospiti. Si tratta di utenti con handicap di tipo intellettivo e/o fisico di un grado che oscilla tra il medio e il grave. Persone a cui ad un certo punto della loro esistenza è venuto a mancare il fondamentale supporto della propria famiglia. L’età media degli ospiti è intorno ai 40 anni. La gestione del servizio è affidata ad una cooperativa sociale tramite appalto effettuato dal relativo Consorzio intercomunale socio-assistenziale anche a nome della locale Asl. La struttura è di per sé ben integrata. È tutt’altro che isolata, non è struttura onnicomprensiva, non ha giardini privati, non ha recinzioni esclusive. Negli altri piani vi abitano normali famiglie; cosi anche a lato. Ha ampie finestre e, da un lato dell’alloggio, un lungo terrazzino che si affaccia sul lato strada rendendo la comunità visibile e “aperta”. Ciò rende abbastanza automatica anche una sorveglianza indiretta sugli ospiti. L’alloggio, per sua natura, invita positivamente i suoi occupanti ad uscire fuori, ad andare all’aperto, a frequentare i servizi del territorio, a socializzare, ad integrarsi con la cittadinanza. Dentro non vi sono spazi per fare attività “speciali” (laboratori, ecc.). Pur essendo dotata di bagno assistito e di cucina elettrica, non dà l’impressione di essere una struttura particolare.

 

Gli utenti

Se la maggior parte delle persone attualmente ospitate, chi più chi meno, è nelle condizioni di comunicare verbalmente, per una minoranza di esse anche tale mezzo di espressione appare negato dalla gravità del proprio handicap. Allora la comunicazione quotidiana è, in sostanza, limitata a gesti, unita alla mimica facciale, per quanto possibile. Se è pur vero che si apprende abbastanza facilmente ad interpretare le loro più elementari richieste, assai più difficile, se non impossibile, è ovviamente per l’utente comunicare con precisione i propri bisogni, le proprie emozioni, riportare le sensazioni fisiche, anche di dolore, a meno che siano eclatanti. Impossibile appare pertanto la comunicazione anche ai familiari o al tutore (qualora vi siano) dei propri vissuti di vita comunitaria.

 

Una scheda informativa

È su questa esigenza che, di recente, su esplicita richiesta di un familiare, tutore di un ospite interdetto, gli operatori della comunità hanno predisposto una interessante scheda informativa. È un semplice foglio che può racchiudere una certa quantità di dati e notizie che riepilogano l’attività giornaliera dell’ospite e la comunicano settimanalmente al familiare. Si tratta ovviamente di comunicazione in forma scritta, che si integra con quella diretta, orale, con gli operatori e che si sostituisce alla comunicazione che, per forza di cose, è impossibile purtroppo che avvenga attraverso l’utente. La scheda è suddivisa in settori, pari al numero dei giorni della settimana trascorsi dall’utente presso la comunità. Ciascun settore (ogni giorno) comprende dei riquadri che identificano delle attività abituali, tipo lista di controllo o “check-list” (doccia, pulizia denti, attività, ecc.). Inoltre, per ciascun giorno, è presente uno spazio libero più ampio al fine di riportare le attività svolte quotidianamente dall’utente. Lo spazio permette di descrivere a brevi tratti anche la vita di relazione, le emozioni della persona e quanto altro vissuto all’interno della comunità. Riepilogando, la scheda può riportare grossomodo tre tipi di informazioni: quelle routinarie, legate soprattutto all’igiene personale, alle abitudini quotidiane, alla somministrazione di farmaci; quelle inerenti l’attività svolta quotidianamente, in ordine ad attività programmata o meno (terapeutica o di svago) e quelle legate alla partecipazione di tipo “emotivo” dell’ospite e al suo stato di benessere. Il familiare, leggendo il resoconto settimanale, può rendersi conto, con un certo grado di dettaglio, su come l’ospite ha trascorso la settimana. Per esempio, se ha partecipato ad uscite o gite, se ha riposato bene, se è stato tranquillo, se ha assunto le terapie indicate, se ha svolto il programma di attività previsto, come si è relazionato con i compagni, quanta parte del tempo della settimana ha trascorso fuori dalle mura della comunità, ecc. La scheda compilata è consegnata al tutore ogni fine settimana, nel momento in cui l’ospite rientra per un giorno con i familiari. Peraltro, la scheda non appare solo interessante per l’aggiornamento informativo del tutore e/o dei familiari. Essa presuppone una importante attività di rilevazione e verifica anche da parte degli operatori. Pertanto ne dovrebbe conseguire una maggiore attenzione nei confronti dell’ospite. Ciò unitamente alla maggiore partecipazione e coinvolgimento che il riscontro informativo dettagliato comporta per il tutore e/o dei familiari. Nel riportare integralmente la scheda relativa ad una settimana passata (un esempio di documento compilato realmente), si propone l’estensione di tale esempio di buona prassi.