Prospettive assistenziali n. 164 ottobre-dicembre 2008


PRESENTATA UNA PROPOSTA DI LEGGE DI INIZIATIVA POPOLARE

PER L’AUMENTO DELLE PENSIONI DEGLI INVALIDI CIVILI



Promossa dall’Anmic (Associazione nazionale mutilati e invalidi civili) alla Camera dei Deputati è stata presentata in data 24 luglio 2008 la proposta di legge di iniziativa popolare n. 1539 “Disposizioni per l’incremento dei trattamenti economici a favore degli invalidi civili”. Le firme raccolte sono state 295.531, mentre ne erano sufficienti 50mila.

Il disegno di legge (di cui riportiamo integralmente il testo) ha lo scopo di ottenere l’aumento dell’importo della pensione dagli attuali euro 246,73 a 580,00, livello del trattamento economico degli invalidi civili totali di età superiore ai 60 anni.

«Con la presente proposta di legge si mira a rendere esigibile, su tutto il territorio nazionale, il diritto alla dignitosa esistenza delle persone che si trovano in una condizione di invalidità civile, sordità o cecità. Ci si propone, a tal fine, di estendere, senza limiti di età, il diritto all’incremento delle pensioni, di cui all’articolo 38 della legge n. 448 del 2001, a favore delle persone con invalidità civile parziale o totale titolari di pensione di inabilità o di assegno di invalidità, dei ciechi civili totali e dei sordi che hanno i requisiti di reddito richiesti per accedere alle suddette maggiorazioni».

Premesso che il primo comma dell’articolo 38 della Costituzione stabilisce che «ogni cittadino inabile al lavoro e sprovvisto dei mezzi necessari per vivere ha il diritto al mantenimento e all’assistenza sociale», la proposta di legge rileva giustamente che «l’erogazione di un adeguato trattamento economico a favore dei soggetti invalidi, dei ciechi e sordi risponde, quindi, ad un criterio di pubblico interesse volto a garantire la corresponsione di un minimum vitale».

D’altra parte è assolutamente inaccettabile che essendo identiche le esigenze basilari (vitto, vestiario, abitazione, ecc.) dei soggetti con handicap invalidanti, coloro che hanno un’età inferiore a 60 anni ricevano, come abbiamo già rilevato, la miserrima pensione mensile di euro 246,73, mentre quelli di età superiore abbiano un trattamento economico certamente non adeguato alle loro necessità, ma di importo superiore del 235 per cento.


Una brutale bocciatura

Nella seduta della Camera dei Deputati del 23 luglio 2008 l’On. Simonetta Ruminato nell’illustrare un ordine del giorno da lei presentato per richiedere che nella Finanziaria in discussione venisse previsto l’aumento della pensione dei soggetti con handicap invalidante dagli attuali euro 246,73 a 580,00, ha letto la seguente drammatica testimonianza: «Cin­que anni fa una grave malattia mi costringe al ritiro dal lavoro, nel senso che, essendo un libero professionista e vista la reiterata sospensione dal lavoro a causa di brevi ricoveri, day hospital, e altro, insomma, il contratto non mi è stato più rinnovato. (...) Due anni fa un trapianto di fegato inevitabile, perché le cure cliniche non davano i risultati sperati. Ho perso tutto quello che avevo conquistato da una mezza vita. Oggi mi ritrovo invalido al 100 per cento e con una pensione sociale di 250 euro mensili. Se non fosse stato per una persona a me cara, che mi ha accolto in casa sua e lei stessa precaria, io a quest’ora dormirei sotto un ponte. Sono sotto terapia farmacologica importante salvavita e soggetto a coordinati controlli nel centro ove mi hanno operato, con un impegno economico che non le descrivo. Non arriviamo nemmeno alla fine della prima settimana! Che vergogna! La somma da me percepita, insieme a quella della persona che mi ospita, non arriva (...) a 900 euro al mese, di cui solo 400 vanno per l’affitto. Non proseguo e lascio a lei la giusta considerazione se si può oggi vivere in queste condizioni da “quarto” mondo».

Purtroppo, nonostante l’evidente urgente necessità di elevare il livello delle pensioni in oggetto a 580,00 euro mensili, Giuseppe Vegas, Sottose­gretario per l’economia e le finanze, ha respinto l’ordine del giorno dell’On. Simonetta Ruminato senza nemmeno degnarsi (ma quali argomenti poteva addurre?) di motivare il rifiuto.

Poiché siamo in presenza di una situazione in cui non vengono nemmeno riconosciute le esigenze vitali dei cittadini più bisognosi, per ottenere l’approvazione della proposta di legge di iniziativa popolare è indispensabile una forte spinta da parte delle organizzazioni di tutela dei soggetti deboli e dei gruppi di volontariato.

Se mancherà il loro intervento avranno un forte motivo in più coloro che ritengono che la stragrande maggioranza di detti organismi non opera con la primaria finalità di riconoscere diritti esigibili alle persone in gravi condizioni di disagio socio-economico.


Testo della proposta di legge

di iniziativa popolare


Art. 1. (Finalità)

1. Al fine di dare attuazione agli articoli 3 e 38 della Costituzione, è riconosciuto ai soggetti di
cui al comma 4 dell’articolo 38 della legge 28 di­cembre 2001, n. 448, come modificato dall’arti-
colo 2 della presente legge, il diritto all’incremento dei trattamenti economici di cui i medesimi sono titolari.


Art. 2. (Modifica all’articolo 38

della legge 28 dicembre 2001, n. 448)

1. All’articolo 38 della legge 28 dicembre 2001, n. 448, il comma 4 è sostituito dal seguente: «4. I benefici incrementativi di cui al comma 1 sono altresì concessi ai soggetti che risultino invalidi civili totali o parziali o sordi o ciechi assoluti titolari di pensione o assegno o che siano titolari di pensione di inabilità di cui all’articolo 2 della legge 12 giugno 1984, n. 222».


Art. 3. (Copertura finanziaria)

1. All’onere derivante dall’attuazione della presente legge si provvede, per gli anni 2008 e 2009, mediante corrispondente riduzione dell’autorizzazione di spesa di cui all’articolo 1, comma 1264, della legge 27 dicembre 2006, n. 296, e, per l’anno 2010, mediante corrispondente riduzione della proiezione per il medesimo anno dello stanziamento iscritto, ai fini del bilancio triennale 2008-2010, nell’ambito del fondo speciale di parte corrente dello stato di previsione del Ministero dell’economia e delle finanze per l’anno 2008, allo scopo parzialmente utilizzando l’accantonamento relativo al Ministero del lavoro e della previdenza sociale.

2. Il Ministro dell’economia e delle finanze è autorizzato ad apportare, con propri decreti, le occorrenti variazioni di bilancio.