esempio di un possibile cammino comune tra associazioni

di volontariato per ottenere diritti esigibili

per le persone non autosufficienti

MARIA GRAZIA BREDA

 

Valutazione del metodo di lavoro

Nel numero 157 di questa rivista ho segnalato i risultati raggiunti con le prime 10 mila firme raccolte a sostegno della petizione popolare promossa in Piemonte (1). l’iniziativa è in atto dal marzo 2006 ed è stata promossa da un gruppo di associazioni di volontariato (2), d’ora in poi comitato promotore, che hanno iniziato ad operare insieme nel 2001 per contrastare gli effetti negativi dell’entrata in vigore dei Lea, Livelli essenziali di assistenza sanitaria (3).

La petizione popolare ha ottenuto sin dal suo avvio l’adesione di un consistente numero di as­sociazioni di volontariato e di organizzazioni del terzo settore (4) che, come vedremo, continua a crescere.

Tuttavia, questo fatto in sé, pur positivo, da solo non sarebbe stato sufficiente, perché il cammino non è stato certo facile. Provo quindi ad esporre le ragioni che, a mio avviso, hanno determinato il successo della petizione popolare.

 

La forza dell’alleanza tra associazioni

Innanzitutto credo che abbia contribuito l’alleanza nata tra gli esponenti delle più importanti asso­ciazioni che, nell’azione concreta delle numerose iniziative intraprese per promuovere la petizione popolare, ha avuto modo di rafforzarsi strada fa­cendo.

In secondo luogo è stata significativa la prassi del confronto e dello scambio di pareri prima di assumere le decisioni, anche solo attraverso una telefonata o utilizzando il comodo strumento della posta elettronica.

Questo ha permesso di garantire una posizione unitaria e condivisa nei confronti degli interlocutori (istituzioni, altre organizzazioni sociali, cittadini) per quanto riguarda la petizione popolare.

L’altro fattore non meno importante è stata la presa di coscienza da parte di tutti (e per alcuni volontari per la prima volta) dell’importanza e della necessità di impegnarsi fino ad ottenere provvedimenti efficaci (e cioè leggi o delibere), che riconoscano alla fascia più debole della popolazione, non in grado di difendersi a causa della gravità delle proprie condizioni personali e/sociali, il diritto di esigere le prestazioni indispensabili. Si è compreso che ciò non accade con il semplice invio di una lettera di richieste o un incontro con l’Assessore, ma prevede molteplici azioni e, soprattutto, molto tempo.

Chi ha partecipato attivamente a tutti i momenti (incontri tra associazioni, presidi, convegni) ha trasferito queste nuove conoscenze/competenze all’interno della propria associazione e, in alcuni casi, è riuscito a coinvolgere altri volontari o a conquistare una maggiore partecipazione e sostegno ai contenuti della petizione popolare da parte dell’associazione stessa.

 

Fermezza nel mantenere gli obiettivi concordati

Ha contato molto l’atteggiamento positivo e di massima disponibilità assicurato dai volontari delegati dalle associazioni a rappresentarli, che hanno saputo mettere da parte le proprie esigenze specifiche e accogliere le decisioni assunte collegialmente negli incontri periodici organizzati dal comitato promotore, momenti indispensabili per stabilire insieme le nuove iniziative da assumere e verificare quelle già concluse.

In tutti i volontari, che hanno partecipato attivamente alla raccolta delle firme, nonché ai vari momenti di confronto con le istituzioni, è ormai chiara la consapevolezza che, per raggiungere i traguardi indicati negli undici punti della petizione popolare (5), l’impegno da mettere in campo sarà ancora notevole in futuro.

Ad ogni incontro ci ricordiamo, vicendevolmente, che le resistenze e le difficoltà da superare sono moltissime e, per non scoraggiarci, abbiamo deciso di procedere per tappe. Di volta in volta si stabiliscono gli obiettivi a breve e medio termine, si individuano i percorsi per raggiungerli, ci si incontra successivamente per valutare insieme i risultati ottenuti, ridimensionare eventuali obiettivi che si sono rivelati più difficili del previsto, decidere come procedere nella tappa successiva.

 

La scelta di un metodo di lavoro “a tappe”

In genere gli appuntamenti sono previsti a gennaio per il primo trimestre; ad aprile, per le attività da concludere prima della pausa estiva, a settembre per definire il periodo fino a fine anno. In queste occasioni è una costante prassi la rilettura dei punti della petizione, perché ci aiuta a non lasciarci travolgere dalle innumerevoli nuove emergenze di cui ciascuno di noi è investito quotidianamente.

Ormai abbiamo capito che per ottenere risultati concreti è indispensabile perseverare fino al raggiungimento dell’obiettivo, senza mutare rotta, senza lasciarsi distrarre. Le energie e le risorse umane di cui disponiamo non sono infinite ed è importante quindi saper dire anche dei no, accettando i nostri limiti, perché il volontario non è onnipotente e pur con tutta la buona volontà che potremmo mettere a disposizione non possiamo farci carico di tutti i problemi presenti.

Fortunatamente il metodo di lavoro che ci siamo dati ha assicurato già buoni risultati e questo incoraggia ad andare avanti, nonostante la fatica e l’impegno richiesto. Per farsi un’idea di quante energie sia necessario mettere in campo riporto qui di se­guito il lungo elenco delle iniziative intraprese nel 2007.

L’auspicio è che sull’onda del nostro esempio altre associazioni di volontariato che ci leggono decidano a loro volta di sperimentare, nella loro zona, azioni analoghe.

Lo stesso metodo può essere applicato sia per riproporre la petizione popolare nel territorio in cui agisce l’associazione, con gli adattamenti necessari alla normativa della propria regione se diversa dal Piemonte, sia per ottenere alcuni servizi mirati. Ad esempio rivendicare un centro diurno per i malati di Alzheimer, l’apertura di una comunità alloggio per le persone con handicap intellettivo privi di sostegno familiare, assicurare una famiglia (affidataria o adottiva a seconda delle situazioni) ai minori ricoverati in istituto o in comunità alloggio.

L’appello è rivolto a quanti hanno compreso che la lotta contro l’emarginazione sociale delle persone più deboli, in particolare – lo ripeto – di chi non è in grado di autodifendersi a causa della non autosufficienza, è un problema che non ha “Governi amici”.

 

Oltre alla proposta, se necessaria,

anche la protesta

Altro elemento determinante della coesione di gruppo è stata la coerenza nel portare avanti le nostre richieste e proposte, mantenendo  lo stesso comportamento critico nei confronti di tutte le istituzioni, senza preferenze. Infatti, più di una volta non abbiamo esitato a protestare e a denunciare sui quotidiani, qualunque fosse la maggioranza politica in quel momento, quando ci siamo trovati di fronte a scelte politico-amministrative che riducevano o negavano i diritti degli anziani cronici non autosufficienti, dei malati psichiatrici, dei soggetti con handicap intellettivo in situazione di gravità, dei minori con famiglie in difficoltà, delle persone inabili e sprovviste dei mezzi necessari per vivere.

Va detto che in più sedi pubbliche (Consiglio regionale, incontri con gli Assessori, gruppi di lavoro), è stata riconosciuta la serietà della nostra proposta e apprezzata le nostra coerenza, che ha valso al comitato promotore della petizione popolare la conquista del ruolo di interlocutore in certi casi al pari, ad esempio, delle organizzazioni sindacali, nel rapporto con le amministrazioni locali.

 

Una segreteria per il coordinamento

tra le associazioni

Infine c’è un altro aspetto rilevante di cui finora non ho parlato e che ha contribuito al mantenimento della coesione tra le associazioni, favorito i col­legamenti e permesso di conseguire dei buoni risultati.

Sin dall’inizio il comitato promotore si è dotato di una segreteria, che è stata assunta dal Csa (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base) con il compito di mantenere il collegamento sia con le associazioni aderenti, che con le istituzioni.

Notevole è l’attività della segreteria in appoggio alle iniziative (comunicazioni, spedizioni della corrispondenza, telefonate, e-mail, volantini…) e sono emersi i notevoli vantaggi derivanti dall’avere un unico punto di riferimento per facilitare i rapporti con l’esterno. Nella sede del Csa si svolgono anche gli incontri del comitato promotore.

Tuttavia il lavoro di segreteria non ha comportato la delega al Csa della promozione e organizzazione delle iniziative. Infatti molte delle associazioni del comitato promotore hanno assunto in proprio altre attività di diffusione della petizione popolare, tutte però precedentemente concordate insieme. Vediamo ora le tappe del percorso che ci ha visti impegnati nel periodo compreso tra gennaio e dicembre 2007.

 

Attività svolta nel 2007

Gennaio 2007: le associazioni valutano

i risultati ottenuti

Il 19 gennaio 2007 ha luogo la verifica tra gli aderenti e i sostenitori (anche singoli cittadini) della petizione popolare, per valutare i risultati conseguiti e per individuare i punti della petizione popolare sui quali eventualmente rafforzare l’attenzione e gli sforzi nei mesi futuri.

Si è concordato nel ritenere che le iniziative promosse nei mesi precedenti (raccolta firme, incontri pubblici di presentazione della petizione, audizioni in Consiglio regionale, ordini del giorno approvati da Comuni e/o altri enti, presidi davanti alla sede regionale della Giunta) hanno dato risultati tangibili (6).

Da parte di tutti è risultato evidente che i risultati maggiori si sono però ottenuti in merito agli anziani cronici non autosufficienti, ai soggetti con handicap intellettivo e ai minori in difficoltà perché le rispettive associazioni di tutela aderenti al Csa hanno accompagnato e sostenuto le attività del comitato promotore della petizione popolare anche con iniziative proprie nei confronti delle istituzioni preposte.

Proposte operative per “rinforzare” le azioni sui temi della psichiatria e dei malati di Alzheimer

Dall’esame della situazione è risultato evidente che la raccolta delle firme da sola non è sufficiente, se non è accompagnata da un altrettanto impegnativo lavoro di confronto diretto con le istituzioni e i suoi apparati volto ad ottenere che le richieste della petizione si traducano in atti legislativi e in delibere.

Per quanto riguarda la psichiatria viene pertanto deciso di adoperarsi analogamente a quanto è stato fatto per gli altri settori (anziani cronici non autosufficienti, handicap e minori) e quindi la Diapsi (Difesa ammalati psichici) con l’appoggio del Csa si è impegnata a:

• contattare i Consiglieri regionali allo scopo di illustrare nel dettaglio i punti della petizione popolare e le richieste che a nostro avviso devono essere recepite dal piano socio-sanitario in discussione;

• partecipare al gruppo di lavoro regionale sulla psichiatria con l’impegno a sostenere i punti della petizione popolare e a rendicontare a tutte le associazioni del comitato promotore l’andamento dei lavori per l’assunzione di decisioni comuni;

• adoperarsi per ottenere che sia organizzato un momento pubblico (ad esempio un consiglio regionale aperto) sulla salute mentale.

L’associazione Alzheimer Piemonte si è incaricata invece di sollecitare la Giunta regionale perché sia approvata la delibera sui centri diurni per i malati di Alzheimer e le persone colpite da altre forme di demenza senile.

Allo scopo di ottenere che siano recepite le ri­chieste contenute nella petizione popolare e nella piattaforma delle associazioni di tutela, l’Asso­ciazione Alzheimer Piemonte con la Fondazione promozione sociale scriverà a tutti i partecipanti del convegno “I malati di Alzheimer e sindromi correlate”, svoltosi a Torino il 20 ottobre 2006, per chiedere l’invio di una lettera di adesione alla Presidente della Regione Piemonte. Anche per la questione relativa alle demenze si ricontatteranno i Consiglieri regionali.

Il Csa ha dato la propria disponibilità per l’attività nei confronti del Consiglio regionale allo scopo di monitorare anche l’attuazione della mozione approvata all’unanimità dopo ampia discussione il 28 novembre 2006 nel corso del Consiglio regionale straordinario sulla questione degli anziani cronici non autosufficienti (7).

Come proseguire l’attività di promozione

della petizione popolare

Da parte di tutti è emersa la decisione di proseguire con la petizione popolare e di provvedere a consegnare alla Presidente della Giunta regionale del Piemonte le firme raccolte mano a mano che verrà raggiunto il numero di 5 mila.

Sono state riconfermate le persone scelte a rappresentare il comitato promotore nei confronti delle istituzioni (e a firmare quindi tutta la corrispondenza), mentre per i tavoli tecnici verranno di volta in volta chiamati i rappresentanti delle associazioni di riferimento.

Infine si è proposto alle associazioni di adope­-rarsi:

1. nei confronti dei propri aderenti e simpatizzanti per:

- continuare la raccolta delle firme con il coinvolgimento di amici, familiari e conoscenti;

- estendere la raccolta delle firme ad altre associazioni e organizzazioni che operano nel territorio (non necessariamente nell’ambito del socio-sanitario: centri sociali e culturali, bocciofile, centri sportivi, sedi di patronato e sindacali, scuole);

- costruire occasioni di incontro e di dibattito;

- chiedere adesioni anche a persone singole che ricoprono particolari ruoli pubblici e che sono simpatizzanti delle nostre associazioni;

- coinvolgere i consigli direttivi di enti e organismi che possono approvare ordini del giorno in appoggio alla petizione;

- intervenire in convegni e dibattiti pubblici per presentare o distribuire la petizione popolare;

- coinvolgere i soci, gli aderenti e i volontari per la promozione della petizione e della cultura dei diritti a tutela delle fasce deboli;

- coinvolgere i Comuni, i loro Consorzi, le Comunità montane perché approvino ordini del giorno a sostegno della petizione;

- informare chi ci ha sostenuto dei risultati otte­nuti;

- diffondere la petizione sui nostri bollettini e riviste;

2. gestire tavoli di raccolta firme davanti agli ospedali, anche in Provincia di Torino e altre città capoluogo. La segreteria del Csa è disponibile a fornire il sostegno logistico (richiesta dei permessi per l’occupazione del suolo pubblico, tavoli, sedie, volantini, ecc.). L’occasione è importante perché permette di distribuire anche l’opuscolo informativo “Tutti hanno diritto alle cure sanitarie”; l’impegno è richiesto in primo luogo alle associazioni Avo e Federavo;

3. promuovere la raccolta firme e la distribuzione del citato opuscolo nelle parrocchie in occasione di incontri o dopo le principali funzioni domenicali, preferibilmente con un intervento di presentazione concordato con il parroco. L’appello è rivolto in primo luogo ai Gruppi di volontariato vincenziano e alla Società di San Vincenzo de Paoli;

4. mantenere costante l’attenzione del Consiglio regionale anche mediante incontri diretti con i Consiglieri, con gli Assessori competenti ed i funzionari responsabili delle materie che ci riguardano;

5. prevedere l’organizzazione di un presidio davanti al Consiglio regionale, da effettuarsi nel mese di maggio, allo scopo di ottenere ulteriori integrazioni al piano socio-sanitario, sostenere le nostre proposte in campo psichiatrico e rafforzare quindi il ruolo della rappresentante della Diapsi all’interno del gruppo di lavoro regionale; rilanciare l’attenzione sulla questione delle demenze senili; sollecitare il recepimento della legge regionale sull’assistenza n. 1/2004 da parte dei Comuni singoli o associati, passaggio indispensabile perché siano garantiti diritti esigibili ai minori e alle famiglie in difficoltà; vengano predisposti centri diurni e comunità alloggio per le persone con handicap intellettivo in situazione di gravità e siano assicurati sostegni idonei ai nuclei familiari e/o ai soggetti privi dei mezzi indispensabili per vivere;

6. organizzare una raccolta di firme in una zona centrale di Torino con striscioni che richiamino i temi della petizione, da prevedere per una domenica di maggio, al pomeriggio.

 

Resoconto delle iniziative realizzate

fino alla pausa estiva (luglio 2007)

Nella seconda verifica di aprile è stata messa a punto l’organizzazione pratica delle iniziative con la distribuzione degli incarichi alle associazioni. Non tutti gli impegni assunti nella riunione di gennaio sono terminati, ma come si può dedurre dal det­taglio che segue molto è stato comunque realiz­zato.

Incontri e manifestazioni per diffondere la petizione

e raccogliere firme

Per quanto concerne la città di Torino segnaliamo l’incontro promosso dall’Anfaa svoltosi presso la biblioteca Cognasso della Circoscrizione V (22 e 29 marzo 2007), quello predisposto con la collaborazione della Circoscrizione IX del Comune di Torino sul tema “Promuovere i diritti delle persone non autosufficienti” (9, 14 e 21 marzo 2007); il corso per tutori volontari (27 febbraio e 6, 13 e 20 marzo 2007); i dibattiti con i gruppi “Centro Pace” e “Informahandicap” della Circoscrizione V (2 gennaio 2007) e quello che ha avuto luogo presso il Centro servizi per il volontariato Vssp (7 giugno 2007); i presidi organizzati davanti gli ospedali Molinette e Don Bosco dall’Avo (11 e 14 maggio 2007) e in Piazza Castello (27 maggio 2007); la partecipazione all’inaugurazione della Cascina Roccafranca (19 maggio 2007) e alla mostra internazionale sul gioco promossa dal Comune di Torino (27 maggio 2007); le manifestazioni svoltesi presso la parrocchia di Via Montevideo (8 giugno 2007) e al Parco Rignon (9 giugno 2007).

A Chieri la petizione popolare è stata presentata dal 9 al 30 novembre 2006 e sono state raccolte firme nel corso del ciclo di incontri sull’handicap organizzato in collaborazione con Chieri - Città educativa.

Le iniziative svoltesi a Collegno sono state le seguenti: incontro “Costruire il sorriso sul viso di un bambino”, Scuola L. Moglia (5 maggio 2007); presentazione del libro Stare bene insieme a scuola si può?, Sala consiliare (8 maggio 2007); partecipazione al ciclo di incontri “Rete in su” (8 maggio 2007) e alla festa del volontariato (Savonera, 8-9 giugno 2007); quelle che sono state tenute a Grugliasco riguardano la presenza alla manifestazione “Cascine aperte” (10, 11 e 12 maggio 2007) e la raccolta delle firme al Cascinotto (13 maggio 2007).

A Giaveno le firme sono state raccolte il 20 maggio 2007 nel corso della manifestazione “Cascine aperte”.

A Cuorgnè la petizione popolare è stata presentata in occasione di un corso di formazione promosso dall’Avuls (27 novembre 2006); a Orbas­sano durante l’incontro organizzato dall’Associa­zione Agaph sul tema “Dalla mafia alla società civile” (16 febbraio 2007); a Pinerolo durante l’incontro riguardante “Le cure sanitarie” (14 aprile 2007); ad Ivrea nell’ambito degli incontri con gli amministratori del Consiglio del Consorzio dei servizi socio-assistenziali Inrete sul tema “I diritti dei più deboli”; a Moncalieri in occasione del dibattito “Minori adottati e affiliati a scuola: parliamone” (18 maggio 2007).

Per quanto riguarda le altre province piemontesi le iniziative per far conoscere la petizione popolare si sono svolte a Biella nel corso di un dibattito svoltosi presso l’istituto Cerino Zegna (23 febbraio 2007); a Cuneo durante l’incontro promosso dall’Associa­zione Diapsi sul tema “La tutela dei diritti dei malati psichici e dei loro familiari” (27 marzo 2007) e a Trino Vercellese in occasione del convegno “Il diritto degli anziani malati cronici non autosufficienti alle cure sanitarie senza limiti di durata”.

Rapporti con le istituzioni

1. Il 26 febbraio 2007 sono state consegnate alla Presidente della Giunta della Regione Piemonte altre 5 mila firme che, sommate alle precedenti recapitate il 12 settembre 2006, porta il numero complessivo a 10 mila. Dell’iniziativa vengono informati anche gli Assessori regionali all’assistenza e alla sanità.

L’occasione è utilizzata per richiamare l’attenzione della Giunta sulla necessità di introdurre nel piano socio-sanitario e nelle deliberazioni ad esso collegate diritti esigibili per la popolazione più de­bole.

Ad avviso del Comitato promotore permangono ancora gravi carenze. Infatti nella lettera di accompagnamento si segnala quanto segue:

• «Più di 8.000 famiglie attendono anche da due-tre anni un posto letto in convenzione con spese a loro carico di 25-30 mila euro all’anno e, come segnalato nel IV rapporto Ceis Sanità, Università di Tor Vergata, Roma, ben 1 milione e duecentomila sono scese sotto la soglia di povertà nel solo anno 2006;

• pochissimi sono gli aiuti economici riconosciuti a chi si fa carico del mantenimento al proprio domicilio di un malato di Alzheimer o altre demenze o di un familiare cronico non autosufficiente;

• scarse sono le comunità terapeutiche per i malati psichiatrici e sempre più ridotti sono gli interventi di prevenzione e cura da parte dei Dipartimenti di salute mentale;

• continuano i ricoveri in istituto di adulti con handicap intellettivo, mentre per il “dopo di noi” la famiglia chiede, giustamente, piccole comunità alloggio nel Comune di residenza;

• manca un piano di intervento straordinario a sostegno dei nuclei in difficoltà con minori, specialmente delle madri sole, per evitare il loro allontanamento o ricovero in struttura, assai dannoso per lo sviluppo psico-sociale del bambino;

• è scarsa la vigilanza sulle strutture che ricoverano persone non autosufficienti ed incapaci di difendersi a causa della gravità delle loro condizioni».

Nella nota inviata alla Presidente della Giunta si chiede che i punti della petizione popolare siano considerati emendamenti da apportare al piano socio-sanitario.

2. L’Assessore alla sanità della Regione Piemonte viene purtroppo colpito da ictus. Il Comitato promotore è preoccupato per l’immobilismo che ne consegue e per l’aggravarsi della situazione che riguarda non solo gli anziani cronici non autosufficienti, ma tutti i soggetti affetti da malattie degenerative invalidanti.

Viene quindi inviata una nota alla Presidente della Giunta regionale On. Mercedes Bresso che ha assunto le deleghe concernenti la sanità perché, nonostante il grave momento, autorizzi i dirigenti e i funzionari dell’assessorato ad assumere quei provvedimenti ritenuti non più derogabili (8).

3. Il Csa si incarica di richiedere altresì un nuovo appuntamento alla Presidente della Giunta della Regione Piemonte, che sarà concesso solo a novembre e cioè dopo molti mesi, a seguito di numerose telefonate e solleciti, che segnalano una preoccupante mancanza di attenzione della Presidente della Giunta nei confronti di temi che interessano migliaia di famiglie piemontesi.

Anche l’incontro non sarà particolarmente rispettoso. Infatti ha luogo durante i lavori del Consiglio regionale, con carattere assai frettoloso. La Presidente arriva con un considerevole ritardo e resta sempre “con un piede sulla porta”. Per i rappresentanti del comitato promotore è possibile accennare solo alla questione degli anziani cronici non autosufficienti. L’unica nota positiva è la presenza dell’assessore regionale all’assistenza e del nuovo assessore regionale alla sanità che anticipano importanti iniziative di cui parleremo in seguito.

4. Come già in passato il Csa, mentre sostiene i punti della petizione popolare, continua altresì la sua attività a tutela delle persone anziane croniche non autosufficienti, dei soggetti con handicap intellettivo in situazione di gravità e dei minori in difficoltà.

richiede e ottiene una serie di appuntamenti con l’Assessore regionale all’assistenza e i suoi funzionari, finalizzati in particolare ad ottenere il potenziamento delle cure domiciliari, ma con l’assunzione della titolarità sanitaria come indicato nel primo punto della petizione popolare (9); l’approvazione di una delibera che recepisca il terzo punto della petizione popolare che riguarda l’esclusiva compartecipazione degli utenti (e non dei congiunti) alle prestazioni assistenziali come previsto dal decreto legislativo 130/2000, un’offerta maggiore di centri diurni e di comunità alloggio per le persone con handicap intellettivo (punto 6), nonché il recepimento da parte dei Comuni delle disposizioni contenute nella legge regionale 1/2004 (punto 11).

5. Come concordato nell’incontro di gennaio i rappresentanti del Csa, della Diapsi e dell’As­so­ciazione Alzheimer Piemonte contattano i consiglieri regionali di maggioranza e minoranza.

Vengono consegnate le lettere inviate alla Presidente della Giunta regionale, si evidenzia la mancata attuazione da parte della Giunta degli impegni previsti dall’ordine del giorno approvato dal Consiglio regionale straordinario precedentemente citato e il mancato avvio del tavolo di lavoro sui Lea. Infine si sollecitano interventi per affrontare le emergenze in psichiatria e nei confronti dell’Alzheimer e le altre demenze.

I Consiglieri, purtroppo, rinviano ogni decisione all’approvazione del piano socio-sanitario e non assumono nessun impegno preciso.

Vista la situazione di stallo, l’impossibilità di ottenere incontri con la Presidente della Giunta regionale e l’assenza dell’Assessore alla sanità ancora gravemente malato, le associazioni confermano il presidio che viene organizzato il 15 maggio 2007 davanti al Consiglio regionale del Piemonte.

La manifestazione è molto partecipata al punto che il Presidente del Consiglio, sollecitato questa volta anche dai Consiglieri che erano stati contattati in precedenza, decide di posticipare di un’ora la seduta del Consiglio regionale per ascoltare le nostre istanze.

Una delegazione di dieci persone, in rappresentanza delle associazioni aderenti alla petizione popolare, viene ricevuta e ascoltata dal Presidente della IV Commissione del Consiglio regionale, alla presenza di un nutrito numero di Consiglieri di tutti i gruppi.

Si insiste perché i punti della petizione siano inseriti nella bozza del piano socio-sanitario e perché gli Assessori regionali alla sanità e all’assistenza richiamino Asl, Comuni ed Enti gestori dei servizi socio-assistenziali al rispetto delle norme che riconoscono diritti esigibili agli utenti non in grado di difendersi a causa della gravità delle loro condizioni e/o in condizione di non autosufficienza.

6. Continua nel frattempo la ricerca di appoggi alla petizione popolare anche da parte di altri enti istituzionali. Oltre ai Comuni nei quali hanno sede le associazioni o i singoli cittadini coinvolti nell’iniziativa, viene interessata la Presidente della III Commissione consiliare della Provincia di Torino alla quale il Comitato promotore avanza una richiesta di audizione (10). Finalmente, dopo estenuanti solleciti telefonici e scritti, il Comitato promotore è convocato per essere ascoltato dai Consiglieri.

È il 18 luglio 2007. Temiamo che l’appuntamento vada deserto. Invece, con nostro stupore, sono presenti l’Assessore alla solidarietà sociale e tutti i componenti della Commissione provinciale.

L’audizione si trasforma in un incontro di approfondimento tra i rappresentanti delle associazioni (Csa, Diapsi, Alzheimer Piemonte) e i Consiglieri, tanto che si protrae per ben tre ore. Al termine l’Assessore propone un atto di indirizzo politico che impegni i Comuni e i Consorzi socio-assistenziali a:

«1. informare correttamente i cittadini sull’esigibilità del diritto alla continuità delle cure sanitarie e socio-sanitarie in relazione all’emergenza e alla impraticabità delle alternative (cure domiciliari, Rsa);

2. individuare gli utenti aventi diritto alle prestazioni socio-sanitarie e socio-assistenziali e stabilire i livelli esigibili delle prestazioni socio-sanitarie e socio-assistenziali che gli enti locali si impegnano ad assicurare per porre fine alla discrezionalità attuale e dare attuazione alla legge n. 1/2004;

3. rafforzare la funzione di vigilanza di competenza provinciale, accentuando l’attenzione sulla valutazione anche qualitativa delle prestazioni, con l’impegno a promuovere il superamento della situazione attuale che, sovente, riassume in un’unica persona le funzioni di gestore dei servizi e di tutore degli interessi del ricoverato, con un evidente conflitto di interessi».

Siamo molto soddisfatti dell’esito dell’audizione, ma non durerà a lungo. Solo qualche settimana dopo l’Assessore provinciale diventa il nuovo assessore alla sanità in Regione e tutto si ferma.

7. Con lettera del 3 settembre 2007 sono consegnate alla Presidente della Giunta regionale altre 5mila firme, per un totale di 15 mila.

Nella lettera si fa presente che molte richieste avanzate con la petizione aspettano provvedimenti urgenti che ancora non sono stati assunti (11).

Settembre 2007: decisi nuovi impegni

Il 18 settembre 2007 le associazioni e le persone impegnate nella petizione popolare si incontrano. In quella sede vengono stabilite le seguenti nuove iniziative:

- presidio in piazza Castello per la giornata dell’Alzheimer (22 settembre 2007) organizzato e gestito dall’Asvad (associazione solidarietà e volontariato a domicilio);

- partecipazione, con turni tra tutti i volontari, alla tre giorni del volontariato (saranno raccolte 480 firme);

- raccolta firme durante una festa di quartiere a Torino (Parco Rignon, 7 ottobre 2007);

- organizzazione di tre presidi davanti alla sede del Consiglio Comunale di Torino;

- iniziative per sollecitare i quotidiani ad occuparsi dei problemi affrontati dalla petizione.

Inoltre viene richiesto ad ogni associazione di impegnarsi per ottenere:

- lettere di appoggio alla petizione popolare alle proprie sezioni, ad altre associazioni con le quali si è collegate o si collabora nel territorio, a personalità singole, ecc;

- la pubblicazione dei risultati ottenuti con le prime 15mila firme raccolte sui notiziari e bollettini delle associazioni e sui giornali locali;

- l’organizzazione di raccolta firme in ogni occasione pubblica (feste di paese o circoscrizione, parrocchie, ecc.).

La segreteria (Csa) si adopererà:

- perché la III Commissione consiliare della Provincia di Torino assuma l’atto deliberativo promesso nell’audizione del 18 luglio;

- presso i Centri di servizio di altre Province per verificare la possibilità di coinvolgere delle associazioni di volontariato ed estendere le iniziative a sostegno della petizione popolare.

Si rammenta infine di fare il possibile per ottenere l’approvazione di ordini del giorno da parte di Comuni singoli e associati, analoghi a quelli già approvati.

Resoconto delle iniziative assunte

Lettera aperta a La Stampa

Il 25 ottobre 2007 una delegazione formata da 7-8 persone si ritrova in un pomeriggio di pioggia davanti alla sede del principale quotidiano di Torino, La Stampa. Viene distribuita una lettera aperta al direttore, ai dirigenti e ai giornalisti del noto e importante quotidiano (12).

Dopo circa un’ora la delegazione è contattata da un giornalista della cronaca. Afferma che ha l’in­carico di scrivere un “pezzo” per il giorno dopo sull’attività delle associazioni firmatarie della lettera aperta.

I presenti spiegano che non siamo lì per avere poche righe di pubblicità sul quotidiano e insi-
stono per incontrare il capo redattore. Si sottolinea che il Csa ha scelto la strada del volantinaggio perché non è mai stata accolta la nostra richiesta di un confronto con i responsabili del quotidiano, più volte sollecitata sia con richieste telefoniche sia scritte.

Finalmente il capo cronaca scende in strada dove la delegazione continua imperterrita il presidio e ci chiede di entrare, mentre assicura la disponibilità a recepire le proposte di collaborazione indicate nella lettera aperta, che nel frattempo gli era stata consegnata e aveva quindi avuto modo di leggere.

Dopo un confronto di circa mezzora ci lasciamo con l’impegno da parte sua di approfondire, con ampi servizi, alcuni dei temi affrontati nella lettera aperta e nella petizione popolare.

Verremo in seguito contattati da alcuni giornalisti e, solo dopo alcuni tentativi andati a vuoto, verrà finalmente dato uno spazio rilevante ai temi richiesti e alle iniziative che le associazioni mettono in campo nei mesi seguenti (13).

Presidi davanti al Comune di Torino

Numerosi sono stati i tentativi di coinvolgimento del Comune di Torino, in particolare dei Presidenti del Consiglio comunale e della IV Commissione, perché fosse approvato un ordine del giorno a sostegno della petizione popolare. Invece dal Comune di Torino non sono arrivati segnali di attenzione ai problemi della fascia più debole della popolazione.

Viene pertanto confermata l’organizzazione di presidi che si svolgeranno per tre lunedì di seguito (5 e 19 novembre 2007 e 3 dicembre 2007, dalle 17.00 alle 19.00) mentre è in corso il Consiglio comunale (14).

Per l’occasione si coinvolgono i principali quotidiani torinesi e, naturalmente, in primo luogo La Stampa. Grazie allo spazio che si ottiene, anche la Rai e numerose televisioni locali assicurano uno spazio rilevante nell’ambito dei telegiornali.

Dal Comune di Torino, però, non arrivano segnali di attenzione. La preoccupazione delle associazioni è molto alta, anche perché è in discussione l’approvazione del bilancio.

Nel presidio del 3 dicembre, l’ultimo, si decide di concentrare le richieste sui nuovi investimenti, che il Comune di Torino dovrebbe programmare per garantire posti letto convenzionati, in città, alle persone non autosufficienti.

Nel comunicato stampa, che verrà ripreso dai mass-media, si denuncia quanto segue:

«- duemila anziani non autosufficienti e/o malati di Alzheimer sono in lista d’attesa e il ricovero – quando arriva – è ormai quasi sempre in strutture fuori Torino e anche fuori Provincia (Cuneo, Alessandria, Asti);

- più della metà delle persone con handicap intellettivo grave è stato ricoverato negli ultimi tre anni fuori Torino e fuori Provincia;

- mancano appartamenti per le persone con problemi psichiatrici con limitata autonomia e per le persone povere che non possono permettersi gli affitti di mercato;

- non ci sono centri diurni a sufficienza per le persone con problemi di demenza e/o malattia di Alzheimer».

Oltre ai grandi interventi edilizi previsti (gratta­-cieli e non solo) chiediamo al Comune di Torino
di recuperare spazi ed edifici vuoti per i più deboli (15).

Finalmente, grazie anche all’effetto di rinforzo dei mass-media, otteniamo l’attenzione del Presidente e Vice Presidente del Consiglio comunale, che organizzano un incontro di approfondimento con la conferenza dei Capi gruppo.

Venerdì 7 dicembre 2007 una delegazione del Comitato promotore è ricevuta dal Presidente e dal Vice Presidente del Consiglio comunale durante la Conferenza dei Capi gruppo.

Viene illustrata la forte preoccupazione delle associazioni di volontariato in merito ai preannunciati nuovi tagli al settore assistenziale mentre, al contrario, si illustra – anche con l’aiuto di un dossier che viene consegnato ai Consiglieri – l’urgenza di maggiori investimenti a sostegno proprio della popolazione più debole, oltre che di atti deliberativi che assicurino loro il diritto esigibile alle prestazioni socio-assistenziali introdotte dalla legge regionale del Piemonte n. 1/2004, finora disattesa dal Comune di Torino.

Le associazioni di volontariato insistono perché sia messo a punto un piano di intervento straordinario che coinvolga tutti gli Assessori interessati: bilancio e patrimonio, urbanistica, casa e assicuri altresì il coinvolgimento dell’Azienda territoriale casa (Atc), nonché le parti sociali interessate, ivi comprese le associazioni di volontariato (16).

Su proposta del Presidente del Consiglio comunale la Conferenza dei Capi gruppo decide di procedere come segue:

- audizione dell’Assessore all’assistenza durante una conferenza dei Capi gruppo;

- convocazioni congiunte delle commissioni competenti sui temi sollecitati dalle associazioni di volontariato;

- un consiglio comunale straordinario aperto sui problemi dell’assistenza.

Riapertura tavolo regionale

Nel contempo sono proseguite le iniziative per ottenere dal nuovo Assessore alla sanità la riapertura del tavolo regionale, che ha il compito di monitorare l’attuazione del nuovo modello residenziale per gli anziani cronici non autosufficienti nella Regione Piemonte.

Finalmente, dopo numerosi solleciti scritti e telefonici del Comitato promotore, che ha cercato il coinvolgimento delle altre parti sociali, nonché dei Consiglieri regionali, il 18 dicembre 2007 viene riconvocato il tavolo di lavoro.

I rappresentanti del Comitato promotore presenti all’incontro sentono anche, con evidente soddisfazione, l’Assessore alla sanità spiegare ai presenti che gli atti di cui sopra sono anche conseguenti alle sollecitazioni pervenute attraverso le 15mila firme raccolte con la petizione popolare, che la Giunta non poteva ignorare.

 

Conclusioni

L’11 gennaio 2008 si è svolto l’incontro di inizio anno fra le organizzazioni promotrici della petizione popolare per decidere come proseguire. In una affollata assemblea è stato unanimemente concordato di andare avanti, con l’impegno da parte di tutti di estendere e diffondere la petizione popolare, anche in ambiti non strettamente socio-sanitari, perché la non autosufficienza può cogliere ciascuno di noi.

I primi tre mesi saranno dedicati a monitorare i canali aperti con le istituzioni (Regione, Provincia, Comune di Torino), mentre si progettano le iniziative da preparare per la primavera.

Per quanti sono interessati a collaborare rinviamo per gli aggiornamenti sulle attività svolte al sito www.fondazionepromozionesociale.it e al bollettino di informazione Controcittà (17).

 

Allegato 1

Risultati ottenuti con le prime 15mila firme

Ricordo che finora abbiamo ottenuto i seguenti importanti risultati:

- l’esenzione dei parenti dalla compartecipazione alle spese di ricovero degli anziani non autosufficienti (Dgr n. 37-6500 del 31 luglio 2007);

- riapertura del tavolo di confronto e monitoraggio delle strutture di ricovero (Rsa/Raf). Il primo incontro ha avuto luogo il 18 dicembre 2007;

- 57 milioni di euro per la creazione di posti letto convenzionati in Rsa, per le cure domiciliari e per aumentare gli aiuti alle famiglie con un soggetto non autosufficiente in casa;

- 5 milioni di euro destinati alle strutture residenziali per le persone handicappate;

- 2 milioni di euro per la promozione delle adozioni difficili e degli affidamenti familiari e per le attività a sostegno dei minori in difficoltà;

- ripresa del Gruppo di lavoro per la messa a punto della deliberazione regionale sui centri diurni e i nuclei Rsa per malati di Alzheimer e altre demenze;

- ripristino del tavolo Lea per la psichiatria;

- recepimento nel piano socio-sanitario di parte delle richieste avanzate con la petizione che ha introdotto anche i punti della mozione 494 ap­provata dal Consiglio straordinario del 28 novembre 2006.

 

Allegato 2

Adesioni al 31 dicembre 2007

Oltre alle associazioni riportate nel testo della petizione hanno aderito più di 110 cittadini singoli e sono state ottenute le seguenti nuove adesioni:

- Avo regionale Piemonte onlus (comprendente: Avo Cuneo, Avo Casale Monferrato, Avo Novara, Avo Arona, Avo Bra, Avo Asti, Avo Santena, Avo Borgomanero, Avo Chieri, Avo Torino, Avo Savi­gliano, Avo Ciriè);

- Associazione Avulss Orbassano (To);

- Associazione diritti negati, Torino;

- Associazione casa famiglia Pier Giorgio Frassati, Moncalieri (To);

- Associazione malattie infiammatorie croniche dell’intestino, Torino

- Associazione nazionale “Gli amici per la pelle”, Cascine Vica, Rivoli (To);

- Associazione Girogirotondo, Torino;

- Società bocce giarolese, Giarole (Al);

- Aido (Associazione italiana donatori organi), Trino (Vc);

- Airc, Trino (Vc);

- Società bocciofila occimianese, Occimiano (Al);

- Circolo Arci, Sezione bocce, Casale Popolo (Al);

- Federazione bocce italiana, Comitato tecnico territoriale, Casale Monferrato (Al);

- Circolo Galero bocce, Casale Monferrato (Al);

- Società bocce Centroedile, Casale Monferrato (Al);

- Partecipanza dei boschi, Trino (Vc);

- Aip “Giovanni Cavallari” (Associazione italiana parkinsoniani), Torino;

- Federazione Avulss, Delegazione regionale Piemonte, Alessandria;

- Movimento per la tutela dei diritti dei cittadini, Gravellona Toce (Vb);

- Associazione di volontariato Montevideo, Torino;

- Associazione Avulss, Alessandria;

- Associazione volontari San Giovanni Bosco, Cascine Vica, Rivoli (To);

- Associazione Sorriso, Montegiove di Chivasso (To);

- Associazione Progetto Itaca, Asti;

- Associazione promozione salute mentale, Pine­rolo (To);

- Amici di Porta Palatina, Torino;

- Gruppo di volontariato assistenza handicap, Acqui Terme (Al);

- Gruppo interparrocchiale di volontariato vincenziano, Sale (Al);

- Associazione Anffas Vco, Domodossola;

- Comitato esecutivo del Consiglio dei seniores della Città di Torino, Torino;

- Gruppo di volontariato vincenziano, Torino;

- Associazione Avulss, Torino.

 

Allegato 3

Ordini del giorno approvati al 31 gennaio 2008

- Comune di Borgaro Torinese (To), deliberazione del Consiglio comunale n. 32 del 26 maggio 2006;

- Comune di La Cassa (To), deliberazione del Consiglio comunale n. 32 del 27 giugno 2006;

- Comune di La Loggia (To), deliberazione del Consiglio comunale n. 22 del 29 giugno 2006;

- Comune di Rivalta (To), deliberazione del Consiglio comunale n. 40 del 21 luglio 2006;

- Città di Torino, Circoscrizione 9, Provvedimento del Consiglio della Circoscrizione del 16 gennaio 2007;

- Comune di Lauriano (To), deliberazione del Consiglio comunale n. 7 del 2 febbraio 2007;

- Comune di S. Gillio (To), deliberazione del Consiglio comunale del 7 aprile 2007;

- Comune di Collegno (To), deliberazione del Consiglio comunale del 13 luglio 2007;

- Comune di Grugliasco (To), deliberazione del Consiglio comunale del 29 gennaio 2008.

 

Allegato 4

Rassegna stampa al 31 dicembre 2007

- “Case di riposo, 2000 anziani posteggiati in lista di attesa. In città mancano le strutture, rette troppo care”, la Repubblica, 6 novembre 2007;

- “Duemila anziani malati aspettano un ricovero. Il volontariato: Città piena di edifici vuoti da utilizzare”, La Stampa, 3 dicembre 2007;

- “I volontari adesso presentano il conto. Le associazioni che assistono gli anziani e disabili psichici saranno ricevute in conferenza dai Capigruppo”, Il Giornale del Piemonte, 4 dicembre 2007;

- “Volontari in piazza per i diritti dei disabili. Domandano una delibera che sancisca l’assistenza anche dopo i diciotto anni di età”, Il Giornale del Piemonte, 18 novembre 2007;

- “Duemila anziani in lista di attesa. Spesso esistono i posti letto, ma gli Enti locali non hanno il denaro necessario per utilizzarli”, La Voce del Popolo, 9 dicembre 2007;

- “Il Comune recuperi i suoi edifici per destinarli a 2000 anziani”, Torino Cronaca, 8 dicembre 2007;

 - “Le associazioni denunciano il tutto esaurito nelle case di riposo sotto la Mole”, Il Giornale del Piemonte, 6 novembre 2007;

- “L’inchiesta: viaggio tra le famiglie con figli colpiti da handicap”, La Stampa, 17 novembre 2007.

Oltre agli articoli sui presidi organizzati davanti alla sede del Consiglio comunale di Torino (e agli articoli pubblicati su Prospettive assistenziali e Controcittà) sono state ottenute le seguenti segnalazioni:

- La Stampa, 10 giugno 2006, “Petizione popolare, una firma per i più deboli”;

- Hpress, n. 11, 15 giugno 2006, “Petizione popolare per difendere i tuoi diritti”;

- II Sangone, n. 3/2007, “Più diritti per le persone in difficoltà: la Geaph scende in piazza a Torino”;

- Nichelino Comunità, aprile 2007, “Una petizione per chiedere servizi davvero essenziali”;

- La Voce del Popolo, 8 aprile 2007, “Malati cronici e psichici: petizione del volontariato”;

- Monviso Solidale, 21 aprile 2007, “Una petizione popolare contro la sofferenza”;

- Informadisabile, n. 6/2007, “Piemonte, una petizione sui diritti dei disabili”;

- Q12, 6 giugno 2007, “Servizi socio-assistenziali, i risultati raggiunti con le prime 10 mila firme”;

- Volontariato, giugno 2007, “Una petizione popolare per i diritti dei più deboli”;

- Pensionati uniti, “Un esempio di un buon Comune: Rivalta di Torino”.

- La Voce, 19 dicembre 2007.

 

Allegato 5

Testo del volantino distribuito durante i presidi

realizzati davanti alla sede

del Consiglio comunale di Torino

Le associazioni di volontariato promotrici della petizione popolare chiedono al Consiglio comunale di torino e alla Giunta Chiamparino un ordine del giorno a sostegno della petizione popolare e interventi urgenti per le famiglie in difficoltà.

In particolare:

• per gli anziani cronici non autosufficienti, com­­presi i malati di alzheimer e le persone con demenza chiediamo: azioni del Comune nei riguardi delle Asl per ottenere l’aumento delle cure domiciliari sanitarie, compresi contributi economici erogati dalle Asl indipendentemente dal reddito ed altri eventuali contributi economici integrativi a carico del Comune a sostegno dei nuclei familiari che accolgono congiunti non autosufficienti a domicilio; un piano straordinario per la costruzione in Città di nuove Rsa (residenze sanitarie assistenziali) per abbattere la lista d’attesa di oltre 2000 cittadini torinesi in attesa anche da due-tre anni di un posto letto convenzionato; centri diurni per gli anziani dementi e malati di Alzheimer; un opuscolo informativo sul diritto alle cure sanitarie dei malati cronici non autosufficienti e alla continuità terapeutica senza limiti di durata;

• per le persone con handicap intellettivo in situazione di gravità chiediamo: il riconoscimento del volontariato intrafamiliare con l’erogazione di un contributo forfetario alle famiglie che accolgono un figlio maggiorenne con handicap in condizione di limitatissima autonomia; il miglioramento qualitativo dei centri diurni; il potenziamento delle comunità alloggio a carattere familiare, anche per consentire il rientro in città di persone che sono state ricoverate in questi ultimi anni in istituti fuori Torino e anche fuori dalla stessa provincia;

• per i soggetti con handicap intellettivo avviabili al lavoro chiediamo il rispetto da parte del Comune di Torino della quota obbligatoria di assunzioni ai sensi della legge 68/1999;

• per i minori in difficoltà chiediamo: aiuti alle famiglie d’origine, sostegno e promozione degli affidamenti familiari, sostegno alle adozioni difficili di minori con problemi;

• per i malati psichiatrici chiediamo: iniziative urgenti da parte del Comune nei confronti delle Asl perché ai malati e alle famiglie siano assicurati i servizi e le cure sanitarie indispensabili;

• per tutte le persone in difficoltà, inabili e sprovviste dei mezzi necessari per vivere chiediamo che il Consiglio comunale di Torino recepisca le norme della legge regionale n. 1/2004 ed i relativi diritti esigibili.

 

 

 

(1) Cfr. Maria Grazia Breda, “Petizione popolare per il Piemonte: primi risultati ottenuti”, Prospettive assistenziali, n. 157, 2007.

(2) Le associazioni del Comitato promotore sono le seguenti: Associazioni di tutela dei malati di Alzheimer; Anfaa, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie; Avo Torino, Associazione volontari ospedalieri; Cpd, Consulta per le persone in difficoltà; Csa, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti; Diapsi Piemonte, Difesa ammalati psichici; Gvv, Gruppi di volontariato vincenziano; Sea Italia, Servizio emergenza anziani; Società di S. Vincenzo de Paoli; Utim, Unione per la tutela degli insufficienti mentali.

(3) Si vedano i seguenti articoli pubblicati sulla rivista Prospettive assistenziali: Maria Grazia Breda, “Una petizione per difendere le esigenze e i diritti della fascia più debole della popolazione dai truffaldini livelli essenziali di assistenza”, n. 137, 2002; “Enti pubblici e gruppi di volontariato contro il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri sui livelli essenziali di assistenza”, n. 138, 2002; “I livelli essenziali di assistenza sanitaria: i positivi risultati raggiunti dal volontariato dei diritti nella vertenza con la Regione Piemonte”, n. 150, 2005.

(4) Le associazioni prime firmatarie della petizione sono: Aip, Associazione italiana parkinsoniani; Almm, Associazione per la lotta contro le malattie mentali; Alzheimer Piemonte; Ama, Associazione malati di Alzheimer; Associazione Montevideo; Avo, Associazione volontari ospedalieri; Cpd, Consulta per le persone in difficoltà; Diapsi, Difesa ammalati psichici Piemonte; Fondazione Idea, Istituto per la ricerca e la prevenzione della depressione e dell’ansia; Fondazione Promozione sociale; Gvv, Gruppi di volontariato vincenziano; Società di San Vincenzo de Paoli; Csa, Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base di Ivrea di cui fanno parte le seguenti organizzazioni: Aias, Associazione italiana assistenza agli spastici; Associazione comunità alloggio; Associazione l’Argine; Associazione per la lotta contro le malattie mentali; Centro di solidarietà l’Orizzonte Cooperativa Pentagramma; Cooperativa S. Michele; Società di San Vincenzo de Paoli; Associazione Casainsieme; Asso­ciazione comunità casa dell’ospitalità; Associazione per la consulenza familiare; Avulss “Maria Quassola” di Ivrea; Cooperativa Marypoppins; Cooperativa Praie; Grama, Gruppo di auto mutuo aiuto; Tribunale per i diritti del malato; Csa, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base di Torino a cui aderiscono: Geaph, Genitori e amici dei portatori di handicap di Sangano (To); Agafh, Associazione genitori adulti e fanciulli handicappati di Orbassano (To); Aias, Associazione italiana assistenza spastici di Torino; Associazione “La Scintilla” di Collegno-Grugliasco (To); Associazione “Mai più istituti di assistenza”; Anfaa, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie; Asso­ciazione “Odissea 31” di Chivasso (To); Asso­ciazione “Oltre il Ponte” di Lanzo Torinese (To); Associazione “Prader Willi” sez. di Torino; Aps, Associazione promozione sociale; Asvad, Asso­ciazione solidarietà volontariato a domicilio; Associazione tutori volontari; Cogeha, Collettivo genitori dei portatori di handicap di Settimo Torinese (To); Comitato integrazione scolastica; Coor­dinamento dei Comitati spontanei di quartiere “Domenico Sereno Regis”; Cumta, Comitato utenti mezzi trasporto accessibili; Ggl, Gruppo Genitori per il diritto al lavoro delle persone con handicap intellettivo; Grh, Genitori ragazzi handicappati di Venaria-Druento (To); Gruppo inserimento sociale handicappati ex Ussl 27 Ciriè (To); Ulces, Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale; Utim, Unione per la tutela degli insufficienti mentali; “Vivere insieme” di Rivoli (To).

(5) Il testo integrale della petizione popolare si può consultare sul sito www.fondazionepromozionesociale.it oppure si può richiedere all’Associazione promozione sociale, via Artisti 36, 10124 Torino, tel. 011-812.44.69, fax 011-812.25.95.

(6) Fra i risultati raggiunti si segnalano i seguenti:

• aumento da 2 a 5 milioni di euro dei fondi destinati per le strutture residenziali per le persone in situazione di handicap;

• stanziamento di 20 milioni di euro per il 2006 e per il 2007 per la creazione di circa 1100 posti letto convenzionati per ridurre le attuali liste d’attesa;

• assegnazione di:

- 5 milioni di euro agli enti gestori dei servizi socio-assistenziali per aumentare gli aiuti alle famiglie con un soggetto non autosufficiente in casa;

- 12 milioni di euro per le cure domiciliari sanitarie;

- 2 milioni circa agli enti gestori dei servizi socio-assistenziali per le attività di promozione delle adozioni e degli affidamenti familiari di minori in difficoltà.

(7) Si tratta dell’ordine del giorno n. 494 approvato a seguito del Consiglio regionale straordinario che ha avuto luogo il 28 novembre 2006, riportato integralmente in Prospettive assistenziali, n. 157, 2007, pagine 4 e 5.

(8)  Nella lettera si indicano  i seguenti punti:

- l’invio di una circolare alle Direzioni generali e sanitarie degli ospedali e dalle Asl affinché sia garantita la continuità terapeutica alle persone anziane, malate croniche non autosufficienti, comprese quelle affette da demenza o morbo di Alzheimer, con la dimissione protetta ed il ricovero in una struttura socio-sanitarie convenzionata, quando non è praticabile il rientro a domicilio;

- una nota di richiamo alle Direzioni degli ospedali e delle Asl al rispetto del diritto alle cure sanitarie previsto dalle norme vigenti per i malati psichiatrici. Non si possono imporre ai familiari obblighi di cura che spettano solo al Servizio sanitario nazionale. Inoltre, sarebbe indispensabile un sollecito richiamo ai Dipartimenti di salute mentale perché l’assegno terapeutico, che permette ai cittadini con problemi psichici di condurre una vita autonoma, sia erogato con regolarità: le bollette del gas, della luce, del telefono, oltre che la spesa per mangiare, sono bisogni essenziali che non ammettono ritardi.

- l’attivazione del tavolo di lavoro Regione-territorio per il monitoraggio dell’attuazione progressiva del nuovo modello residenziale socio-sanitario per gli anziani cronici non autosufficienti. La Regione ha erogato importanti risorse per l’aumento degli standard, anche se per noi ancora insufficienti, specie nelle realtà a rischio come l’alessandrino. Si segnala, invece, che dall’attività quotidiana dei volontari risultano continui abusi e violazioni dei diritti dei ricoverati, con richieste economiche aggiuntive non giustificate e non previste dalle deliberazioni, più volte segnalate agli assessorati competenti;

- un incontro con i Direttori generali delle Asl per la promozione delle cure domiciliari degli anziani cronici non autosufficienti e dei malati di Alzheimer, con l’assunzione di deliberazioni che facciano propri i contenuti della petizione popolare.

- la ripresa del confronto sulla questione urgente dei malati di Alzheimer. Presso l’assessorato alla sanità giace una proposta di delibera in materia di centri diurni e nuclei Rsa per questa tipologia di malati e altre demenze, che è frutto di un lavoro di gruppo, durato ben due anni,  tra medici geriatri, responsabili dei servizi sanitari territoriali, rappresentanti delle associazioni del comitato promotore della petizione popolare.

(9) Il primo punto della petizione prevede quanto segue: «al fine di promuovere effettivamente le cure domiciliari degli adulti e degli anziani cronici non autosufficienti, dei malati di Alzheimer e dei pazienti affetti da sindromi correlate o da disturbi psichiatrici invalidanti, si chiede che la Regione Piemonte approvi una legge per garantire il diritto esigibile alle prestazioni domiciliari nei casi in cui siano contemporaneamente soddisfatte le seguenti condizioni:

- non vi siano controindicazioni cliniche o di altra natura;

- il soggetto sia consenziente e gli possano essere fornite le necessarie cure mediche e infermieristiche nonché, se occorrenti, quelle riabilitative;

- i congiunti o soggetti terzi siano disponibili ad assicurare l’occorrente sostegno domiciliare e siano riconosciuti idonei dall’ente erogatore;

- siano previsti gli interventi di emergenza sia nel caso che i congiunti o i soggetti terzi non siano più in grado di prestare gli interventi di loro competenza, sia qualora insorgano esigenze del soggetto che ne impongano il ricovero presso idonee strutture;

- i costi a carico delle Asl e/o dei Comuni non siano superiori a quelli di loro spettanza nei casi di ricovero presso strutture residenziali;

- ai congiunti e ai soggetti terzi venga riconosciuto il ruolo di volontariato intrafamiliare e ad essi venga versato dalle Asl, nella misura del 60% della retta corrisposta alle Rsa (Residenze sanitarie assistenziali), un rimborso forfettario delle spese sostenute per le cure domiciliari, compresi gli oneri derivanti dalle sostituzioni della persona responsabile delle cure domiciliari per le occorrenti incombenze personali e familiari (acquisti, commissioni, ecc.)».

(10) La prima richiesta risale al 26 settembre 2006.

(11) In particolare si chiede alla Giunta della Regione Piemonte di:

- riconoscere il volontariato intrafamiliare svolto dai familiari che accolgono un congiunto non autosufficiente (v. punti 1 e 2 della petizione), come ha fatto, anche se in modo molto limitato, il Comune di Torino con la deliberazione del 26 settembre 2005;

- potenziare i centri diurni per i cittadini affetti da demenza e/o malattia di Alzheimer e regolamentare il loro funzionamento con l’approvazione della delibera già predisposta dal gruppo di lavoro. la frequenza del centro diurno non deve prevedere oneri a carico dei familiari; non è accettabile che le Asl chiedano dai 400 ai 500 euro al mese per inserire per 20-30 ore alla settimana i malati di Alzheimer o con altre demenze in un centro diurno e non riconoscano nessun aiuto alle famiglie che li accudiscono per le restanti 130 ore (punto 7 della petizione);

- abbattere le liste d’attesa per un posto letto in Rsa. Nonostante i finanziamenti stanziati, sono circa 8mila le persone costrette a pagare dai 2.000,00 ai 2.500,00 euro al mese per il loro ricovero perché la sanità regionale non riconosce la sua quota, pari almeno alla metà della retta totale di ricovero. La Regione ha finanziato 1.000 posti letto, ma restano 7 mila persone in lista d’attesa;

- predisporre un piano straordinario di investimento per la realizzazione di posti letto in Rsa per gli anziani malati cronici non autosufficienti e di centri per i malati di Alzheimer e altre demenze. Le Asl segnalano che non ci sono più posti letto liberi. L’emergenza si registra soprattutto a Torino, che emargina i suoi cittadini anziani non autosufficienti ricoverandoli lontano dalla famiglia in strutture situate nelle province di Asti, Alessandria, Vercelli, o addirittura in provincia di Savona;

- attivare tutte le iniziative necessarie (anche il commissariamento) perché i Comuni singoli e associati diano attuazione alla legge regionale 1/2004 per superare la discrezionalità e disomogeneità dei servizi socio-assistenziali della nostra Regione (punti 4, 9 e 10 della petizione) per le famiglie in difficoltà, specie se con minori, con congiunti con handicap intellettivo non avviabili al lavoro o con grave disagio socio-economico;

- garantire ai malati psichiatrici la presa in carico del Servizio sanitario regionale e la continuità terapeutica in ogni fase della malattia. I gravi fatti capitati di recente confermano le notevoli carenze dei servizi sanitari preposti alla cura di questi malati (v. le richieste al punto 9 della petizione);

- adeguare le norme vigenti in materia di vigilanza per superare l’attuale situazione per cui Asl e Comuni controllano il loro operato. Con la petizione (v. punto 6, ultimo comma, della petizione) si propone di trasferire le competenze alle Province.

(12) La lettera è riportata integralmente nella rubrica “Notizie”, Prospettive assistenziali, n. 160, 2007. È un’iniziativa assunta autonomamente dal Csa, nell’ambito del Comitato promotore. Le altre associazioni, infatti, pur essendo state coinvolte e invitate ad aderire, non si sono pronunciate.  In sintesi nella lettera viene denunciato che «è gravemente carente l’informazione sulle (quasi sempre) allarmanti condizioni di vita delle persone totalmente incapaci di autodifendersi (minori privi di adeguato sostegno familiare, soggetti con handicap invalidanti, adulti e anziani malati cronici non autosufficienti, dementi senili, ecc.) (…). Inoltre La Stampa non fornisce adeguate informazioni in merito alla perdurante drammatica situazione degli anziani malati cronici non autosufficienti (situazione in cui può cadere anche improvvisamente ciascuno di noi) (…). La Stampa continua ad incoraggiare l’operato del volontariato consolatorio (che spesso si limita a tentare di tappare i buchi – sovente vistosi – provocati dalle carenze degli interventi degli enti pubblici preposti alla sanità e all’assistenza) e a non fornire informazioni sulle iniziative assunte dal volontariato impegnato nella tutela dei diritti dei soggetti deboli, com’è successo, ad esempio, per i numerosi presidi organizzati davanti alla sede del Consiglio regionale dalle oltre 50 organizzazioni che hanno promosso la petizione popolare, le cui prime 15mila firme sono già state consegnate alla Presidente della Giunta della Regione Piemonte (v., ad esempio, la lettera del 21 maggio 2007 inviata dal Csa al direttore de La Stampa)».

Naturalmente nella lettera aperta vengono indicate anche le proposte che il Csa avanza per superare tali grave carenze. Innanzitutto si richiama l’attenzione sul fatto che i problemi dinanzi elencati «riguardano migliaia di cittadini non in grado di autodifendersi e tanto meno di protestare per le ingiustizie sofferte. Non si tratta degli individui in condizione di bisogno descritti nei romanzi dell’Ottocento, ma sempre di più di persone che hanno vissuto e vivono in mezzo a noi e come noi».

Si citano ad esempio:

«i bambini ed i fanciulli privi di adeguato sostegno familiare che non dovrebbero più trascorrere il loro periodo evolutivo in strutture residenziali (istituti e comunità alloggio) per cui – anche allo scopo di evitare o almeno ridurre le nefaste conseguenze della carenza di cure e affetti – occorrerebbero, a seconda delle esigenze, servizi di aiuto ai nuclei familiari di origine, affidamenti familiari a scopo educativo, adozioni;

- i minori e gli adulti con handicap invalidanti e limitata o nulla autonomia ai quali dovrebbero essere assicurati adeguati interventi socio-economici e, nei casi in cui non sia realizzabile la permanenza a casa loro, comunità alloggio di 8-10 posti inserite nel loro territorio di modo che possano mantenere i rapporti familiari, amicali e sociali instaurati;

- gli adulti e gli anziani colpiti da patologie invalidanti e da non autosufficienza ai quali dovrebbe essere garantito a domicilio o in strutture residenziali il loro diritto alle occorrenti cure sanitarie;

- i malati psichiatrici troppo spesso abbandonati a se stessi o ai loro congiunti;

- le persone con handicap, compreso quelli di natura intellettiva che, debitamente formate, dovrebbero essere inserite in attività lavorative proficue sia per l’azienda che per gli interessati».

Per tutelare la dignità di queste persone  il Csa auspica vivamente che il quotidiano «predisponga una rubrica fissa, se possibile bisettimanale, sulle problematiche, le necessità e le esperienze riguardanti i soggetti incapaci di autodifendersi».

(13) Si veda al riguardo la rassegna stampa riportata più avanti.

(14) Il testo del volantino è riportato nell’allegato 5.

(15) Sono citati a titolo di esempio i seguenti edifici vuoti: l’ex Astanteria Martini, un fabbricato in Corso Regina Margherita n. 153 posto sul lato di corso Principe Eugenio, parti dell’Ospedale San Giovanni, Villa Primule ex casa di riposo, un’ala dell’Irv soprastante la sede di varie associazioni, alloggio ex comunità di lungo Dora Voghera, ex centro diurno di via Baltimora. Infine ci sono i patrimoni delle ex Ipab destinati ai poveri e gli alloggi vuoti che potrebbero essere ristrutturati con concessioni a privati dell’Atc senza spese di investimento a carico del Comune.

(16) Inoltre si chiede al Comune di Torino:

- una delibera di recepimento della legge regionale 1/2004, perché non si discutano ad ogni bilancio le risorse da destinare a chi è povero e privo di mezzi di sostentamento. Le persone devono contare su aiuti continuativi, adeguati ai loro bisogni e certi tutti i giorni dell’anno, specialmente se vi sono minori a carico; le famiglie con handicappati intellettivi gravi devono poter contare su centri diurni aperti almeno 8 ore al giorno e per 5 giorni alla settimana; i minori devono poter crescere in una famiglia (la loro, in primo luogo, oppure affidataria o adottiva) e non in comunità alloggio;

- assunzioni ai sensi della legge 68/1999, per coloro che sono in grado di svolgere attività lavorative anche se con un handicap intellettivo o una malattia psichiatrica. Il Comune di Torino deve dare il buon esempio alle aziende private e rispettare la sua quota di assunzione ai sensi della legge sul collocamento obbligatorio; inoltre ha il dovere di monitorare il Centro provinciale per l’impiego, affinché siano assicurati percorsi formativi idonei e inserimenti mediante il collocamento mirato dei torinesi disoccupati con minorazioni medio-gravi (intellettivi, psichiatrici, fisici con limitata autonomia), se del caso anche con il distaccamento di personale proprio presso detto Centro per l’impiego;

- iniziative urgenti da parte del Comune nei confronti delle Asl, perché ai malati psichiatrici e alle loro famiglie siano assicurati i servizi e le cure sanitarie indispensabili, nonché l’erogazione puntuale degli assegni terapeutici   ai malati  che vivono da soli  e dipendono solo da questo introito per poter mangiare e pagare le bollette. Il Comune di Torino non deve accettare che il Servizio sanitario nazionale “scarichi” i soggetti con problemi psichici ai servizi assistenziali;

- un opuscolo informativo sul diritto alle cure sanitarie dei malati cronici non autosufficienti riguardante anche la continuità terapeutica senza limiti di durata, come previsto dalle norme vigenti, da inviare a tutte le famiglie torinesi, perché siano messe in grado di difendere i diritti dei loro familiari non autosufficienti che il Sindaco Chiamparino aveva promesso, ma finora non è stato fatto.

(17) Per l’anno 2008 aggiornamenti sono reperibili nei bollettini di informazione Controcittà n. 1/2, gennaio/febbraio; 3/4, marzo-aprile; 5, maggio; 6/7, giugno-luglio.