Prospettive assistenziali, n. 157, gennaio - marzo 2007

 

 

L’IMMAGINE DISTORTA DELL’ADOZIONE INTERNAZIONALE NEI MEDIA

 

 

Sarebbe auspicabile un maggiore intervento di coloro che si occupano dal punto di vista professionale dell’adozione nei media per meglio diffondere i principi etici, che sono alla base dell’adozione internazionale, e per correggere l’immagine data dai servizi sull’adozione in generale, ma specialmente quando gli adottanti sono persone famose. Questo è l’invito rivolto dall’editoriale del n. 11-12 del Bollettino mensile del Servizio sociale internazionale e del Centro internazionale di coordinamento per i diritti del minore senza famiglia di Ginevra, di cui riportiamo il testo.

 

 

L’adozione internazionale è di moda. Ne è una prova innegabile il crescente numero di star che hanno accolto dei bambini adottivi. Mia Farrow, Sharon Stone, Meg Ryan, Calista Flockhart, Jhonny Halliday in Francia, Rocio Jurado e Isabel Pantoja in Spagna, Angelina Jolie e più recentemente Madonna, le cui iniziative per adottare un piccolo malawiano di 13 mesi sono state in prima pagina nei media di tutto il mondo. La lista delle celebrità che hanno adottato è già lunga e si allungherà ancora se si dà credito ai pettegolezzi che circolano. Disgraziatamente la spettacolarizzazione di queste adozioni spesso offre un’immagine falsata di questa particolare forma di filiazione. Generalmente i media “dimenticano” la complessità delle procedure, il rigore delle norme, i rischi che l’adozione comporta, l’importanza della preparazione del bambino e dei suoi futuri genitori e soprattutto i bisogni e i diritti del bambino. I media preferiscono presentare l’adozione delle star come delle splendide storie d’amore semplici e rapide, nascondendo accuratamente ogni considerazione critica.

 

Sentimento di ingiustizia e di scoraggiamento

Questa immagine distorta, tuttavia, ha un impatto sul pubblico in generale e in particolare sugli aspiranti genitori adottivi. Questi si trovano di fronte ad una realtà molto più sfumata e complessa; questo scarto fa nascere in loro un sentimento di ingiustizia e scoraggiamento. Spesso esacerbato dal doppio linguaggio usato dai media. In effetti, se l’adozione delle celebrità è idealizzato, quando si tratta dei “comuni mortali” la musica cambia. I servizi che li riguardano si concentrano soprattutto sulle interminabili attese cui sono sottoposti, sul “percorso di guerra” che devono compiere “mentre gli istituti dei paesi di origine sono pieni di bambini…”.

Inoltre, quando i media si interessano ai bambini dei paesi d’origine, dipingono situazioni drammatiche e fuorvianti. Mostrano istituti pieni e miserabili senza dire che la maggior parte dei bambini non sono orfani e quindi non adottabili. Descrivono paesi distrutti dalla guerra, dall’aids o da catastrofi naturali, in cui i bambini hanno perso i genitori e sarebbero abbandonati a loro stessi, senza parlare della possibilità di presa in carico sul posto da parte delle loro famiglie o da altre persone in altri modi sul posto. Tutti ci ricordiamo dello tsunami, delle immagini dei bambini soli e privi di tutto e degli slanci di adozione suscitati da queste immagini.

Senza spiegazioni o approfondimenti, si capisce come gli aspiranti genitori adottivi abbiano dei moti di ribellione quando vedono queste immagini e si domandino perché  le loro procedure di adozione siano tanto complicate mentre tanti bambini non sembrano aspettare altro che si dia loro una casa e una famiglia che li ami.

 

I principi base dell’adozione internazionale

In questo contesto è importante che coloro che si occupano dal punto di vista professionale dell’adozione si mobilitino per correggere questa immagine. Hanno il dovere di intervenire per spiegare al pubblico che la realtà è diversa da quella diffusa dai media. Fondamentalmente è necessario ricordare sempre che l’adozione internazionale è soprattutto una misura di protezione del bambino, secondo quanto stabilito nei documenti internazionali, in particolare nella Convenzione relativa ai diritti dell’infanzia, i cui principi base devono essere rispettati in tutte le procedure di adozione, ad iniziare dal diritto del bambino di crescere innanzitutto nella sua famiglia di origine. In questo senso è importante che coloro che si occupano dal punto di vista professionale dell’adozione ricordino sempre che un bambino non dovrebbe essere adottato semplicemente perché la sua famiglia di origine è troppo povera per potersi occupare di lui. In questo caso è meglio sostenere la famiglia di origine perché il bambino possa rimanere con i suoi congiunti. Allo stesso modo è necessario spiegare il significato del principio di sussidiarietà secondo il quale l’adozione internazionale deve applicarsi in ultima istanza solo se nel paese di origine non si è potuta trovare alcuna soluzione permanente ed adeguata alle necessità dei bambini.

Per quel che concerne i paesi d’origine, è necessario far capire alle persone degli stati d’accoglienza che la maggior parte dei bambini negli istituti non sono adottabili, sia perché hanno ancora le loro famiglie, sia perché non è stato ancora deciso il loro stato di adottabilità dal punto di vista giuridico. Bisogna ugualmente far capire che un sempre maggior numero di paesi d’origine sono ormai in grado di controllare le nascite, ridurre la povertà e incoraggiare l’adozione nazionale e che perciò sono sempre meno i bambini che possono essere dati in adozione internazionale, in particolare i neonati in buona salute che quasi sempre sono adottati nei paesi d’origine.

 

Gli sforzi che devono essere fatti

Certamente questi messaggi sono difficili da diffondere tra la gente e politicamente rendono poco nei paesi occidentali in cui gli adottanti sono troppo numerosi rispetto ai possibili adottandi. Tuttavia è indispensabile indirizzare gli sforzi in questa direzione affinché le attese ed i progetti degli aspiranti genitori adottivi siano più aderenti alla realtà e diminuisca la pressione sui paesi d’origine: una simile insistenza è pericolosa perché apre la porta ad ogni sorta di abuso, violando gli interessi dei bambini.

Nell’ottica di una migliore diffusione dei principi esaminati in precedenza, il dibattito che ha avuto luogo su numerosi media a proposito dell’adozione da parte di Madonna del piccolo malawiano, nei cui riguardi non intendiamo pronunciarci, ha almeno avuto il vantaggio di aprire un confronto importante. Ma qualunque siano gli sbocchi di questo confronto, chiaramente resta indispensabile un approfondito lavoro di preparazione con gli aspiranti genitori.

In questo quadro sarebbe utile che il tema dell’adozione internazionale fosse affrontato dai mezzi di comunicazione di massa in modo da far capire agli aspiranti che la realtà è diversa da quella che viene ad essio presentata ogni giorno.

 

 

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