Prospettive assistenziali          157/2007

 

Editoriale

 

PETIZIONE POPOLARE: PRIMI RISULTATI OTTENUTI

 

maria grazia breda

Premessa

Nel n. 153 della rivista abbiamo annunciato l’avvio di una petizione popolare promossa da un consistente numero di organizzazioni di volontariato[1].

L’iniziativa è nata dall’esigenza di richiamare l’attenzione delle Amministrazioni locali e, in primo luogo, quella della Giunta regionale del Piemonte sulla necessità di colmare le gravi carenze esistenti in merito alle prestazioni socio-sanitarie per le persone non autosufficienti a causa di malattie croniche invalidanti oppure con limitata o nulla autonomia conseguente a gravi minorazioni fisiche e/o intellettive.

 

Obiettivi della petizione

Le associazioni promotrici sono partite dal presupposto che per ottenere il soddisfacimento di un bisogno è indispensabile poter “disporre di un diritto esigibile”, tanto più  se si è in una condizione di debolezza.

Pertanto la petizione[2] si propone di ottenere:

1.   il riconoscimento del diritto esigibile del malato cronico non autosufficiente alle cure sanitarie domiciliari, che sono attualmente decise discrezionalmente dalle Asl; analoga richiesta è rivolta ai Comuni singoli e associati per quanto concerne le prestazioni socio-assistenziali domiciliari;

2. il rispetto delle leggi vigenti in materia di contributi economici, violate tuttora da numerosi Comuni singoli e associati;

3.   la predisposizione da parte dei Comuni singoli e associati di centri diurni e di comunità alloggio per i soggetti con handicap intellettivo grave;

4.   l’attuazione delle norme vigenti in Piemonte in merito alla continuità terapeutica da assicurare agli anziani cronici non autosufficienti, nonché alle persone colpite dal morbo di Alzheimer o da sindromi correlate;

5.   il trasferimento alle Province dei compiti relativi alla vigilanza delle strutture di ricovero perché non si verifichi più la situazione in cui  l’ente locale che gestisce servizi svolge anche il ruolo di controllore di se stesso;

6.   la creazione in ogni Asl di almeno un centro diurno per i malati di Alzheimer e per i soggetti affetti da altre forme di demenza senile;

7.   il rispetto del diritto alle cure sanitarie e il conseguente adeguamento degli interventi per gli adulti colpiti da disturbi psichiatrici, in modo da renderli adeguati alle loro esigenze;

8.   il superamento delle strutture di ricovero ghettizzanti;

9.   la revisione dei servizi per i minori con gravi difficoltà familiari (aiuto psico-sociale ai nuclei d’origine, affidamento, adozione, comunità alloggio);

10.  il recepimento da parte dei Comuni singoli e associati delle norme contenute nella legge della Regione Piemonte n. 1/2004 di riordino delle attività socio-assistenziali, che garantiscono ai cittadini diritti esigibili, com’è stato fatto dall’Assemblea consortile dei Comuni di Collegno e Grugliasco con delibera approvata il 22 febbraio 2006.

 

Perché una petizione popolare

Già in passato, con le precedenti petizioni, erano stati conseguiti risultati positivi pur con le limitate forze di cui dispongono le associazioni di volontariato.

Ricordiamo ad esempio:

a)      l’approvazione del decreto legislativo 130/2000 in base al quale gli ultrasessantacinquenni non autosufficienti, nonché le persone con handicap in situazione di gravità, contribuiscono al pagamento delle prestazioni socio-assistenziali (ad esempio la quota alberghiera della retta di ricovero) solo con le proprie disponibilità economiche e quindi senza alcun onere per i loro congiunti;

b)      l’introduzione di alcuni diritti esigibili per le persone in grave difficoltà nella legge della Regione Piemonte n. 1/2004 (cfr. gli articoli 18, 22 e 35), unica in Italia a prevedere obblighi da parte dei Comuni;

c)      la sospensione dell’applicazione del decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 29 novembre 2001 sui Lea (Livelli essenziali di assistenza) per oltre un anno, fino alla stipula di un accordo con la Giunta della Regione Piemonte e le forze sociali, ivi comprese le associazioni di volontariato. Si sono ottenute condizioni più favorevoli per quanto riguarda la compartecipazione economica degli utenti, rispetto a quanto previsto dalla norma nazionale e sono stati previsti norme più valide per quanto concerne le strutture di ricovero degli anziani cronici non autosufficienti.

Sulla base delle positive esperienze sopra descritte, benché faticose, si è deciso di avviare un’altra petizione popolare anche se non sono mancate, strada facendo, le defezioni o i tentennamenti anche da parte di alcuni volontari delle associazioni promotrici, mentre, per un altro verso, abbiamo ottenuto nuove adesioni.

 

È importante raccogliere le firme, ma non solo

Ovviamente non basta raccogliere le firme. Infatti ogni occasione deve essere utilizzata sia per informare i cittadini in merito ai diritti da conquistare, sia per richiamare l’attenzione del Consiglio e della Giunta della Regione Piemonte sulle iniziative in corso.

Ad esempio, sono stati promossi i seguenti incontri per la presentazione della petizione:

-       Grugliasco, 14 marzo 2006, Casa San Giuseppe, con le associazioni Sara e Scintilla;

-       Lanzo Torinese, 25 marzo 2006, Centro diurno per persone con handicap intellettivo grave, con l’associazione Oltre il ponte, gruppi di volontariato vincenziano e quelli che operano per l’integrazione dei disabili, nonché l’Avulss;

-       Torino, Centro dei servizi per il volontariato Vssp, cicli di incontri con l’Anfaa, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, nei mesi di aprile, maggio e giugno 2006;

-       Pinerolo, 4 marzo 2006, con l’associazione Memorandum Alzheimer e alcuni Comitati di ospiti e di familiari delle case di riposo;

-       Nichelino, 20 aprile 2006, con le associazioni Utim e Auser;

-       Torino, 27 aprile 2006, Centro dei servizi per il volontariato Idea solidale, con l’associazione Avo;

-       Torino, 15 maggio 2006, Centro incontro della Circoscrizione 2, con i Comitati spontanei di quartiere S. Rita, Mirafiori Nord, Città Giardino e l’associazione Amici Q 12;

-       Torino, 25 settembre 2006, Centro documentazione pace della Circoscrizione 5;

-       Torino, 20 ottobre 2006, la petizione è stata pubblicizzata ai partecipanti del convegno “I malati di Alzheimer e sindromi correlate: gli obblighi del Servizio sanitario nazionale e dei comuni e il ruolo delle famiglie”.

La petizione è stata inoltre:

-       inviata a tutte le associazioni di volontariato del Piemonte;

-       distribuita durante le consultazioni del Consiglio regionale indette in merito al piano socio-sanitario regionale;

-       promossa in occasione di convegni e incontri;

-       pubblicizzata con cartelloni e volantini durante diverse manifestazioni (incontri parrocchiali, fiere di paese, mostre, feste).

Tutte le iniziative assunte sono state un’importante occasione di visibilità sul territorio per le singole associazioni e, nel contempo, un momento informativo utile per i cittadini che hanno ricevuto documenti sui diritti delle persone alle cui esigenze fondamentali di vita è rivolta la petizione.

Notizie riguardanti i contenuti della petizione sono state pubblicate da alcuni giornali, anche se in misura ridotta rispetto alle aspettative.

 

 

Coinvolti anche i Comuni

Non solo i singoli cittadini, ma anche gli stessi Enti locali dovrebbero avere un interesse particolare per promuovere presso la Regione l’approvazione di norme che tutelino le fasce più deboli della popolazione. Infatti, a fronte di un diritto esigibile per il cittadino, vi è l’obbligo per l’ente di provvedervi e, conseguentemente, di disporre delle risorse necessarie per farlo.

Ottenere, quindi, che il piano socio-sanitario ancora in discussione preveda l’esigibilità delle prestazioni socio-sanitarie e socio-assistenziali al momento carenti o non previste. Ne consegue anche l’impegno della Giunta a stanziare le risorse necessarie da destinare agli Enti locali.

Pertanto le associazioni aderenti al Csa (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base) hanno promosso presso i Consigli comunali delle loro realtà, l’approvazione di ordini del giorno in appoggio alla petizione. Finora hanno assicurato il loro sostegno i Consigli comunali di Borgaro Torinese, La Cassa, La Loggia e Rivalta. Sarà questo un terreno su cui insistere nei prossimi mesi.

 

Presidi per dare visibilità e coinvolgere i cittadini

Allo scopo di coinvolgere i cittadini e, nel contempo, sollecitare la Giunta regionale ad accogliere le nostre richieste, sono stati organizzate varie iniziative da parte delle associazioni Anfaa, Csa, Diapsi, Malati di Alzheimer, Utim. Ogni giovedì, nei mesi di ottobre, novembre e dicembre 2006, a turno, una delle suddette associazioni ha predisposto un presidio per richiamare l’attenzione della Giunta e della cittadinanza sui problemi dei minori, dei soggetti con handicap intellettivo, dei malati di Alzheimer, degli anziani cronici non autosufficienti, nonché dei malati psichiatrici.

Ai presidi, di volta in volta, a seconda del tema, hanno partecipato e garantito il loro sostegno anche volontari dell’Avo (Associazioni volontari ospedalieri), della Cpd (Consulta per le persone in difficoltà), dei Gruppi di volontariato vincenziano e della Società San Vincenzo de Paoli.

La sede della Giunta regionale (Piazza Castello a Torino) è stata scelta per il presidio, mentre in uno spazio adiacente è stato predisposto un banchetto per la raccolta firme.

Dette manifestazioni erano state indette anche perché nell’incontro del 12 settembre 2006 con la Presidente della Regione Piemonte, On. Mercedes Bresso, alla quale erano state consegnate le prime 5.300 firme raccolte, non erano stati raggiunti risultati accettabili. Di qui la decisione di assumere anche iniziative di visibilità per denunciare con cartelli, volantini, striscioni e slogan le gravi carenze esistenti e per richiedere alla Giunta di destinare parte delle risorse del bilancio regionale al miglioramento delle condizioni di vita della popolazione più debole[3].

 

Coinvolto il Consiglio regionale

Il martedì precedente l’organizzazione dei presidi, con apposito volantino o lettera aperta, i Consiglieri regionali erano informati, quando possibile anche garantendo la presenza di due o tre volontari al loro ingresso in aula, per poterli rendere direttamente edotti delle iniziative in corso e chiedere il loro coinvolgimento.

Una attenzione specifica è stata rivolta ai Consiglieri della  IV Commissione del Consiglio regionale che si occupa di sanità e assistenza.

Per rafforzare il peso politico delle loro richieste le associazioni di volontariato hanno collaborato con i gestori delle strutture private di ricovero, sottoscrivendo un documento comune[4] che è stato oggetto di una vivace e partecipata audizione in Consiglio regionale il 3 novembre 2006, con la distribuzione di un volantino/denuncia della situazione vergognosa degli oltre 8.500 anziani cronici non autosufficienti e malati di Alzheimer in lista d’attesa per un posto letto in una struttura convenzionata di ricovero[5].

A seguito dell’azione costante e articolata su più fronti predisposta dagli organizzatori nella petizione popolare, al presidio del 16 novembre 2006 sono intervenuti anche Consiglieri regionali della maggioranza (Democratici di sinistra, Margherita) e dell’opposizione (Forza Italia, Alleanza nazionale).

 

Ottenuto un Consiglio regionale straordinario sul tema degli anziani cronici non autosufficienti

Grazie anche all’interessamento dei suddetti Consiglieri, il 28 novembre 2006 ha avuto luogo un Consiglio regionale straordinario sul problema degli anziani cronici non autosufficienti.

L’incontro ha registrato un’altissima partecipazione di Consiglieri e di rappresentanti della Giunta, compresa la presenza continuativa della Presidente della Giunta regionale e degli Assessori alla sanità e all’assistenza. Di particolare rilievo è stato il dibattito e numerosi sono stati gli interventi, tutti estremamente pertinenti con il tema in esame. Va anche rilevato che uno sforzo enorme è stato fatto da parte di tutti per evitare polemiche sterili tra maggioranza e opposizione e puntare, invece, a individuare proposte concrete.

Pertanto, in conclusione, dopo una seduta durata oltre sei ore, è stata votata all’unanimità la mozione che riportiamo di seguito. Si tratta di un primo importante risultato ottenuto che, come si potrà constatare, accoglie molte richieste contenute nella petizione popolare.

 

Una mozione che impegna la Giunta

Di seguito si riporta il testo del documento votato e approvato nell’adunanza consiliare del 28 novembre 2006:

«Il Consiglio regionale, premesso che:

-     la situazione dei servizi socio-sanitari rivolti alla popolazione anziana non autosufficiente nella nostra regione presenta criticità in termini di liste di attesa e di uniformità sul territorio;

-     nella fase di consultazione sulla proposta di Piano socio-sanitario regionale e nel corso dell’audizione della IV Commissione consiliare tenutasi il 3 novembre 2006 sono stati evidenziati rilievi problematici da parte di organizzazioni di tutela degli utenti, di organizzazioni di volontariato, di soggetti rappresentativi degli operatori del settore, degli enti locali;

considerato che:

- la Dgr n. 17-15226 del 30 marzo 2005 ha definito un nuovo modello integrato di assistenza residenziale socio-sanitaria a favore delle persone anziane non autosufficienti uniforme sul territorio regionale, comprendente i livelli di assistenza da erogarsi, gli indirizzi e le linee guida per il nuovo modello, i riferimenti tariffari e la percentuale di compartecipazione dei cittadini alla spesa; la stessa deliberazione della Giunta regionale prevedeva una fase di transizione verso il nuovo modello da concludersi entro il 30 aprile 2006;

- la Dgr n. 51-11389 del 23 dicembre 2003 ha definito i livelli essenziali di assistenza relativamente alle cure domiciliari, prevedendo una compartecipazione della sanità alla spesa nella misura del 50% nella fase di lungoassistenza;

- la Dgr n. 32-29522 del 1° marzo 2000 ha fissato nell’1% del numero di anziani ultrasessantacinquenni la quota di posti letto in Rsa e Raf a gestione diretta o convenzionate;

- da più parti – e ripetutamente nella fase di consultazione relativa alla proposta di Piano Socio-Sanitario regionale – si è segnalato come tale limite sia inadeguato rispetto alle esigenze e generi liste di attesa incompatibili con l’esercizio di un effettivo diritto di cura e assistenza; si è pertanto quantificato nel 2% la quota necessaria a rispondere alle reali necessità;

- recentemente sono stati stanziati ulteriori venti milioni di euro finalizzati all’abbattimento delle liste di attesa per l’inserimento degli anziani non autosufficienti in strutture residenziali;

- la situazione di differenziazione delle tariffe erogate nei diversi territori regionali può riflettere situazioni di decadimento della qualità o casi di mancata ottimizzazione nella contrattazione con i fornitori.

 

Tutto ciò premesso e considerato impegna la Giunta regionale a inserire nel Piano socio-sanitario regionale, negli atti di bilancio e nelle deliberazioni in materia misure tese a:

- conseguire progressivamente ma con tempi certi su tutto il territorio regionale, a garanzia della qualità dei servizi erogati, l’omogeneità circa:

·         i livelli di servizio residenziali e domiciliare resi alla popolazione anziana non autosufficiente;

·         i criteri di accesso ed eventuale compartecipazione al costo dei servizio da parte degli utenti;

·         le tariffe corrisposte, uniformandosi ai livelli previsti dalla Dgr n. 17-15226 del 30 marzo 2005, nonché prevedendo, al fine di evitare successive onerose ricontrattazioni, gli incrementi delle stesse sulla base degli indici Istat a partire dalla conclusione della fase transitoria;

- assicurare agli anziani e alle loro famiglie un’effettiva esigibilità dei servizi e una reale possibilità di scelta tra cura domiciliari e inserimenti in strutture residenziali stabilendo:

·         nel 2% degli anziani ultrasessantacinquenni la quota posti letto in strutture residenziali;

·         una quota certa e crescente di prese in carico domiciliari di anziani non autosufficienti, applicando la compartecipazione sanitaria alla spesa secondo quanto previsto dall’accordo sui Lea;

-     definire un modello di domiciliarità integrata, comprendente prestazioni socio-sanitarie, prestazioni di assistenza familiare e servizi di supporto, da integrarsi in un unico piano assistenziale individualizzato;

-     far cessare la prassi ancora troppo diffusa di ricoveri impropri in case di cura per la lungoassistenza di anziani non autosufficienti con caratteristiche che consentono l’inserimento in Rsa o Raf;

-     definire un piano che dia tempi certi al completamento delle procedure di accreditamento delle strutture, superando l’attuale sistema di regime transitorio;

-     riattivare e rendere permanente il tavolo misto di confronto che comprende uffici regionali, rappresentanze degli enti locali, degli enti gestori, degli utenti, del terzo settore e dei lavoratori, come luogo di elaborazione, consultazione sui provvedimenti da adottare e di verifica rispetto ai servizi resi;

-     attuare, anche con il coinvolgimento delle organizzazioni di rappresentanza degli utenti, iniziative volte a rilevare e controllare la qualità dei servizi resi».

 

Primi risultati concreti

A sostegno della validità delle iniziative intraprese, specialmente nell’ultimo trimestre 2006, citiamo i seguenti risultati:

·       l’aumento da 2 a 5 milioni di euro dei fondi destinati alle strutture residenziali per le persone in situazione di handicap;

·       lo stanziamento di 20 milioni di euro per il 2006 e per il 2007 volti alla creazione di circa ulteriori 1.100 posti letto convenzionati e l’impegno ad aumentare nel 2007 il numero dei posti letto convenzionati in Rsa/Raf dall’1,3 al 1,5 per cento degli ultrasessantacinquenni anziani cronici non autosufficienti in modo da ridurre almeno del 25% le attuali liste d’attesa;

·       5 milioni di euro agli enti gestori dei servizi socio-assistenziali per aumentare gli aiuti alle famiglie con un soggetto non autosufficiente in casa e 12 milioni di euro per le cure domiciliari sanitarie;

·       iniziative di controllo sulle strutture psichiatriche;

·       istituzione di un gruppo di lavoro regionale, con rappresentanti delle nostre associazioni, per la messa a punto di una delibera sui centri diurni per i malati di Alzheimer e per la realizzazione di nuclei dedicati nelle strutture residenziali;

·       assegnazione di contributi per circa 2 milioni di euro agli Enti gestori dei servizi socio-assistenziali per le attività di promozione delle adozioni, in particolare di quelle difficili, nonché degli affidamenti familiari per i minori in difficoltà.

 

Perché occorre ancora impegnarsi

Ci sembra che vi siano ragionevoli motivazioni per proseguire con le iniziative relative alla petizione popolare, anche per non svilire gli sforzi compiuti finora e difendere i risultati fin qui ottenuti, che sono importanti, ma non ancora risolutivi.

Il nostro obiettivo è ottenere diritti esigibili. Le risorse stanziate dalla Giunta sull’onda della pressione popolare sono, ovviamente, più che apprezzabili, ma per diventare stabili servono leggi e delibere che riconoscano inequivocabilmente i bisogni delle persone e il loro diritto a esigere i servizi e le prestazioni necessarie a soddisfarli.

Inoltre, non va dimenticato che ci stiamo impegnando anche nel nostro stesso interesse di potenziali futuri utenti di un domani e non solo per rispondere alla spinta solidaristica tesa a ottenere giustizia per chi è attualmente debole e indifeso.

Non bisogna mai dimenticare che a ognuno di noi e ai nostri cari, anche all’improvviso, può capitare di non essere più in grado di provvedere autonomamente alle proprie esigenze fondamentali di vita e di avere la necessita di essere difesi dagli altri.

Possono essere i congiunti, ma abbastanza spesso, pur con tutta la loro dedizione, non sempre sono in grado da soli di districarsi fra i complicati meandri della burocrazia socio-sanitaria.

La causa può essere, ad esempio, la non conoscenza delle disposizioni vigenti: quanti sono i figli, i nipoti, i fratelli, le sorelle e gli altri congiunti di anziani cronici non autosufficienti che sono stati costretti ad accettare le dimissioni da ospedali o da case di cura private convenzionate di un loro parente colpito da patologie invalidanti e da non autosufficienza perché medici, assistenti sociali e altri operatori hanno loro riferito, affermando il falso, che al Servizio sanitario nazionale non compete la cura dei malati inguaribili?

D’altra parte è noto che occorrono anni e anni per la progettazione, la costruzione e l’avvio del funzionamento dei servizi domiciliari e residenziali.

Dunque, non è mai troppo presto per agire a favore di se stessi e quindi anche per gli altri. Le nostre eventuali personali e familiari necessità ci devono spronare a non perdere tempo.

 

Come e dove promuovere la petizione popolare

Ogni occasione può essere colta per promuovere la cultura del diritto dei più deboli e poter contare su prestazioni certe e adeguate alle loro esigenze. Ne consegue la necessità di:

·       riprendere la raccolta delle firme con il coinvolgimento di amici, familiari, conoscenti;

·       coinvolgere altre associazioni e organizzazioni che operano nel territorio (non necessariamente nell’ambito del socio-sanitario: centri sociali e culturali, bocciofile, centri sportivi, sedi di patronato e sindacali, scuole);

·       costruire occasioni di incontro e di dibattito;

·       chiedere adesioni anche a persone singole che ricoprono particolari ruoli pubblici;

·       coinvolgere i Consigli direttivi di enti e organismi che possono approvare ordini del giorno in appoggio alla petizione;

·       intervenire durante convegni e dibattiti pubblici per presentare o distribuire la petizione popolare;

·       coinvolgere i nostri soci, gli aderenti e i volontari per la promozione della petizione e della cultura dei diritti a tutela delle fasce deboli;

·       coinvolgere i Comuni, i loro Consorzi, le Comunità montane perché sostengono con loro iniziative i contenuti della petizione;

·       informare chi ci ha sostenuto in merito ai primi risultati ottenuti;

·       diffondere la petizione sui nostri bollettini e riviste.



[1] Elenco associazioni promotrici: Aip, Associazione italiana parkinsoniani; Almm, Associazione per la lotta contro le malattie mentali; Alzheimer Piemonte; Ama, Associazione malati di Alzheimer; Avo, Associazione volontari ospedalieri; Cpd, Consulta per le persone in difficoltà; Diapsi, Difesa ammalati psichici Piemonte; Fondazione Idea, Istituto per la ricerca e la prevenzione della depressione e dell’ansia; Fondazione promozione sociale; Gvv, Gruppi di volontariato vincenziano; Società di San Vincenzo de’ Paoli; Csa, Coordinamento sanità e assistenza tra i movimenti di base di Ivrea di cui fanno parte le seguenti organizzazioni: Aias, Associazione italiana assistenza agli spastici; Associazione comunità alloggio; Associazione l’Argine; Associazione per la lotta contro le malattie mentali; Centro di solidarietà l’Orizzonte Cooperativa Pentagramma; Cooperativa S. Michele; Società di San Vincenzo de’ Paoli; Associazione Casainsieme; Associazione comunità casa dell’ospitalità; Associazione per la consulenza familiare; Avulss “Maria Quassola” di Ivrea; Cooperativa Marypoppins; Cooperativa Praie; Grama, Gruppo di auto mutuo aiuto; Tribunale per i diritti del malato; Csa, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base di Torino a cui aderiscono: Geaph, Genitori e amici dei portatori di handicap di Sangano (To); Agafh, Associazione genitori adulti e fanciulli handicappati di Orbassano (To); Aias, Associazione italiana assistenza spastici di Torino; Associazione “La Scintilla” di Collegno-Grugliasco (To); Associazione “Mai più istituti di assistenza”; Anfaa, Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie; Associazione “Odissea 31” di Chivasso (To); Associazione “Oltre il Ponte” di Lanzo Torinese (To); Associazione “Prader Willi” sez. di Torino; Aps, Associazione promozione sociale; Asvad, Associazione solidarietà volontariato a domicilio; Associazione tutori volontari; Cogeha, Collettivo genitori dei portatori di handicap di Settimo Torinese (To); Comitato integrazione scolastica handicappati; Coordinamento dei Comitati spontanei di quartiere “Domenico Sereno Regis”; Cumta, Comitato utenti mezzi trasporto accessibili; Ggl, Gruppo Genitori per il diritto al lavoro delle persone con handicap intellettivo; Grh, Genitori ragazzi handicappati di Venaria-Druento (To); Gruppo inserimento sociale handicappati ex Ussl 27 Ciriè (To); Ulces, Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale; Utim, Unione per la tutela degli insufficienti mentali; “Vivere insieme” di Rivoli (To).

[2]  Il testo integrale della petizione popolare può essere richiesto all’Associazione promozione sociale, Via Artisti 36, Torino, tel. 011/812.44.69, fax 011/812.25.95, e-mail: info@fondazionepromozionesociale.it

[3] Nel volantino distribuito si segnalava che «l’avanzo di bilancio 2005 della Regione è stato di 348 milioni di euro e rilevanti somme saranno spese per il Teatro Regio, la Reggia di Venaria, il Toroc, il Museo del cinema. Le associazioni chiedono che siano stanziate risorse anche per i cittadini piemontesi che hanno più difficoltà».

[4] Il testo è stato sottoscritto dagli enti gestori delle strutture socio-assistenziali (Anaste Piemonte, Associazione nazionale strutture per la terza età; Aria, Associazione responsabili istituti assistenziali; Federapi Piemonte/Confapi sanità Piemonte; Unione regionale imprese del settore sanità; Confcooperative/Federsolidarietà; Legacoop Piemonte/Legacoopsociali; Uneba, Unione nazionale enti beneficenza e assistenza) e le associazioni utenti coordinate dalla Fondazione promozione sociale (Comitato promotore della petizione contro l’applicazione dei Lea di cui fanno parte: Alzheimer Piemonte; Avo, Associazione volontari ospedalieri; Cpd, Consulta per le persone in difficoltà; Csa, Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti; Diapsi Piemonte, Difesa ammalati psichici; Gvv, Gruppi di Volontariato Vincenziano; Sea Italia, Servizio emergenza anziani; Società di S. Vincenzo de Paoli).

[5] La lettera aperta al Consiglio Regionale del Piemonte era così redatta: «Segnaliamo che giovedì 16 novembre 2006 dalle ore 10.30 alle ore 13.00 avrà luogo un presidio (davanti alla sede della Giunta regionale) ed una raccolta firme a sostegno della petizione popolare in via Garibaldi fronte n. civico 7».

«LE PRIME 5.300 FIRME SONO STATE CONSEGNATE ALLA PRESIDENTE DELLA GIUNTA ON. MERCEDES BRESSO, il 12 settembre 2006.

«Il presidio è promosso dalle associazioni Alzheimer Piemonte, Anfaa, Avo, Csa, Sea Italia, Cpd (Consulta per le persone in difficoltà), Diapsi, Gruppi di volontariato vincenziano, Società S. Vincenzo De Paoli, Utim, unitamente alle associazioni aderenti alla petizione popolare.

«CHIEDIAMO AI CONSIGLIERI REGIONALI DI ASSUMERE LE INIZIATIVE NECESSARIE PERCHÉ NELL’ASSESTAMENTO DI BILANCIO SI INDIVIDUINO LE RISORSE INDISPENSABILI PERCHÉ LE ASL GARANTISCANO:

1. un rimborso forfetario per le maggiori spese vive sostenute dalle famiglie che accolgono in casa un proprio congiunto malato e non autosufficiente;

2. cure domiciliari e assegni di cura adeguati alle esigenze dei malati non autosufficienti, che possono essere curati a casa propria;

3. centri diurni per i malati di Alzheimer e/o altre demenze con ogni onere a carico del Servizio sanitario nazionale;

4. la continuità assistenziale delle cure: dal domicilio all’ospedale, alla casa di cura, al posto letto in Rsa (Residenza sanitaria assistenziale) per gli anziani cronici non autosufficienti, compresi i malati di Alzheimer e/o altre demenze;

5. l’abbattimento delle liste d’attesa per il ricovero in Rsa;

6. la messa a norma delle strutture residenziali a rischio.

«OLTRE L’80% DELLE FAMIGLIE NON HA AIUTI A DOMICILIO da Asl e Comuni. Scarsi o nulli  sono i contributi alle famiglie con malati a carico che devono sostenere molte spese per mantenere i loro congiunti a casa. Pochissimi sono i posti nei centri diurni per i malati di Alzheimer e spesso sono a pagamento con costi per il trasporto, quando c’è, insostenibili per i  familiari.

«Liste d’attesa per un ricovero anche di tre anni: c’è tempo di morire! Sono circa 9 mila (4500 solo a Torino e provincia) i piemontesi anziani cronici non autosufficienti o malati di Alzheimer che, con le loro famiglie, pagano dai 15 ai 25 mila euro all’anno per il loro ricovero. Essi hanno diritto a un posto letto convenzionato, con almeno metà della retta a carico dell’Asl. La Giunta Bresso ha promesso soldi solo per 1000 cittadini. E gli altri?

«Comuni che chiedono illegalmente soldi alle famiglie dei ricoverati. Tantissimi comuni piemontesi non rispettano le leggi nazionali vigenti e, approfittando dei cittadini che non sono informati, chiedono alle famiglie di pagare la retta di ricovero per il loro congiunto. È il Comune, invece, che deve integrare la retta di ricovero, quando l’assistito non copre l’importo con i suoi redditi e beni personali. Non è anche questa una “truffa” contro gli anziani?

«Anziani gravemente malati ricoverati in strutture a rischio. Il 50% delle strutture di ricovero nella zona di Alessandria e Novi Ligure eroga prestazioni che sono di gran lunga al di sotto degli standard fissati ancora da una norma del 1995! In 222 strutture su 545 (la metà!) manca personale medico, infermieristico e di assistenza. Gli operatori hanno contratti di lavoro inapplicati o che prevedono salari molto bassi e scarse tutele. Cosa ha fatto la Giunta Bresso? Ha rinviato di altri 3 anni la messa a norma perché – dice – non ha soldi da dare alle Asl perché assicurino i livelli minimi essenziali di assistenza. Addirittura non garantisce neppure le risorse anticipate da chi ha, invece, rispettato correttamente le disposizioni della delibera regionale 17/2005.

«Non è vero che non ci sono soldi. È dal 2003 che i piemontesi pagano più tasse (Irpef) vincolate per la non autosufficienza  (legge regionale 1/2003). Solo nel 2003 sono stati incassati 60 milioni di euro dalla Regione. Dove sono finiti? Inoltre l’avanzo di bilancio 2005 della Regione è di 348 milioni di euro. Grosse somme saranno spese per il Teatro Regio, la Reggia di Venaria, il Toroc, il Museo del cinema.

«Basta con gli sprechi. Perché la Giunta Bresso continua a pagare tre volte un ricovero che potrebbe costarne uno? Gli ospedali, in assenza di iniziative della Giunta, continuano ad inviare anziani non autosufficienti e malati di Alzheimer nelle case di cura di riabilitazione e di lungo-degenza convenzionate a 150 euro di retta al dì. Anche se non vi è alcun beneficio per i pazienti, che potrebbero ricevere cure idonee in una Rsa, con un costo massimo di 40 euro al giorno. Chiediamo che almeno un terzo delle risorse destinate alle case di cura sia convertito per posti letto in Rsa».

 

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