Prospettive assistenziali, n. 153, gennaio - marzo 2006

 

 

Interrogativi

 

 

LA RUOTA  DEGLI ESPOSTI: UN RITORNO AL MEDIO EVO?

 

La Giunta comunale di Marcallo con casone, in provincia di Milano, ha deciso di installare l’antica “ruota degli esposti”, come riportato da Avvenire del 4 dicembre 2005.

Secondo il succitato quotidiano il sindaco, Massimo Garavaglia, esponente della Lega Nord «giustifica il provvedimento della Giunta, che ha già stanziato 10 mila euro nel prossimo bilancio per l’operazione, come un servizio per l’intero territorio che non c’era e auspica che siano soprattutto le donne extracomunitarie a servirsene. La ruota degli esposti, che sarà attiva dai primi mesi del 2006, vuole avere carattere sovracomunale e servirà anche per rispondere alla forte domanda di adozione».

In merito a questa iniziativa di predisporre una ruota contro gli abbandoni dei neonati, il Csa (Coordinamento sanità ed assistenza fra i movimenti di base) ha inviato a Massimo Garavaglia una lettera in data 9 dicembre 2005, in cui informa il Sindaco che «è tuttora vigente la legge 2838 del 1928 in base alla quale le Province sono obbligate non solo ad assistere i neonati ed i fanciulli non riconosciuti, ma anche, fatto importantissimo, a fornire il necessario sostegno alle gestanti in condizioni di disagio affinché, con la massima responsabilizzazione possibile, possano decidere se riconoscere o non riconoscere i loro nati. Detta attività è svolta dalla Provincia di Milano dal servizio “Madre segreta” con sede in Viale Piceno 60».

L’istituzione della medioevale ruota non ignora totalmente le esigenze delle donne in difficoltà e dei loro nati?

Com’è stato rilevato nel convegno di Torino del 21 ottobre 2005 “Il diritto di tutti i bambini fin dalla nascita alla famiglia e la prevenzione dell’abbandono”, organizzato dalla Provincia di Torino e dall’Associazione promozione sociale, non  è solo necessario informare le donne in merito alla possibilità di partorire in ospedale con la garanzia dell’assoluto anonimato, ma è altresì indispensabile la predisposizione di servizi altamente specializzati (1-3 in ciascuna Regione a seconda del numero degli abitanti) in modo da fornire alle gestanti tutte le prestazioni occorrenti affinché, tenendo in attenta considerazione le esigenze dei bambini, possano assumere la decisione di procedere o meno al riconoscimento e acquisire gli strumenti necessari per il loro reinserimento sociale.

Infatti, come ha giustamente rilevato Paolo Raspanti, presidente della sezione di Firenze dell’Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie) nel comunicato stampa del 3 febbraio 2006 «non è accettabile che la partoriente venga lasciata sola prima e dopo il parto e che ci si preoccupi solamente di salvaguardare la sopravvivenza del bambino».

Anche il movimento per la vita ha predisposto una “ruota degli esposti”, inaugurata a Firenze il 4 febbraio 2006.

Su la Repubblica del 1° febbraio 2006 è stato precisato che «si tratta di una piccola culla dotata di confort alla quale si può accedere dall’esterno attraverso un vano che si apre automaticamente e che è dotato di un sistema d’allarme e di un televideo a circuito chiuso per allertare il personale disponibile 24 ore su 24».

A che cosa possono servire le ruote di Marcallo con Casone e di Firenze, visto che se le donne partoriscono in ospedale, oltre a ricevere esse stesse e il bambino le necessarie cure, possono lasciare il neonato senza riconoscerlo?

Le ruote servono forse per favorire il parto a domicilio e per trasferire i bambini appena nati e quindi debolissimi dall’abitazione al luogo in cui i congegni di medievale memoria sono collocati?

È questo il rispetto della dignità e delle esigenze dei neonati e delle donne?

Perché fin ora il Comune di Marcallo con Casone e il Movimento per la vita non hanno intrapreso azioni per obbligare le Province inadempienti (e non sono poche) a rispettare le norme della legge 2838 del 1928 che le obbliga tuttora (salvo diversa normativa approvata dalle Regioni) a fornire il necessario sostegno psico-socio-economico alle gestanti in condizioni di disagio?

 

 

PERCHÉ la cisl scopre solo adesso i malati di alzheimer?

 

con un ritardo di alcuni decenni, la Federazione nazionale dei pensionati Cisl si accorge che vi sono in Italia circa 600mila malati di Alzheimer.

Premesso che oltre alla malattia di Alzheimer vi sono altre forme di demenza senile, non è sconvolgente che Valeria De Bortoli, Segretario nazionale della Federazione nazionale dei pensionati Cisl, ometta di segnalare nella circolare n. 288/LC/rb del 22 novembre 2005 gli obblighi del Servizio sanitario nazionale?

Non è forse vero che dal 1978, atto di entrata in vigore della legge 833, la sanità è obbligata a curare i suddetti soggetti non solo a domicilio ma anche mediante il ricovero gratuito presso ospedali e case di cura private convenzionate durante le fasi acute e presso strutture socio-sanitarie quali le Rsa (Residenze sanitarie assistenziali) nel corso di tutto il periodo della cronicità, senza alcun limite temporale?

Perché nella citata circolare, il Segretario nazionale della Cisl non precisa che durante la fase cronica il costo della degenza presso le strutture socio-sanitarie è a carico del Servizio nazionale nella misura minima del 50% della retta totale, mentre l’utente deve versare al massimo il 50% ma limitatamente alle sue personali risorse economiche?

E per quali motivi omette di evidenziare che in base alle leggi vigenti, i congiunti, compresi quelli conviventi, non hanno alcun obbligo giuridico di svolgere le funzioni assegnate dalle leggi vigenti al Servizio sanitario nazionale, né sono tenuti a versare alcuna somma per il ricovero?

Non sarebbe opportuno che la Federazione nazionale dei pensionati Cisl modificasse i contenuti del sito “Intrage” in cui è scritto che nel caso di ricovero presso le Rsa parte della retta è a carico della famiglia dell’utente?

Per quale ragione non avverte gli associati e le loro famiglie che le dimissioni delle persone colpite da demenza senile da ospedali e dalle case di cura private convenzionate possono essere bloccate con il semplice invio di alcune lettere raccomandate tenuto conto che, com’è previsto dalla circolare in oggetto, il costo di un malato di Alzheimer curato a casa si aggira su 20-30mila euro l’anno?

Infine non riusciamo a comprendere in base a quali principi la Cisl (ma anche Cgil e Uil) continuino a non tener conto delle legge vigenti, sia per quanto concerne il diritto alle cure sanitarie delle persone colpite da patologie invalidanti e da non autosufficienza, sia in merito ai contributi economici illegalmente richiesti dai Comuni e dalle Asl ai congiunti dei vecchi malati cronici, nonché dei soggetti con handicap intellettivo  in situazione di gravità (1).

 

 

PER QUALI MOTIVI L’ISTITUTO DI RICOVERO PER MINORI VIENE ORA CHIAMATO CASA FAMIGLIA?

 

Abbiamo più volte precisato su questa rivista che il ricovero di minori in istituto è estremamente negativo.

Si veda, ad esempio, l’articolo “Perché costruire nei Paesi poveri istituti per bambini in difficoltà quando esistono valide alternative”, pubblicato sul numero 151/2005.

Per quanto concerne il nostro Paese il Parlamento, mediante la legge 149/2001, ha stabilito la chiusura di tutte le nostre strutture di ricovero (escluse le comunità alloggio) entro e non oltre il 31 dicembre 2006.

Poiché, com’è ovvio, le conseguenze estremamente negative e spesso permanenti dell’istituzionalizzazione non riguardano solo i fanciulli italiani, ma tutti i minori compresi quelli del terzo mondo, non si comprende per quale ragione siano state destinate rilevanti risorse economiche per costruire nuovi complessi residenziali per decine e decine di bambini nelle zone colpite dal maremoto del dicembre 2004.

Come si può sostenere che si tratti di iniziative decise a fin di bene?

Inoltre è possibile sapere in base a quali criteri nei giornali (cfr. ad esempio La Stampa del 9 ottobre 2005 e del 16 dicembre 2005 a proposito di una struttura di ricovero per ben 85 bambini) la parola “istituto” sia stata sostituita da “casa famiglia”?

Non si tratta di un espediente che non modifica in nulla e per nulla le ricordate negative conseguenze per i minori che saranno ricoverati?

Altresì, non è un artificio fuorviante nei confronti dei benefattori?

 

 

(1) Oltre ad avere più volte segnalato ai Sindacati Cgil, Cisl e Uil le vigenti norme di legge e le esperienze acquisite dal Csa (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base) e dalla Fondazione promozione sociale sia in materia di opposizione alle dimissioni ospedaliere di anziani ancora necessitanti di cure sanitarie e non curabili a domicilio, sia per quanto riguarda le vertenze sulle contribuzioni economiche, ricordiamo i numerosi articoli apparsi su Prospettive assistenziali elencati nella nota 15 dell’editoriale dello scorso numero “Una irragionevole e controproducente proposta di legge dei Sindacati dei pensionati Cgil, Cisl e Uil sulla non autosufficienza”.

 

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