Prospettive assistenziali, n. 153, gennaio - marzo 2006

 

 

INQUIETANTE COMPORTAMENTO DELLA CARITAS ITALIANA SUL DIRITTO ALLE CURE SANITARIE DEGLI ANZIANI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI

 

 

Nel numero 151 di Prospettive assistenziali, in virtù della grande influenza della Caritas italiana, presente su tutto il territorio con varie sedi, abbiamo posto la domanda: «Perché la Caritas non provvede a diffondere notizie sul diritto dei malati cronici alle cure sanitarie e socio-sanitarie?».

Nell’articolo si faceva riferimento al fatto che «a Don Vincenzo Nozza, Direttore della Caritas italiana, il Csa, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base di Torino ha inviato in data 24 gennaio 2005 gli opuscoli predisposti da alcune istituzioni (Comuni di Grugliasco e Nichelino, Circoscrizioni 2, 6 e 7 di Torino, Asl 1 del Piemonte) e da un gruppo di associazioni di volontariato (Alzheimer Piemonte, Auser, Avo, Consulta per le persone in difficoltà, Csa, Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti, Diapsi, Servizio emergenza anziani, Società di San Vincenzo de’ Paoli, Gruppo di volontariato vincenziano) chiedendogli “di voler esaminare la possibilità da parte della Caritas italiana di predisporre un analogo opuscolo in cui siano precisati i doveri/diritti degli anziani cronici, dei malati di Alzheimer e dei soggetti colpiti da altre forme di demenza senile, nonché i compiti attribuiti dalle leggi vigenti al Servizio sanitario nazionale ed ai Comuni”».

A seguito della pubblicazione del suddetto articolo Don Nozza ha inviato in data 27 ottobre 2005 una lettera al Csa in cui dichiara quanto segue: «Ritengo utile alla luce della lettura dell’articolo, evidenziare come il non produrre da parte di Caritas italiana un opuscolo o, citando l’articolo, “anche poche pagine” sul diritto dei malati cronici alle cure, non significa che non si sia attenti all’esigibilità di tali diritti. Da sempre e in più occasioni abbiamo richiamato, come Caritas italiana, le Caritas diocesane a tutelare i diritti dei malati e tra questi anche i malati cronici, così come gli anziani, i malati di mente, ecc. e in queste indicazioni sono incluse tanto la diffusione dell’informazione, valorizzando al massimo quanto di qualitativo è da altri prodotto, quanto la vigilanza e se necessario la pressione sugli enti preposti alla cura affinché il loro impegno sia non solo efficace e adeguato ai bisogni ma profondamente tutelante la persona nella sua interezza».

Preso atto delle suddette affermazioni verbali, continuiamo a non capire come mai la Caritas perseveri a non voler predisporre un semplice libretto che possa costituire un riferimento concreto sia per quei dirigenti e volontari che cercano di rendere esigibili i diritti delle persone non in grado di difendersi da sole, sia per i cittadini attualmente disinformati.

Il Csa in tal senso ha inviato una ulteriore lettera a Don Nozza in data 15 novembre 2005 in cui si segnala che la situazione è assolutamente intollerabile: «Da troppi anni gli anziani cronici non autosufficienti non ricevono, salvo casi purtroppo molto rari, dal Servizio sanitario nazionale le cure a cui hanno diritto a partire dalla legge 692/1955. Di conseguenza, come risulta dal documento “Legge quadro per la realizzazione del sistema integrato di interventi e servizi sociali” della Presidenza del Consiglio dei Ministri, Ufficio del Ministro per la solidarietà sociale, pubblicato a Roma nell’ottobre 2000 “nel corso del 1999, due milioni di famiglie italiane sono scese sotto la soglia della povertà a fronte del carico di spese sostenute per la ‘cura’ di un componente affetto da una malattia cronica”».

Non solo non è rispettato il diritto alle cure degli anziani cronici non autosufficienti, ma sovente ai loro congiunti sono imposti oneri economici anche molto gravosi, spesso con l’odioso ricatto: «O firmate l’impegno di pagare, o il vostro familiare non verrà assistito dai servizi socio-assistenziali».

Si rinnova quindi la richiesta alla Caritas di voler prendere una posizione esplicita in merito alle cure, ai contributi pretesi illegalmente e a predisporre un opuscolo per informare i vecchi malati e i loro congiunti dei loro doveri e diritti.

Questo è infatti uno di quei casi in cui il silenzio non è d’oro, ma di fatto è un sostegno a coloro che violano i diritti dei soggetti deboli.

 

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