Prospettive assistenziali, n. 141, gennaio-marzo 2003

 

 

VIOLENZE E SEVIZIE SUI BAMBINI RICOVERATI IN ISTITUTO: SIAMO ANCORA IL PAESE DEI CELESTINI

 

 

Da molti, troppi anni negli istituti di assistenza ai minori, soprattutto in quelli privati, si verificano episodi di gravi violenze.

Ancora una volta ricordiamo che i fatti rilevati dall’Autorità giudiziaria nei confronti di alcuni operatori dell’istituto Maria Vergine Assunta in Cielo di Prato, noto come l’istituto dei Celestini, riguardavano: punizioni particolarmente sadiche inferte ai bambini ricoverati (bastonate, frustate, schiaffi, leccare la propria pipì o il pavimento, essere legati a crocifisso sotto il letto o ai piedi di esso, privazione del cibo, ecc.), condizioni igieniche disastrose, abiti lerci,  grave ritardo nello sviluppo intellettivo della maggior parte dei fanciulli, omissione dei controlli sanitari, ecc. (1).

Non possiamo nemmeno dimenticare che a seguito di un sopralluogo all’istituto di Grottaferrata (Roma) era emersa la seguente allucinante situazione: «vi trovarono 13 ragazzi (gravemente handicappati, ndr) in coppie su sette lettini, tranne l’A. che dormiva solo, ciascuno con la testa verso la spalliera e legati tra loro per le gambe. Anche le braccia erano avvinte, mediante catenelle assicurate con lucchetti o con legacci di stoffa, alle opposte spalliere del letto; l’ambiente era impregnato di fetore» (2).

Da notare che la vicenda dell’istituto dei Celestini durò ben 32 anni e quella di Grottaferrata 18. In questi periodi vi furono ispezioni, denunce, esposti, ma a tutela dei minori ricoverati non venne presa nessuna decisione fino alle rispettive chiusure ordinate dall’Autorità giudiziaria.

Anche se a seguito della campagna condotta dall’Anfaa (Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie), dall’Ulces (Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale) e da altre organizzazioni, si è notevolmente ridotto il numero degli istituti in cui vengono segnalati maltrattamenti (conseguenza anche della riduzione dei minori ricoverati dai 310 mila del 1962 agli attuali 20-25 mila), ancora una volta è emerso un caso sconvolgente.

Come riferisce Il Giornale del 17 ottobre 2002 «Il centro di accoglienza era un centro di torture, dove l’orrore era coperto da una cappa di silenzio e omertà; quelle quattro mura che dovevano ridare una speranza erano, invece, un lager per bambini e ragazzini, dove tante storie diverse finivano inesorabilmente in un unico, drammatico destino segnato da violenze, pestaggi, maltrattamenti. Alla fine, i titolari del centro Il Cenacolo a Ugento, in riva allo Ionio che bagna il Salento, sono stati arrestati dai carabinieri: sono padre, madre e figlia, quelli che gestivano una struttura dalla facciata rassicurante dove venivano ospitati bambini e ragazzini tra i 2 e 15 anni, approdati laggiù su disposizione del Tribunale per i minorenni di Lecce. Ma nessuno sapeva che cosa ci fosse oltre la porta del centro: lo hanno scoperto i carabinieri al termine di indagini scattate dopo la denuncia di un’assistente sociale, che ha raccontato tutto. La donna ha detto di avere subito violenza sessuale e ha parlato delle violenze subite dai bambini, ha spiegato come andavano le cose in quella specie di prigione dove l’orrore rimbalzava sul muro di gomma dell’omertà (…)». I ragazzi erano «lasciati a lungo senza cibo e senza acqua, maltrattati, picchiati e violentati, seviziati in quel lager».

Queste e le altre purtroppo numerose vicende di maltrattamenti di minori dovrebbero essere tenute in attenta considerazione da coloro, come il senatore Girfatti e gli altri firmatari della proposta di legge n. 791 presentata al Senato, vorrebbero eliminare il termine del 31 dicembre 2006 previsto dalla legge n. 149/2001 per la chiusura degli istituti di assistenza all’infanzia allo scopo di dare alle suddette istituzioni «la possibilità di continuare nell’opera educativa intrapresa» (3).

A questo proposito è auspicabile che il Governo attui quanto è stato scritto nel “Libro bianco sul welfare - Proposte per una società dinamica e solidale”, pubblicato nel febbraio 2003 dal Ministero del lavoro e delle politiche sociali, che riportiamo integralmente: «Sul versante della necessità di riconoscere il diritto del minore a vivere in famiglia a conclusione dell’anno 2003 verrà predisposto – dopo un’attenta azione di monitoraggio e di coordinamento con le Regioni ed i rappresentanti del privato sociale e dell’associazionismo familiare – un piano straordinario per la de-istituzionalizzazione dei minori ed in parallelo un programma di promozione dell’affidamento familiare e di ricollocazione dei minori in un ambiente affettivo idoneo ad un sano sviluppo psico-fisico. Le risorse per l’implementazione della prima fase del Piano straordinario sono definite all’interno del fondo nazionale per le politiche sociali».

 

(1) Cfr. B. Guidetti Serra e F. Santanera, “Il Paese dei Celestini - Istituti di assistenza sotto processo”, Einaudi, Torino, 1973.

(2) Ibidem.

(3) Cfr. “Inaccettabile il disegno di legge che vuole mantenere in vita gli istituti per minori”, Prospettive assistenziali, n. 139, 2002.

Sulle conseguenze negative dell’istituzionalizzazione si veda in questo numero nella rubrica “Notizie” la segnalazione “Il ricovero in istituto non consente ai minori di diventare autonomi”.

 

 

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