Prospettive assistenziali, n. 141, gennaio-marzo 2003

 

 

Specchio nero

 

 

SECONDO L’ESPERTO DS IN WELFARE IL RISCHIO della NON AUTOSUFFICIENZA VENT’ANNI FA NON ESISTEVA

 

Nell’introdurre i lavori del convegno “Costruiamo il futuro: una assicurazione sociale di cura per le persone non autosufficienti” svoltosi a Milano il 3 maggio 2002 (1), Giuseppe Todioli, Ds, responsabile del welfare della Lombardia, ha affermato - incredibile ma vero - quanto segue: «Noi abbiamo costruito il welfare sulla base di una serie di rischi che esistevano in quel momento. È evidente che il rischio non autosufficienza vent’anni fa non esisteva, non poteva essere percepito e non poteva essere inserito nel menu dei rischi del welfare com’è abbastanza ovvio».

È mai possibile che per giustificare la perdurante violazione delle disposizioni che da quasi mezzo secolo (leggi 692/1955, 132/1968, 833/1978) assicurano anche agli anziani cronici non autosufficienti ed ai malati di Alzheimer il diritto esigibile alle cure sanitarie gratuite e senza limiti di durata, si affermi che vent’anni fa non esisteva il rischio non autosufficienza?

Come può il responsabile Ds del welfare della Lombardia ignorare che per contrastare le nefaste (allora e oggi) conseguenze della non autosufficienza, il sindacato si era mobilitato ed aveva ottenuto la legge 692/1955?

Perché, nel richiedere adesso l’introduzione di una nuova assicurazione di cura per gli anziani non autosufficienti, nel convegno di cui sopra non è stato ricordato che, proprio a seguito della legge 692/1955, erano state aumentate le aliquote dell’assicurazione obbligatoria portandole al 6,15% della retribuzione a carico dei datori di lavoro e al 3,05% a carico dei lavoratori?

Per quali motivi non è stato detto che detti oneri, stabiliti dal Parlamento per assicurare le cure gratuite e senza limiti di durata ai pensionati del settore privato ed ai loro congiunti, non sono mai state cancellate?

Il rischio della non autosufficienza era ben presente quasi mezzo secolo fa, com’è dimostrato dal testo dell’articolo unico del decreto del Ministro del lavoro e della previdenza sociale del 21 dicembre 1956, che riportiamo integralmente (2): «Sono considerate malattie specifiche della vecchiaia, ai sensi dell’art. 3, comma terzo, della legge 4 agosto 1955, n. 692, le manifestazioni morbose qui di seguito elencate.

Malattie dell’apparato cardio circolatorio: sequele morbose dell’arteriosclerosi senile (come emorragia e trombosi cerebrale, trombosi cerebrale, trombosi coronaria, gangrena, ecc.); flebosi senile e sue applicazioni; ipertensione essenziale senile; miocardiopatia senile con manifestazioni di insufficienza cardiaca.

Malattie del sistema nervoso: parkinsonismo senile; corea senile.

Malattie degli organi dei sensi: cataratta senile; otosclerosi senile.

Malattie dell’apparato digerente e del ricambio: gastrite atrofica senile; diabete senile.

Malattie dell’apparato respiratorio: enfisema essenziale senile e sue complicazioni bronchiali.

Malattie dello scheletro: artrosi senile e sue complicazioni (radicoliti, ecc.).

Malattie dell’apparato emopoietico: emopatia da aplasia midollare senile; leucemia linfatica della vecchiaia; porpora senile.

Malattie delle ghiandole endocrine: disendocrinopatie senili.

Malattie degli apparati urinario e genitale: nefrosclerosi senile; ipertrofia prostatica e sue complicazioni; endometrite senile.

Neoplasmi.

«Le manifestazioni morbose di cui al precedente elenco sono assistibili senza limiti di durata, dopo l’età pensionabile, purché siano suscettibili di cure ambulatoriali e domiciliari.

«Per tali forme morbose è analogamente concessa l’assistenza ospedaliera, quando gli accertamenti diagnostici, le cure mediche o chirurgiche non siano normalmente praticabili a domicilio ma richiedano apprestamenti tecnici e scientifici ospedalieri.

«Gli istituti ed enti indicati dall’art. 2 della legge 4 agosto 1955, n. 692, provvederanno, con propria deliberazione, ad adottare le modalità di attuazione del presente decreto».

Ci preme altresì ricordare al responsabile Ds del Welfare della Lombardia, che i nobili ed i mercanti di Bologna hanno fondato qualche anno prima della scoperta dell’America (altro che prima di vent’anni fa!) un’Ipab tuttora funzionante e denominata “dei poveri vergognosi”, allo scopo di avere la certezza di essere assistiti proprio nel caso fossero diventati non autosufficienti per varie cause, comprese malattie e infortuni.

 

EMARGINATI A 223,90 EURO MENSILI

223,90 euro al mese. Sotto la soglia di povertà. Continua ad essere tale l’ammontare della pensione riconosciuta alle persone inabili (anche al 100%) con età compresa tra i 18 e i 60 anni.

Non è passato, infatti, un emendamento alla legge Finanziaria 2003 (ora legge n. 289, 27 di­cembre 2002) presentata dall’On. Tiziana Valpiana (Prc) che proponeva l’innalzamento a 516,46 euro mensili.

L’emendamento è stato bocciato alla Camera dei Deputati con 251 voti contrari e 195 voti a favore. Non vale la pena ricordare chi ha votato contro e chi invece a favore.

Come ha ricordato Giovanni Sarpellon su Avvenire del 18 luglio 2002 “La povertà non è di destra né di sinistra”. Noi aggiungiamo che è segno di una precisa scelta di emarginazione dei più deboli.

 

IL SENATORE BIAGIO TATÒ RIVUOLE LE MUTUE

Nel convegno svoltosi a Roma il 18 luglio 2002 a cura della Cisl - Coordinamento nazionale dei lavoratori autonomi del commercio e dei servizi, dell’Unione regionale della sanità privata e della Federazione delle piccole e medie imprese del Lazio, il Sen. Biagio Tatò, componente della Commissione sanità del Senato, ha auspicato (cfr. Anch’io, luglio-agosto 2002) «un ritorno alle mutue, nel senso di un ritorno ad una assicurazione obbligatoria e solidale per le varie categorie di lavoratori che possa, in qualche modo, frenare l’unica alternativa dell’assicurazione privata che, ovviamente, sarebbe accessibile solo ai cittadini ricchi e relegherebbe tutti gli altri in un servizio sanitario di seconda serie». Non ci sono limiti al peggio!

 

ALTRE VIOLENZE INFLITTE AD ANZIANI RICOVERATI IN ISTITUTO

 

Si estende ancora il già lunghissimo elenco delle strutture per anziani in cui gli ospiti subiscono violenze (3). È questa una delle conseguenze del mancato riconoscimento della stato di malattia dei vecchi colpiti da patologie invalidanti e da non autosufficienza e della tanto sbandierata integrazione socio-sanitaria.

«Padova – Succo di frutta nella minestra per renderla immangiabile e finire prima il lavoro. Lavaggi sommari. Anziani sollevati per i capelli e legati al letto. Minacce, percosse e insulti. Questi gli orrori emersi dall’inchiesta della Procura di Padova che ieri, dopo oltre un anno e mezzo di indagini, ha portato all’arresto di sei addette all’assistenza dell’ospedale geriatrico Configliachi: una struttura che conta 300 ospiti non autosufficienti e 215 dipendenti. Le 6 presunte aguzzine avevano il compito di accudire gli ospiti. Per Z.L.V.D. e M.B. sono scattati gli arresti nel carcere di Rovigo, mentre per Z.R. e S.C. gli arresti domiciliari e per M.S. la custodia cautelare con obbligo di firma. Tra le ipotesi di reato anche violenza privata, lesioni e maltrattamenti. I fatti risalgono al 2001, quando un’indagine interna accertava la concretezza delle segnalazioni di violenza sugli anziani. I carabinieri di Padova hanno però sottolineato che la dirigenza del Configliachi, oltre ad essere parte lesa, abbia dato un apporto determinante alle indagini. Regista del terrore sarebbe stata Z.L., 44 anni. Restano da accertare omissioni da parte del personale medico». (Avvenire, 22 gennaio 2003).

«Roma – Tre gestori di case di riposo per anziani dei Castelli Romani, accusati di maltrattamenti nei confronti dei ricoverati, sono stati arrestati dai carabinieri durante un’indagine che ha portato alla chiusura di cinque centri di ricovero. Gli anziani erano ospitati in strutture fatiscenti, prive dei minimi requisiti di legge e in pessime condizioni igieniche. I ricoverati non avevano l’adeguata assistenza degli infermieri. Inoltre, impianti elettrici e antincendio non erano a norma e i muri erano incrostati di muffe: fatti, questi, che hanno fatto scattare le indagini dei Nas». (Avvenire, 23 gennaio 2003).

«Avellino – A Nusco, un paesino di montagna dell’Avellinese, i carabinieri hanno trovato un altro ospizio illegale: “Per tetto un container, di quelli arrivati in Irpinia per il terremoto del 1980 (…). Attorno sporcizia, rifiuti, un degrado acuito dall’abbandono e dalla mancanza di cure mediche adeguate. Vivevano così, segregate da mesi in strutture fatiscenti trasformate per lucro in una casa di riposo abusiva, le dieci anziane tutte ultranovantenni e malate, salvate dai carabinieri”. Tre persone sono state arrestate; altre sette sono indagate “perché svolgevano attività infermieristica e somministravano medicinali alle pazienti senza averne alcun titolo”». (La Stampa, 2 febbraio 2003).

 

 

 

(1) Nella rubrica “Notizie” di questo numero riportiamo una breve sintesi della relazione tenuta al convegno di cui sopra dal geriatra Giambattista Guerrini, le cui considerazioni sono la base imprescindibile per una valida impostazione degli interventi da predisporre nei riguardi degli anziani cronici non autosufficienti.

(2) Segnaliamo nuovamente che la legge di riforma sanitaria n. 833/1978 stabilisce all’art. 2 che il Servizio sanitario nazionale deve provvedere alla «tutela della salute degli anziani, anche al fine di prevenire e di rimuovere le condizioni che possono concorrere alla loro emarginazione» e che le prestazioni devono essere fornite agli anziani, come a tutti gli altri cittadini, qualunque siano «le cause, la fenomenologia e la durata» della malattia.

(3) Altri precedenti segnalati su Prospettive assistenziali: “Dagli aguzzini di Prato (1963) alle torture di Laterza (1996): responsabilità e proposte”, n.115, 1996; “Il manicomio lager di Agrigento: assoluzioni sconcertanti”, n. 117, 1997; “Allucinanti condizioni di vita di anziani in una casa di riposo”, n. 128, 1999”, “Condannati i gestori di una pensione abusiva: disumane le condizioni di vita degli anziani ricoverati” e “ Anziani segregati in un ricovero abusivo”, n. 132, 2000; E. Brugnone, “Maltrattamenti di anziani cronici non autosufficienti ricoverati in strutture di assistenza: rilievi penali”, n. 134, 2001; “Gestore e operatori di una casa di riposo condannati dal Tribunale di Mondovì” e “Due fra i mille casi di malasanità sofferti da anziani cronici non autosufficienti”, n. 135, 2001; “Comunicato stampa dei Nas sui controlli eseguiti in campo nazionale alle strutture ricettive per anziani” e “Letti a turno nella casa di riposo”, n. 136, 2001; “Un esempio di malasanità piemontese”, n. 137, 2002; “Tragica conseguenza del trasferimento di pazienti psichiatrici dalla sanità all’assistenza”, “Malati psichici bruciati vivi” e “ Gravi abusi nei confronti di 40 ricoverati”, n. 138, 2002; “Secondo comunicato stampa dei Nas sulle strutture ricettive per anziani: nuove gravi infrazioni penali e amministrative”, n. 139, 2002; E. Brugnone, “Fatti illeciti in strutture ricettive per anziani e abbandono di ricoverati non autosufficienti: considerazioni sui due ultimi comunicati stampa dei Nas”, n. 140, 2002. Ricordiamo, inoltre, che su Avvenire del 2 febbraio 2003 sono segnalati i seguenti fatti: «Maggio 1995: gravi irregolarità igienico-saniatrie. Questa l’accusa che ha portato alla chiusura di Villa Azzurra, la casa di riposo di Giugliano (Napoli) in cui era ospitata una trentina di anziani; novembre 1997: chiuse quattro case di riposo di Sant’Angelo Romano (Roma): i sigilli sono scattati dopo una serie di controlli che hanno portato alla luce maltrattamenti e sevizie nei confronti degli ospiti; gennaio 1999: sequestrato a Castelgandolfo (Roma) un immobile fatiscente nel quale erano ricoverati dieci anziani sofferenti di sindrome cerebrale involutiva; novembre 1999: sequestrata a Reggio Calabria casa di riposo abusiva ricavata in due locali garage; maggio 2001: scoperto a Fasano (Brindisi) ospizio abusivo che ospitava in condizioni penose sei anziani; novembre 2002: chiuse nel Lazio sette case di riposo dove vengono trovati molti anziani abbandonati».

 

 

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