Prospettive assistenziali, n. 141, gennaio-marzo 2003

 

 

Notiziario dell’Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie

 

 

 

Sulla morte del piccolo Matteo

 

In merito alla morte del piccolo Matteo, di quattro mesi, avvenuta ai primi di gennaio 2003, è intervenuto il Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base, cui l’Anfaa aderisce, con la lettera aperta al Sindaco, agli Assessori, ai Consiglieri del Comune di Torino, nonché alle Asl del capoluogo piemontese e alla magistratura minorile, che pubblichiamo.

 

Lo sdegno e l’indignazione di molti di fronte alla morte del piccolo Matteo non eviteranno altre tragedie se non si rifletterà tutti insieme – istituzioni e società civile – su quanto è avvenuto, per prevenirne altre.

La morte del piccolo Matteo non è solo imputabile ai genitori (gli accertamenti disposti dalla magistratura ne valuteranno nei prossimi mesi le responsabilità) ma a quanti – amministratori, operatori e giudici – non lo hanno tutelato e protetto.

I giornali e la televisione riferiscono che ci troviamo di fronte ad una tragedia annunciata: una situazione familiare complessa e deteriorata, quattro bambini di 5, 4, 2 anni e Matteo di 4 mesi trascurati da genitori che pare male tollerassero l’intervento dei servizi socio-assistenziali e sanitari, “responsabili” ai loro occhi di aver segnalato, in passato, lo stato di abbandono di altri quattro figli della mamma di Matteo, tutti dichiarati poi adottabili.

Viene inoltre affermato che solo nell’ottobre scorso i servizi socio-assistenziali e sanitari hanno inviato una segnalazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni che, a distanza di tre mesi, non si era ancora pronunciata.

Noi riteniamo che tutte le Autorità coinvolte, Comune di Torino, Asl, Regione Piemonte, operatori dei servizi socio-assistenziali, magistratura minorile, debbano fare una riflessione seria ed approfondita di quanto è avvenuto e sta avvenendo per evitare che, in futuro, siano altri bambini a pagare, anche con la vita, le altrui carenze, soprattutto in merito alle iniziative di prevenzione.

Per quanto riguarda i nuclei familiari multiproblematici, in particolare quelli i cui nati sono stati dichiarati in stato di adottabilità in quanto privi di assistenza morale e materiale da parte dei genitori e dei parenti tenuti a provvedervi, è assolutamente necessario che i servizi assistenziali e quelli sanitari, ciascuno per il proprio ambito di competenza, assicurino una vigilanza continua ed attenta sulle condizioni di vita dei minori.

Ovviamente, tale azione deve essere incrementata mano a mano che nei suddetti nuclei familiari nascono altri bambini, per l’evidente aumento delle difficoltà. A questo proposito si ricorda nuovamente che, insieme a Matteo di 4 mesi, vivevano altri tre fratelli di 5, 4 e 2 anni.

Nei confronti dei nuclei familiari multiproblematici, compete ai servizi socio-assistenziali predisporre, per quanto possibile in accordo con i soggetti interessati, un piano di interventi economici e sociali diretti a supportare l’intero nucleo, anche allo scopo di evitare maltrattamenti.

Pertanto sono indispensabili colloqui, visite domiciliari, incontri con gli operatori delle strutture scolastiche frequentate dai bambini, ecc. Se non è possibile la collaborazione dei genitori, occorre segnalare in modo tempestivo e documentato la situazione alla Procura della Repubblica presso il Tribunale per i minorenni perché assuma in tempi brevi i necessari provvedimenti a difesa dei
minori.

Dobbiamo essere tutti consapevoli che l’allontanamento dei minori è in alcuni casi necessario per tutelarli e proteggerli.

Sbagliano i mezzi di informazione che in questi casi parlano di bambini “tolti” ai genitori: sono invece bambini sottratti ad una vita di privazioni e di abusi anche gravi.

 È altresì molto importante che i bambini, se devono essere allontanati dal nucleo familiare di origine, non vengano dimenticati dagli operatori e dai giudici per anni negli istituti e nelle comunità, ma che si proceda al più presto al loro inserimento in una famiglia adottiva o affidataria, secondo le situazioni, come previsto dalla legge 184/1983 e successive modifiche.

Inoltre, al fine di evitare le negative conseguenze della autoreferenzialità dei servizi socio-assistenziali, è necessario che venga data sollecita attuazione alla legge della Regione Piemonte n.5 del 15 marzo 2001, attualmente del tutto disapplicata, in base alla quale le Province avrebbero dovuto costituire gli Uffici di pubblica tutela in modo, fra l’altro, di risolvere l’attuale conflitto di interessi nei casi in cui – come avviene molto frequentemente – i Comuni assistano minori e, nello stesso tempo, quali tutori degli stessi fanciulli, controllino la validità del loro operato.

Un’ultima annotazione sui mezzi di informazione: sono stati riportati nei servizi sulla morte di Matteo nomi, cognomi, recapiti e altre notizie che riguardano i minori, violando le disposizioni relative alla legge sulla privacy e creando quindi le condizioni affinché i minori stessi possano essere riconosciuti da qualsiasi persona, comprese quelle che si comportano in modo negativo. Sarebbe pertanto necessario che i mezzi di informazione rispettassero le leggi vigenti e la dignità delle persone, soprattutto di quelle in gravi difficoltà.

Perché non sia dimenticato nel giro di qualche giorno quanto è avvenuto, il CSA chiede che venga convocato un dibattito in Consiglio Comunale per una accurata verifica degli interventi predisposti dal Comune di Torino per il caso in esame e per evitare che analoghe situazioni possano ripetersi.

 

 

Luca Zingaretti: un video per la promozione dell’affidamento familiare

 

Sono più di 28.000 i bambini e ragazzi che ancora oggi in Italia vivono in istituto o in una comunità  e vedono così negato il loro diritto a crescere in una famiglia: nella loro famiglia di origine innanzitutto, e quando questo non è possibile, in una famiglia affidataria o adottiva, secondo le situa­zioni.

Il  notissimo e bravo attore Luca Zingaretti, che è apparso sui nostri teleschermi nelle scorse settimane nella nuova serie di filmati televisivi “Il Commissario Montalbano”,  ha voluto prestare il suo volto ed il suo impegno per richiamare la nostra attenzione su questa triste realtà e per riaffermare il diritto di ogni bambino a una famiglia. La sua testimonianza introduce un video ideato dall’Anfaa allo scopo  di promuovere e far meglio conoscere  l’affidamento familiare.

L’affidamento familiare è infatti uno degli  interventi alternativi al ricovero in istituto che offre al bambino la possibilità di poter contare su “una famiglia in più” nei casi in cui la sua famiglia d’origine non sia in grado di occuparsi, per un periodo più o meno lungo,  di lui.

Come tutti sappiamo nella vita delle famiglie possono infatti presentarsi dei periodi difficili (malattie, scomparsa di uno dei genitori, problemi educativi…). Questi momenti possono essere brevi ma anche, talvolta, durare anni… Il ricovero in istituto non può garantirgli quelle relazioni affettive ed educative di cui ogni bambino ha bisogno per poter acquisire la propria identità, la fiducia in se stesso e negli altri, la sicurezza di sentirsi amato.

L’affidamento familiare è l’occasione più concreta per aiutare un bambino e la sua famiglia d’origine in queste circostanze. Questo strumento, che tra l’altro è regolamentato da una legge, è stato pensato e deve essere attuato nell’interesse del bambino, affinché egli trovi in un altro nucleo familiare l’affetto e le attenzioni che i suoi genitori non sono temporaneamente in grado di assicurargli.

Il bambino in affidamento mantiene i legami con la sua famiglia: la famiglia affidataria infatti, non si sostituisce, ma si affianca ai genitori in difficoltà, non per mettersi in competizione con loro, ma per accompagnare il bambino nella sua crescita fino a quando non si siano ricreate le condizioni per un rientro nella propria famiglia d’origine.

Una famiglia momentaneamente in difficoltà è una famiglia in cerca di solidarietà: rendersi disponibili per un affidamento è un atto di amore per la vita, di affetto per un bambino, ma anche di solidarietà concreta tra famiglie.

Purtroppo, in Italia, questo intervento è ancora non sufficientemente conosciuto e sostenuto: secondo una recente ricerca realizzata dal Centro nazionale di documentazione e analisi per l’infanzia e l’adolescenza di Firenze erano solo 4668 gli affidamenti familiari in corso al 31/12/1999.

Per rilanciare questo intervento e per offrire uno strumento nuovo per divulgare e stimolare la disponibilità all’accoglienza, l’Anfaa, con la preziosa collaborazione di Luca Zingaretti, ha realizzato un video, della durata di sei minuti che illustra brevemente il perché e gli scopi  dell’affidamento. La realizzazione del video è stata resa possibile anche grazie all’apporto di operatori e tecnici volontari, del consorzio socio-assistenziale di Biella iris e al contributo economico della Fondazione Biverbanca di Biella.

Il video può essere proposto in varie occasioni pubbliche e  può essere messo a disposizione di televisioni, riviste e gruppi interessati. Vi preghiamo di voler  divulgare questa iniziativa e segnaliamo  fin d’ora la disponibilità dell’Anfaa a contribuire a far conoscere l’affidamento anche attraverso testimonianze ed esperienze concrete.

Per avere copia del video e per qualsiasi informazione potete contattare la sede nazionale dell’Anfaa, via Artisti 36 - 10124 Torino. Tel. 011/8122327; fax 011/8122595; e-mail: segreteria@anfaa.it

 

 

ERRATA CORRIGE

 

A causa di un disguido tecnico, nel notiziario dell’Anfaa dello scorso numero sono comparsi alcuni errori. Il più importante riguarda l’affer­mazione contenuta nel decreto sull’apostolato dei laici approvato dal Concilio ecumenico Va­ticano II.

Il testo in latino è il seguente: “Infantes derelictos in filios adoptare”. La traduzione “Adottare come figli i bambini abbandonati” non esprime correttamente la risultanza affettiva di piena filiazione. Infatti “in filios” significa “facendoli diventare propri figli” e non “come figli”, espressione che può sembrare semplicemente un paragone.

Per quanto riguarda le principali iniziative assunte dall’Anfaa, precisiamo che esse comprendono anche «la denuncia delle anacronistiche finalità dell’adozione allora in vigore e la susseguente azione per dare una vera famiglia ai bambini che ne erano privi» (1).

Inoltre, l’Anfaa aveva promosso «la reimposta­zione dell’adozione con il riconoscimento del prevalente interesse del minore senza famiglia» (2).

 

 

 

(1) Pagina 57, 1ª colonna, riga 50. In neretto sono inserite le parole mancanti.

(2) Pagina 57, 2ª colonna, riga 7. Le parole in neretto erano state omesse per errore.

 

 

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