Prospettive assistenziali, n. 138, aprile-giugno 2002

 

piattaforma presentata dal csa al comune di torino

 

Secondo un metodo di lavoro praticato da molti anni, il Csa, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base, ha presentato in data 21 settembre 2001 alla nuova Amministrazione del Comune di Torino la piattaforma, che riportiamo integralmente.

 

 

Testo della piattaforma concordata tra le associazioni aderenti al Csa

 

Le Associazioni aderenti al Csa presentano qui di seguito le richieste che saranno oggetto del confronto con l’Amministrazione comunale di Torino alla quale si chiede in primo luogo di:

• operare perché gli Assessorati alla scuola, al lavoro, alla casa, ai trasporti, allo sport e tempo libero, stanzino risorse e personale per assicurare  l’accesso ai servizi previsti per tutti i cittadini, anche a coloro che si trovano in condizione di povertà a causa di situazioni personali e/o sociali;

• destinare parte dell’avanzo di bilancio (stimato in 40 miliardi) per dare attuazione a quanto sopra;

• non disperdere il patrimonio delle ex Ipab, ex Eca, ecc. stimato in circa mille miliardi e garantirne la destinazione per la realizzazione degli interventi  indispensabili per assicurare la sopravvivenza alla popolazione più debole o evitare la sua emarginazione;

• assicurare l’assistenza sociale secondo quanto disposto dal comma 3, dell’art. 2 della legge 328/2000 che stabilisce che «i soggetti in condizioni di povertà o con limitato reddito o con incapacità totale o parziale di provvedere alle proprie esigenze per inabilità di ordine fisico o psichico, con difficoltà di inserimento nella vita sociale attiva e nel mercato del lavoro, nonché i soggetti sottoposti a provvedimenti dell’autorità giudiziaria che rendono necessari interventi assistenziali, accedono prioritariamente ai servizi e alle prestazioni erogati dal sistema integrato di interventi e servizi sociali», in misura necessaria alla soddisfazione delle esigenze degli assistiti;

• predisporre gli interventi occorrenti per dare attuazione all’art. 19, punto 16 del Dpr 616/1977 in base al quale i Comuni sono obbligati a garantire il ricovero (o preferibilmente le prestazioni alternative) per gli inabili al lavoro (minori, anziani, soggetti con handicap) che non sono in grado di vivere autonomamente e che vengono segnalati al Sindaco dall’Autorità di pubblica sicurezza ai sensi degli articoli 154 e 155 del regio decreto 773/1931;

• evitare  percorsi separati nella scuola, nel lavoro, nello sport, ecc. per le  persone in difficoltà. Gli interventi assistenziali devono essere erogati in aggiunta agli interventi predisposti dagli altri assessorati, e non devono mai  sostituirsi alle carenze o mancanze da parte degli altri settori, e dunque, il settore assistenziale  non dovrà predisporre:

a) il ricovero di anziani malati cronici non autosufficienti o di malati psichiatrici o di giovani e adulti handicappati malati in strutture assistenziali, perché anche questi cittadini hanno diritto alle cure sanitarie del Servizio sanitario regionale;

b) la realizzazione di centri di lavoro guidato per handicappati intellettivi con capacità lavorative  pienamente inseribili in normali aziende con azioni mirate dell’assessorato al lavoro;

c) l’organizzazione di attività sportive e di tempo libero “solo” per handicappati, “solo” per minori a rischio”, “solo” per anziani..., anziché prevedere gli adeguati sostegni all’interno dei percorsi di tutti;

d) la realizzazione di centri diurni per minori problematici fuori dal contesto scolastico, con la deresponsabilizzazione delle istituzioni scolastiche.

Inoltre si chiede al Sindaco, alla Giunta e al Consiglio Comunale di riaprire il confronto in merito alla destinazione dell’ex Ipab Lorenzo Prinotti e al progetto di realizzazione di una Rsa per fisici malati da 30 posti letto + 20 diurni, per le quali si chiede quanto segue:

* ex Ipab Lorenzo Prinotti: dare attuazione alla delibera della Giunta comunale n. 8712965/97 (istruzione) con la quale si prevedeva la “Costituzione di un centro informazione-documentazione-esposizione ausili, rivolto a persone portatrici di handicap” e veniva previsto l’utilizzo dello stabile a beneficio di tutta la popolazione disabile o che può diventarlo a seguito ad esempio di incidenti (automobilistici, da lavoro, da infortuni casalinghi…) o a causa di malattie croniche degenerative e invalidanti, come è il caso di molti handicap e di una parte degli anziani malati non autosufficienti e/o con malattia di Alzheimer (cfr. lettera al Sindaco di Torino del Csa-Comitato per l’integrazione scolastica degli handicappati, Fiadda, Unione silenziosi del 5 luglio 2001);

* Rsa per handicappati fisici “Cascina Grangia”: accogliere le proposte contenute nella proposta di mozione del 6 giugno 2000, promossa da nume­-rosi consiglieri della IV Commissione del Consiglio Comunale, con la quale si chiedeva al Comune di Torino di confermare la linea politica adottata finora e cioè di procedere con la realizzazione di comunità alloggio da 10 posti massimo non accorpabili tra loro. Si chiede altresì di attivarsi presso le Asl cit­tadine per avviare i passi necessari affinché il progetto di comunità sanitaria sia assunto in proprio dal servizio sanitario regionale, trattandosi del ricovero di persone handicappate gravemente malate;

* Passepartout: trasferire agli assessorati competenti (istruzione, cultura) il servizio “Passepartout”, oggi impropriamente gestito dal settore assistenziale. Il servizio propone attività che non sono assistenziali e in questo modo sottrae personale al settore assistenziale, oltre ad emarginare le persone con handicap fisici in attività realizzate “solo” per loro, che potrebbero essere rivolte a tutti i cittadini. Citiamo ad esempio i cosiddetti corsi organizzati dal Passepartout  per l’apprendimento dell’utilizzo del computer, quando vi sono corsi professionali aperti a tutti, anche ai cittadini handicappati fisici.

 

AL FINE DI EVITARE L’EMARGINAZIONE E PROMUOVERE LA PIENA INTEGRAZIONE DELLE PERSONE IN DIFFICOLTÀ EVIDENZIAMO PERTANTO  LA NECESSITÀ CHE GLI ASSESSORATI SI IMPEGNINO NELLA REALIZZAZIONE DI QUANTO SEGUE:

 

Assessorato al bilancio e patrimonio

* Dare attuazione a quanto contenuto nella deliberazione proposta con iniziativa popolare approvata dal Consiglio comunale di Torino in data 26 settembre 1995 nella quale è previsto quanto segue: «Messa a disposizione della cittadinanza dell’elenco dei patrimoni degli enti assistenziali trasferiti al Comune di Torino (Ipab, Eca, ecc.) con l’indicazione per ognuno di essi dei dati generali e catastali, delle caratteristiche edilizie, dei dati relativi alla locazione (locatario, durata del contratto, importo, adeguamenti Istat, attribuzione e importo delle spese di manutenzione ordinaria e straordinaria e degli oneri di riscaldamento, stato di pagamento dei canoni soggetti occupati, ecc.»;

* vendita dei beni amministrati dal Comune di Torino e vincolati al settore assistenziale (ad esempio l’immobile di Piazza S. Carlo angolo via Maria Vittoria)  per sanare le gravi carenze esistenti nel settore assistenziale: uffici decentrati inadeguati, mancanza di centri diurni per handicappati intellettivi gravi e gravissimi, comunità alloggio...;

* amministrazione corretta e trasparente di tutti i beni (alloggi, negozi, terreni, ecc.) pervenuti al Comune di Torino e vincolati ad attività di assistenza (cfr. ns. lettera del 4 giugno 2001).

 

Assessorato all’istruzione

* Rispettare l’obbligo per gli enti locali, così come sancito dal punto 3 dell’art. 13 della legge 104/1992, di fornire l’assistenza per l’autonomia e la comunicazione personale degli alunni con handicap fisici o sensoriali, mediante l’assegnazione di personale proprio o in convenzione;

* garantire l’integrazione dei bambini handicappati nei nidi e nelle scuole per l’infanzia, nel rispetto dell’inserimento nelle strutture educative di competenza territoriale della famiglia;

 * assicurare la frequenza scolastica sin dall’inizio mediante la garanzia del trasporto agli allievi impossibilitati ad accedervi autonomamente in quanto non deambulanti;

* proseguire nella azione di superamento dei Cesm, centri educativi speciali municipali, potenziando il loro ruolo di laboratori territoriali al servizio dell’integrazione scolastica delle scuole statali mediante:

- la non accettazione – a partire dal prossimo anno 2002/03 – degli alunni residenti fuori Torino per responsabilizzare i Comuni limitrofi ad attivare iniziative in loco; questo al fine di favorire real­-mente la frequenza degli alunni nelle scuole del proprio territorio e contestualmente favorire maggior possibilità agli alunni handicappati  della nostra città;

- predisporre, d’intesa con il Provveditorato agli studi, progetti finalizzati a favorire l’integrazione scolastica di alunni in situazione di handicap grave che potranno frequentare il Cesm possibilmente insieme a gruppi di compagni, per attività specifiche (acquaticità, musica, equitazione, ecc.) per non più di otto ore settimanali;

- favorire la presenza di insegnanti specializzati dei Cesm nelle scuole in cui sono inseriti alunni con handicap grave per la realizzazione di laboratori finalizzati all’integrazione;

* incrementare le attività di integrazione dei propri laboratori con quelle dei centri diurni assistenziali (cst, cad) che permettono ai giovani  con handicap intellettivo frequentanti i servizi assistenziali di usufruire di momenti veri di integrazione;

* potenziare e divulgare le attività svolte dal servizio di consulenza educativa domiciliare, che si propone l’obiettivo di sostenere con adeguato supporto la famiglia alla nascita di un bambino handicappato;

* intraprendere azioni mirate contro l’evasione dall’obbligo scolastico e per l’assunzione in proprio delle attività da predisporre per il pieno recupero dei minori con problemi scolastici (attualmente impropriamente svolto dall’assistenza); le attività vanno organizzate dalla scuola.

 

Assessorati: al lavoro e formazione professionale, al turismo e commercio e al personale

È indispensabile assicurare la collocazione al lavoro di ogni persona con handicap in grado comunque di esprimere una capacità lavorativa piena o ridotta. Al riguardo si confida che il Comune di Torino vorrà proseguire nell’impegno finora assunto per garantire il diritto al lavoro in particolare delle persone con handicap intellettivo e degli handicappati fisici con limitata autonomia.

Si chiede pertanto alla Giunta e agli Assessori al lavoro e alla formazione professionale, al turismo e commercio di dare attuazione a  quanto contenuto nella mozione 29 approvata dal Consiglio Comunale in data 29 maggio 2000 e in particolare a quanto segue:

1. rispettare le assunzioni di persone handicappate  di cui alla legge 68/1999 e in particolare indire i concorsi necessari per la copertura dei posti scoperti inserendo anche gli handicappati intellettivi con capacità lavorativa comprovata da esperienze di formazione professionale, corsi prelavorativi e/o tirocini in attività formative, e di persone con handicap fisici e limitata autonomia.  Al riguardo si chiede il rispetto di quella parte della mozione n. 29 approvata dal Consiglio Comunale del 29 maggio 2000, che prevede che questa tipologia di lavoratori handicappati sia presente in misura non inferiore al 10% del totale delle assunzioni di handicappati, che il Comune di Torino ha l’obbligo di assumere ai sensi ella legge 68/1999;

2. intervenire presso le aziende ex municipalizzate al fine di favorire un programma di inserimento mirato che comprenda, nell’ambito delle scoperture complessive, in misura di almeno 1 handicappato con limitata autonomia ogni 7 persone handicappate assunte ai sensi della legge 68/1999;

3. garantire e potenziare l’offerta formativa rivolta a questa categoria di persone come previsto dall’intesa siglata tra il Comune di Torino e le Associazioni di tutela dell’handicap (Csa e Anffas) in data 6 marzo 2000;

4. attivarsi presso le Associazioni di categoria e presso le aziende,  perchè vengano date risposte lavorative concrete ed immediate a quelle persone che escono dai corsi di formazione-lavoro: si sollecitano in specifico iniziative con i settori interessati dalle Olimpiadi 2006 e che usufruiranno degli incentivi statali, regionali e comunali  (commercio, turistico-alberghiero, edilizia...);

5. garantire quote significative di handicappati intellettivi e fisici con limitata autonomia in tutti i progetti messi in atto per dare lavoro ai disoccupati (cantieri, progetti di formazione, ecc.) e in tutte le attività che coinvolgeranno Torino per la realizzazione delle Olimpiadi del 2006;

6. adoperarsi congiuntamente all’Assessorato all’istruzione nei confronti del Provveditorato e delle scuole della Città per raggiungere un’intesa che renda possibile il mantenimento delle cooperative sociali di tipo B per le mansioni di pulizia e di sorveglianza all’interno delle scuole per non perdere una delle principali risorse di lavoro per gli handicappati intellettivi e fisici (vedasi delibera del 26 luglio 1995);

7. prevedere nell’ambito dei progetti Equal iniziative specifiche per assicurare pari opportunità anche ai giovani con handicap intellettivo;

8. attivarsi nei confronti della Provincia di Torino per la stipula di una convenzione indispensabile per regolamentare l’attività del Sil, servizio di inserimento lavorativo del Comune, al fine di assicurare il collocamento mirato delle persone con handicap intellettivo e dei fisici con limitata autonomia; eventuali estensioni del servizio ad altri soggetti dovrà essere prevista solo in seguito ad adeguato aumento del personale necessario;

9. stanziare   risorse da destinare all’incentivazione dell’assunzione delle persone con maggiori difficoltà a sostegno delle risorse disposte dal fondo regionale per l’occupazione dei disabili, sicuramente insufficiente al fabbisogno.

10. mettere a disposizione del Sil e dei centri di formazione professionale posti di tirocinio per handicappati intellettivi nell’ambito dei servizi dell’amministrazione comunale.

 

Assessorato alla casa

* Predisposizione, d’intesa con l’Assessorato al patrimonio, di un piano di utilizzo dei patrimoni degli enti assistenziali disciolti (ex Ipab, ex Eca, ex Onmi, ecc.);

* gestione corretta (sulla base di una delibera specifica) del patrimonio immobiliare e mobiliare pervenuto al Comune di Torino a seguito dell’estinzione degli enti assistenziali di cui sopra;

* potenziamento delle iniziative di adattamento degli alloggi in modo da renderli usufruibili anche da parte di persone handicappate fisiche;

* potenziamento dei contributi necessari per l’adeguamento degli alloggi e attivazione di iniziative volte alla massima pubblicizzazione per favorire la conoscenza di tale possibilità;

* censimento degli alloggi di edilizia pubblica;

* richiesta alle Ipab di mettere a disposizione, della commissione edilizia abitativa del Comune, gli alloggi di loro proprietà e che si renderanno disponibili, da destinare ai casi sociali segnalati dai servizi assistenziali e sanitari.

 

Assessorato ai trasporti e viabilità

Si rammenta che il servizio taxi è in gran parte sostitutivo delle inadempienze della Città di Torino che non ha ancora provveduto alla eliminazione delle barriere architettoniche che impediscono ai cittadini non deambulanti di utilizzare i mezzi pubblici.

Ciò premesso riteniamo indispensabile – in attesa che il Comune assolva ai suoi obblighi – che sia:

* trasferito in capo all’Assessorato ai trasporti l’imputazione della spesa prevista per le attività di trasporto per disabili;

* predisposto il piano di rifacimento delle banchine dei mezzi di trasporto collettivi e la messa in rete di carrozze accessibili sia su tram che su autobus, e sulla futura metropolitana;

* incrementato il numero delle corse-taxi da erogare ai cittadini in base alle effettive esigenze di mobilità dovuta a lavoro, esigenze sanitarie, di espletamento di normali funzioni quotidiane e relazionali;

* aumentato il numero dei mezzi utilizzabili circolanti (taxi che consentano anche l’incarozzamento di carrozzine, navette per i centri storici anche utilizzanti  nuove fonti energetiche, ecc.);

* potenziato il servizio di pulmini attrezzati;  

* esteso il servizio all’intera area metropolitana coinvolgendo i Comuni limitrofi e l’Amministrazione provinciale;

* consentito, in occasione della realizzazione delle Olimpiadi 2006, alle persone con handicap motori e non deambulanti, che saranno ospiti della Città di Torino, di poter utilizzare i servizi suddetti, così come i cittadini normodotati usufruiranno – allo stesso prezzo di biglietto – dei mezzi di trasporto pubblici cittadini.

 

Assessorato all’urbanistica, lavori pubblici e viabilità

Si chiede:

* l’assunzione di iniziative coordinate tra i vari enti e assessorati con l’indicazione di tempi e modalità per la progressiva e totale eliminazione delle barriere architettoniche che impediscono ancora l’accesso alle persone handicappate motorie agli edifici pubblici o di utilizzo da parte del pubblico: scuole, cinema, mostre, ristoranti, parchi, uffici, strutture sportive; l’indicazione di un funzionario responsabile del piano di abbattimento delle barriere architettoniche e la definizione delle priorità (scuole, asl, ecc.) per l’attuazione del piano di abbattimento delle barriere architettoniche, con la messa a disposizione delle strutture mobili nel periodo transitorio;

* la revisione dei contenuti progettuali del Comune di Torino relativi alla eliminazione e non creazione delle barriere architettoniche dei marciapiedi, da realizzare mediante la creazione di un apposito gruppo di lavoro;

* l’istituzione di un servizio con rappresentanti degli utenti per la verifica e il controllo dei progetti edilizi affinché le opere siano conformi alla normativa vigente in tema di eliminazione di barriere architettoniche.

 

Assessorato alla gioventù e al decentramento

* Promuovere l’accesso a tutti i servizi predisposti per i cittadini (giovani, anziani, altri…) agli utenti dei servizi assistenziali stimolando accordi e intese tra i settori e adeguata pubblicizzazione;

* Trasferire funzionalmente in capo all’assessorato al lavoro il personale educativo che sceglie di continuare ad operare nell’ambito del sil, servizio di inserimento lavorativo, per evitare – come finora è successo – problemi o conflitti di competenza tra gli assessorati coinvolti: assistenza, lavoro, decentramento;

* Vigilare perché le circoscrizioni, responsabili della manutenzione ordinaria, siano tempestive nella esecuzione dei lavori in particolare per quanto riguarda i servizi assistenziali: centri diurni per handicappati intellettivi, comunità alloggio, residenze per anziani;

* Promuovere, d’intesa con l’assessorato all’assistenza, iniziative volte a  stimolare l’assunzione da parte degli studenti di una responsabilità, nei confronti in primo luogo dei compagni che hanno maggiori difficoltà (personali, a causa di famiglie problematiche, a causa di handicap intellettivi, perché utenti dei servizi assistenziali) e, in secondo luogo, per stimolare la nascita di  un’azione di volontariato rivolto a persone handicappate intellettive che frequentano i centri diurni assistenziali o di giovani e adulti con handicap intellettivo lieve, che svolgono attività lavorativa, ma che potrebbero godere di momenti di socializzazione (cinema, discoteca, gite, teatro, concerti…)  nei loro giorni liberi, potendo contare su una compagnia diversa da quella solita dei familiari. Allo scopo si potrebbe studiare qualche forma di incentivazione con la messa a disposizione gratuita di ingressi a concerti, attività sportive, teatri, cinema.

 

Assessorato allo sport e tempo libero

* Garanzia dell’accessibilità di tutte le strutture sportive del Comune di Torino alle norme concernenti l’abolizione e non creazione di barriere architettoniche, per permettere la fruizione anche da parte delle persone handicappate sia in forma attiva che come spettatori;

* Diritto a tutti gli handicappati di accesso alle attività sportive predisposte per tutti i cittadini con richiami precisi alle Circoscrizioni e vincoli delle risorse da destinare al reperimento ad esempio del personale specialistico;

* Nessun finanziamento di programmi sportivi destinati esclusivamente a persone handicappate realizzate all’esterno delle strutture sportive previste per tutti i cittadini;

* Previsione della partecipazione al programma di “estate giovani” e agli scambi internazionali anche dei giovani handicappati; in particolare si chiede l’ampliamento della fascia di età per quanto riguarda i giovani con handicap intellettivo, permettendo l’accesso ai giovani con 26 anni compiuti.

 

Assessorato all’assistenza

In primo luogo si chiede che il Comune di Torino non sia più complice del trasferimento illegale delle persone malate croniche e non autosufficienti, che la sanità non vuole curare perché inguaribili, e, soprattutto per non assumere i relativi oneri. Si tratta di malati (anziani cronici, malati psichiatrici gravi, malati di aids, handicappati fisici con malattie degenerative…), che hanno sempre bisogno di cure indispensabili per non morire in condizioni disumane. In base alle leggi nazionali vigenti hanno diritto a cure sanitarie senza limiti.

Pertanto, a tutela di questi cittadini torinesi malati e non più autosufficienti e, se possibile,  con iniziative pubbliche in cui partecipi anche  il Sindaco della Città, riteniamo indispensabili le seguenti azioni:

q sollecitazione alle Asl dell’estensione delle cure sanitarie a domicilio per tutti i malati, compresi quelli  inguaribili, di qualunque età e di qualunque malattia, servizi di cura oggi assolutamente insufficienti anche sotto il profilo qualitativo (in genere nessuno interviene nei giorni prefestivi e festivi); allo scopo si propone l’unificazione operativa fra Adi e ospedalizzazione a domicilio;

q richiesta alle Asl di un concreto riconoscimento del volontariato socio-sanitario infrafamiliare al fine di incoraggiare le famiglie ad occuparsi dei propri congiunti adulti e/o anziani malati non autosufficienti, di modo che ad esse venga assicurato un rimborso forfettario delle spese che devono fronteggiare.  Si rammenta che il Comune di Torino non può intervenire nei confronti di famiglie benestanti per fornire interventi economici o servizi domiciliari, anche a prezzi calmierati. La sanità – al contrario –  interviene nei confronti di tutti i cittadini e, tenuto conto dei  risparmi consistenti che realizza,  rispetto ai costi che sosterrebbe con il ricovero del paziente, può e deve sostenere la famiglia che accoglie un proprio congiunto malato e non autosufficiente anche con l’erogazione di un contributo economico, oltre che con la garanzia delle prestazioni mediche e infermieristiche domiciliari di cui sopra;

q iniziative pubbliche a sostegno del diritto alla cura di tutti i malati inguaribili (sempre curabili) e contro le dimissioni dagli ospedali e dalle case di cura convenzionate quando non è possibile  proseguire le cure a domicilio o non sono possibili altre risposte residenziali sanitarie, nel rispetto delle disposizioni nazionali e regionali;

q istituzione di una commissione propria del Comune per la valutazione dei casi psichiatrici che sono proposti al Comune di Torino come soggetti “disabili” o “anziani” dai Dipartimenti di salute mentale delle Asl, al fine di escludere la presa in carico di persone malate, per le quali deve essere garantito il diritto alla continuità della cura da parte del Servizio sanitario regionale.

 

Iniziative di carattere generale e d’interesse di tutta l’utenza dei servizi assistenziali:

* Assumere una nuova delibera  per porre definitivamente fine alla richiesta di contribuzioni (da sempre illegali) ai familiari di assistiti maggiorenni. Attualmente sono esenti solo i congiunti degli handicappati e degli  anziani ultrasessantacinquenni cronici non autosufficienti;

* estendere la presentazione della richiesta di interdizione da parte degli operatori del Comune di Torino a tutti coloro che ne hanno la necessità, esclusi – eventualmente – coloro che sono proprietari di patrimoni consistenti;

* prevedere la presenza di una sola sede dei servizi  socio-assistenziali per ogni circoscrizione; assegnare il servizio di accoglienza del pubblico a tutte le assistenti sociali del servizio per l’azione di filtro necessaria e perché tutte abbiano sempre una visione globale della situazione. Resta la necessità che ciascuna debba assumere anche una tematica nella quale o è già specializzata o si specializzerà (assistenza domiciliare, affidamenti familiari, accoglienza presso comunità alloggio, ecc.). Sarebbe preferibile aggregare materie similari per permettere una visione meno settoriale dei problemi;

* istituire  una cartella personale dell’utente dove venga indicata tra l’altro la data della domanda di servizio, le richieste presentate dall’utente, le risposte dei servizi o le indicazioni fornite di volta in volta, con la possibilità quindi che la persona possa esser seguita anche da un altro operatore quando il suo referente è assente. La scheda, inoltre, è necessaria per valutare la qualità della risposta e la loro tempestività;

* prevedere una certificazione di idoneità degli operatori. È noto che le persone non in grado di difendersi e di far valere i propri diritti possono essere oggetto di abusi, violenze e atti contro la loro persona operati anche dal personale che è assunto per garantire, invece, la loro incolumità e benessere. Non mancano gli esempi drammatici, finiti sui quotidiani, di abusi (ad esempio Irv di Torino) e vere e proprie torture (Istituto Osmarim di Laterza, Taranto), abusi sessuali, pedofilia, ecc. Si chiede pertanto l’inserimento della certificazione di idoneità a svolgere attività lavorative che prevedono un rapporto diretto con l’utenza, per tutto il personale, qualificato e non, operante nelle strutture assistenziali pubbliche e/o convenzionate. Purtroppo la sola professionalità non è sufficiente a garantire l’utenza. La nostra proposta è che l’amministrazione scelga un Centro scientificamente riconosciuto valido (d’intesa con le organizzazioni sindacali ed i rappresentanti dell’utenza) incaricato di esaminare l’idoneità dell’operatore e di rilasciare una dichiarazione attestante che l’operatore non presenta controindicazioni per le caratteristiche della sua personalità a svolgere le mansioni che prevedono assistenza alle persone non autonome. Se del caso questa iniziativa potrebbe essere inizialmente rivolta al nuovo personale del Comune di Torino e ai nuovi appalti a terzi.

 

Iniziative  per la valorizzazione del domicilio in alternativa al ricovero in istituto:

a) Per le persone handicappate fisiche o anziane con limitata autonomia (per le persone malate croniche non autosufficienti deve intervenire il servizio sanitario),  si chiede l’istituzione del servizio di aiuto personale previsto dalla legge 104/92 e 162/98. Il servizio (alzata mattutina, pasti, messa a letto serale, ecc.) va assicurato ogni qualvolta sia possibile attraverso la sua erogazione prevenire o sostituire la richiesta di ricovero della persona con limitata autonomia. Può essere erogato direttamente dal Comune di Torino oppure si può prevedere un contributo che utilizza direttamente l’interessato, quando il Comune non è in grado di assicurare il servizio direttamente o mediante convenzione. Il contributo corrisposto può essere al massimo pari ai 2/3 di una retta di ricovero mediamente versata dal Comune per il ricovero in una struttura residenziale assistenziale;

b) riconoscimento del volontariato intra-familiare, finalizzato a incentivare la permanenza a casa loro degli adulti con limitata o nulla autonomia a causa di gravi handicap fisici e/o intellettivi ad integrazione degli altri servizi erogati direttamente alla persona (ad esempio in aggiunta al centro diurno frequentato dagli handicappati intellettivi, al servizio di assistenza domiciliare erogato nel caso di persone handicappate fisiche). Scopo del contributo (che stimiamo possa essere inizialmente di un milione mensile) è quello di incentivare l’impegno dei familiari, e di riconoscere un rimborso forfettario delle spese che sono tenuti a sostenere a seguito dell’accoglienza del congiunto con handicap anche per i necessari momenti di tregua. D’altronde è già stato riconosciuto – anche dalla delibera approvata il 16 gennaio 2001 dal Cisa-Consorzio dei servizi alla persona fra i Comuni di Collegno e Grugliasco (Torino) – che tale provvedimento favorisce la permanenza a casa anche di disabili gravi, mentre è sicuramente un risparmio per l’ente locale rispetto alle spese sostenute per i ricoveri;

c) forte potenziamento del servizio di aiuto domiciliare – anche mediante convenzioni con enti privati – in modo da assicurare le necessarie prestazioni anche nelle giornate festive e prefestive;

d) divieto di costruzione di strutture residenziali con più di otto posti  per anziani autosufficienti (ad esempio l’ipotesi della Casa della Gioia nel quartiere Vanchiglietta),  per handicappati fisici (la Rsa  progettata alla Cascina Grangia), per handicappati  o intellettivi  e per minori. Le risorse assistenziali, comprese quelle provenienti dalla vendita dei beni delle ex Ipab ed enti di assistenza,  devono essere impiegate prioritariamente per potenziare i servizi domiciliari e per la realizzazione di piccole convivenze o piccole comunità alloggio.

 

Iniziative specifiche dell’Assessorato all’assistenza a favore delle persone giovani, adulte e, soprattutto,  anziane malate non autosufficienti:

a) una campagna di sensibilizzazione (compresa la predisposizione di un opuscolo) per informare i cittadini torinesi dei loro diritti e in particolare della possibilità di opporsi alle dimissioni di giovani, adulti e anziani malati cronici e non più autosufficienti, compresi i malati psichiatrici e i malati di Alzheimer o altre forme di demenza, nel caso in cui non sia assicurata la dimissione protetta o altra soluzione residenziale sanitaria, quando non sono attuabili le cure domiciliari;

b) un seminario di formazione/informazione per il personale (assistenti sociali, assistenti domiciliari e addetti amministrativi, ecc.)  avente tra l’altro lo scopo di fornire il necessario aggiornamento rispetto alle nuove disposizioni regionali (Dgr 34/2000 relativa al trasferimento degli anziani cronici non autosufficienti e circolare dell’Assessorato alla sanità della Regione del 23 ottobre 2000) e comunali (Delibera della Giunta del Comune di Torino del 4 dicembre 2000 n. mecc. 200003922/19 “Contributi al costo dei servizi socio-assistenziali a carico dei parenti degli utenti maggiorenni non autosufficienti”) e della circolare relativa del gennaio 2001, con le quali finalmente il Comune di Torino non chiede più l’integrazione della retta di ricovero ai parenti di assistiti anziani cronici non autosufficienti ricoverati o che usufruiscono di interventi domiciliari e/o diurni;

c) cessazione del ricovero di anziani malati non autosufficienti negli istituti comunali che non siano autorizzati a funzionare come Rsa nell’attesa dell’attuazione di quanto sopra;

d) cessazione del ricovero nelle strutture per anziani di altre tipologie di utenza (handicappati intellettivi e fisici, malati psichiatrici e/o ex dimessi dagli ospedali psichiatrici);

e) divieto di costruzione di strutture residenziali con più di 10 posti letto per handicappati fisici o altre tipologie di malati per i quali il Comune deve attivarsi presso le Asl per ottenere la realizzazione di piccole comunità alloggio sanitarie;

f) avvio della ristrutturazione necessaria per la riconversione in Rsa  degli istituti  Cimarosa  e Villa Primule e completamento della messa a norma per la struttura di via San Marino per consentire al più presto il trasferimento della gestione in capo alle Asl di riferimento;

g) attivare con le Asl di competenza - tenuto conto della gravità della condizione degli anziani ricoverati  - convenzioni che mirino all’aumento delle attuali prestazioni mediche e infermieristiche e per l’organizzazione di nuclei specifici per i malati di Alzheimer o altre forme di demenza;

h) revisione delle convenzioni siglate con le Asl cittadine per recepire i punti di cui sopra;

i) ricercare nuovi locali (anche attingendo al patrimonio ex Ipab) da mettere a disposizione delle Asl per l’apertura di nuovi centri diurni per malati di Alzheimer e altre demenze;

j) assumere iniziative nei confronti della Regione Piemonte e dell’Assessorato alla sanità della Regione Piemonte, perché sia modificata la Dgr 41/1995 (unificando Rsa e Raf) e sia aumentata la quota a carico del servizio sanitario per la gestione delle Rsa.

Iniziative specifiche per gli handicappati intellettivi in situazione di gravità  non avviabili al lavoro:

– divieto assoluto di ricoverare fuori dalla Città di Torino e/o in strutture diverse dalla comunità alloggio da 10 posti letto, non accorpate ad altre;

– divieto di ricoverare nella stessa comunità alloggio o nello stesso centro diurno persone con handicap intellettivo e persone con problemi di natura psichiatrica, per i gravi danni a cui vanno incontro gli utenti, come è stato purtroppo di recente confermato dalle morti avvenute nell’istituto Ferrero di Alba;

– reperimento di un numero adeguato di comunità alloggio e convivenze guidate in Torino;

– apertura dei centri diurni per handicappati intellettivi ultradiciottenni non inseribili nel lavoro a causa della gravità delle loro condizioni psico-fisiche, in modo da assicurare la presenza di 1 centro ogni 30 mila abitanti, con il raggiungimento del tempo pieno per cinque giorni settimanali, come previsto dalla delibera istitutiva del 1983;

– riconversione dei Cad mediante il potenziamento delle attività che favoriscono l’integrazione con gli altri settori: scuola, sport, cultura e tempo libero in particolare per le persone in possesso di una limitata autonomia;

 – azioni volte a promuovere l’incontro tra giovani delle scuole superiori e giovani handicappati intellettivi  utenti dei centri diurni assistenziali;

– divieto di inserire persone handicappate con capacità lavorativa nei centri diurni assistenziali, nei centri di attività diurna e nei centri di lavoro guidato;

– regolamentazione  mediante delibera del diritto ai soggiorni estivi (almeno 15 giorni all’anno) per tutti gli utenti dei centri diurni assistenziali pubblici e/o convenzionati;

– divieto di trasferire handicappati intellettivi dalla comunità alloggio a strutture residenziali per anziani, per supposti raggiunti limiti di età. Se la comunità alloggio è la nuova casa per l’handicappato intellettivo che non può continuare a restare nella propria famiglia, rimane sempre la sua casa anche se invecchia.

 

Iniziative specifiche per assicurare il diritto dei minori a crescere in famiglia superando i ricoveri:

Si chiede la verifica delle situazioni familiari e personali di tutti i minori attualmente inseriti in istituto o comunità alloggio, a partire da quelli di età inferiore ai 10 anni, e la predisposizione di un progetto che, a seconda dei casi, preveda il loro rientro in famiglia, l’affidamento familiare a scopo educativo o l’adozione, in modo che entro due anni sia ridotta a zero la presenza di minori attualmente ricoverati.

La verifica di cui sopra dovrebbe realizzarsi di concerto con l’iniziativa assunta dall’Assessore regionale all’assistenza con delibera della Giunta regionale 4 giugno 2001, n. 46-3163  “Tutti i bambini hanno diritto ad una famiglia”.

Si chiedono, inoltre:

* azioni di prevenzione nei confronti delle famiglie in difficoltà con la presenza di minori, sollecitando in primo luogo gli interventi, se necessario, dei settori sociali primari (casa, lavoro, sanità, scuola…);

* al fine di evitare il ricorso all’istituto (anche due nuclei da 10 posti letto nello stesso stabile riproducono gli stessi effetti negativi dell’istituto) e  la permanenza prolungata nelle comunità,  l’assessorato dovrà promuovere:

- periodiche campagne di sensibilizzazione sull’affidamento familiare a scopo educativo per il reperimento di nuove famiglie affidatarie, privilegiando l’inserimento dei bambini più piccoli (0-10 anni);

- sostenere gli affidamenti familiari anche attraverso incontri di gruppo per gli affidatari con esperienze già in corso e in fase di avvio (almeno 1 gruppo per ogni circoscrizione);

- potenziare i supporti per gli affidamenti degli handicappati, in particolari di quelli intellettivi o con problematiche relazionali, che diventano maggiorenni e che continuano a vivere presso la famiglia affidataria, con la messa a punto di un progetto finalizzato al raggiungimento della maggior autonomia – quando possibile – e/o del loro inserimento autonomo o in una convivenza guidata, con il coinvolgimento – quando necessario – dei servizi sanitari competenti;

* quando è necessario allontanare il minore dal contesto famigliare e non è possibile attivare l’affidamento famigliare, gli inserimenti devono essere realizzati solo in case famiglia e in comunità di tipo familiare, con non più di 8 posti, inserite in normali case di abitazione, distribuite sul territorio e non accorpate fra loro (altrimenti si ricreano istituti); sarà necessario rivedere al riguardo i criteri deliberati dal Comune di Torino per l’accreditamento delle strutture;

* per quanto riguarda l’adozione si richiama la necessità della tempestiva e documentata segnalazione dei minori in presunto stato di adottabilità alla competente Autorità giudiziaria minorile. Per la preparazione e valutazione degli aspiranti genitori adottivi e per il sostegno delle famiglie si richiede che ci siano operatori sociali referenti per ogni circoscrizione, evitando la creazione di equipes sovra-circoscrizionali;

* per il sostegno degli affidamenti “a rischio giuridico di adozione” e delle adozioni di minori italiani e stranieri si chiede l’istituzione di gruppi di sostegno specifici.

* per quanto riguarda gli interventi da adottare nei confronti delle gestanti e madri con bambini inserite in comunità  si sollecita la ricerca di soluzioni differenziate secondo le necessità e le autonomie, anche per evitare permanenze prolungate (anche per anni) nelle strutture residenziali con costi umani ed economici elevati.

 

 

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