Prospettive assistenziali, n. 136, ottobre-dicembre 2001

 

 

Notizie

 

 

prosegue l’attività della scuola dei diritti

 

Continua l’attività della Scuola dei diritti “Daniela Sessano” promossa e gestita dall’Ulces, Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale.

La preoccupante arretratezza del settore assistenziale, che è in misura sempre maggiore utilizzato come scarico dei soggetti malati non autosufficienti, e le spesso incivili condizioni di vita della fascia più debole della popolazione (ad esempio i soggetti con handicap impossibilitati a svolgere qualsiasi attività lavorativa proficua dovrebbero vivere con la mortificante pensione di 431 mila lire mensili) sono non solo dovute a precise linee politiche ma anche ai ritardi culturali e operativi di numerose associazioni di tutela della fascia più debole della popolazione.

La Scuola dei diritti “Daniela Sessano”, assolutamente gratuita, ha lo scopo di fornire una adeguata preparazione alle persone interessate (assistiti e loro familiari, volontari, membri di altre organizzazioni) in modo che essi siano in grado di fornire risposte corrette per quanto riguarda:

a) i diritti e le modalità per conseguirli;

b) le norme vigenti che regolano i rapporti dei cittadini con la pubblica amministrazione;

c) le possibilità di ricorso alla magistratura civile, penale o amministrativa;

d) i rapporti con le istituzioni private;

e) la conoscenza dei principi fondamentali della legislazione esistente in materia di adozione, affidamento familiare a scopo educativo, handicap, sanità, assistenza.

Ciascun ciclo è composto, di norma, da quattro incontri e tratta i seguenti argomenti:

1. diritto alla salute, ai servizi sociali, al lavoro, all’assistenza; rapporti del cittadino con la pubblica amministrazione, con la giustizia civile, penale e amministrativa e con gli enti privati;

2. come leggere e valutare leggi e delibere e come predisporle;

3. la questione delle persone incapaci di autodifendersi: bambini in situazione di abbandono totale o parziale, handicappati intellettivi, pazienti psichiatrici, anziani cronici non autosufficienti, malati di Alzheimer;

4. ruolo del volontariato per la promozione e la tutela dei diritti delle persone incapaci di autodifendersi.

I corsi possono essere effettuati in qualsiasi città.

Per informazioni rivolgersi all’Ulces, Via Artisti 36, 10124 Torino, tel. 011-812.44.69, fax 011-812.25.95.

 

Vescovo condannato per mancata denuncia di violenze sessuali

 

Come risulta dal n. 16/2001 di Regno attualità «per la prima volta dall’inizio del secolo un vescovo francese è stato censurato da un tribunale civile. È successo a Caen nei confronti del vescovo di Bayeux-Lisieux, mons. P.P. Il 4 settembre è stato condannato a tre mesi con la condizionale (il pubblico ministero ne aveva chiesti da quattro a sei) con l’accusa di “mancata denuncia di violenza carnale e di mancata denuncia di violenze sessuali verso minori di 15 anni”.

«I fatti riguardano un prete della diocesi, R.B., condannato l’anno scorso a 18 anni di prigione per violenza sessuale su minori. A fine dicembre 1996 una madre delle vittime avvisa dei fatti il vicario generale che provvede a informare il vescovo. Dopo alcuni colloqui il vescovo convince il prete a farsi ricoverare in clinica specializzata. Nel settembre 1998 lo destina a diversa parrocchia, dove viene arrestato. Come testimone al processo (ottobre 2000) il vescovo giustifica il rifiuto di denunciare direttamente il suo prete in ragione dei rapporti di fiducia fra ordinario e preti diocesani».

 

 

Troppe persone muoiono per cure sbagliate

 

Dall’analisi condotta dal Censis e da Assomedico su 340 articoli dedicati alle cause di morte, pubblicati su 21 quotidiani e periodici, risulta che il 48,2% dei casi di malasanità è dovuto a errore umano, il 33% dipende dalle strutture sanitarie e il 5,4% da soccorso tardivo.

Gli episodi di malasanità o errori presi in esame sono stati 143. Nel 54% dei casi sono finiti con la morte del paziente; nel 20% la responsabilità dei danni al paziente è dovuta al personale sanitario; nel 13,8% al medico chirurgo e nella misura del 12,5% allo specialista.

(dal Corriere della Sera del 23 febbraio 2001)

 

 

L’Auser non rivendica il diritto alle cure sanitarie degli anziani cronici non autosufficienti

 

Il 25 e 26 settembre 2001 ha avuto luogo a Roma il convegno nazionale “Sostenere chi cura - Per i diritti delle persone che curano”, organizzato dall’Auser, l’associazione della Cgil che si occupa delle problematiche degli anziani.

Com’è stato sottolineato nel corso del convegno, si tratta di «un aiuto prezioso e difficile che impegna il 20,5% della popolazione con più di quattordici anni per un totale di 331 milioni di ore al mese, molti dei quali sulle spalle delle donne».

Fra le figure che assistono gli anziani «ci sono le figlie (40%), le nuore (il 18), le mogli (il 15), i figli maschi (il 14), i mariti (il 6), altri parenti (l’8)».

È stato, altresì, segnalato che «lo stress colpisce una persona su tre che assiste un anziano» e che «la vita muta radicalmente: disagi e difficoltà dell’impegno di assistere un anziano. Un profondo cambiamento anche in termini di risorse finanziarie, libertà personale, tempo libero e stato di salute che fa dire al 19,3% degli intervistati di essere “fortemente insoddisfatti” della propria vita».

Tuttavia, dai dati forniti (cfr. Avvenire del 26 settembre 2001) risulta che il numero delle famiglie impegnate a curare a casa loro anziani non autosufficienti che beneficiano di sostegni da parte dei servizi «è passato dal 23,3% al 14,8».

Quanti anni dovranno ancora trascorrere prima che l’Auser prenda in esame le leggi vigenti in cui è scritto che le cure sanitarie vanno fornite anche ai vecchi non autosufficienti e, quindi, agisca nei confronti delle Asl affinché assicurino le dovute prestazioni agli anziani malati ed ai congiunti che li curano a domicilio?

 

 

UNA DISCUTIBILE ORDINANZA SUGLI ALIMENTI

 

Con ordinanza del 7 dicembre 2000, il Giudice Marco Nigra della Sezione distaccata di Ciriè del Tribunale di Torino, ha condannato i figli della signora R.M. a versare complessivamente la somma di un milione di lire al mese. La richiesta degli alimenti, avanzata dalla stessa signora R.M., era motivata come segue:

«a) di essere vedova ultrasettantenne, afflitta da numerose patologie (diabete, insufficienza renale e respiratoria, cardiopatia grave, ipertensione cronica, esiti di frattura femorale non operabili);

«b) di essere ricoverata presso istituto assistenziale non essendo in grado di vivere da sola nella propria abitazione».

Dagli atti processuali risulta che la signora R.M. «percepisce un reddito mensile complessivo di lire 2.158.000», mentre «deve affrontare spese per circa tre milioni mensili».

Dagli stessi atti non risulta che la signora, pur essendo non autosufficiente a causa di patologie in atto, abbia richiesto al Servizio sanitario nazionale di essere curata gratuitamente, com’è previsto dalle leggi vigenti; ha invece optato per il ricovero a pagamento presso una struttura di assistenza.

A questo riguardo si pone l’interrogativo: se una persona che può beneficiare di un intervento gratuito, sceglie liberamente una prestazione onerosa pur non avendo i mezzi economici sufficienti per il pagamento della retta, i figli sono obbligati a provvedere a versare la quota non coperta dai redditi del soggetto interessato? A noi non sembra cor­retto.

Da notare che né la signora R.M., né i figli, né il giudice hanno preso in considerazione la vigente normativa riguardante il diritto degli anziani cronici non autosufficienti alle cure sanitarie gratuite.

Nel procedimento non sono state nemmeno tenute presenti le disposizioni del decreto legislativo 130/2000 in base alle quali, per le prestazioni sociali erogate agli ultrasessantacinquenni non autosufficienti, gli enti pubblici devono far riferimento esclusivamente ai loro redditi e non anche a quelli dei parenti tenuti agli alimenti.

 

 

Scoperto sito russo con 60 mila foto hard di bimbi

 

È stato scoperto un sito russo contenente 60 mila foto di bambini ripresi in pose equivoche. A denunciarlo è il Coordinamento internazionale associazioni per la tutela dei diritti dei minori. Si tratta del sito “Best boys sites all over the net” e le immagini sono quelle di bambini dai 3 ai 13 anni, ripresi in pose raccapriccianti. «Questo sito – denuncia la presidente Aurelia Passaseo – è solo uno dei 18 siti russi contenenti immagini e video di bambini, che vanno ad aggiungersi ad altri 138 siti scoperti dal 15 giugno». Video che saranno consegnati su floppy disk alla polizia telematica dalla presidente dell’associazione.

(da La Stampa del 1° luglio 2001)

 

 

Violenza sessuale su una paziente: medico condannato

 

Un medico è stato condannato a due anni e due mesi di reclusione per violenza sessuale nei confronti di una paziente anoressica ricoverata in una comunità sita nella provincia di Torino.

La violenza è consistita nel tentativo da parte del medico di farsi toccare nelle parti intime e di baciare la ragazza.

La gravità dell’episodio, riportato su la Repubblica del 15 giugno 2001, va valutata tenendo conto del delicato rapporto che lega la persona colpita da anoressia con il suo medico curante, che – com’è noto – ha spesso un fortissimo ascendente nei confronti dei suoi pazienti.

 

www.fondazionepromozionesociale.it