Prospettive assistenziali, n. 135, luglio-settembre 2001

 

gestore e operatori di una casa di riposo condannati dal tribunale di mondovì

 

Con sentenza del 22 gennaio 2001, il Giudice Maria Eugenia Oggero del Tribunale di Mondovì, ha inflitto le seguenti condanne penali:

– R.G. alla pena di 2 mesi e 20 giorni di reclusione, pena sostituita nella multa di L. 6 milioni «per avere tollerato e/o consentito che i dipendenti, quali materiali esecutori, con più azioni, commesse in tempi diversi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, esercitassero abusivamente la professione sanitaria, senza essere in possesso dei titoli abilitativi e, nel caso di G. che questi esercitasse abusivamente la professione medica»;

– R.R., F.S., V.W., R.L.B., P.C., G.C., G.I., C.A., O.G., B.M., ciascuno alla pena di 1 mese di reclusione, pena convertita nell’ammenda di L. 2.250.000 «per avere, con più azioni commesse in tempi diversi in esecuzione di un medesimo disegno criminoso, esercitato abusivamente la professione sanitaria, procedendo alla somministrazione delle terapie agli ospiti».

Il Sig. R.G., legale rappresentante della casa di riposo in cui erano ricoverati anziani cronici non autosufficienti, era anche accusato di aver omesso:

– di far eseguire le verifiche degli impianti elettrici di messa a terra;

– di richiedere la preventiva visita di collaudo al Comando provinciale dei vigili del fuoco.

Nel procedimento è intervenuta l’Ulces, Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale (1), organizzazione iscritta nel registro del volontariato della Regione Piemonte e riconosciuta come ente morale con il decreto ministeriale 19 settembre 1997.

Nello statuto è previsto che l’Ulces ha, tra le altre cose, lo scopo di «promuovere i diritti dei minori, degli handicappati e degli anziani, intervenendo, se necessario, anche nelle sedi giudiziarie, contro ogni forma di discriminazione, abuso, maltrattamento, e altre violazioni dell’integrità e della dignità delle persone, in particolare di quelle ammalate e/o non autosufficienti». Una volontaria dell’Ulces, dopo aver constatato di persona le inefficienze della struttura ospitante gli anziani e le carenze nelle cure prestate, presentava un esposto da cui conseguiva una visita ispettiva dei carabinieri dei Nas dalla quale emergeva quanto segue:

a) il legale rappresentante della casa di riposo R.G. esercitava abusivamente la professione sanitaria, somministrando terapie agli anziani, senza essere in possesso dei titoli abilitativi;

b) alcuni dipendenti esercitavano abusivamente la professione sanitaria, somministrando terapie agli anziani, senza essere in possesso dei titoli abili­tativi;

c) un operatore in servizio presso la struttura, esercitava abusivamente la professione medica procedendo ad interventi chirurgici nei confronti degli anziani, senza essere in possesso del titolo e della prescritta abilitazione;

d) la struttura presentava carenze di natura igienico-sanitaria e strutturale;

e) erano state violate norme di prevenzione degli infortuni sul lavoro;

f) la struttura ospitava anziani non autosufficienti in numero superiore a quello previsto dall’autorizzazione sanitaria;

g) vi era carenza di vigilanza (durante la notte moltissimi anziani venivano trovati caduti a terra e feriti) ed abuso di somministrazione di tranquillanti e sedativi da parte del personale agli anziani;

h) «si ravvisava una forma di maltrattamento implicita nei confronti degli anziani affidati alla casa di riposo per ragioni di cura, vigilanza e custodia, in quanto i fatti sopra menzionati prefigurano forme di disagio e sofferenze per i medesimi».

Da notare – fatto gravissimo – che le carenze sono state riscontrate dai Nas e non dai servizi di vigilanza dell’Asl. La casa di riposo era stata accreditata dalla Regione Piemonte, nonostante che non fossero state eseguite le necessarie verifiche degli impianti elettrici e non fosse stata richiesta la visita di collaudo dei vigili del fuoco.

 

Interrogazione

In data 6 giugno 2001, è stata presentata al Presidente del Consiglio regionale piemontese l’interrogazione che riproduciamo:

«I sottoscritti Consiglieri regionali Pino Chiezzi, Lido Riba, Angelino Riggio, Marisa Suino (2)

appreso

che a seguito di denuncia dell’Unione per la lotta contro l’emarginazione sociale (Ulces) il legale rappresentante ed i dipendenti della casa di riposo “Città di Ceva” sono stati condannati dal Tribunale di Mondovì, in data 22.01.2001, per esercizio abusivo della professione sanitaria, con pena patteggiata e per tanto definitiva;

preso atto

che l’azione penale è stata conseguenza di attività ispettiva da parte dei Carabinieri del Nas di Alessandria, a seguito della denuncia effettuata alle  Autorità da un’aderente all’Ulces, e non conseguenza della doverosa attività di vigilanza da parte della preposta Commissione di Vigilanza dell’Asl;

che non si è trattato di un singolo episodio, ma di un reato con il carattere della continuità, come emerge dalla sentenza;

interpellano

gli Assessori alla sanità ed all’assistenza, per conoscere:

– quali provvedimenti abbiano assunto per tutelare gli anziani ospiti della struttura in oggetto;

– quali iniziative abbiano adottato, affinché l’at­tività di vigilanza sulle numerose strutture presenti nella nostra Regione sia svolta con la ne­cessaria frequenza ed attenzione, per garantire l’indispensabile tutela di tutti gli ospiti di strutture Raf o Rsa, sia pubbliche sia private, ad evitare che si ripetano abusi intollerabili, senza dover attendere l’intervento di associazioni di volontariato per evidenziarle».

 

 

 

 

(1) Il Giudice ha stabilito il versamento a favore dell’Ulces della somma di L. 1.600.000, a titolo di rimborso delle spese processuali.

    (2) Analoga interrogazione è stata presentata dal Consigliere regionale Vincenzo Tomatis.

 

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