Prospettive assistenziali, n. 131, luglio-settembre 2000

 

Chiesta l’abrogazione della legge della regione piemonte n. 37/2000 CHE DISCRIMINA LE ASSOCIAZIONI DI TUTELA DEGLI HANDICAPPATI

 

In data 13 giugno 2000 il CSA ha inviato la seguente lettera ai Presidenti del Consiglio e della Giunta della Regione Piemonte.

«Con la presente Vi segnaliamo che il nostro Coordinamento ha promosso una petizione per sollecitare il nuovo Consiglio della Regione Piemonte ad abrogare la legge regionale 7 aprile 2000 n. 37.

«Hanno aderito alla nostra richiesta (che alleghiamo in copia) le seguenti associazioni: AVULSS, nucleo di Ivrea, via Pasquere 9, 10010 Colleretto Giacosa (To); Società S. Vincenzo de’ Paoli, Consiglio Centrale, corso Matteotti 11, 10121 Torino; Associazione Oltre il Ponte, via Passiolo 17, Ceres (To); Caritas, Centro di Ascolto, piazza S. Giovanni XXIII 1, 28048 Pallanza (Vb); ANFFAS, piazza S. Francesco 1, 15011 Acqui Terme (Al); UILDM, via Canova 52, 10136 Torino; AVO, via San Marino 10, 10134 Torino; Gruppo Volontariato Vincenziano, Via Valerani 16, 15033 Casale Monferrato (Al); FIADDA, via S. Bartolomeo degli Armeni 1, 16122 Genova, Sezione di Torino; Cooperativa sociale “La Prateria”, Regione Nosere, 28845 Domodossola (No); APRI, c/o Consultorio via Nizza 152, 10127 Torino; AIAS Cuneo, Vicolo Bisalta, 12100 Cuneo; Associazione La Via, corso Francia 100, 12100 Cuneo; Gruppo Volontariato Assistenza Handicappati, piazza S. Francesco 1, 15011 Acqui Terme (Al); GRH, Genitori Ragazzi Handicappati, via Torino 58, 10040 Druento (To); GEAPH, via Serena 26/E, 10090 Sangano (To); CSA-Ivrea, piazza Castello 4, 10015 Ivrea (To); Associazione Scintilla, via Borgone 12, 10093 Collegno (To); ANFFAS VCO, via Romita 13, 28845 Domodossola (No); Comitato per l’integrazione scolastica degli handicappati, via Artisti 36, 10124 Torino; APICE, via Galluppi 12/F, 10134 Torino; COGEHA, Collettivo genitori dei portatori di handicap, via Amendola 13, 10028 Settimo Torinese (To); ANFAA, sezione di Novara, via Perazzi 5/e, 28100 Novara; Coordinamento Paratetraplegici, via Pacinotti 29, 10144 Torino; Unione Silenziosi Torinesi, corso Francia 275, 10139 Torino; Associazione Prader Willi, sezione piemontese, via Manzoni 29/B, 10040 Druento (To); UTIM, Unione per la tutela degli insufficienti mentali, via Artisti 36, 10124 Torino.

«Tutte le suddette associazioni hanno sottoscritto copia della petizione allegata, disponibile presso i nostri uffici in originale.

«Confidiamo che il nuovo Consiglio Regionale voglia al più presto accogliere la richiesta di abrogazione della Legge 37/2000 e che sia altresì immediatamente ritirata la Circolare del 14.3.2000 dell’Assessorato alla sanità».

Il testo della richiesta per l’abrogazione

della legge regionale 7 aprile 2000 n. 37 (*)

è il seguente:

Con la legge 37/2000 la Regione Piemonte, violando le norme costituzionali, i principi fondamentali del pluralismo e lo stesso buon senso, ha attribuito all’Unione nazionale mutilati per il servizio (UNMS), all’Associazione nazionale mutilati e invalidi del lavoro (ANMIL), all’Associazione nazionale mutilati e invalidi civili (ANMIC), all’Ente nazionale sordomuti (ENS) e all’Unione italiana ciechi (UIC), «l’esercizio della rappresentanza e tutela degli interessi morali ed economici delle rispettive categorie di mutilati e invalidi».

Con la suddetta legge, la Regione Piemonte ha addirittura deciso di valorizzare «il ruolo delle stesse associazioni presso le amministrazioni regionali e locali, nonché presso organismi operanti in termini istituzionali che hanno per scopo l’educazione, il lavoro, la formazione professionale, i trasporti, l’assistenza sociale e sanitaria, il turismo, lo sport e quanto possa essere ritenuto di valenza primaria per l’integrazione sociale e l’elevazione morale dei soggetti disabili totali o parziali, ivi comprese le implicazioni connesse alla vita familiare e di relazione».

La legge regionale stabilisce inoltre che «gli enti strumentali della Regione, nei quali sono operanti organismi consultivi, sono tenuti a richiedere agli organi regionali delle associazioni (sopra elencate) la nomina di un rappresentante».

Infine è previsto che «gli enti strumentali della Regione possono stipulare apposite convenzioni con le associazioni (UNMS, ANMIL, ANMIC, ENS e UIC) per delegare ad esse lo svolgimento dei compiti e funzioni che la legge non attribuisce in via esclusiva alla pubblica amministrazione».

Ciò premesso, i rappresentanti delle organizzazioni sotto elencate chiedono al nuovo Consiglio della Regione Piemonte di abrogare con la massima urgenza la legge 37/2000 in quanto:

a) viola il principio sancito dall’art. 3 della Costituzione in base al quale «tutti i cittadini hanno pari dignità sociale e sono eguali di fronte alla legge, senza distinzioni di sesso, di razza, di lingua, di religione, di opinioni politiche, di condizioni personali e sociali». Ne deriva che nessun soggetto privato, singola persona o organizzazione, può rappresentare altri cittadini, se non è stato appositamente delegato dall’interessato;

b) attribuisce ad alcune associazioni private poteri non riconosciuti ad altre organizzazioni anch’esse private nonostante che le leggi vigenti le pongano sullo stesso piano sia per quanto riguarda i doveri che i diritti. A conferma della natura privata dell’ANMIC (e delle altre organizzazioni privilegiate dalla legge regionale 37/2000) si ricorda che il Garante per la riservatezza dei dati personali, con un provvedimento del 1° dicembre 1999, ha stabilito quanto segue:

1. le Commissioni delle ASL preposte all’accertamento dell’invalidità non possono più trasmettere gli elenchi degli invalidi civili all’ANMIC;

2. l’ANMIC non può richiedere alle suddette Commissioni gli elenchi ed i dati personali degli invalidi civili;

3. i medici, nominati dall’ANMIC e da altre associazioni “storiche”, continuano a far parte delle Commissioni, ma possono usare i dati solo per lo svolgimento dell’accertamento collegiale dell’invalidità;

c) viola i più elementari concetti della partecipazione e del pluralismo, posti – fra l’altro – alla base della legge 266/1991 sul volontariato;

d) interpreta ad uso e consumo delle associazioni privilegiate (UNMS, ANMIL, ANMIC, ENS, UIC) norme non aventi alcun valore di legge anche se inserite nei DPR emanati nel 1978 per dichiarare la perdita della personalità giuridica di diritto pubblico delle suddette associazioni, che hanno quindi assunto in tutto e per tutto le caratteristiche di enti privati. È sintomatico che le suddette associazioni chiedano dopo ben 22 anni dalla loro privatizzazione di ottenere il riconoscimento di privilegi che sono stati eliminati con l’entrata in vigore del decreto 616/1977.

La privatizzazione dell’UNMS, ANMIC, ANMIL, ENS e UIC era stata la conseguenza delle iniziative intraprese negli anni ’70, anche contro le suddette organizzazioni, per ottenere il riconoscimento della piena dignità dei cittadini con handicap ed il loro diritto all’inserimento scolastico, abitativo, lavorativo e sociale in genere. Al riguardo ricordiamo che nel 1970 era stata istituita una Commissione permanente composta anche dai presidenti dell’UNMS, dell’ANMIL e dell’ANMIC le cui conclusioni di fatto prevedevano l’esclusione sociale degli invalidi.

Infatti la suddetta Commissione dopo aver premesso che «la generalità dei cittadini invalidi costituisce nel suo complesso un insieme nettamente distinto del popolo italiano», è giunta alle seguenti aberranti conclusioni: «addita pertanto, come indispensabile ed indilazionabile una radicale e completa riforma di struttura nel settore degli invalidi che, prescindendo dalla causa invalidante, sia attuata differenziando chiaramente i cittadini portatori di invalidità permanente dai cittadini sani o incidentalmente malati, distinguendosi sotto questo aspetto dalle riforme che oggi lodevolmente (sic) la Repubblica affronta nei campi del lavoro, dell’assistenza sanitaria, della istruzione e della casa». La Commissione, inoltre, ha chiesto che l’auspicata riforma di struttura «preveda la delega dello Stato ad un unico Ente di diritto pubblico di ogni azione di pubblico intervento, e quindi dell’istruzione e l’addestramento professionale degli invalidi e del loro collocamento al lavoro, dell’assistenza sanitaria, limitatamente agli esiti dell’invalidità permanente, di quella sociale, morale e giuridica e della cura e di ogni altra provvidenza che possa essere a loro rivolta». L’amministrazione di questo Ente di diritto pubblico avrebbe dovuto essere espressione diretta ed esclusiva delle Associazioni di categoria.

Si ricorda, inoltre, che le associazioni UNMS, ANMIL, ANMIC, ENS e UIC ricevono già rilevanti finanziamenti non solo dallo Stato, ma anche, in base alla legge regionale n. 41/1987, dalla Regione Piemonte.

 

(*) Base della legge 37/2000 è stata la proposta n. 601 presentata il 28 ottobre 1999 dai Consiglieri regionali Angeleri (CCD), Cotto (FI), Ghiglia (AN), Gallarini (FI), Rubalto (Pensionati per l’Europa), Rosso (FI) Vaglio (Lista regionale “Per il Piemonte”), Peano (PPI), Montabone (RI), Spagnuolo (Socialisti indipendenti democratici), Mancuso (AN) e Suino (DS). Il testo è stato licenziato dalla IV Commissione in data 3 febbraio 2000. La dichiarazione d’urgenza della legge 37/2000 è evidentemente collegata alle elezioni regionali del 16 aprile 2000.

 

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