Prospettive assistenziali, n. 129, gennaio-marzo 2000

 

Per non dimenticare

 

 

REALTÀ UMANE E SOCIALI DA PREVENIRE

E RISOLVERE (N. 7)

 

 

No agli istituti di ricovero

Scrive Don Oreste Benzi nel libro “Come a casa, solo a casa - Per una migliore vecchiaia”: «Quando io vado in Zambia nelle nostre missioni, e cammino nei bush, se passa un anziano tu ti fermi e lasci che l’anziano passi, con grande rispetto. Gli europei hanno portato la loro civiltà, sono arrivati e hanno creato subito gli istituti. Guardate che roba. Potevi startene in Europa, lasciali vivere da barbari come li chiami tu. Ma non so chi sia barbaro, perché privare della libertà, come dice la Costituzione, è un delitto.

«Dobbiamo capovolgere la nostra mentalità. Siamo troppo abituati a fare le opere buone e non invece ad insistere sulla giustizia. Non è parola mia, è S. Agostino, lui dice: “Non dobbiamo coltivare i poveri per fare opere di misericordia; tu dai il pane all’affamato (sono parole sue, le ho imparate a memoria); non sarebbe meglio non dover dare niente a nessuno, nessun pane, perché tutti hanno il pane; non sarebbe meglio che tu non dovessi vestire nessuno perché tutti hanno un vestito, perché tu che fai la carità ti senti più potente”. Così dice questa parola: “Ti senti ad un grado superiore”».

 

Cavie umane in Svizzera

Per la sperimentazione di nuovi prodotti, le aziende farmaceutiche svizzere offrono un compenso di 10 milioni al mese a chi si sottopone ai test di laboratorio.

I volontari devono godere di buona salute fisica e psichica e non essere allergici; sono tenuti, inoltre, a dichiarare di non aver partecipato ad altri esperimenti negli ultimi sei mesi.

Viene stipulata una assicurazione per provvedere alle spese nel caso in cui al soggetto accada qualcosa durante la sperimentazione.

Ecco un’altra mostruosità del “libero” mercato!

(da La Stampa del 4 gennaio 2000)

 

Lo Stato chiede i danni agli ex amministratori degli ospizi di Milano

L’IPAB di Milano aveva venduto nel 1984 un appezzamento di terreno per un miliardo e cento milioni. Dopo averne accertato il valore in tre miliardi e ottocento milioni, la Corte dei Conti ha chiesto all’ex Presidente dell’IPAB nonché all’ex Segretario generale e ad un altro componente dell’istituzione milanese il versamento di 810 milioni.

L’ex Presidente dell’IPAB era già stato condannato nell’ambito dell’inchiesta su tangentopoli.

Un altro clamoroso esempio di gestione dissennata del patrimonio immobiliare delle IPAB, destinato dalle leggi vigenti all’assistenza dei poveri.

 

Aumentato notevolmente il lavoro nero

Dall’ISTAT è arrivata una notizia allarmante: in Italia ben 15,2% del totale delle unità lavorative è irregolare: ammontano, dunque, a ben 3 milioni e 248 mila le situazioni “sommerse”.

Si tratta di una impennata del 16,1% negli ultimi anni, particolarmente in alcuni settori: commercio, pubblici esercizi, trasporti e comunicazioni.

Nello stesso tempo l’occupazione regolare è calata dell’8%.

La percentuale più consistente del lavoro irregolare continua ad essere riscontrata nel comparto agricolo con una percentuale del 29,2.

Molti sono i lavoratori stranieri, ma numerosi sono anche gli italiani che svolgono un doppio lavoro.

Che cosa fanno i sindacati dei lavoratori? Non vedono, non sentono, non parlano.

 

 

Molto bassa la spesa sociale del Comune di Roma

 

Giorgio Alessandrini, vice reggente della CISL di Roma e Lazio, commentando la morte della settima persona senza fissa dimora in poco più di 15 giorni, ha sostenuto che «la solidarietà non può essere all’insegna dell’emergenza quando incide sulla vita delle persone. I clochard morti in questi giorni per strada sono la tragica testimonianza dell’assenza di una politica sociale organica del Campidoglio. Gli innumerevoli progetti sociali di cui il Comune racconta a giorni alterni sono frammentari, scollegati e incapaci di prevenire le emergenze. Probabilmente – ha aggiunto Alessandrini – la Capitale sconta una spesa sociale tra le più basse se paragonata agli stanziamenti di bilancio previsti nelle città del centro-nord. Siamo dunque ben lontani dall’avere un welfare del cittadino romano che garantisca certezza nelle prestazioni, livelli di gratuità per le fasce più deboli. Invece, continuiamo ad affidare un settore così sensibile ad iniziative, sia chiaro tutte benemerite, non in grado di assicurare continuità e certezza».

(da Le Conquiste del Lavoro del 18 gennaio 2000)

 

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