Prospettive assistenziali, n. 127, luglio-settembre 1999

 

 

Per non dimenticare

 

 

REALTÀ UMANE E SOCIALI DA PREVENIRE E RISOLVERE (N. 5)

 

SOS per gli anziani nelle case di riposo

Dal settimanale “Vita” del 5 marzo 1999 riportiamo una preoccupante notizia, segnalando che analoghe violenze si verificano nel nostro Paese: «Sempre più anziani francesi subiscono violenze, in famiglia ma soprattutto nelle case di riposo. L’associazione Alma, nata nel ’95 a Grenoble, nel ’98 ha registrato tremila testimonianze di maltrattamenti su anziani: incontinenti lasciati senza bere dopo le 16 perché il personale non vuole essere disturbato la notte, anziani cui è portato via anzitempo il vassoio con la cena perché si abituino a mangiare in fretta. “Il fatto è che in Francia”, denuncia il medico Robert Hugonot, fondatore di Alma, “chiunque può diventare direttore di un centro per gli anziani”».

Anche in Italia si può dirigere un istituto per anziani senza che le leggi vigenti prevedano una specifica professionalità.

 

Un’altra casa di riposo abusiva

I carabinieri di Recco (Genova) hanno scoperto un’altra casa di riposo abusiva. Dopo averne disposto l’immediata chiusura, hanno svolto ricerche per individuare coloro che vi indirizzavano gli anziani. È risultato che si trattava di medici dell’ospedale che li aveva dimessi. Da notare che la casa di riposo di Recco era già stata chiusa tre anni fa (da Il Secolo XIX, 14 maggio 1999).

 

Troppo vecchi per la loro riabilitazione cardiaca post-infarto

 

«Secondo un rapporto presentato da Age Concern, una associazione non profit inglese che si batte per i diritti degli anziani, le persone anziane che hanno subito un attacco di cuore sono generalmente ritenute “troppo vecchie” per fruire dei servizi di riabilitazione cardiaca post-infarto. E ciò a dispetto dell’impegno del governo Blair di garantire le cure a tutti i cittadini inglesi sulla base delle sole necessità cliniche e non di altri criteri».

Un altro esempio di eutanasia da abbandono (da Medicina e morale, n. 1, 1999).

 

Poco usati in Italia i farmaci antidolore

Nove malati terminali su dieci potrebbero morire con minori sofferenze, ma potrebbero soprattutto vivere meglio i loro ultimi mesi di vita. In Italia il ricorso alle terapie antalgiche a base di oppiacei (morfina, metadone, fentanyl), soprattutto verso i malati di cancro, è ancora episodico e tutt’altro che generalizzato.

A terapie più incisive, con ricorso a farmaci capaci di lenire realmente il dolore, è favorevole la Chiesa: «La vita umana, anche malata, resta una vita accanto ad altre vite – ha spiegato il pro vicario generale della Diocesi di Torino, monsignor Franco Peradotto –. Hanno dunque immenso valore tutte quelle cure che consentono di vivere in modo pieno accanto a chi si ama».

Ma perché i medici stentano a prescrivere oppiacei? Il presidente dell’Ordine di Torino, professor Michele Olivetti: «Ci sono importanti componenti psicologiche che, qualche volta, sfociano anche nell’abbandono del paziente in fase terminale. Il timore della morte è purtroppo presente anche fra i medici e ci sono sanitari che considerano ancora oggi la sofferenza come un momento di espiazione e di acquisizione di meriti per l’aldilà: lo abbiamo accertato in un sondaggio condotto diversi anni fa» (da La Repubblica e La Stampa del 20 giugno 1999).

 

Infermiera condannata a 10 mesi per mancato soccorso

 

«Accusata di non aver soccorso un paziente, che morì alcune ore dopo, e la figlia che chiedeva aiuto per portare il genitore al pronto soccorso, un’infermiera è stata condannata dal tribunale di Bologna a 10 mesi di reclusione per rifiuto di atti d’ufficio. C.V., 37 anni, infermiera ausiliaria all’ospedale Maggiore di Bologna, avrebbe assistito ai disperati tentativi della figlia del paziente, malato terminale di leucemia, senza prestarle aiuto. “Arrivata all’auto – aveva raccontato una delle figlie – ho cercato di fare scendere mio padre, ma non ci sono riuscita. E l’infermiera se ne è andata lasciando mio padre morente”» (da La Repubblica del 9 luglio 1999).

 

Anziani maltrattati a Matera: 5 arresti

«Per presunti maltrattamenti subiti da persone anziane ospiti della casa di riposo “Brancaccio” di Matera, cinque addetti alla sorveglianza sono stati arrestati dai carabinieri nel corso dell’operazione “Senex”. I reati ipotizzati sono maltrattamenti, abbandono di persone incapaci e (solo per alcuni indagati) peculato. Ad altri sei addetti alla sorveglianza nella stessa casa di riposo sono state notificate informazioni di garanzia. Le indagini sono durate sei mesi e hanno consentito di documentare, anche con riprese filmate, episodi di violenza compiuti da alcuni addetti alla vigilanza nei riguardi degli anziani ospiti della casa di riposo, consistiti – hanno riferito i carabinieri – in schiaffi, spintoni e gesti di insofferenza. Si tratta di tre assistenti, di un volontario e di un cuciniere che operano nella struttura, che è di proprietà della Diocesi di Matera, ma è gestita da laici. La Curia arcivescovile – ha riferito un ufficiale dei carabinieri – è stata informata qualche tempo fa dell’inchiesta ed ha collaborato per individuare e circoscrivere le responsabilità» (da La Stampa del 14 luglio 1999).

 

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