Prospettive assistenziali, n. 127, luglio-settembre 1999

 

 

Notizie

 

 

Bando di concorso per tesi sulla storia del servizio sociale

 

1. La Società per la Storia del servizio sociale (SOSTOSS), con riferimento agli artt. 1, 2, 7 dello statuto associativo, bandisce il quinto concorso a premi per tesi di diploma sulla storia del servizio sociale in Italia, da intestare alla memoria di personalità significative che hanno onorato la professione di assistente sociale con l’attività di studio, di formazione e operativa.

2. I premi, in numero di due e di un milione di lire ciascuno, saranno assegnati a tesi discusse per il conseguimento del diploma di assistente sociale negli anni accademici compresi fra il 95/96 e il 99/2000.

3. I premi, non assegnati in precedente concorso, sono intestati alla memoria di Maria Calogero e Josette Lupinacci, eminenti figure storiche del servizio sociale italiano.

4. Le tesi dovranno riferirsi al periodo storico, di primario interesse per la SOSTOSS, che va dal dopoguerra alla fine degli anni ’70, e vertere su:

• l’attività professionale di servizio sociale svolta da assistenti sociali in enti ed organismi pubblici e privati, nazionali e locali;

• la formazione professionale degli assistenti sociali.

Saranno considerate di particolare interesse le tesi corredate da:

• ritrovamento di casistica professionale e/o altri documenti significativi;

• interviste a responsabili delle attività di servizio sociale dell’epoca nonché a testimoni privilegiati;

• ricerche bibliografiche su pubblicazioni prodotte, anche dai singoli organismi.

5. Le tesi saranno valutate da una commissione nominata dal consiglio direttivo della SOSTOSS e composta da due membri dello stesso, da due assistenti sociali di cui uno docente di servizio sociale e da uno storico. La commissione trasmetterà al consiglio direttivo una valutazione motivata degli elaborati ed una graduatoria di merito degli stessi.

6. I premi saranno assegnati dal consiglio direttivo e corrisposti nelle circostanze che saranno a suo tempo indicate. I nomi degli autori delle tesi premiate saranno resi noti attraverso gli stessi canali di diffusione del bando. In caso di più autori della stessa tesi, il premio verrà suddiviso in parti uguali. Qualora uno o entrambi i premi non venissero assegnati, ne verrà ripetuta l’istituzione per un successivo anno accademico. Le tesi premiate saranno inserite nel Fondo librario di servizio sociale promosso dalla SOSTOSS presso l’Istituto Sturzo.

7. Le tesi dovranno essere spedite con plico raccomandato alla SOSTOSS (c/o ISTISS - v.le di Villa Pamphili, 84 - 00152 Roma) entro e non oltre il 31.5.2001; farà fede il timbro postale. Le tesi dovranno essere inviate in doppia copia e corredate da domanda in carta semplice contenente i dati anagrafici nonché la dichiarazione attestante il conseguimento del diploma ed il titolo della tesi.

 

LO stato non sa quanti beni immobili possiede

 

Il patrimonio dello Stato è ignoto: nessuno ha le idee chiare sul suo ammontare. Ne è conferma la mancanza di dati precisi. «Nel Conto generale del patrimonio, la consistenza è passata nel ’98 da 28.589 a 30.668 miliardi, mentre il Riepilogo generale degli inventari registra, per lo stesso periodo, cifre raddoppiate: da 60.157 miliardi a 61.278. Una differenza di valori dovuta a significative “carenze organizzative e raccordi tra Amministrazioni competenti, che non consente di avere un quadro chiaro”. In queste condizioni, l’amministrazione non è in grado di valutare le rendite dei propri beni immobiliari e i beni “disponibili per la vendita”, passati da 2.388 a 2.877 miliardi assommano a un “importo peraltro modesto in relazione alle iniziative dirette alle dismissioni immobiliari”. E lo Stato ha venduto poco: le dismissioni (passate da 16 a 58 miliardi) sono state inadeguate rispetto agli obiettivi previsti per il 1998» (da La Stampa del 27 luglio 1999).

 

LA spesa sanitaria italiana è tra le più basse in EUROPEA

 

La spesa sanitaria in Italia è tra le più basse dei paesi industrializzati: con un 7,6% sul Pil – secondo una ricerca dell’Ocse – nel ’97 si è attestata al di sotto sia della media dell’Unione europea (8%) che di quella di tutti i paesi dell’Ocse (7,8%). Se dal 1990 al 1996, poi, era cresciuta solo dello 0,9%, dal ’96 al ’97 è calata ulteriormente di quasi mezzo punto in percentuale.

Con queste cifre dovranno fare i conti il Governo e le parti sociali nel rimettere mano alla riforma dello stato sociale e nel lavorare per la messa a punto della Finanziaria ’99. Il problema è quello di riequilibrare all’interno del welfare le risorse tra i vari settori. Quello della sanità sembra soffrire più di altri. Tra i paesi dell’area europea – secondo l’Ocse – solo la Spagna (7,4%), la Gran Bretagna (6,8%), l’Irlanda (6,3%) e, fanalino di coda, la Turchia (4%) spendono meno.

 

L’incidenza della spesa sanitaria sul Pil nei Paesi

dell’area europea nel 1997

    Stato                      %

    Germania ............ 10,7

     Francia.................. 9,6

     Svezia................... 8,6

     Grecia .................. 8,6

     Olanda .................. 8,5

     Belgio ................... 8,3

     Austria ................. 8,3

     Danimarca ............ 8,0

     Portogallo........... ... 7,9

     Belgio ................... 7,6

     Italia                       7,6

     Norvegia                 7,5

     Finlandia                 7,4

     Spagna                   7,4

     Lussemburgo         7,0

     Gran Bretagna       6,8

     Irlanda                    6,3

     Turchia                   4,0

Media Unione      

  europea                   8,0

 

 

NEGATIVE CONSEGUENZE DEI LUOGHI COMUNI SUGLI ANZIANI

 

Per molti giovani gli anziani sono insopportabili. È questo l’allarmante risultato di una indagine pubblicata sul numero di dicembre 1998 del mensile «Noi Donne», indagine condotta su 850 intervistati di età compresa fra i 18 ed i 30 anni.

Come riferisce La Stampa del 6 dicembre 1998 «un giovane su due odia gli anziani e vorrebbe confinarli su un’isola deserta», mentre il 47 per cento degli interpellati sostiene che «per pagare loro le pensioni dobbiamo lavorare il triplo».

La posizione dei giovani è la diretta conseguenza dei fuorvianti luoghi comuni pubblicizzati dai mezzi di comunicazione di massa, dai politici e spesso anche da esperti.

A nostro avviso non è assolutamente vera la cosiddetta “catastrofe demografica” per il fatto che negli ultimi decenni, insieme al notevole aumento della durata media della vita, vi è stato un rilevante miglioramento delle condizioni di salute e di autonomia dei “nuovi vecchi”, tanto che la situazione generale di un settantenne dei nostri giorni è paragonabile a quella di un cinquantenne dell’inizio del secolo. Occorrerebbe tenerne conto a meno che si voglia gonfiare il problema per coprire le vistose carenze sociali di intervento.

Per quanto riguarda le pensioni di vecchiaia, occorre ricordare che i lavoratori hanno versato i contributi assicurativi richiesti dalle leggi approvate dal Parlamento. Se i conti sono stati sbagliati e soprattutto se sono stati dirottati finanziamenti, peraltro imponenti, per motivi clientelari, occorre che le autorità competenti (Parlamento, Governo, INPS, ecc.) forniscano alla popolazione e, in particolare, ai giovani informazioni corrette e non si continui ad attribuire ai pensionati colpe assolutamente a loro non ascrivibili.

 

RITARDI INTOLLERABILI DELL’ISTAT

Riportiamo il testo dell’interrogazione al Ministro per la solidarietà sociale presentata alla Camera dei deputati il 17 marzo 1999 dall’On. Maria Pia Valetto Bitelli. Analoga iniziativa è stata assunta dal Sen. Giancarlo Tapparo.

Testo dell’interrogazione

Per sapere,

– premesso che:

risulta risalire all’anno 1995 l’ultima pubblicazione dell’annuario «Statistiche della previdenza, della sanità e dell’assistenza» edito dall’Istat, riguardante gli anni 1992 e 1993;

la conoscenza aggiornata dei dati contenuti in tale annuario dovrebbe essere una delle condizioni necessarie per una puntuale ed efficace programmazione degli interventi socio-sanitari da parte di tutti i soggetti a ciò preposti;

quali siano le ragioni del ritardo della pubblicazione dell’annuario sopra citato contenente i dati relativi agli anni più recenti;

se e quali iniziative intenda assumere nei confronti dei soggetti eventualmente inadempienti incaricati di raccogliere, trasmettere e rendere pubblici tali dati;

se, infine, non ritenga utile definire con il concorso dell’Istat quali siano gli elementi indispensabili da censire per poter valutare l’evoluzione delle forme di assistenza territoriale e residenziale, con particolare riferimento ai dati statistici a carattere nazionale e regionale relativi agli affidamenti familiari a scopo educativo alle comunità alloggio ed ai ricoveri in istituto.

 

RAPPORTO SUL VOLONTARIATO

 

Dal secondo rapporto presentato l’11 febbraio 1999 dalla Fondazione italiana del volontariato risulta che alla fine del 1997 le organizzazioni di volontariato censite erano 12.909 con circa 400 mila attivisti, equamente distribuiti fra donne e uomini.

Il volontario “tipo” è un adulto: ha un’età media di 41 anni. Il contributo di giovani ed anziani appare invece del tutto marginale. Il 31,5 per cento ha tra i 30 e i 45 anni; il 29 per cento tra i 46 e i 65 anni, con una piccola prevalenza delle donne sugli uomini: 50,3 contro il 49,7%. Il volontario medio è in possesso di un diploma di scuola superiore, il 14% è laureato e il 42% è in possesso dell’obbligo scolastico. E ancora: intorno alla figura del volontario che lavora (il 45%) compaiono altre figure come le casalinghe (13%), i pensionati (19%), gli studenti (14%) e le persone in cerca di occupazione (l’8%). L’impegno medio settimanale è di cinque ore, soltanto un volontario ogni cinque supera la soglia delle otto ore settimanali di impegno. I settori dove operano sono la sanità e l’assistenza.

Il volontariato è in profonda trasformazione: tra il ’93 e il ’97 sono diminuite percentualmente le organizzazioni di esplicita ispirazione cattolica (dal 40,4% al 36,3%), mentre sono aumentate di 12 punti quelle non confessionali.

(da l’Unità del 12 febbraio 1999)

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it