Prospettive assistenziali, n. 124, ottobre-dicembre 1998

 

Libri

 

UGO DE AMBROGIO, MARIA CHIARA SETTI BASSANINI (a cura di), Tutela dei cittadini e qualità dei servizi, Franco Angeli, Milano, 1996, pag. 280, L. 44.000

Il volume raccoglie i risultati di ricerche e sperimentazioni sull’avvio e lo sviluppo degli Uffici di pubblica tutela (UPT) della Lombardia, la cui caratteristica dovrebbe essere quella «di operare in favore di utenti tendenzialmente in stato di debolezza nei confronti del soggetto erogatore».

Secondo gli Autori, obiettivo fondamentale degli Uffici di pubblica tutela, è la difesa dell’utente «contro l’inosservanza dei suoi diritti». Pertanto «il cittadino che desideri segnalare un disservizio, sia relativamente al settore sanitario che al settore socio-assistenziale, o che ritenga leso un proprio diritto, può rivolgersi all’UPT per avanzare richieste o formulare reclami. Nel momento in cui riceve la segnalazione o il reclamo, l’Ufficio di pubblica tutela provvede ad illustrare al cittadino le possibilità di tutela giudiziaria e/o amministrativa, offerte dalle leggi vigenti nel caso specifico, indicando anche i termini per l’avvio delle relative procedure».

Purtroppo alle affermazioni ottimistiche degli Autori non corrispondono interventi degli UPT contro le dimissioni illegali e spesso selvagge dagli ospedali degli anziani cronici non autosufficienti. Né risulta che iniziative siano state assunte per difendere i parenti degli assistiti maggiorenni dai quali i Comuni e le USL della Lombardia pretendono, in violazione delle leggi vigenti, contributi economici, spesso di rilevante entità.

È ingenuo pensare che, pur essendo «l’UPT concepito come un organismo interno al sistema dei servizi», possa avere «una posizione autonoma».

Per una difesa vera dei diritti sono indispensabili, a nostro avviso, due condizioni: leggi che li sanciscano e la piena indipendenza dalle istituzioni delle persone e degli enti che agiscono per ottenerne il riconoscimento e l’attuazione.

 

 

M.T. PAOLA CAPUTI JAMBRENGHI, Profili dell’organizzazione pubblica del volontariato, Giuffrè Editore, Milano, 1997, pag. 202, L. 26.000

Ai complessi problemi del volontariato, fornisce risposte esaurienti il volume di P. Caputi Jam­brenghi, che affronta i seguenti argomenti:

– le associazioni non profit nell’ordinamento giuridico italiano (riconoscimento del diritto di associazione come caratteristica essenziale del pluralismo sociale, la disciplina delle attività senza fine di lucro, le associazioni ambientali e naturalistiche, le organizzazioni per la tutela dei consumatori, il volontariato per la persona);

– il volontariato nell’organizzazione sociale dell’assistenza (considerazioni sulla legge quadro, l’assistenza fra pubblico e privato, registri regionali e iscrizione delle associazioni);

– i profili costituzionali dell’organizzazione del volontariato (l’eguaglianza sostanziale quale scopo indiretto delle associazioni previsto dalla legge 266/1992, doveri di solidarietà, democraticità interna delle organizzazioni di volontariato);

– l’esordio del volontariato nel diritto positivo (volontariato e sviluppo economico, le prerogative patrimoniali delle organizzazioni di volontariato, il rapporto con l’ente pubblico e le sue garanzie);

– le associazioni di diritto francese;

– pubblico e privato nei servizi alla persona;

– l’organizzazione del volontariato nelle leggi regionali (la legislazione regionale anteriore alla legge quadro, i requisiti delle associazioni secondo la normativa regionale).

Afferma l’Autrice: «La convivenza tra i due mondi, quello dell’assistenza sociale e dell’intervento sociale finalizzato e finanziato e quello dell’intervento di volontariato, certamente è possibile: ma essa presuppone in tutti i protagonisti di questa vicenda di formazione umana che nasce e si svolge tra le persone la piena consapevolezza delle proprie identità giuridiche sostanziali e delle ragioni profonde ed autentiche che motivano la loro tutela in sfere di azione distinte».

 

 

GIOVANNI PAOLO FONTANA, Dritto dal cuore - Storie di handicap, RAI-ERI, Roma, 1997, pag. 159, L. 18.000

Il volume raccoglie alcune storie, raccontate dai protagonisti della trasmissione radiofonica “Diversi da chi” (Radiouno), dedicate alle tematiche dell’handicap.

I quaranta racconti dimostrano che, lottando per far valere il diritto di ciascuno e ritagliarsi il proprio spazio nel mondo, si possono abbattere non solo le barriere architettoniche, ma anche, e soprattutto, le ancor più insidiose barriere culturali.

Nel volume, fra l’altro, non sono evidenziate le carenze, spesso vistose, dei servizi (scolastici, sanitari, abitativi, ecc.), né i vuoti di intervento della legislazione (in primo luogo la legge 104/1992), né le inadempienze degli enti pubblici e delle aziende private nei confronti delle assunzioni delle persone con handicap.

Tutto ciò, purtroppo, in linea con la posizione politica della RAI (e dei mezzi di informazione privati) di ricercare sempre e solo soluzioni personali e familiari e quasi mai di individuare i risvolti sociali.

Molto grave – e assai significativa – la totale mancanza nel volume di esperienze riguardanti gli handicappati intellettivi.

 

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