Prospettive assistenziali, n. 121, gennaio-marzo 1998

 

 

PROSPETTIVE ASSISTENZIALI E GLI INIQUI COMPORTAMENTI DELLA REGIONE PIEMONTE

 

 

Sul n. 119, luglio-settembre 1997, abbiamo pubblicato nella rubrica “Specchio nero” la nota “Sfacciato clientelismo della Regione Piemonte” che, per comodità dei lettori riproduciamo: «Con delibera del 30 dicembre 1996 n. 113-15760, la Giunta della Regione Piemonte ha stabilito “di consentire agli enti interessati di stipulare, a partire dal 1997, convenzioni per prestazioni socio-assistenziali, debitamente motivate, con gli enti gestori di RSA (Residenze sanitarie assistenziali) e RAF (Residenze assistenziali flessibili), che offrano progetti socio-assistenziali particolarmente qualificati sia in ordine alle prestazioni, che alle tipologie dei destinatari, riconoscendo tariffe socio-assistenziali superiori fino ad un massimo del 30% di quelle previste dalla DGR 41-42433 del 9 gennaio 1995”.

«Nella delibera in oggetto non è indicato nessun criterio per l’individuazione e valutazione dei “progetti socio-assistenziali particolarmente qualificati”.

«Letta, “con estremo interesse” la deliberazione in oggetto, l’Assessore ai Servizi sociali del Comune di Torino, con evidente sarcasmo, in data 28 febbraio 1997 ha scritto al Responsabile del settore “Assistenza” della Regione Piemonte quanto segue: “Come è evidente, la Città di Torino, sia nella sua qualità di ente gestore di strutture, sia nella sua generale qualità di ente tenuto a programmare e promuovere una sempre maggiore qualità dei servizi destinati alle fasce deboli, è particolarmente interessata ad acquisire maggiori conoscenze in merito a tali programmi socio-assistenziali. In particolare mi pare interessante conoscere gli indici di qualità adottati per verificarne il rapporto costo-efficacia in termini di verifica di esito sulle condizioni degli ospiti; l’analisi quali-quantitativa dei maggiori costi registrati e le modalità di ripartizione degli stessi, utilizzando i quattro macrolivelli di spesa indicati, dalle linee guida n. 1/94, e dalla DGR 41-42433 del 9 gennaio 1995”.

«Finora nessuna risposta».

Alla nostra presa di posizione, l’Assessore all’assistenza della Regione Piemonte, Giuseppe Goglio, ha risposto in data 6 novembre 1997 nei seguenti termini: «La lettura del vostro numero 119 del luglio-settembre 1997 ci ha permesso di sapere che l’aver stimolato gli enti gestori di R.S.A. e di R.A.F. a realizzare nuovi programmi assistenziali, ampliando l’organico minimo degli operatori socio-assistenziali, previsto dalla D.G.R. 41-42433/95, sia un esempio di “sfacciato clientelismo” da parte della Regione.

«La preoccupazione della Regione nel promuovere sistemi di qualità di vita all’interno dei presidi socio-assistenziali, attraverso progetti organizzativi di supporto individuale alle persone non autosufficienti, nasce dalla consapevolezza che esistono soprattutto strutture comunali, quali quelle del Comune autore della nota sarcastica citata nell’articolo, in cui vengono realizzati programmi socio-riabilitativi di avanzato livello in campo nazionale e non, volti alla più completa autonomia degli ospiti presenti!

«Nella speranza che la vostra rivista continui ad alimentare il dibattito sulle esperienze dei presidi residenziali porgo cordiali saluti».

Ed ecco la replica di “Prospettive assistenziali” datata 25 novembre 1997: «In risposta alla Sua lettera del 6 u.s., prot. 13286/OSS, desideriamo farLe presente che nel corso dei trenta anni di pubblicazione, “Prospettive assistenziali” mai è stata al servizio di questa o quella forza politica, avendo sempre assunto l’obiettivo di promuovere il rispetto delle esigenze e dei diritti di coloro che, a causa dell’età o della presenza di handicap intellettivi gravi o di malattie invalidanti e di non autosufficienza, sono incapaci di autotutelarsi.

«Perseguendo questa linea abbiamo definito “di sfacciato clientelismo” la delibera del 30.12.1996 n. 113-15760 assunta dalla Giunta della Regione Piemonte su Sua iniziativa.

«Essendo cittadini ligi alle leggi vigenti e fautori della corretta amministrazione, aspettavamo da Lei una smentita alla nostra interpretazione della sopra citata delibera, magari tramite la messa a nostra disposizione di una Sua circolare o di altro atto che indicasse i criteri in base ai quali era consentito l’aumento delle tariffe delle RSA e delle RAF nella misura massima del 30%.

«La Sua risposta è stata evasiva a questo riguardo e, riesaminando le iniziative Sue e di alcuni Suoi collaboratori, non poteva essere altrimenti.

«Nello specifico ci riferiamo agli “Iniqui comportamenti” della Regione Piemonte da noi segnalati nell’allegato articolo “Facciamo il punto sui contributi economici indebitamente richiesti dagli enti pubblici ai parenti degli assistiti maggiorenni” (cfr. Prospettive assistenziali, n. 116, ottobre-dicembre 1996). Lei, rispondendo in data 7 marzo 1996 ad una interrogazione, ha riconosciuto che non vi sono norme di legge che consentano ai Comuni, alle USL, alle Province e alle altre istituzioni pubbliche di pretendere partecipazioni economiche dai parenti degli assistiti. Tuttavia, finora, nonostante le ripetute richieste del CSA, non ha emanato alcun provvedimento in merito, consentendo in tal modo che gli enti pubblici continuino ad imbrogliare i cittadini, facendo loro credere, come avviene quotidianamen­te, di essere obbligati a versare contributi economi­ci per l'assistenza dei loro congiunti.

«Ma l'aspetto più grave della gestione assessorile Sua e dell'intera Giunta è il non voler riconoscere, il che dovrebbe essere ovvio per le persone di buon senso e corrette, che nelle RSA e in parte nelle RAF sono ricoverate persone malate, spesso colpite da gravi patologie. Ne deriva - sempre per le persone di buon senso e corrette - che queste strutture non dovrebbero appartenere al comparto dell'assistenza sociale, ma al Servizio sanitario nazionale o essere convenzionate con lo stesso.

«Operando - a titolo assolutamente gratuito e finora senza mai aver ricevuto una lira dalla Regione Piemonte (il che è comprensibile ma non è giusto in relazione ai contributi incassati da altri gruppi di volontariato) a difesa (per quanto rientra nelle nostre possibilità e capacità) dei diritti di coloro che non sono in grado di autodifendersi, siamo da sempre disponibili (e spesso lieti) di accettare anche solu­zioni parziali.

«Ma non accettiamo, né accetteremo mai, di pie­garci alla prepotenza, agli arbitri e alle violazioni del vivere civile».

 

 

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