Prospettive assistenziali, n. 118, aprile-giugno 1997

 

 

UN ACCORATO APPELLO E UNA MANO TESA

 

 

LETTERA APERTA AI GENITORI ED AGLI INSEGNANTI PERCHÉ IL DOMANI ABBIA PIÙ CERTEZZE (E DIRITTI)

 

Questa lettera non ha la pretesa di insegnare nulla a nessuno. Chi scrive, non si è posto altro obiettivo che quello di sollecitare l'attenzione di genitori di ragazzi con handicap intellettivo, che frequentano oggi una qualsiasi classe dalla scuola materna alla media su­periore, affinché prendano coscienza per tempo del problema del domani per i loro figli e si rendano conto sin d'ora dei percorsi che potranno presentarsi loro, dopo l'età scolare, a seconda delle singole situazioni.

 

Una sofferta storia personale

Chi scrive è ormai un anziano genitore (anzi ex; mia figlia è mancata 4 anni orsono) che per raggiun­gere il predetto obiettivo ritiene che la strada più op­portuna sia quella di raccontare in sintesi l'esperien­za vissuta. Ignaro all'inizio (ma non solo) di cosa fare, a chi rivolgersi, quali prospettive c'erano, ha pratica­mente improvvisato tutto, riuscendo in qualche modo ad ottenere qualche risultato ma spesso in modo precario. E non è per nulla consolante sapere oggi di non essere stato il solo!

Tanto per cominciare, solo per l'interessamento di una valida assistente sociale di fabbrica, la bambina ha potuto frequentare una scuola montessoriana e dopo alcuni anni è stata indirizzata ad una scuola speciale. Raggiunti i limiti dell'età scolare (cioè 14 anni) e non essendoci al momento posti disponibili presso idonee strutture, la ragazza è rimasta a casa per circa un anno.

Solo a seguito di un estemporaneo interessamento di conoscenti, è stata trovata sistemazione presso un centro diurno. Per brevità si tralasciano i vari sposta­menti da un centro all'altro, sempre lontani da casa con percorrenza di oltre un'ora di viaggio, sino a fini­re nel ben noto (almeno per i torinesi) ghetto di corso Toscana dove convivevano 210 ragazzi di tutte le ti­pologie oltre ad 80 tra educatori ed operatori.

L'aver ottenuto, dopo anni di battaglie, l'eliminazio­ne di questa vergogna ed il decentramento nelle cir­coscrizioni va ascritto a merito delle pressanti azioni dei genitori.

Spero di aver tratteggiato con sufficiente chiarezza un periodo di vicissitudini durato oltre 30 anni. È sta­ta un'esperienza vissuta nel più completo senso del termine precariato. Per non parlare poi dei program­mi per il miglioramento dello stato dei ragazzi (all'epoca pressoché inesistenti). Molto spesso, era soltanto la buona volontà dell'educatore a supplire alla mancanza di un progetto organico (ad es. la fre­quenza ad un corso di 150 ore di scolarità per mia fi­glia, soprattutto dovuta alla caparbia ostinazione di una educatrice!).

 

Le lotte hanno ottenuto alcuni risultati

È vero che oggi vi è una maggiore attenzione ai problemi dell'handicap in generale ed è anche vero che le azioni portate avanti in questi ultimi anni come gruppi di volontariato hanno fruttato conquiste e mi­glioramenti non indifferenti. Ad esempio, per Torino, si sono ottenuti:

- la realizzazione di centri diurni nelle singole cir­coscrizioni aperti 5 giorni alla settimana per 40 ore; - l'apertura di comunità alloggio evitando così l'istituzionalizzazione spesso fuori Provincia e Regio­ne;

- inserimenti negli asili nido, scuole materne, ele­méntari, medie e superiori con personale di soste­gno;

- assunzioni in posti di lavoro pubblici e privati per oltre 300 ragazzi con handicap intellettivo e di circa 50 con handicap fisico non lieve.

 

Ma molti problemi restano aperti

Purtroppo è altrettanto vero che tutto ciò non è ba­stato. Infatti, a tutt'oggi, non vi sono in questo ambito diritti esigibili certi per cui, finita la scuola, i ragazzi non hanno percorsi predestinati a seconda delle loro capacità. Di conseguenza, i più gravi finiscono nella lista d'attesa per un posto al centro diurno, i meno gravi non hanno certezze per inserimenti nei corsi pre-lavorativi e meno che mai in posti di lavoro e per coloro che hanno (se li hanno ancora) genitori anzia­ni spesso anche malati, non sempre c'è disponibilità in comunità alloggio.

Per fare in modo che l'attuale situazione possa mi­gliorare è assolutamente indispensabile che vi siano persone che seguano da vicino gli Enti preposti a ri­solvere questi problemi (Comuni, Consorzi di Comu­ni, USL, Comunità montane) esercitando di continuo le necessarie pressioni.

 

II ruolo dei genitori nell'aiuto reciproco

E chi meglio dei genitori potrà mai operare per conseguire questi risultati? Nessuno si aspetti la manna dal cielo; l'inerzia è l'ultima cosa su cui ada­giarsi.

L'appello che sottintende a questa lettera è quello di invitare coloro che risiedono in Torino e dintorni, quantomeno in regione (ma con questo non si pon­gono limiti territoriali) e che hanno figli in età scolare, a mettersi in contatto con noi genitori anziani. Stesso invito è rivolto a chi opera nel settore scuola; col loro tramite e col loro aiuto si possono raggiungere le fa­miglie e tutti insieme cooperare per migliorare la vita dei ragazzi.

Noi possiamo offrire (senza alcun corrispettivo) la nostra lunga e preziosa esperienza. Fate in modo che essa non vada persa!

 

 

Per informazioni rivolgersi a: SESSANO Carlo - UTIM (Unione per la tutela degli insufficienti men­tali) - Tel. 011/88.94.84 (ore 10-12); Tel. 011/ 28.41.07 (abitazione, ore pasti)

 

 

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