Prospettive assistenziali, n. 115, luglio-settembre 1996

 

 

I VESCOVI STATUNITENSI CONTRO LA PEDOFILIA

 

Da II Regno documenti, n. 768, 1° aprile 1996 riportiamo integralmente il documento dei Ve­scovi statunitensi sulla pedofilia "Camminare nel­la luce"; ritenendo anche noi che «una guarigio­ne in termini emozionali e spirituali può aver luo­go solo quando il problema viene affrontato in modo aperto».

Da parte nostra auspichiamo che in Italia il te­ma delle violenze sessuali inferte ai bambini ces­si di essere un argomento utilizzato per la raccol­ta di fondi e diventi un impegno operativo che coinvolga tutte le organizzazioni e le persone in­teressate alla tutela delle esigenze e dei diritti dell'infanzia, con particolare riguardo ai 35-40 mila minori ancora ricoverati in istituto.

 

«Questo è il messaggio che abbiamo udito da lui (Cristo) e che ora vi annunziamo: Dio è luce e in lui non ci sono tenebre... se camminiamo nella luce, come egli è nella luce, siamo in comunione gli uni con gli altri» (1 Gv 1,5-7).

Nella nostra dichiarazione del 1992, Quando chiedo aiuto, abbiamo preso posizione per con­dannare la violenza che colpisce le donne nel contesto familiare, affermando senza ambiguità che né le Scritture né la chiesa mostrano indul­genza verso le situazioni di violenza. In questa sede, vogliamo prendere posizione contro un al­tro tipo di violenza: la violenza sessuale nei con­fronti dei bambini, in particolare tra le pareti do­mestiche o nel contesto della famiglia.

La pedofilia consiste nello sfruttamento di un bambino in funzione della gratificazione sessua­le di un adulto. Essa può spaziare dall'esibizio­nismo alle carezze, sino al rapporto sessuale e all'uso del bambino in materiali di tipo pornogra­fico. Dal momento che il teatro della violenza è spesso la casa e le vittime sono bambini, la pe­dofilia è stata avvolta, nel corso dei secoli, da una spessa cortina di silenzio. Si tende a pensa­re che certe figure di autorità, quali genitori, pa­renti, insegnanti, preti, siano al di sopra di ogni sospetto, che «i pilastri della comunità» non pos­sono abusare dei bambini. I comportamenti di violenza spesso si nascondono dietro la faccia­ta dell'amore e della fiducia.

Pur se non si conosce l'incidenza effettiva della pedofilia, nondimeno il fenomeno ha pro­porzioni significative. Noi affermiamo con fer­mezza e chiarezza che qualsiasi atto di violenza sessuale contro un bambino è moralmente un male. In nessun caso può essere giustificato.

 

Perché parlare adesso?

Dal momento che la tragedia della violenza sessuale nei confronti dei bambini è venuta alla luce, noi in quanto pastori, riteniamo importante esprimerci su questo argomento così delicato e difficile, per offrire una parola di speranza e di conforto alle famiglie colpite da questa tragedia. I sacerdoti e gli operatori parrocchiali riferisco­no casi di persone, vittime di violenze sessuali, che si rivolgono a loro portando le loro espe­rienze; molto più numerosi sono probabilmente quelli che esitano a uscire allo scoperto, supe­rando l'imbarazzo e il timore. Chi lavora in par­rocchia racconta anche quale tragedia si verifi­chi quando i membri della famiglia divengono consapevoli della violenza sessuale, ma man­tengono il silenzio. Sappiamo invece che, quan­do una situazione di violenza è riconosciuta e affrontata, le persone coinvolte possono proce­dere a ricostruire relazioni sane. Sappiamo an­che che molti tra coloro che hanno commesso violenze sessuali possono imparare a modifica­re il loro comportamento.

Siamo costretti a prendere posizione ben sa­pendo come sulla chiesa gravi un forte carico di responsabilità nel campo della violenza sessua­le. Alcuni ministri ordinati, come pure alcuni re­ligiosi e religiose, o anche taluni operatori e vo­lontari laici hanno commesso violenze sessuali nei confronti di bambini e di adolescenti. Abbia­mo un'acuta consapevolezza degli effetti di de­vastazione e di sofferenza provocati da questo genere di violenza, e ci impegniamo ad affronta­re questo tipo di situazioni in spirito di respon­sabilità e di totale umiltà. La Conferenza nazio­nale dei vescovi cattolici ha costituito allo scopo un apposito comitato sulla violenza sessuale da parte di membri del clero, al fine di aiutare i ver­tici ecclesiali a intraprendere le iniziative oppor­tune. Le nostre diocesi hanno promosso politi­che di ampio respiro riguardo alla violenza ses­suale, politiche che spesso hanno come desti­natari collaboratori e volontari, come pure chie­rici e religiosi. Siamo impegnati con forza nel compito di prevenire la violenza sessuale contro l'infanzia, e di riportare le vittime a una condi­zione di salute.

Parliamo anche in qualità di cittadini di una nazione e di un mondo che condanna lo sfrutta­mento delle bambine. Se da un lato riconoscia­mo che la violenza sessuale nei confronti dei bambini assume proporzioni significative - se­condo alcuni studi, la percentuale sul totale dei minori vittime di violenza ammonta al 20-25% -, la stragrande maggioranza dei casi di violenza sessuale ha come vittime le bambine. Desta un allarme particolare l'alto numero di vittime costi­tuito da bambine sotto i dodici anni. Ci uniamo alle Nazioni Unite, al Bureau internazionale cat­tolico per l'infanzia (BICE), e ad altri gruppi nel sollecitare un'attenzione alla condizione di vul­nerabilità in cui versano le bambine in tutto il mondo, compresi gli Stati Uniti d'America.

 

A chi ci rivolgiamo?

- Agli adulti che nell'infanzia subirono violen­ze sessuali.

- Ai giovani che subiscono o hanno subito violenze sessuali, e alle loro famiglie.

- Ai soggetti che, potenzialmente o di fatto, manifestano il proprio impulso alla violenza ses­suale ai danni di coloro che hanno invece il compito di amare e proteggere.

- Ai sacerdoti, ministri istituiti, operatori della pastorale giovanile, alle commissioni e ai consi­gli femminili, agli educatori e agli altri vertici ec­clesiali, che possono fornire assistenza sia alle vittime, sia ai responsabili della violenza.

- Alle persone di tutte le fedi coinvolte in si­tuazioni di crisi familiare.

- Alla società nel suo insieme, che sta pren­dendo coscienza del terribile tributo in termini di violenza sessuale contro l'infanzia, e della con­seguente necessità di agire per contrastarla.

 

Cosa speriamo di fare

Siamo consapevoli del fatto che una guarigio­ne in termini emozionali e spirituali, può avere luogo solo quando il problema viene affrontato in modo aperto. In questa dichiarazione, cer­chiamo di portare alla luce la tragedia della vio­lenza sessuale contro l'infanzia, di offrire alla gente le informazioni necessarie, e di mettere a disposizione le risorse spirituali, sacramentali e sociali della chiesa, affinché il processo di gua­rigione possa avere inizio. Come nel caso di Quando chiedo aiuto, intendiamo questa dichia­razione come un'introduzione - accompagnata da alcuni suggerimenti pratici - a ciò che le parrocchie, le diocesi e le persone impegnate in qualunque fede possono fare attualmente ri­guardo al problema della pedofilia.

 

DIMENSIONI DEL FENOMENO

 

Le vittime della violenza

Si riscontrano casi di violenza in tutti i gruppi razziali e culturali; nelle aree rurali, suburbane e urbane, e a tutti i livelli economici e di istruzione. Le autorità ritengono che numerosi casi restino non denunciati in quanto coinvolgono familiari o amici.

Nella maggior parte dei casi, le vittime delle violenze sessuali denunciate sono bambini in età scolare. Nondimeno, numerosi indicatori se­gnalano che la violenza sessuale può iniziare anche in età più precoce. Almeno uno dei prin­cipali centri di terapia riferiva nel 1993 che il 25% dei suoi pazienti aveva cinque anni o un'età addirittura inferiore.

Poiché chi commette una violenza sessuale vive nel timore di essere scoperto, questo gene­re di violenza di solito ha luogo in segreto e vie­ne mantenuta segreta. La violenza sessuale è oggetto di una negazione assai più radicale ri­spetto ai maltrattamenti fisici o alla violenza psi­chica: di conseguenza, il bambino si trova nor­malmente a vivere in solitudine la violenza e le sue conseguenze. I bambini spesso si sentono in colpa quando subiscono una violenza ses­suale. È quindi necessario rassicurare il bambi­no, o la bambina, sgravandolo della responsabi­lità rispetto alla violenza. È l'adulto a essere re­sponsabile della violenza di quelle barriere che il bambino da solo non può mantenere.

 

Profilo del soggetto che commette violenza

I soggetti che commettono violenze sessuali provengono da tutti i livelli sociali, i contesti eco­nomici e i gruppi etnici. II 90% delle violenze sessuali avviene per mano di uomini, e una per­centuale che si aggira tra il 70 e il 90% viene commesso da persone che il bambino conosce. I membri della famiglia costituiscono da un terzo alla metà degli autori di violenze sessuali perpe­trate contro le bambine, e dal 10 al 20% degli autori di violenze perpetrate contro i maschi.

È impossibile ricostruire in modo attendibile l'identità dei potenziali autori di violenze sessua­li. Diversi studi rivelano che questi soggetti ten­dono a un consumo eccessivo di alcool e di stu­pefacenti; possono essere stati vittime o testi­moni di una violenza sessuale durante la propria infanzia; sono dotati di una scarsa autostima; considerano la relazione sessuale con un bam­bino più semplice e meno minacciosa di quella con un adulto; hanno rigide aspettative di ruolo all'interno della famiglia e guardano con sospet­to qualsiasi persona esterna alla famiglia; ten­dono a fornire giustificazioni per le proprie azio­ni e non considerano la violenza commessa co­me moralmente offensiva. Tuttavia, alcuni sog­getti non evidenziano nessuna di queste carat­teristiche, mentre altri ne evidenziano solo talu­ne. Altri invece possono presentare molti di questi tratti e nello stesso tempo non concepire neppure l'idea di abusare di un bambino.

 

Lo scenario della violenza

II processo con cui si compie una violenza sessuale è complesso e differenziato. General­mente essa si sviluppa nel corso del tempo. Nel­la preadolescenza e nella prima infanzia, spes­so prende corpo come un gioco "particolare" tra il bambino e l'adulto, qualcosa che nessun altro ha il "privilegio" di condividere. Molto frequente­mente l'adulto responsabile della violenza occu­pa una posizione di autorità rispetto al bambino, è qualcuno verso il quale quest'ultimo nutre amore e fiducia.

All'inizio, gli autori della violenza possono cer­care di fornire spiegazioni per le loro azioni. Può accadere che, a un giovane preadolescente, cu­rioso in materia di sesso, dicano ad esempio: «Questa per te è un'iniziazione al sesso». Di fronte a un bambino sconvolto, l'autore della violenza può dire: «Questo ti aiuterà a sentirti meglio». I bambini non capiscono cosa stia ac­cadendo e spesso, almeno in una prima fase, accettano di buon grado.

Quando le carezze si spingono fino a diventa­re approcci sessuali più intimi, l'adulto che com­mette la violenza spesso dice al bambino: «Que­sto è il nostro segreto, proprio tra te e me». Tal­volta viene minacciata una punizione o una ritor­sione ai danni di qualcun altro, qualora il bambi­no ne faccia parola con qualcuno. Di conse­guenza, quando cominciano ad affiorare senti­menti di vergogna e di colpa, i bambini si chiu­dono nell'isolamento. Sono troppo terrorizzati per cercare aiuto. Rivelare al mondo esterno un "segreto di famiglia" è addirittura impensabile.

 

I segni di violenza sessuate

Alcuni segni fisici e comportamentali, come pure i commenti indiretti da parte dei bambini, possono fungere da indicatori della violenza sessuale. Vi sono numerosi indizi ai quali fare attenzione nel caso in cui si sospetti l'eventuali­tà di una violenza sessuale ai danni di un bam­bino. Tra i segni di tipo fisico sono da compren­dere: irritazione, dolore, escoriazioni nella zona dei genitali, infezioni dei genitali o delle vie uri­narie. Un bambino può tendere a isolarsi, o mo­strare una repentina e inspiegabile alterazione comportamentale. Un altro segnale può essere il nervosismo, o il manifestarsi di comportamenti aggressivi, ostili o distruttivi nei confronti degli adulti, e in particolare dei genitori. Si possono verificare disturbi dell'appetito e del sonno, compresi incubi e insonnia. Bisogna anche met­tersi in allarme di fronte a conoscenze o atti di natura sessuale non adeguati all'età. La presen­za di uno solo di questi segni non può costituire un'indicazione in positivo, dal momento che cia­scuno di questi segni può ugualmente verificarsi anche in presenza di condizioni molto diverse; ciò nondimeno, in presenza di un certo numero di segni, dovrebbe essere presa in considera­zione l'eventualità di trovarsi di fronte a una vio­lenza sessuale, e quindi si dovrebbero intra­prendere iniziative adeguate, tra le quali la ri­chiesta di un parere medico.

 

Effetti sui bambini e sugli adulti

II livello del danno che un bambino sperimen­ta come risultato di una violenza sessuale di­pende da vari fattori, tra i quali la natura dell'at­to, l'età del bambino, e il contesto più generale in cui il bambino vive. Una violenza sessuale può produrre danni fisici, quali tagli, deturpazioni e deformità. Tra i danni psichici vanno annoverati: un'immagine di sé impoverita; pervasivi sensi di colpa; un senso di solitudine che conduce all'isolamento sociale; incapacità di costruire un rapporto di fiducia o di preservare le proprie amicizie; un comportamento sessuale inade­guato; incapacità di stabilire una relazione ses­suale coniugale; inoltre, sintomi di sindrome di stress post-traumatico, quali ricordi ossessivi, ricorso all'uso di alcool o stupefacenti, depres­sione. Come rileva un esperto, «se da un lato la violenza sessuale contro un bambino può anche non sfociare sempre in un danno permanente, dobbiamo comunque partire dal presupposto che tutte le esperienze di violenza sessuale sia­no potenzialmente dannose». Sappiamo inoltre che il ciclo della violenza, se non viene interrot­to, può proseguire nelle generazioni successive.

 

Effetti sulla fede e sulla spiritualità

AI centro del nostro interesse sono gli effetti della violenza sessuale sullo sviluppo comples­sivo dei bambini vittime di questo tipo di violenza e degli adulti che lo sono stati in passato; in quanto pastori, ci interessa in particolare il tema dello sviluppo spirituale e della pratica religiosa. I bambini, ad esempio, costruiscono la propria immagine di Dio - chi è Dio, e come agisce - sugli adulti che essi incontrano in famiglia o nel­la parrocchia. Quando la persona che abusa sessualmente di loro è anche un loro parente, o un altro adulto di cui si fidano, i bambini posso­no incontrare gravi difficoltà nell'immaginare, e ancor di più nello sviluppare, una relazione con un Dio di amore. Questa difficoltà può aggravar­si ulteriormente qualora il responsabile della violenza sia percepito come un membro attivo della chiesa. I bambini possono nutrire un senti­mento di rabbia nei confronti di Dio e agire con ostilità nei confronti di coloro che sono suoi mi­nistri. Alcuni possono provare terrore nei con­fronti di Dio, a causa di un'immagine distorta di Dio che affonda le radici nelle loro esperienze precoci. Molti sono incapaci di pregare e rifiuta­no la loro fede religiosa.

Coloro che hanno subìto nel passato una vio­lenza sessuale possono avvertire che il proces­so di crescita spirituale è ostacolato da senti­menti di rabbia, tradimento, colpa. Questi sog­getti possono indulgere a sentimenti di odio e di distruttività rivolti contro se stessi. Dal momento che non possono nutrire amore verso se stessi, non pensano che qualcun altro, neppure Dio, possa amarli. Possono domandarsi con rabbia: «Dov'era Dio quando tutto questo accadeva? Perché non mi è venuto in aiuto?».

 

Guarigione, perdono e pentimento

La Scrittura ci ricorda che Gesù offre il pro­prio potere di guarigione nelle circostanze più disparate. Si pensi, ad esempio, alla storia della figlia di Giàiro, che Gesù riportò alla vita (Lc 8,41-56). In quella situazione apparentemente senza speranza, Gesù, giunto di fronte alla fan­ciulla, accende in lei quella scintilla di vita e la restituisce alla comunità. La sua premura è au­tenticamente umana. «Datele qualcosa da man­giare», dice agli astanti, quando ella comincia a camminare per la stanza.

Coloro che nel passato hanno subìto una vio­lenza sessuale invocano la guarigione. Essi anelano a liberarsi dal pesante fardello che si sono portati dentro. Anche i responsabili della violenza ricercano la guarigione, una volta che riescono a prendere coscienza e ad affliggersi dell'atroce sofferenza che hanno inflitto.

 

La guarigione per coloro che hanno subìto la violenza

Gesù continua oggi a ricostruire l'integrità dello spirito umano attraverso la preghiera e la vita sacramentale della chiesa. L'eucaristia, un segno dell'amore che Dio nutre per noi, è cele­brazione di una permanente guarigione e ricon­ciliazione. Molte sono le persone che hanno ri­cevuto pace e forza dalla liturgia di guarigione o da preghiere di gruppo per una "guarigione del­la memoria". Inoltre, il sacramento della riconci­liazione offre l'opportunità di consegnare a Dio persone ed eventi del passato, nella consapevo­lezza che il suo amore può far emergere il bene dal male. Come afferma la Lettera ai Romani, «noi sappiamo che tutto concorre al bene di co­loro che amano Dio» (8,28).

Come parte del processo di guarigione, siamo consapevoli di come il perdono sia il problema più arduo con cui quanti in passato hanno subì­to una violenza devono fare i conti. II perdono è raramente facile, ma per questa categoria di persone sembra proprio impossibile.

II perdono è a un tempo un dono e un proces­so: un dono che proviene da Dio e un processo che coinvolge l'attività della mente e del cuore dell'uomo. II processo, spesso di lunga durata, comincia con un riconoscimento, da parte del soggetto, della violenza subita, con una presa di contatto con i sentimenti che possono essere stati a lungo rimossi, e con lo sviluppo di una positiva identità di sé. Mettiamo in guardia dal forzare i tempi di questo processo. Non possia­mo spingere al perdono chi ha subìto nel passa­to una violenza solo perché noi, che costituiamo la comunità cristiana, ci sentiamo a disagio nell'affrontare questo tema. AI contrario, dobbia­mo porci al fianco di chi ha subìto la violenza e mostrare la stessa tenera, amorevole, paziente sollecitudine che Gesù riserva alle persone ferite.

Perdonare non significa dimenticare, e il per­dono non consiste nel giustificare la violenza o nell'assolvere colui che la commette, cosa che solo Dio può fare. Vogliamo nuovamente sottoli­neare che la violenza non è una colpa di chi la subisce, ma dobbiamo comunque prendere atto del fatto che alcune vittime si dibattono contro comportamenti forse dolorosi e distruttivi, ma adottati nel tentativo di scendere a compromes­si con la violenza subita. Esortiamo le vittime di violenza sessuale a essere indulgenti verso se stessi, allontanando dal proprio animo un ingiu­sto autobiasimo per la violenza di cui sono stati oggetto.

 

La guarigione per chi ha commesso una violenza sessuale

Riguardo a coloro che hanno commesso vio­lenza sessuale, occorre ricordare che la giusti­zia svolge una parte nel processo del perdono. Sull'esempio di Cristo, la comunità cristiana si protende verso il responsabile della violenza, mantenendo però nel contempo una chiara co­scienza della sua responsabilità. Alcuni membri della comunità cristiana potrebbero ritenere che, nel momento stesso in cui cercano di alle­viare nei colpevoli la loro sofferenza, esprimono la carità e la consonanza con Cristo. Nondime­no, per poter conseguire la guarigione, chi si è macchiato di violenza sessuale deve riconosce­re il danno che ha procurato. Ci preme porre l'accento sulla necessità, da parte della comuni­tà di cui anche la famiglia è parte, di sollecitare il colpevole ad assumersi le proprie responsabilità. Dobbiamo rivolgerci a lui con queste parole: «La violenza sessuale è un comportamento inaccettabile, e di ciò ti riteniamo responsabile. Noi ti saremo vicini nel subire le conseguenze del tuo comportamento, ma ci aspettiamo che tu riconosca il male che hai procurato e che ne chieda perdono».

 

UNA RISPOSTA

 

Nel Vangelo vediamo come Gesù guarisse in modi diversi. Egli offriva tanto una guarigione di tipo fisico, quanto una più profonda guarigione a livello spirituale. Anche le sue parole, pronun­ciate nella verità e nell'amore, erano portatrici di guarigione, pur se producevano disagio negli ascoltatori. Egli dava risposta sia a coloro che ricercavano la guarigione per se stessi, sia a coloro che intercedevano per altri.

Come Gesù, la chiesa si protende a offrire guarigione e riconciliazione a chi è privo di spe­ranza. Nell'obiettivo di restituire l'integrità alle vittime presenti e passate della violenza sessua­le e alle loro famiglie, e nell'intenzione di infran­gere il ciclo della violenza, noi cerchiamo di:

- Offrire sicurezza fisica e aiuto alle vittime presenti e passate della violenza.

- Promuovere la guarigione spirituale e affet­tiva e nel contempo il perdono e la riconciliazio­ne per le vittime presenti e passate, nella co­scienza che non sempre è possibile mantenere unita la famiglia.

- Suscitare una presa di coscienza del pro­blema con la nostra preghiera e il nostro inse­gnamento.

- Offrire aiuto e sostegno ai colpevoli della violenza, rendendoli nel contempo responsabili delle loro azioni.

- Promuovere la formazione dei pastori e de­gli operatori pastorali relativamente al tema in questione, incoraggiandoli a fornire un'adegua­ta assistenza.          

Non intendiamo minimizzare la natura assai complessa della violenza sessuale o del compi­to di prevenzione, di intervento, di sostegno del­le persone che cercano di superare il passato. Nondimeno, riteniamo che le parrocchie possa­no svolgere un ruolo di fondamentale importan­za in questo processo attraverso la liturgia e i sacramenti la formazione e il sostegno di par­rocchiani ben informati e capaci di empatia. Ne sono testimonianza le parole di una donna, vitti­ma di violenza sessuale, che scrive di aver tro­vato la rivelazione di Dio nelle liturgie della sua comunità parrocchiale. Ella afferma: «Mentre percorrevo l'impervia via del Calvario... capii che Gesù, come me, aveva sperimentato tutto quel dolore e quella brutalità che io stessa stavo vi­vendo. Capii che quello stesso Gesù che la chiesa elevava durante l'eucaristia era in realtà un Gesù umano... e, nel bel mezzo dell'assem­blea, sperimentai il suo amore, compassionevo­le e capace di guarire».

 

Cosa possiamo fare insieme?

In quanto comunità di cristiani, abbiamo i mezzi per rompere il muro di solitudine, vergo­gna e timore che isola coloro che hanno subìto o subiscono tuttora una violenza sessuale. Essi hanno bisogno di noi, e noi abbiamo bisogno di ascoltare le loro storie di dolore, sopportazione e coraggio. Dobbiamo anche far capire a coloro che hanno commesso una violenza che, anche se li riteniamo responsabili del loro comporta­mento, essi possono però ricevere il perdono.

Ecco alcuni suggerimenti pratici al fine di svi­luppare semplici piani di azione a livello locale:

Per le parrocchie (molte di queste indicazioni possono essere adattate a uso delle diocesi):

- Creare nella parrocchia un'atmosfera di ac­coglienza, fiducia e sicurezza che incoraggi le persone a farsi avanti: le vittime di violenze ses­suali, coloro che le commettono, e tutti coloro che sono coinvolti in questo tipo di violenza, co­me ad esempio le madri che sospettano che un amico o un familiare stia abusando del loro bambino, o i membri della famiglia che possono, per la loro posizione, offrire sostegno e salvezza alle vittime di una violenza.

- Stabilire una procedura di risposta, nel ca­so in cui un collaboratore della parrocchia ven­ga consultato su un problema di violenza ses­suale. Tenere a disposizione un elenco di agen­zie di riferimento e di risorse da offrire alle per­sone che chiedono aiuto. Prendere familiarità con le procedure di denuncia proprie dei singoli stati, come pure con le politiche diocesane in materia di violenza sessuale.

- Sviluppare una rete di persone dotate di una competenza specifica sul problema della violenza sessuale. Pubblicare regolarmente nell'agenda parrocchiale il nome e il numero di telefono di una persona di riferimento da contat­tare in caso di necessità.

- Un riferimento, se è il caso, durante l'omelia, al tema della violenza sessuale, dà agli ascolta­tori la consapevolezza che colui che predica ha chiara coscienza del problema. Ciò spinge tal­volta alcuni a vincere le resistenze e a chiedere aiuto.

- Molti, sia tra le vittime che tra i responsabili di una violenza sessuale, si rivolgono alle par­rocchie per trovarvi guarigione e riconciliazione. Chi ha subito una violenza ha bisogno di giustizia e di compassione; i colpevoli necessitano di responsabilità, pentimento, sostegno. Un mo­mento di preghiera comune o una particolare cerimonia liturgica può essere d'aiuto nel mo­mento in cui le persone pongono le basi per una nuova vita.

- Sviluppare programmi di insegnamento per sensibilizzare le persone sulle problematiche inerenti alla violenza sessuale. Per i bambini, tali programmi dovrebbero prendere in esame i comportamenti appropriati o inappropriati, in­cludendo anche una serie di suggerimenti sui luoghi ai quali rivolgersi qualora ritengano di es­sere vittime di una violenza. I programmi per i genitori dovrebbero invece aiutarli a sviluppare un dialogo con i propri bambini sul tema del corpo e del diritto alla riservatezza, come pure sulla sicurezza personale e sulle strategie di au­to-protezione.

- Sollevare la questione della violenza e dei ruoli maschili e femminili entro la famiglia, nel quadro dei corsi di preparazione al matrimonio. Introdurre delicatamente una serie di domande su come i futuri sposi sono stati trattati nel corso della loro crescita, sull'atteggiamento che tene­vano reciprocamente i propri genitori, e su co­me intendono porsi nei confronti del coniuge e dei figli.

- Promuovere nei programmi parrocchiali e nei relativi materiali l'adozione di un linguaggio in cui si rispecchi la pari dignità della donna.

- Condividere informazioni e risorse con altre parrocchie e diocesi parimenti impegnate nel compito di affrontare il problema della violenza sessuale.

Per coloro che subiscono, o hanno subìto in passato, una violenza sessuale e per le loro fami­glie:

- Considerate le vostre parrocchie come una fonte di sostegno, di forza e di assistenza. In particolare, individuate, all'interno della parroc­chia, un adulto con il quale parlare della vostra esperienza.

- Prendete coscienza del fatto che non siete soli; anche molti altri, sia uomini che donne, hanno conosciuto l'esperienza della violenza sessuale. Trovate, se possibile, una parrocchia o una comunità di sostegno per coloro che han­no subìto violenza. Questo tipo di gruppo può aiutare chi in passato ha conosciuto questa esperienza nell'imparare a trovare la guarigione e il coraggio necessari per costruire una nuova vita, ricca di speranza.

- Una volta avviato il processo di guarigione, partecipate alle attività organizzate a livello par­rocchiale o di comunità per combattere la vio­lenza sessuale. Aprirsi agli altri può aiutare il processo di guarigione.

 

Una parola per i bambini

Sebbene questa dichiarazione non sia indiriz­zata ai bambini, i nostri cuori sono rivolti verso di loro. Forse un adulto, presente nella loro vita e che abbia autenticamente a cuore la loro sor­te, potrebbe scambiare con loro queste parole:

«Bambini cari, nel suo cammino terreno Gesù ha amato i piccoli. II nostro santo padre ha det­to: "Quanto sono importanti i bambini agli occhi di Gesù". Gesù trattava i bambini con gentilezza e rispetto. Egli capiva quando erano feriti. Come Gesù, anche noi ci affliggiamo quando siete feri­ti, soprattutto quando lo siete per colpa di un adulto. Sappiamo come voi siate uno speciale dono di Dio. Dio vi ama, e noi vi amiamo. Voi sie­te la nostra speranza per il futuro».

 

CONCLUSIONE

 

In questa dichiarazione, abbiamo preso posi­zione contro la tragedia della violenza sessuale contro l'infanzia. Abbiamo descritto questo tipo di violenza e le sue conseguenze sui bambini e sugli adulti. La nostra dichiarazione ha posto l'accento sul bisogno di guarigione e di perdo­no, e nel contempo sull'esigenza di rendere l'autore della violenza responsabile del suo agi­re; inoltre, essa ha proposto alcuni suggerimenti pratici per affrontare questo tipo di situazione. Nel proporre all'attenzione questa dichiarazio­ne, riconosciamo quale nostra responsabilità morale il porre al primo posto i bambini e il pro­teggere i membri più vulnerabili della nostra so­cietà.

Noi ben sappiamo come al problema della violenza sessuale siano connesse numerose al­tre questioni - di ordine morale, giuridico, psi­cologico, o altro - che non vengono prese in esame in questa sede. Sono questioni che van­no affrontate con comprensione, compassione e giustizia. Noi nutriamo la speranza che le comu­nità di fede, nell'accettare i propri obblighi mo­rali nei confronti dei bambini, sapranno formula­re proprie risposte. Ci piacerebbe venire a co­noscere le modalità con cui si rapportano con le vittime e i responsabili di violenza sessuale, con le loro famiglie, con gli amici. Lavorando insieme e confidando nella saggezza e nella guida dello Spirito, possiamo affrontare la piaga della vio­lenza sessuale contro l'infanzia, far breccia nell'oscurità e camminare nella luce.

 

 

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