Prospettive assistenziali, n. 114, aprile-giugno 1996

 

 

PROPOSTE PER IL NUOVO PARLAMENTO

 

 

In data 15 marzo 1996 il Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base ha approvato il documento "Proposte per il nuovo Parlamento" che riproduciamo integralmente.

 

A) Per quanto riguarda i minori, tenuto conto che sono ancora 35-40 mila i minori ricoverati in istituto, l'obiettivo da perseguire dovrebbe esse­re il completo superamento dei ricoveri, a parti­re dai minori di età inferiore agli 8-10 anni, superamento ottenibile, a seconda delle situa­zioni, con adeguati interventi di sostegno alle fa­miglie d'origine, l'adozione, l'affido e le comunità alloggio di tipo parafamiliare di 8-10 posti al massimo.

 

B) In merito agli handicappati intellettivi e agli handicappati fisici con limitata autonomia, preso atto che enormi sono le differenze delle esigenze degli handicappati in grado di autodi­fendersi rispetto a coloro che non lo sono a causa della gravità delle loro condizioni, sareb­be opportuno che per i soggetti di cui sopra ve­nisse precisato il loro diritto:

- alla prevenzione dell'handicap prima, du­rante e dopo il parto;

- alle prestazioni riabilitative, con particolare riguardo a quelle territoriali, in modo da ridurre in tutta la misura del possibile i ricoveri;

- alla frequenza delle strutture prescolastiche e scolastiche presso le normali sezioni e classi;

- alla preparazione professionale dei sogget­ti in grado di svolgere una attività lavorativa pro­ficua, anche se ridotta rispetto agli altri lavorato­ri;

- all'inserimento lavorativo sostenuto da ap­positi servizi predisposti dai Comuni singoli o associati. AI riguardo dovrà essere opportuna­merte modificata la legge 482/1968 sul colloca­mento obbligatorio al lavoro;

- alla partecipazione alla vita sociale, median­te l'adattamento delle strutture alle specifiche esigenze degli handicappati intellettivi e fisici con limitata autonomia e, se necessario, con la previsione di una adeguata preparazione del personale addetto;

- la creazione di centri diurni (uno almeno ogni 30.000 abitanti) con una capienza massima di 20-25 posti in modo da fornire adeguati inter­venti socializzanti ai soggetti ultraquindicenni che, a causa della gravità delle loro condizioni, non sono in grado di svolgere alcuna attività la­vorativa proficua;

- la creazione di comunità alloggio aventi al massimo 8-10 posti per i soggetti minorenni o adulti privi di adeguato sostegno familiare.

 

C) In merito agli anziani autosufficienti, tenu­to anche conto dell'altissimo livello della disoc­cupazione e della presenza di numerosi cas­saintegrati, non sembra essere accettabile l'in­dividuazione di attività lavorative per gli anziani. Infatti il lavoro dovrebbe essere prioritariamente garantito ai soggetti giovani e adulti.

 

D) Circa gli anziani cronici non autosufficien­ti, si chiede che vi sia un impegno preciso per l'attuazione del DPR 1° marzo 1994 "Approvazio­ne del Piano sanitario nazionale per il triennio 1994-1996" che stabilisce quanto segue: «Gli an­ziani ammalati, compresi quelli colpiti da cronici­tà e da non autosufficienza devono essere curati senza limiti di durata nelle sedi più opportune, ri­cordando che la valorizzazione del domicilio co­me luogo primario delle cure costituisce non solo una scelta umanamente significativa, ma soprat­tutto una modalità terapeutica spesso irrinuncia­bile».

Pertanto dovrebbe essere riaffermata la com­petenza ad intervenire del settore sanitario (gli anziani malati cronici non autosufficienti sono persone malate con frequenti riacutizzazioni), come previsto dalle leggi vigenti e dal DPR anzi citato.

II settore sanitario dovrebbe assicurare al suo interno l'esplicazione di tutte le necessarie va­lenze sociali, umanizzanti e relazionali e non scaricare, come oggi avviene quasi ovunque, i soggetti al settore assistenziale, settore caratte­rizzato non dal diritto alle cure come per la sani­tà, ma da una molto ampia discrezionalità degli interventi, e spesso da gravissime carenze strut­turali (ad esempio l'istituto Carlo Alberto, gestito direttamente dal Comune di Torino, ha ancora una camera di 24 letti e due di 20).

Si segnala inoltre la necessità di unificare l'assistenza domiciliare integrata e l'ospedaliz­zazione a domicilio al fine di garantire la conti­nuità degli interventi nei casi di aggravamento delle condizioni del paziente (e viceversa) e di ridurre le spese.

Infine si sottolinea l'esigenza urgentissima della creazione di centri diurni (20-25 posti al massimo) per i malati di Alzheimer e altre forme di demenza, in modo da consentire la loro per­manenza in famiglia.

 

E) Per quanto riguarda la riforma del settore assistenziale si richiama l'attenzione sulla ne­cessità di rispettare il primo comma dell'art. 38 della Costituzione che limita l'assistenza agli inabili al lavoro sprovvisti dei mezzi necessari per vivere.

È infatti assurdo prevedere l'estensione dell'assistenza a tutti, con la conseguenza di assi­stere anche i benestanti, magari a scapito delle persone più bisognose (ad esempio il Comune di Torino fornisce assistenza economica anche ai proprietari dell'alloggio in cui vivono, senza alcuna rivalsa nei confronti degli eredi).

La socialità (e quindi l'istruzione, la cultura, la casa, i trasporti, il lavoro) vanno assicurati a tut­ti. Invece, a nostro avviso, l'assistenza deve es­sere fornita solo a chi, inabile al lavoro perché minorenne o anziano o handicappato, non può provvedere autonomamente alle proprie esigen­ze non avendo a disposizione sufficienti mezzi economici.

La legge di riforma dovrebbe riguardare i se­guenti aspetti:

- la definizione degli aventi diritto alle presta­zioni assistenziali;

- gli interventi che obbligatoriamente debbo­no essere forniti;

- gli enti tenuti a provvedere (Stato, Regioni, Comuni singoli e associati, ecc.) e le loro funzio­ni;

- i rapporti fra le istituzioni pubbliche e priva­te;

- il ruolo del volontariato;

-          i problemi del personale e loro qualificazio­ne professionale.

 

 

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