Prospettive assistenziali, n. 114, aprile-giugno 1996

 

 

LO STATO CIVILE E LE CONVIVENZE NEGLI ANZIANI NON AUTOSUFFICIENTI DI UN CONTESTO MONTANO

MASSIMO MENGANI * - CLAUDIA GIAMMARCHI *

 

 

I numerosi studi condotti sull'autosufficienza degli anziani (Mengani, 1987, 1990) ci hanno consentito di avanzare l'ipotesi che il grado di dipendenza vari notevolmente a seguito di una serie di circostanze di cui il territorio di residen­za rappresenta un aspetto specifico. Ad esso si associano infatti la dimensione territoriale dell'erogazione dei servizi (organizzazione degli interventi sul territorio e in struttura), ma anche fattori di tradizione e cultura che influenzano le richieste e soprattutto i comportamenti dei sog­getti coinvolti nella situazione di bisogno (utenti diretti, familiari, vicinato, ecc.).

Gli anziani residenti nelle zone rurali presen­tano - secondo i dati raccolti - livelli medi di di­pendenza maggiori rispetto a coloro che vivono in zone urbane e questo sia in termini assoluti che nella disaggregazione dei dati secondo le classi d'età, evidenziando scarti del 30% nel grado di difficoltà dichiarato dagli anziani con età superiore agli 80 anni. Nonostante il grave stato di non autosufficienza, il ricorso al ricovero ospedaliero appare limitato e un numero consi­stente di soggetti rimane a vivere nel proprio contesto familiare.

Diverse anche le richieste avanzate dagli an­ziani intervistati nel corso delle indagini: la quasi totalità degli anziani urbani richiede il potenzia­mento dell'assistenza domiciliare, mentre gli an­ziani residenti nelle zone rurali avanzano propo­ste per un ambulatorio specialistico per anziani ed in seconda istanza iniziative di natura sociale come l'organizzazione del tempo libero.

La "disomonegenità" riscontrata nei vari am­biti territoriali ha alimentato la convinzione che la comprensione delle sinergie che si instaura­no in seno a ciascuna comunità meriti di essere approfondita, anche alla luce dell'attuale ten­denza alla valutazione della componente imma­teriale del bisogno (ad esempio il senso di ap­partenenza o la percezione del "tempo vuoto"), che tanto incide sull'equilibrio e sul benessere di soggetti che sperimentano situazioni di disa­gio. È sulla base di queste prime ipotesi di lavo­ro che ci siamo impegnati nell'attività di ricerca in un territorio montano dell'entroterra marchi­giano (a cura di Mengani, 1995).

L'attività di ricerca, iniziata nel 1994, ha coin­volto un campione di 723 ultrasessantacinquen­ni estratti dall'anagrafe del Comune di Serra San Quirico (provincia di Ancona), pari al 19% del totale degli anziani residenti. L'indagine, rea­lizzata tramite questionario, prevedeva tra l'altro alcune domande specifiche sul grado di disabi­lità degli intervistati, sezione da cui sono tratti i dati sulla disabilità in attività fisico-biologiche e motoria di seguito discussi, rilevata mediante l'uso di parametri ADL (Activity Daily Living) e IADL (Instrumental Activity Daily Living).

 

II grado di disabilità rilevato

Agli anziani intervistati abbiamo sottoposto una serie di domande per rilevare il grado di dif­ficoltà incontrato nello svolgimento delle se­guenti azioni, considerate come attività socio­biologiche fondamentali: lavarsi e fare il bagno, controllare gli sfinteri e la minzione, andare alla toilette, vestirsi e spogliarsi da solo, coricarsi ed alzarsi dal letto, mangiare da solo, tagliare car­ne, pane.

Accanto a queste, abbiamo analizzato azioni che mettessero in evidenza le capacità biomec­caniche: tagliarsi le unghie dei piedi, spostare per 10 metri un secchio d'acqua, camminare per 400 metri senza fermarsi, raccogliere un og­getto da terra stando in piedi, satire/scendere le scale, muoversi da un punto all'altro della stanza.

Attraverso l'analisi delle attività socio-biologi­che fondamentali si rilevano le persone bisogno­se di un certo tipo di assistenza; prevalente­mente si tratta di soggetti cui necessitano inter­venti per la cura e l'igiene della persona e per azioni semplici che però si svolgono quotidiana­mente con una certa frequenza. AI proposito c'è da rilevare che la mancanza di personale addet­to all'aiuto quotidiano per lo svolgimento di tali azioni comporta un disagio immediato per l'an­ziano e, nel lungo periodo, un progressivo ag­gravamento fisico-psichico, con grave pregiudi­zio della sua incolumità personale. È ovvio che il diverso grado di difficoltà nel realizzare le singo­le azioni proposte dall'indice evidenzia la dipen­denza dell'anziano dall'intervento di un assi­stente e quindi il suo minore o maggiore biso­gno assistenziale in azioni semplici. Con le atti­vità biomeccaniche si rileva invece l'eventuale dipendenza per il disbrigo di attività quotidiane più complesse rispetto alle precedenti. Le due misure forniscono una valutazione accurata dei grado di disabilità complessivo e, in altre parole, della possibilità per l'anziano di conservare un'esistenza autonoma.

Di seguito proponiamo in dettaglio il grado di autosufficienza rilevato in attività socio-biologi­che fondamentali e in attività biomeccaniche, correlato con alcune delle caratteristiche sa­lienti dei campione indagato.

 

Attività socio-biologiche fondamentali

L'analisi delle singole azioni quotidiane ha messo in evidenza i seguenti valori di autosuffi­cienza graduati su tre livelli di difficoltà (senza difficoltà = autosufficiente; con difficoltà = par­zialmente autosufficiente; totale difficoltà = non autosufficiente):

L'azione "Fare il bagno" raggiunge il massimo valore di completa non autosufficienza: oltre il 20% degli anziani intervistati si dichiara assolu­tamente incapace di realizzarla autonomamente e quindi necessita della presenza di almeno un assistente. La difficoltà nel realizzare l'azione "Fare il bagno" viene confermata anche dai va­lori riferiti alla parziale autosufficienza: il 28.8% dei totale degli anziani riesce infatti a realizzare l'azione con difficoltà. Per contro, il 48.2% dei to­tale dei campione esaminato si dichiara in grado di realizzare l'azione esaminata e quindi auto­sufficiente nel suo svolgimento.

L'azione "Mangiare da solo" raccoglie il mi­nor valore di difficoltà con l'1.4% dei totale degli anziani assolutamente incapaci di realizzarla: un ulteriore 1.4% dei campione incontra una par­ziale difficoltà nella stessa azione. C'è da rileva­re che se l'azione "Mangiare da solo" raccoglie ridotti valori di difficoltà nella sua realizzazione, siamo in presenza di un'azione indispensabile alla sopravvivenza e con una cadenza giornalie­ra che si ripete più volte: di conseguenza eleva­to sarà il carico assistenziale per assicurare un servizio soddisfacente.

Altre azioni quotidiane, ad esempio, "Coricar­si/alzarsi dal letto", "Tagliarsi carne/pane" e "Vestirsi/spogliarsi da solo", raccolgono il 2.2% di completa non autosufficienza; la parziale au­tosufficienza, sempre nelle stesse azioni, mostra valori compresi tra il 6 e il 9%.

Nella suddivisione degli anziani secondo il ge­nere abbiamo individuato 15 maschi su 64 che non riescono a svolgere l'azione "Fare il bagno" (pari al 22.4%) e 13 donne su 71 (pari al 20.5%); nell'azione "Usare la toilette" sono completa­mente disabili 3 maschi (pari al 4.5% dei totale dei maschi) e 2 donne (pari al 2.8%). L'azione "Controllare sfinteri/minzione" coinvolge nella totale non autosufficienza 3 uomini (pari al 4.5%) e 1 donna (pari all'1.4%). Valori ancora inferiori di completa non autosufficienza si hanno nell'azione "Coricarsi/alzarsi dal letto" in cui 2 uo­mini (3% dei totale) e 1 donna (pari all'1.4%) ri­sultano completamente non autosufficienti.

Le donne anziane rilevano, nelle azioni socio­biologiche fondamentali, un grado di completa non autosufficienza nettamente inferiori rispetto agli uomini: in azioni quali "Controllare sfinteri/minzione", "Coricarsi/alzarsi dal letto", "Tagliare pane/carne", "Vestirsi/spogliarsi", esse mostra­no valori di completa non autosufficienza dimez­zati rispetto a quelli degli uomini.

Con l'aumentare dell'età il grado di difficoltà dichiarato dagli anziani aumenta notevolmente. La completa non autosufficienza presenta un andamento crescente in particolare nell'azione "Fare il bagno da solo", laddove elevati sono i valori degli anziani che si trovano in condizione di incapacità; tale andamento risulta difforme nelle altre azioni esaminate, pur conservando valori di completa non autosufficienza netta­mente inferiore nelle classi d'età iniziali.

Diciamo subito che se riflettiamo sull'età me­dia della popolazione italiana, e di quella di Ser­ra S. Quirico in particolare, il 20% di completa non autosufficienza nella classe d'età 80-85 an­ni, vuol dire un carico assistenziale elevato sia per l'intero territorio nazionale che per quello di Serra S. Quirico. Di grande rilevanza è il dato re­lativo agli anziani con un'età compresa tra i 60­65 anni che risultano completamente autosuffi­cienti nella realizzazione delle singole azioni so­cio-biologiche fondamentali, ad eccezione che nell'azione "Fare il bagno da solo". Questa, an­cora una volta, appare l'azione di maggiore diffi­coltà già ad un'età giovanile e nella classe di età 65-70 il 12.2% degli anziani risulta completa­mente non in grado di realizzarla.

Si è già detto in precedenza che lo stato civile degli anziani, il tipo di convivenza, la presenza o meno dei figli, sono ulteriori caratteristiche che vanno ad aggiungersi al grado di autosufficien­za rilevato, caratteristiche che permettono di af­frontare in maniera completamente diversa una situazione di disabilità temporanea o permanen­te. È fuor di dubbio che un anziano che riesce a realizzare con difficoltà l'azione "Fare il bagno" può essere aiutato dal coniuge o, se quest'ulti­mo è anch'esso anziano, può essere aiutato da un figlio o da un altro parente.

L'aiuto dei familiari può essere altresì più o meno continuo sulla base della convivenza: la convivenza con un figlio può voler dire la dispo­nibilità quotidiana di un aiuto, anche parziale, nel realizzare tutte le azioni socio-biologiche fondamentali precedentemente analizzate.

Ecco quindi la rilevanza della correlazione del grado di autosufficienza con lo stato civile degli anziani esaminati: di seguito prenderemo in esame il grado di completa e di parziale non au­tosufficienza.

 

Tenendo conto che ci troviamo .di fronte ad anziani celibi/nubili con un'età prevalentemente inferiore ai 75 anni (7 su 8 anziani), particolar­mente elevato risulta essere il grado di completa non autosufficienza: il 25% non è assolutamente in grado di realizzare da solo il bagno ed il 12.5% non è in grado di utilizzare completamen­te la toilette.

Gli anziani coniugati hanno valori inferiori di completa non autosufficienza rispetto ad esem­pio ai vedovi, ma occorre dire che gli anziani in­tervistati coniugati erano rappresentati per I'85% da soggetti con un'età inferiore ai 75 anni. Nel caso specifico degli anziani vedovi, ci trovia­mo di fronte al 50% con un'età superiore ai 75 anni, fattore che determina valori dì completa non autosufficienza nettamente superiori rispet­to agli anziani con stato civile diverso.

È altresì evidente che lo stato di vedovanza presuppone, nella maggior parte dei casi, il vive­re da soli: ecco quindi che in termini assisten­ziali risulta ancor più rilevante il 27.8% che non riesce a realizzare l'azione "Fare il bagno", così come il 5.6% che non riesce a realizzare le azio­ni "Usare da solo la toilette", "Controllare sfinte­ri/minzione", "Tagliarsi pane/carne".

Per una prima quantificazione globale della completa non autosufficienza, basta dire che ben 15 anziani vedovi sui 54 esistenti non rie­scono assolutamente a realizzare l'azione "Fare il bagno", così come sempre 3 anziani vedovi non riescono a realizzare l'azione "Usare la toi­lette"; i coniugati anziani che non riescono a realizzare la stessa azione risultano essere 11.

II diverso tipo di convivenza mette in evidenza un diverso livello di autosufficienza. Se prendia­mo ad esempio il grado di completa non auto­sufficienza dichiarato nell'azione "Fare il ba­gno", in relazione al tipo di convivenza ottenia­mo i seguenti valori:

 

Azione "Fare il bagno"

I valori percentuali più elevati di completa non autosufficienza si riscontrano tra gli anziani che vivono con i figli, in particolare con quelli spo­sati, quindi con un aiuto assistenziale maggiore quando si incontrano difficoltà nelle azioni quo­tidiane. Seguono valori inferiori (sempre di com­pleta non autosufficienza) tra gli anziani che vi­vono con i figli, con il coniuge e tra coloro che vivono con parenti o da soli.

Per avere un quadro completo della relazione esistente tra totale non autosufficienza e tipo di convivenza si riportano i valori relativi a tutte le azioni quotidiane esaminate (vedi tabella ripor­tata all'inizio di pagina seguente).

La presenza di figli permette di sopperire no­tevolmente alle difficoltà iniziali che gli anziani incontrano nella vita quotidiana, pensiamo alle difficoltà di uscire di casa per l'acquisto delle derrate alimentari nel periodo invernale o nei momenti di malattia. Risultano quindi particolar­mente a rischio quei soggetti completamente non autosufficienti (il 16.7% del totale degli an­ziani) che non hanno alcun figlio e che non sono assolutamente in grado di realizzare l'azione "Fare il bagno", e I'8.3% di anziani che non rie­scono ad usare in maniera autonoma la toilette.

Ovviamente a scalare si dovranno tener conto di tutti quegli anziani che hanno figli, distanti dalla propria abitazione.

Resta comunque evidente che gli anziani che hanno un maggior numero di figli hanno altresì un più elevato grado di completa non autosuffi­cienza, quasi a riaffermare che anche la presen­za dei figli, assieme allo stato civile, al tipo di convivenza, all'età, permettono una più lunga permanenza dell'anziano nel proprio contesto abitativo.

 

 

Attività biomeccaniche

C'è da dire che le azioni che compongono le varie attività biomeccaniche hanno una cadenza diversa dalle azioni socio-biologiche in prece­denza esaminate. Ad esempio, è vero che l'azio­ne "Tagliarsi le unghie dei piedi" coinvolge, sia nella parziale che nella totale non autosufficien­za, un numero elevato di anziani, ma in realtà ha una cadenza certamente non quotidiana, e quindi gli interventi di supporto avranno una va­lenza inferiore in termini di monte ore. L'azione "Muoversi da un punto all'altro della stanza" ha al contrario ben altra frequenza e richiederà un supporto assistenziale maggiore.

Di conseguenza anche per le attività biomec­caniche non è sufficiente soffermarsi su un valore aggregato dell'autosufficienza, ma occor­re analizzare le singole azioni in maniera detta­gliata. E ciò anche in considerazione della diver­sa qualificazione richiesta al personale di supporto per le diverse esigenze degli anziani (ad esempio operatore socio-sanitario per l'azione "Tagliarsi le unghie dei piedi" e perso­nale inservientistico per le altre azioni biomec­caniche).

In termini globali abbiamo rilevato i seguenti valori percentuali di autosufficienza nelle singo­le azioni biomeccaniche esaminate:

Come si può ben vedere, il grado di autosuffi­cienza rilevato nelle azioni biomeccaniche è completamente diverso da quello rilevato nelle azioni socio-biologiche fondamentali.

I valori di completa autosufficienza variano tra il 58.3% ed il 66.9% nelle azioni "Tagliarsi le un­ghie dei piedi", "Raccogliere un oggetto da ter­ra", "Spostare un peso" (Un secchio d'acqua per 10 metri), "Salire/scendere le scale" e "Camminare per 400 metri" (senza fermarsi).

 

Si differenzia notevolmente l'azione "Muoversi nella stanza" (da un punto all'altro della stanza) che raccoglie l'87.1 % di completa autosufficien­za (121 anziani esaminati su un totale di 139).

L'azione "Spostare un peso" (Un secchio d'acqua per 10 metri) mostra i valori più elevati di completa non autosufficienza (il 19.4%, cioè 27 anziani su 139); seguono l'azione "Tagliarsi le unghie dei piedi" con il 18% di anziani e l'azione "Camminare per 400 metri" (senza fer­marsi mai) con il 15.1%. Valori inferiori di com­pleta non autosufficienza si hanno nelle azioni "Raccogliere un oggetto da terra", "Salire/scen­dere le scale" e "Muoversi nella stanza".

Le donne anziane incontrano maggiore diffi­coltà, sia parziale che totale, in tutte le azioni biomeccaniche esaminate; il maggiore scarto nella completa non autosufficienza, pari al 12%, si evidenzia nelle azioni "Tagliarsi le unghie dei piedi" e "Spostare un peso".

Nel caso di parziale non autosufficienza tale divario è pari all'11.7% nell'azione "Raccogliere un oggetto da terra" e pari al 9.5% nell'azione "Spostare un peso". Rispetto alla cadenza quo­tidiana delle azioni biomeccaniche, l'azione "Spostare un peso" è quella che l'anziano può trovarsi ad affrontare giornalmente con maggio­re probabilità e quindi in proporzione maggiore è il peso delle donne anziane completamente non autosufficienti (25.4%) e di quelle che risul­tano in condizioni di parziale non autosufficien­za (15.5%). Anche se l'azione “Tagliarsi le un­ghie dei piedi" non ha una cadenza quotidiana, risulta comunque quella che tra la completa e la parziale difficoltà coinvolge il 45% del totale del­le donne anziane ed il 32.8% degli uomini.

Procedendo per classi d'età, vediamo come in quasi tutte le azioni biomeccaniche il grado di completa non autosufficienza aumenta con l'aumentare dell'età. L'azione "Tagliarsi le unghie dei piedi" è quella che meglio esprime tale rela­zione con un andamento tipico: risulta infatti in­capace di realizzarla circa il 6% del totale degli anziani nell'età 65-70 anni, circa il 19% tra colo­ro che hanno un'età compresa tra i 71-75 anni, oltre il 27% tra coloro che hanno un'età tra i 76­80 anni ed il 40% del totale di coloro che hanno un'età compresa tra 80-85 anni. II valore massi­mo di completa non autosufficienza si rileva nell'azione "Spostare un peso" in cui il 46.7% del totale degli anziani che hanno un'età com­presa tra 80-85 anni si dichiara disabile.

I valori più significativi si hanno nella classe d'età 71-75 anni: è in questa classe d'età che gli anziani hanno un brusco aumento del grado di completa difficoltà nel realizzare le singole azio­ni biomeccaniche e mostrano valori percentuali di completa difficoltà molto elevati. Basta soffer­marsi sul 19% circa di completa incapacità nel realizzare le azioni "Tagliarsi le unghie dei pie­di", "Spostare un peso" e "Camminare per 400 metri" e, con un valore leggermente inferiore, sul 15% circa relativo all'azione "Raccogliere un og­getto da terra". Gli scarti maggiori di completa non autosufficienza si verificano nel passaggio dalla classe d'età 65-70 alla classe d'età 71-75 anni e nel passaggio dalla classe d'età 76-80 anni alla classe d'età 81-85 anni: nell'azione "Spostare un peso" tale scarto è pari al 14.7% (dai 65-70 anni ai 71-75 anni) e al 14.9% (76-80 anni/81-85 anni).

L'analisi per stato civile degli anziani, riferita alla totale non autosufficienza, permette di con­fermare le indicazioni già ricavate dalle prece­denti azioni socio-biologiche fondamentali:

 

                                  

 

Nella totalità delle azioni biomeccaniche, gli anziani vedovi appaiono in netta difficoltà: ciò è dovuto al fatto che tra i vedovi le donne rappre­sentano circa l'82% (44 donne su un totale di 54); tra gli anziani coniugati i valori di completa non autosufficienza sono inferiori in quanto la presenza degli uomini sale al 66.2% del totale dei coniugati (51 uomini su un totale di 77).

Strettamente legato allo stato civile dell'anzia­no è il diverso tipo di convivenza. Un iniziale gra­do di difficoltà nella realizzazione di una qualsia­si azione o meno, può essere facilmente supe­rato attraverso la presenza di una persona ac­canto all'anziano. Se prendiamo per un attimo in esame solamente l'azione "Tagliarsi le unghie dei piedi" ed il relativo grado di completa non autosufficienza rilevato, si noteranno rilevanti differenze:

 

Azione: "Tagliarsi le unghie dei piedi"

 

Gli anziani che vivono con i figli sposati metto­no in evidenza un grado di completa non auto­sufficienza molto elevato, o comunque molto più elevato rispetto agli altri tipi di convivenza, in cui il grado di completa non autosufficienza si aggi­ra attorno al 10-18%. Quindi è da ritenere che gli anziani vivono più probabilmente con i propri figli quando incorrono in una situazione di diffi­coltà nella realizzazione delle azioni biomecca­niche.

Di seguito si riportano i valori di completa non autosufficienza in tutte le azioni biomeccaniche per il diverso tipo di convivenza.

 

 

Gli anziani che vivono con 1 o più figli sposati presentano completa non autosufficienza in tut­te le azioni esaminate, e quindi non solo in "Ta­gliarsi le unghie dei piedi"; lo stesso valore di completa non autosufficienza si riscontra nel realizzare "Spostare un peso", pari sempre al 45.5% del totale degli anziani esaminati che sperimentano lo stesso tipo di convivenza. Sem­pre elevata è la percentuale degli anziani total­mente disabili che vivono con figli non sposati o con il coniuge: nelle azioni "Tagliarsi le unghie dei piedi", "Spostare un peso" e "Camminare per 400 metri" i valori di completa non autosuffi­cienza oscillano infatti tra il 12 e il 19% del totale degli anziani.

Non si riscontra un andamento lineare nella relazione tra grado di completa non autosuffi­cienza e numero dei figli: è elevata la percentua­le di completa non autosufficienza tra gli anziani con figli fino ad un numero di quattro, successi­vamente non si rileva alcuna relazione. Si con­ferma che la presenza dei figli, oltre che permet­tere la convivenza, consente di rimanere nel contesto familiare con i dovuti supporti assi­stenziali.

Considerazioni conclusive

I risultati sopra analizzati ci hanno permesso di evidenziare alcune caratteristiche peculiari della totale e parziale disabilità sperimentata da­gli anziani di un contesto territoriale specifico.

Come ci si poteva aspettare, l'età e il sesso costituiscono i fattori principali che spiegano il livello complessivo di autonomia dei soggetti. Le donne presentano maggiori difficoltà nello svol­gimento delle attività biomeccaniche rispetto agli uomini ma conservano maggiore autonomia motoria all'interno delle pareti domestiche; dopo il 75° anno le difficoltà nel realizzare le azioni quotidiane aumentano rapidamente e dopo gli 80 le compromissioni funzionali diventano tanto rilevanti da impedire lo svolgimento di azioni in­dispensabili alla sopravvivenza. I dati raccolti hanno evidenziato come attualmente sia la fami­glia a farsi carico di una quota consistente del fabbisogno assistenziale espresso dagli anziani disabili, fornendo contributi per la realizzazione di singole azioni, ma anche giungendo alla tra­sformazione del nucleo familiare per includere l'anziano disabile.

II punto su cui occorre interrogarsi è fino a quando la famiglia sarà in grado di assicurare un adeguato supporto assistenziale ai propri anziani, anche in considerazione della profonda trasformazione strutturale che essa sta soppor­tando. Nel corso dei prossimi 20-30 anni, infatti, si prevede che, in ipotesi di fecondità costante, la percentuale dei capofamiglia con un'età su­periore ai 60 anni passerà dal 38,5% del 1994 al 44% circa del 2009, variazione che, in valori as­soluti, porta i capofamiglia anziani da circa 8 mi­lioni a circa 10 milioni e 500 mila (IRP-CNR, 1995). Per tale data (2009) entrerà nella fascia di anziani con più di 75 anni il contingente di na­ti intorno al 1935, quando il quoziente di natalità era sceso notevolmente rispetto ai 10-15 anni precedenti (dal 23 per mille a circa il 20 per mil­le): questo fenomeno contribuirà ad assottiglia­re notevolmente la possibilità di ricevere un supporto assistenziale da parte dei figli. Quale sarà la percentuale di popolazione anziana che vivrà da sola, che non avrà nessuna parentela, che si troverà a vivere da celibe/nubile o in ve­dovanza? Sommando queste circostanze, ci tro­veremo con una quota di popolazione anziana che per oltre il 40% non avrà nessun aiuto assi­stenziale. Tali considerazioni risultano ancora più rilevanti se riferite a quei territori che hanno subito nel corso degli anni una forte migrazione giovanile e che quindi racchiudono una più con­sistente percentuale di popolazione anziana. Le difficoltà prodotte dalla distanza logistica sono già in parte emerse in questa indagine in cui, accanto ai rapporti familiari, sono affiorati forti legami di vicinato che vanno ad integrare la rete dei supporti informali.

 

Riferimenti bibliografici

MENGANI M. (1987), Diverse esigenze degli anzia­ni in diversi contesti ambientali. Difesa Sociale, 5:31-42, 1987.

MENGANI M. (1990), I nuovi anziani. USL 13, regio­ne Marche.

(a cura di Mengani M.) (1995), Gli anziani in un contesto montano. INRCA/Comune di Serra San Qui­rico.

IRP-CNR (1995), Tre scenari per il possibile svilup­po della popolazione delle regioni italiane al 2044, a cura di A. Golini, A. De Simoni, F. Citoni, Roma.

 

 

Chi fosse interessato alla pubblicazione relativa all'attività di ricerca "Gli anziani in un contesto montano", può ri­chiederla gratuitamente a: I.N.R.C.A. - Dipartimento Ricerche Gerontologiche Geriatriche, dott. Massimo Mengani, Lungomare Vanvitelli 18, 60121 Ancona, tel. 071-589990 - fax 203685.

 

 

(*) LN.R.C.A., Dipartimento Ricerche Gerontologiche è Geriatriche - Ancona.

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it