Prospettive assistenziali, n. 111, luglio-settembre 1995

 

 

PSICOFARMACI E CIBI AVARIATI IN UNA CASA DI RIPOSO DELLA PROVINCIA DI TORINO

 

 

Riportiamo integralmente, indicando però con le iniziali il responsabile della casa di riposo e gli anziani coinvolti, l'articolo di Alberto Gaino, pub­blicato su La Stampa del 30 luglio 1995.

Continuiamo a chiedere al Ministero della sani­tà, alle Regioni, alle USL ed ai Comuni di non affi­dare più gli anziani cronici non autosufficienti ai servizi assistenziali, che non hanno, né devono avere alcuna competenza in materia di cura delle persone malate.

Gli enti pubblici falsificano la realtà delle cose quando sostengono che rilasciano alle strutture l'autorizzazione ad assistere solamente gli anzia­ni autosufficienti; infatti a tutti è noto che le ri­chieste di ricovero - a causa delle dimissioni ille­gittime e spesso selvagge, praticate dagli ospe­dali con sempre maggiore intensità, spudoratez­za e garanzia di impunità - riguardano anziani malati.

 

Un casone di cinque piani piantato di fronte i una strada che corre verso i campi. Robassomero (Torino), un neon spento annuncia che il palazzo ospita la casa di riposo San Gregorio di cui l'USL di Círiè ha disposto la chiusura. Sul ti­tolare B.D. (originario dell'Avellinese, 57 anni, da una decina improvvisatosi imprenditore della vecchiaia, gestisce sei case di riposo) c'è un'in­chiesta del Pm Enrica Gabetta per abbandono di persone incapaci, maltrattamenti, esercizio abusivo della professione medica e cibi avariati.

Una raffica di accuse - raccolte meticolosa­mente dal maresciallo Loreto Buccola e dagli uomini del NAS - che prospetta uno spaccato di vita per cui non ci sono aggettivi. E là dentro, in un condominio trasformato gradualmente in cronicario, diventa duro mascherare l'emozione, anche quando se ne sono viste tante. Non per le apparenze: dopo il provvedimento dell'USL è stato assunto nuovo personale e si è fatto ab­bondante uso di spazzoloni e disinfettanti (in un'ala del terzo piano il loro forte odore, mixato con quello acre dell'urina, si sente ancora).Co­me conferma un'operatrice, a bassa voce e in un angolo.

È il senso di desolazione e tristezza che colpi­sce allo stomaco guardando questi anziani che "subiscono le ingiurie del tempo" e qualcosa di più, per mano di altri uomini. L'accusa più pe­sante che il NAS ha mosso a B.D. è di aver ge­stito sinora molti dei suoi ospiti con cocktail di psicofarmaci. Dalle testimonianze emerge che le terapie farmacologiche venivano registrate a matita su fogli di carta e continuamente variate; e che B.D. modificava a sua discrezione le dosi di Tavor, Serenase, Talofin e di altri psicofarma­ci. Le operatrici si sono rifiutate di somministra­re quei cocktail tossici e così, la sera, compariva «la signora P.», una collaboratrice di un'altra ca­sa di riposo della «catena 13.D.». Provvedeva lei ai beveroni.

La casa di riposo era autorizzata dal 1986 ad accogliere solo anziani autosufficienti, sino al numero limite di 39. Gli uomini del NAS, durante i loro numerosi riscontri di queste ultime setti­mane, hanno scoperto che i ricoverati non era­no mai meno di 50, e qualche volta arrivavano alla sessantina. Quasi il doppio del consentito. E, per di più, in undici casi gli ospiti non erano autosufficienti: paralizzati a letto, "cateterizzati", ciechi, malati psichici imbottiti più di tutti di psi­cofarmaci. E altri ancora. La Regione ha delibe­rato che nelle case di riposo vi siano tre assi­stenti per ogni dieci assistiti. Sino a tre giorni fa, all’“Hotel" San Gregorio, lavoravano su tre turni 7 dipendenti, di cui una sola infermiera profes­sionale. Per la notte - ecco perché i beveroni erano diventati "necessari" - B.D. ingaggiava part-time disoccupati di buona volontà. Uno per volta. Uno per 50 assistiti.

Nel corso di un blitz notturno Buccola e i suoi collaboratori hanno trovato anziani inebetiti dal Tavor e sporchi, in letti e stanze sporche. Come poteva una persona correre su e giù per quattro piani? Si arrangiava. E poi i cibi. Si è riscontrato che un giorno gli ospiti hanno avuto tutti quanti la dissenteria: nella dispensa, in un congelatore, i carabinieri hanno trovato alimenti scaduti. Le rette ufficiali (da un milione e mezzo a un milione e ottocento mila lire) non erano alte, e in alcuni casi corrisposte da USL in difetto di controllo, ma quale servizio garantiva la casa di riposo San Gregorio?

All'inizio di luglio la signora M.S. è morta all'ospedale di Ciriè per un focolaio di bronco­polmonite, dopo che il trasporto da Robassomero era stato ritardato di settimane: eppure soffri­va anche per una spaventosa piaga da decubi­to. I carabinieri hanno denunciato per condotta omissiva anche il medico di base (con studio nel casone) M.C.

E nel passato?

 

 

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