Prospettive assistenziali, n. 108, ottobre-dicembre 1994

 

 

Notizie

 

 

BAMBINI SBATTUTI IN PRIMA PAGINA: PRIME SANZIONI CONTRO I GIORNALISTI

 

Avvertimento orale per tre direttori e per dieci redattori; e altri sei direttori segnalati all'Ordine del Lazio, nel cui albo sono iscritti. Questi i provvedimenti approvati dal Consiglio dell'Ordine dei giornalisti della Lombardia, che ha esaminato diverse segnalazioni da parte di tribunali relative alla pubblicazione dei nomi e dei cognomi (e spesso anche delle fotografie) di bambini prota­gonisti di fatti di cronaca (a Cremona, Sannazzaro, Lisone e Cesano Maderno). Ai direttori il Consiglio ha contestato l'omesso controllo sugli articoli, non avendo impedito che si consumas­se la violazione dell'etica professionale e delle norme di legge poste a tutela dei minori. Ai re­dattori-articolisti, invece, è stato contestato un comportamento doloso, perché un giornalista non può ignorare le regole deontologiche fissa­te nella legge professionale, nella Carta di Treviso, nella Carta dei doveri, nel contratto di lavoro e nel codice di procedura penale.

Il Consiglio, sottolineando che il rispetto della persona è un limite posto dalla Costituzione e dalla legge professionale al diritto di cronaca, ha ricordato che:

a) l'art. 114 comma 6 del codice di procedura penale vieta la pubblicazione delle generalità e dell'immagine dei minorenni testimoni fino a quando non sono divenuti maggiorenni;

b) che l'art. 13 comma 1 del codice di proce­dura penale minorile vieta la divulgazione, con qualsiasi mezzo, di notizie o immagini idonee a consentire l'identificazione del minorenne co­munque coinvolto nel procedimento;

c) che il sindacato dei giornalisti (Fnsi) e gli editori di giornali (Fieg) hanno sottoscritto una dichiarazione, recepita nel contratto nazionale di lavoro, dove sì afferma che l'informazione de­ve rispettare i principi sanciti dalla Convenzione ONU del 1989 sui diritti del bambino;

d) che nella Carta dei doveri del giornalista approvata l'8 luglio 1993 dalla Frisi e dal Consi­glio nazionale dell'ordine dei giornalisti figura l'impegno solenne a tutelare la personalità del minore, sia come protagonista attivo che come vittima del reato, in particolare:

- non pubblicando il nome o qualsiasi ele­mento che possa condurre all'identificazione dei minori coinvolti in casi di cronaca.

Il presidente dell'Ordine dei Giornalisti della Lombardia il 1° marzo 1994 ha indirizzato a 150 direttori di testate della regione una lunga lettere dove sottolinea la portata civile connessa al ri­spetto delle regole poste a tutela dei minori.

 

 

TERZO RAPPORTO SULLA POVERTÀ

 

Il Prof. Giovanni Sarpellon ha presentato i risul­tati del terzo Rapporto redatto dalla Commissione d'indagine sulla povertà e l'emarginazione.

Secondo i dati, in Italia (1992) vivono 2.437.000 famiglie in condizioni di povertà, qua­si il 2% del totale. In termini forse più eloquenti la cifra può essere trasformata nel numero di persone povere pari a 6.828.000.

Questi dati sono stati calcolati seguendo il metodo adottato negli altri Paesi europei, secon­do il quale viene considerata povera quella per­sona che ha una capacità di spesa inferiore alla metà della spesa media pro-capite.

Naturalmente anche per quanto riguarda la povertà si ripetono le abituali differenze che ca­ratterizzano il nostro Paese. Nel Centro-Nord le famiglie povere sono il 7.1%, mentre nel Mezzo­giorno esse sono il 20.7% con un'incidenza che è dunque tripla.

Particolarmente colpite sono le famiglie nu­merose che richiamano l'attenzione sul proble­ma della trasmissione della povertà attraverso le generazioni, dal momento che nascere in una famiglia povera aumenta considerevolmente la probabilità di essere poveri anche durante l'età adulta. Di conseguenza le famiglie numerose sono attualmente un moltiplicatore di povertà.

Un'altra tipologia familiare particolarmente colpita dalla povertà è quella formata da uno o due anziani che vivono soli. Tra le persone con oltre 65 anni la povertà ha infatti un'incidenza del 18.3% e risulta una aggravante dell'emargi­nazione collegata alla condizione anziana.

Emergono in tal modo le due grandi cause della povertà: la insufficienza dei redditi da lavo­ro nelle famiglie giovani e il basso ammontare delle pensioni nelle famiglie anziane (si noti che il 53% dei capifamiglia poveri ha nella pensione il proprio mezzo principale di sostentamento).

Circa la disoccupazione, intesa come feno­meno familiare e non individuale, i dati sono i seguenti: persone che hanno perso il lavoro so­no presenti nel 5.5% delle famiglie povere (con­tro il 4.1% del complesso delle famiglie); più dif­fusa è la presenza di persone in cerca di prima occupazione: essa riguarda l'8.8% delle famiglie povere e il 6.3% del totale delle famiglie.

 

 

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