Prospettive assistenziali, n. 107, luglio-settembre 1994

 

 

Specchio nero

 

 

IL VIDAS CONTINUA A DIFFONDERE NOTIZIE GRAVEMENTE INESATTE

 

Nel n. 102, aprile-giugno 1993, di Prospettive assistenziali avevamo segnalato che nella cam­pagna promossa dal VIDAS (Assistenza gratuita agli inguaribili di cancro) per la raccolta di fondi, venivano fornite alla popolazione informazioni gravemente inesatte. Infatti sugli annunci pub­blicitari era scritto quanto segue: «Ogni anno in Italia oltre 140.000 malati terminali di cancro vengono abbandonati al loro destino. Sono in­guaribili e in ospedale per loro non c'è più po­sto».

Nelle scorse settimane il VIDAS ha lanciato una nuova raccolta di fondi. Negli annunci conti­nua a sostenere il falso, affermando che il malato di cancro «é abbandonato al suo destino. Di­chiarato inguaribile, per lui non sono previste né cure né posti letto».

Perché il VIDAS non dice ai cittadini che le leggi vigenti impongono al Servizio sanitario na­zionale, ospedali compresi, di fornire le neces­sarie cure a tutti i malati, comprese le persone colpite da cancro?

Perché il VIDAS sostiene di aver "creato l'ospedale in casa", quando si tratta di un servi­zio istituito dall'Ospedale Molinette di Torino fin dal 1984, che funziona ininterrottamente dal 1985 mediante prestazioni mediche e infermieri­stiche gratuite per i malati, anziani e non, aventi gravi patologie acute e croniche?

Perché il VIDAS non dice nulla in merito al servizio di ospedalizzazione a domicilio istituito a Milano dall'USSL 75/5 e gestito dal Pio Albergo Trivulzio?

 

 

SECONDO TELEFONO AZZURRO I 50.000 MINORI RICOVERATI IN ISTITUTO NON VOGLIONO NULLA

 

Sul n. 5, giugno 1994 di "Azzurro", mensile di Telefono azzurro, è pubblicato «il manifesto per la riconquista della città, approvato dal primo congresso nazionale dei bambini e dei ragazzi promosso dal Telefono azzurro», manifesto che così si esprime: «Noi, bambini e ragazzi riuniti in congresso a Bologna, vogliamo riprenderci la cit­tà. Al mondo degli adulti, a chi può decidere, chiediamo d'ascoltarci e aiutare chi come noi vuole cambiare le cose».

Fra le numerose richieste presentate segna­liamo:

- «punti di ritrovo dove poterci incontrare con gli amici»;

- «poter avere un rapporto con la natura an­che in città che vuol dire giocare, arrampicarsi»;

- «costruire capanne, ascoltare, osservare, co­noscere»;

- «avere spazi dove poter giocare vicino a ca­sa»;

- «edifici scolastici facili da raggiungere».

Non una parola sulle esigenze prioritarie dei 50 mila minori ricoverati in istituto. È un bell'esempio di educazione sociale! Ma, come abbiamo più volte rilevato, a Telefono azzurro le sofferenze di questi 50 mila bambini e ragazzi non interessano affatto!

 

 

RUBARE E NON CURARE

 

Da La Stampa dell'8 aprile 1994 riportiamo quanto segue: «Quattrocento malati di mente e altrettante pensioni sociali. Miliardi insomma, so­prattutto considerando un arco di tempo di alme­no 8 anni. A gestire in proprio il denaro dei malati di mente dell'ospedale psichiatrico di Nocera In­feriore è stata per anni una vera e propria orga­nizzazione malavitosa. Per anni sono stati alcuni funzionari e dipendenti dell'USL 50 a fare man bassa delle pensioni dei malati di mente e a met­terle a profitto investendole anche in BOT. Lo scandalo è stato scoperto dalla magistratura sa­lernitana».

Purtroppo, questa aberrante speculazione può spiegare perché nei manicomi italiani siano ancora ricoverate 30.000 persone, spesso co­strette a subire allucinanti condizioni di vita (cfr. "Viaggio nei manicomi dell'abbandono", Aspe, 3 marzo 1994). Infatti, tanti degenti, tanti affari.

 

 

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