Prospettive assistenziali, n. 107, luglio-settembre 1994

 

 

Notizie

 

 

CONVEGNO SULL'ADOZIONE

 

II 24 e 25 novembre 1994 si terrà a Verona, organizzato dalla ULSS 25 della Regione Vene­to, Settore sociale, un convegno sul tema "L'adozione in bianco e nero. Esperienze e pro­fessionalità a confronto. Presentazione di una ri­cerca su sei anni di adozione nazionale ed inter­nazionale nella Provincia di Verona».

II convegno è promosso dagli Operatori dei consultori familiari delle ULSS 24, 25, 26, 27, 28 e 33 della Regione Veneto.

L'iniziativa è rivolta ai professionisti che lavo­rano nel campo dell'adozione ed avrà luogo presso il Centro medico-culturale "G. Marani", Via San Camillo de Lellis 1, Verona.

Per ulteriori informazioni rivolgersi alle dott.sse Convertinì (045-80.55.05) e Scudellari (045-772.15.35).

 

 

DANZANO INSIEME HANDICAPPATI E NON

 

Dal numero di maggio 1994 di "NO LIMITS", ri­vista mensile "dedicata all'estremo" (Via Corridoni 11, 20122 Milano, tel. 02-76.00.52.05, fax 02-76.00.71.74) riportiamo integralmente una interessante esperienza di una attività svolta in­sieme da handicappati e non.

«Buio e tensione nella sala londinese della Queen Elizabeth Hall. Una tensione più forte di quella che precede una normale rappresenta­zione: il pubblico sa che non assisterà a uno spettacolo tradizionale. Passi di danza incon­sueti, anomali: effetti coreografici sorprendenti, ma soprattutto danzatori insoliti, "diversi" da quelli che normalmente calcano questo presti­gioso palcoscenico. È di scena la giovane com­pagnia di ballo CandoCo (il debutto ufficiale ri­sale al 1992), da molti considerata come una delle più innovative compagnie di danza con­temporanea.

«Can-do, puoi farlo: già nel nome un'indica­zione della filosofia che anima il gruppo, un cen­no al tipo di danza che propone, lontana dalla tradizione romantica ottocentesca, ma anche da quella acrobatica americana ora emergente. I ri­flettori illuminano gli otto elementi: corpi che si uniscono e disperdono, personalità che emer­gono, eleganti volteggi in un lento gioco di brac­cia, gambe, ruote metalliche. Il concetto di nor­malità (tre danzatori sono disabili, e si muovono su sedie a rotelle) si disgrega e resta, sul palco, solo pura danza: sardonica e tenera, comica e spaventevole.

«La nascita del gruppo è legata a stretto filo alla vita della sua fondatrice, Celeste Dandeker. Giovane star, agli inizi degli anni '70, della Lon­don Contemporary Dance, una sera nell'esegui­re un passo acrobatico cade e si frattura le ver­tebre del collo. La diagnosi è immediata: paralisi ai quattro arti. Sette mesi di ospedale e sedici anni di carrozzella senza più pensare alla dan­za. Almeno da protagonista. Perché per conti­nuare a rimanere vicina al suo mondo segue un corso come costumista e lavora per varie com­pagnie di ballo. La vera svolta tre anni fa. La BBC sta girando il film The Fall, La Caduta, ispi­rato al suo personaggio, "Non era la solita storia patetica di trionfo sull'handicap", spiega la Dan­deker, "al contrario proponeva una visione posi­tiva dell'essere disabile, della vita che continua e dell'importanza delle relazioni interpersonali". È dopo questa significativa esperienza - la Dan­deker accetta e appare nel film - che l'ex balle­rina inizia a considerare la danza sotto una luce diversa, non più solo come una questione di gambe. Nel film ha ricominciato a danzare, an­che se in modo diverso da prima. Un intero re­pertorio di nuovi movimenti: passi a due, con la sedia a rotelle, piccoli gesti quando è posata a terra o portata in braccio dai partners. "Ho sco­perto quanto si possa essere eloquenti usando solo il busto, le braccia, il volto", dirà in seguito. È di pochi mesi dopo l'incontro con il coreografo Adam Benjamin, pure membro della Aspire (As­sociazione per la cura e il recupero dei traumi alla colonna vertebrale). Incontro decisivo; in­sieme decidono di fondare una compagnia di bal­lo che integri ballerini normodotati con ballerini disabili. Nasce così CandoCo. Che, come preci­sano subito i due fondatori, non è la prima espe­rienza di recupero dell'handicap attraverso l'arte.

«"La CandoCo si occupa di danza, non di di­sabilità fisica", sottolinea con forza Adam Benja­min, "e i critici devono giudicarci sulla base del­la nostra tecnica, senza sentimentalismi". Un appello ben recepito: dopo le performances del­lo scorso inverno alla Queen Elizabeth Hall, si leggono recensioni che parlano di "esperienza ipnotica", di "virtuosismi e straordinarie inven­zioni coreografiche". E non manca chi, Judith Makrell, sospettoso critico dell'Independent è il primo ad ammetterlo, supera le perplessità iniziali solo dopo aver visto To Pease the Desert, guarda caso il pezzo decisamente più forte, interpretato dal ballerino senza gambe David Troole.

"Stupore e successo di critica, ma anche di pubblico, che accorre per vedere le incredibili figure inventate dalle sedie a rotelle; su una è Jon French, ingegnere civile che ha lasciato la professione per dedicarsi unicamente alla Can­doCo; sull'altra è la stessa Celeste Dadocker, e infine, la vera star della compagnia, David Toole, ex-postino della Royal Mail, danzatore profes­sionista da soli tre anni. Nato senza gambe, si muove a gran velocità fra gli altri ballerini, pi­roettando e saltando sulle braccia, aggrappan­dosi al corpo dei partners, distribuendo armo­niosamente sul palmo il peso del suo torso, riempiendo le scene con l'autorità di un consue­to primo attore. E di lui, che fa impazzire Londra, si parla già come di un "Nureyev che danza sul­le braccia"».

 

 

PUBBLICAZIONI DELLA FONDAZIONE ZANCAN

 

Sono usciti i seguenti volumi:

 

G. SARPELLON - T. VECCHIATO (a cura di), Le frontiere del sociale - 1° rapporto, pp. 203, 1993, L. 25.000.

II volume raccoglie una serie di documenti si­gnificativi:

- G. Battistacci, "Sviluppo della cultura e del­la normativa sui diritti sociali di cittadinanza" e "Diritti, esigibilità dei diritti e tutela dei cittadini";

- T. Vecchiato, "Domande di aiuto";

- A.M. Barich e G. Faggiani, "Funzioni di tute­la e esigibilità dei diritti: quale apporto dei Patro­nati";

- T. Vecchiato e R. Volpini, "Funzioni di pro­mozione e tutela: quale ruolo delle associazioni"; - A. Prezioso, "Ripensare la politica socio­sanitaria".

Inoltre sono contenute elaborazioni della Fon­dazione concernenti la deontologia nel lavoro sociale, la Carta di Malosco, il manifesto sulla formazione, i lineamenti per una carta dei diritti dell'anziano non autosufficiente.

 

B.J. BLYTHE - T. TRIPODI - E. FASOLO - F. ONGARO, Metodi di misurazione nelle attività di servizio sociale a diretto contatto con l'utenza, pp. 169, 1993, L. 28.000.

La valutazione, applicata al lavoro sociale e ai servizi alla persona, è ancora piuttosto estranea alla cultura professionale italiana.

Si usa da sempre e con metodi rigorosi nell'attività industriale e commerciale, ma quasi per nulla nell'attività sociale. Anche quando si fa va­lutazione, si tende a farla in modo assai appros­simativo e scarsamente attendibile.

Sono perciò poco conosciute e scarsamente utilizzate nella valutazione le metodologie e le tecniche della ricerca e della statistica.

Può darsi che gli operatori sociali trovino qualche difficoltà di fronte a questo modo più oggettivo e più rigoroso di misurare e valutare il proprio lavoro, anche se già la necessità di usa­re gli strumenti informatici, anche nel lavoro so­ciale, richiede disponibilità e capacità di scom­porre i propri interventi in segmenti precisi e ve­rificabili.

 

M. DIOMEDE CANEVINI (a cura di), Documenta­zione professionale e valutazione degli inter­venti, pp. 103, 1993, L. 20.000.

Il lavoro professionale degli assistenti sociali non sempre ha avuto la preoccupazione di do­cumentare gli interventi in modo analitico e criti­co per tenerne sotto controllo la validità e l'effi­cacia.

Il nuovo sistema dei servizi alla persona che fa perno sugli enti locali, Comuni ed USL, e le recenti leggi sull'ordinamento delle autonomie locali, sul volontariato, sulla cooperazione so­ciale, sull'handicap, sulle tossicodipendenze, sui minori a rischio, sugli immigrati richiedono all'operatore sociale non solo la capacità di do­cumentare il proprio lavoro, ma anche di contri­buire alla programmazione e alla valutazione dei servizi.

Inoltre in un sistema di servizi integrati, cia­scun professionista deve essere in grado di do­cumentare il proprio lavoro e di fornire elementi di valutazione che possano essere recepiti e uti­lizzati dalle altre professionalità per giungere al­la valutazione globale del servizio.

 

R. MAURIZIO (a cura di), Adolescenti: educazio­ne e aggregazione, pp. 310, 1993, L. 38.000.

La Fondazione Zancan ha costruito dal 1983 ad oggi un percorso articolato di ricerca e for­mazione intorno al lavoro sociale con gli adole­scenti, a partire dalla consapevolezza che su questa fascia di popolazione non vi fosse una particolare attenzione (culturale prima ancora che tecnico-metodologica) e che i bisogni e le esigenze specifiche degli adolescenti non tro­vassero adeguata risposta nelle politiche sociali e formative realizzate nel nostro paese.

Nel volume, la Fondazione ha raccolto e siste­matizzato ciò che è stato prodotto (acquisizioni culturali e orientamenti metodologici) nei diversi seminari, con un'attenzione particolare alla di­mensione pedagogica delle esperienze di ag­gregazione tra adolescenti, tema su cui sono stati realizzati due specifici seminari di forma­zione nel 1990 e nel 1991.

Per ricevere i volumi rivolgersi al Centro Studi e Formazione professionale "Emanuela Zancan"; Via Patriarcato 41, 35139 Padova, tel. 049­66.38.00, fax 049-66.30.13.

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it