Prospettive assistenziali, n. 103, luglio-settembre 1993

 

 

Notiziario dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie

 

 

COMUNICATO STAMPA DEL 16.8.1993 SUGLI OMICIDI DI FOLIGNO

 

In merito al delitto di Foligno, l'ANFAA - Asso­ciazione nazionale famiglie adottive e affidatarie, ente morale di volontariato che opera ininterrottamente dal 1962 per la tutela delle esigenze e dei diritti dei minori in situazione di totale o par­ziale abbandono materiale e morale, con il pre­sente comunicato stampa formula alcune consi­derazioni sulla presentazione della notizia da parte dei mezzi di comunicazione di massa.

Ciò, non allo scopo di intervenire sulle responsabilità penali e civili di Luigi Chiatti (compito della magistratura), ma per segnalare che, così come le notizie sono state fornite, esse hanno provocato gravi conseguenze negative nei confronti dell'adozione dei minori senza fa­miglia e dell'affidamento educativo dei fanciulli in difficoltà, come testimoniato dalle numerose telefonate e lettere ricevute.

Innanzitutto, l'ANFAA deplora che quasi tutte le informazioni fornite da giornali, riviste, radio e televisione su Luigi Chiatti abbiano messo in evidenza che si tratta di un figlio adottivo, come se questa situazione fosse stata determinante o avesse avuto una qualsiasi rilevanza sulla ucci­sione dei piccoli Lorenzo e Simone.

Al riguardo, sì ricorda che l'art. 73 della legge 184/83 "Disciplina dell'adozione e dell'affida­mento dei minori" stabilisce quanto segue: «Chiunque essendone a conoscenza in ragione del proprio ufficio fornisce qualsiasi notizia atta a rintracciare un minore nei cui confronti sia stata pronunciata adozione o rivela in qualsiasi modo notizie circa lo stato di figlio legittimo per adozione è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a lire 900.000...».

Con la indebita rivelazione dell'avvenuta ado­zione che non rispetta la privacy personale e fa­miliare e viola le leggi vigenti, moltissimi lettori e ascoltatori sono stati indotti a ritenere che l'ado­zione stessa fosse causa o concausa del com­portamento omicida.

Ancora una volta, l'ANFAA sottolinea che la legge 184/1983 sull'adozione e l'affidamento è una legge estremamente valida che ha lo scopo di dare una famiglia ai minori che ne sono privi.

Dobbiamo purtroppo constatare che in Italia vi sono ancora 50.000 minori ricoverati in istituti di assistenza e beneficenza, spesso strutturalmen­te pessimi e con personale numericamente in­sufficiente e inidoneo sotto il profilo educativo. Molti sono i minori grandicelli ancora istituzio­nalizzati. Essi, come è dimostrato senza ombra di dubbio da tutte le ricerche scientifiche con­dotte in Italia e all'Estero negli ultimi 50 anni, soffrono, spesso duramente, a causa delle ca­renze di cure familiari, la loro personalità è profondamente intaccata, aumenta di giorno in giorno la loro incapacità di stabilire positivi rap­porti con i compagni e gli adulti, crescono i casi di comportamento asociale o antisociale.

Occorrerebbe, dunque, che l'Autorità giudi­ziaria minorile, Regioni, Comuni, USL intervenis­sero al più presto per la loro idonea sistemazio­ne familiare e sarebbe altresì necessario che i mezzi di informazione di massa operassero atti­vamente a tutela delle esigenze e dei diritti dei minori in difficoltà.

Negli ultimi 25 anni oltre 50.000 minori anche grandicelli, in situazione di totale abbandono materiale e morale sono stati accolti da famiglie adottive, trovando così un vero papà e una vera mamma. Il rapporto genitori/figli, vogliamo ricor­darlo, non è fondato meramente sul fatto biolo­gico, ma consiste soprattutto nel rapporto affet­tivo e formativo tra genitori e figli. Questi minori, salvo casi sporadici sono pienamente inseriti nelle loro famiglie e nella società.

L'adozione dei minori grandicelli presenta dif­ficoltà conseguenti ai danni, a volta rilevanti, su­biti a causa della prolungata carenza di cure fa­miliari e del conseguente ricovero in istituto. Ma - lo sottolineiamo con forza anche alla luce del­le esperienze degli interessati, di magistrati e di operatori sociali - migliaia sono i minori grandi­celli che, grazie al positivo inserimento in fami­glia, hanno superato le loro difficoltà.

In conclusione l'ANFAA rivolge un appello ai mezzi di informazione di massa affinché assu­mano le necessarie iniziative dirette a dare pie­na e sollecita attuazione alla legge 184/1983 af­finché:

1) i genitori d'origine possano provvedere di­rettamente ai loro figli;

2) sia disposto l'inserimento in famiglie adotti­ve dei minori in situazione di totale abbandono;

3) venga promosso l'affidamento familiare a scopo educativo dei minori non inseribili presso le loro famiglie di origine e non adottabili.

Per realizzare gli interventi suddetti non è solo necessaria una adeguata disponibilità delle fa­miglie, occorre altresì che siano predisposti corretti e tempestivi interventi da parte delle Au­torità giudiziarie minorili, delle Regioni, dei Co­muni e delle USL.

Occorre, inoltre, che i mezzi di informazione di massa e le altre agenzie formative promuovano una effettiva cultura dei diritti e della solidarietà che dovrebbe rivolgersi non solo ai minori in diffi­coltà, ma estendersi anche agli adulti e agli an­ziani impossibilitati, a causa di handicap o di ma­lattie o per altri motivi, a provvedere autonoma­mente alle proprie esigenze fondamentali di vita.

 

 

GIÙ LE MANI DALL'ADOZIONE

 

Testo del comunicato stampa del 26.8.1993.

L'ANFAA esprime profonda indignazione in merito alle notizie concernenti la donna che ha dichiarato di aver procreato Luigi Chiatti, accu­sato degli omicidi di Foligno. Le notizie sono sta­te pubblicate nell'articolo di Gaspare di Sclafa­ni: "Sì, sono io la vera madre del ragazzo che chiamate mostro: è malato e io lo aiuterò", ap­parso sul settimanale "Gente", n. 37 e trasmes­se su TG5 del 25.8.93 ore 20.

Ancora una volta, purtroppo, in nome del sen­sazionalismo sono state violate la dignità delle persone e la riservatezza della vita privata, si è criminalizzata l'adozione, si è compromessa la serenità dei genitori e dei figli adottivi e non è stato certamente facilitato l'inserimento familiare dei 40.000 minorenni ancora ricoverati in istitu­to, soprattutto per quanto riguarda i minori gran­dicelli, che sono quelli che hanno sofferto e sof­frono maggiormente a causa della carenza di cure familiari e del ricovero in istituti di assisten­za/beneficenza.

L'ANFAA ha inviato all'Autorità giudiziaria un esposto in merito alla violazione dell'art. 73 della legge 184/1983 che stabilisce quanto segue: «Chiunque essendone a conoscenza in ragione del proprio ufficio fornisce qualsiasi notizia atta a rintracciare un minore nei cui confronti sia stata pronunciata adozione o rivela in qualsiasi modo notizie circa lo stato di figlio legittimo per adozio­ne è punito con la reclusione fino a sei mesi o con la multa fino a lire 900.000. Se il fatto è com­messo da un pubblico ufficiale o da un incaricato di pubblico servizio, si applica la pena della re­clusione da sei mesi a tre anni. Le disposizioni di cui ai commi precedenti si applicano anche a chi fornisce tali notizie successivamente all'affida­mento preadottivo e senza l'autorizzazione del tribunale per i minorenni».

Per quanto concerne l'articolo di "Gente", si precisa che sono completamente false le di­chiarazioni della signora Marisa Rossi per quan­to concerne la procedura dell'adozione, che sa­rebbe stata pronunciata «senza dirmi nulla» e «al brefotrofio mi sono sentita dire: Luigi non è più qui. È stato adottato da una coppia senza figli». Infatti la legge prevede che i genitori siano convocati dal Giudice, salvo che irreperibili. Es­si, inoltre, hanno la facoltà di ricorrere contro il provvedimento di adottabilità nei confronti del Tribunale per i minorenni, della Corte di appello e della Corte di Cassazione. Ci risulta, fra l'altro, che la signora ha presentato i primi due ricorsi.

L'ANFAA sottolinea nuovamente che lo scopo della legge 184/83 (e della precedente 431/ 1967) è quello di dare una famiglia ai bambini in situazione di abbandono materiale e morale.

Con l'adozione si realizza un vero e pieno rap­porto di filiazione, di maternità e di paternità, per cui è un vecchio e logoro luogo comune, o, peg­gio, un pregiudizio, quello di chiamare "vera ma­dre" e "vero padre" i procreatori. La famiglia adottiva è una vera famiglia in quanto l'elemento di fondo nella costruzione della personalità dei minori è il rapporto affettivo, reciprocamente for­mativo fra i figli (procreati o adottati) e fra essi e i genitori adottivi. La personalità dei bambini, in­fatti, non è determinata tanto dall'apporto eredi­tario, quanto dall'ambiente, in particolare dal cli­ma familiare e sociale in cui vivono.

A seguito delle sopra citate due leggi, oltre 50 mila minori, anche grandicelli, sono stati accolti da famiglie adottive. Questi minori, salvo rarissi­mi casi, sono pienamente inseriti.

Ciò premesso, l'ANFAA rivolge un invito ai mezzi di comunicazione perché assumano ini­ziative dirette a riconoscere all'adozione dei mi­nori in situazione di abbandono materiale e mo­rale il ruolo positivo che essa ha sul piano uma­no, familiare e sociale, sia allo scopo dì non in­crinare i rapporti figli e genitori, sia per favorire la più sollecita sistemazione familiare dei 40 mi­la minori ancora ricoverati in istituto, sistemazio­ne da attuare, a seconda dei casi, aiutando le famiglie d'origine, provvedendo all'affidamento familiare a scopo educativo o all'adozione.

L'ANFAA chiede che «vengano messe giù le mani dall'adozione» e siano invece riconosciuti il giusto valore e il ruolo dell'adozione, fornendo una informazione adeguata e corretta.

Coglie l'occasione per richiamare l'inesattezza della denominazione delle "adozioni a distanza" di bambini del terzo mondo, iniziative positive, che però nulla hanno a che fare con il rapporto di filiazione che si stabilisce con l'adozione.

Per questo l'ANFAA ripropone che le suddette iniziative siano chiamate "di solidarietà a distan­za" o con altra denominazione.

 

 

INIZIATIVE A FAVORE DEI MINORI DI POPOLAZIONI COLPITE DA CATASTROFI

 

Comunicato stampa dell'ANFAA del 12.8.1993.

«Anche in relazione ai recenti tragici avveni­menti nel territorio della ex-Yugoslavia, I'ANFAA sollecita nuovamente il Governo italiano a voler urgentemente assumere opportuni provvedi­menti per la tutela dei minori coinvolti in questo conflitto, secondo i principi contenuti nell'appel­lo che alleghiamo (1). L'appello è stato approva­to dai partecipanti all'Assemblea nazionale delle famiglia affidatarie e case famiglia organizzata a Rimini dalla Associazione Papa Giovanni XXIII nel settembre '92 ed è stato fatto proprio dalle 50 Associazioni e gruppi di volontariato aderenti al Coordinamento nazionale per la difesa e pie­na attuazione della legge 184/83 e più volte sot­toposte all'attenzione del nostro Governo».

 

 

MOZIONE SULL'ADOZIONE

 

I partecipanti al Convegno "II diritto del bambi­no alla famiglia. I doveri delle Istituzioni e della Società" promosso dal Coordinamento per la di­fesa e piena attuazione della legge 184/83 "Di­sciplina dell'adozione e dell'affidamento dei mi­nori", svoltosi il 21-23 maggio 1993 a Milano con l'adesione di Caritas Italiana, Centro Nazio­nale per il Volontariato, C.LS.F. - Centro Interna­zionale Studi Famiglia, Conferenza Permanente dei Presidenti delle Associazioni e Federazioni Nazionali di Volontariato, Coordinamento Nazio­nale delle Comunità di Accoglienza, Fondazione "E. Zancan", Fondazione Italiana per il Volonta­riato e con il patrocinio della Regione Lombar­dia, della Provincia e del Comune di Milano

premesso che

a dieci anni dall'approvazione della legge 184 del 1983, che disciplina l'adozione e l'affida­mento familiare, molteplici sono tutt'oggi le si­tuazioni che coinvolgono direttamente l'istituzio­ne scolastica in relazione ai minori con difficoltà o in situazioni di abbandono inseriti in famiglie diverse da quelle di origine;

richiamano

 - le responsabilità e i compiti della scuola, in particolare quella materna e dell'obbligo, nella individuazione dei problemi che riguardano gli alunni, anche per prevenire e rimuovere stati di abbandono, violenza e sfruttamento;

- la necessità di un coordinamento orizzonta­le a livello provinciale con le altre istituzioni che si occupano dell'infanzia (servizi sociali e sani­tari di territorio, tribunale per i minorenni, agen­zie educative, associazioni di genitori, ecc.);

- le esigenze di formazione e di aggiorna­mento del personale insegnante e amministrati­vo su leggi e norme che riguardano i minori in difficoltà familiare, per contribuire alla loro appli­cazione nell'interesse primario degli stessi;

- l'opportunità di precise indicazioni da parte dell'amministrazione scolastica sulla compila­zione dei documenti scolastici che riguardano i minori in affidamento a rischio giuridico di ado­zione o affidamento preadottivo, in modo da tu­telare il diritto alla riservatezza;

- un'attenzione particolare alle problematiche sociali, culturali ed educative connesse a feno­meni multiculturali e interrazziali, ad una "edu­cazione alla diversità";

chiedono

che il ministro della pubblica istruzione - sentiti gli uffici e le direzioni competenti ed in collabo­razione con le organizzazioni sociali e profes­sionali che da tempo si occupano di questi pro­blemi - predisponga e dirami un provvedimento che affronti complessivamente i principali pro­blemi aperti. Tale provvedimento potrebbe for­mulare indicazioni chiare:

- rispetto alla filosofia generale della legge n. 184/83 come ha già fatto il Ministro dell'Interno - Direzione Generale dei Servizi Sociali con circo­lare n. 1869/1-4/254 del 24 aprile 1992, sottoli­neando le competenze specifiche delle istituzio­ni scolastiche per la piena applicazione della legge stessa e richiamando anche il punto più delicato che riguarda l'obbligo di segnalazione di minori in presunta situazione di abbandono morale e materiale;

- rispetto alla complessa problematica dei documenti scolastici intestati a minori in affida­mento preadottivo o in affidamento a rischio giu­ridico di adozione, nei riguardi dei quali è dove­roso garantire l'anonimato e il diritto ad una cre­scita senza traumi che possono derivare da in­debite interferenze;

- rispetto alle disposizioni che riguardano l'elettorato attivo e passivo dei genitori di alunni in affidamento preadottivo o affidatari, consen­tendo il loro pieno esercizio del diritto di voto;

- rispetto alla collaborazione delle istituzioni scolastiche con gli altri servizi del territorio, al coordinamento degli interventi;

- rispetto ai programmi pluriennali di aggior­namento di capi di istituto e docenti delle scuole di ogni ordine e grado, inserendo il problema dei rapporti familiari e della loro trasformazione fra le indicazioni tematiche delle prossime ordi­nanze e circolari ministeriali sull'aggiornamento e sottolineando il carattere fortemente interdi­sciplinare delle iniziative stesse, da realizzare con il coinvolgimento degli IRRSAE;

- rispetto alla ipotesi di "Intese" a livello loca­le che coinvolgano Scuola, Comuni, USL, Tribu­nali per i minorenni, come già è stato fatto, ad esempio, per altri problemi (come l'handicap ed il disagio che chiamano in causa competenze di amministrazioni diverse), per la realizzazione di progetti specifici di intervento.

 

 

(1) L'appello è stato riportato sul n. 100, ottobre-dicem­bre 1992, di Prospettive assistenziali.

 

 

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