Prospettive assistenziali, n. 102, aprile-giugno 1993

 

 

VOLONTARIATO: TROPPI PREDICATORI

FRANCESCO SANTANERA

 

 

Non ne posso proprio più. Come volontario che lavora a tempo pieno da oltre 30 anni, sono stufo di ricevere insegnamenti e consigli (e a volte anche rimproveri e sberleffi) da persone che parlano incessantemene di volontariato, correndo da una città all'altra della penisola, ma che come volontari non hanno mai svolto alcuna attività.

Dicono, ad esempio, che la legge 241/1990 sulla trasparenza amministrativa apre le porte dell'informazione corretta e tempestiva, ma non hanno mai avviato una iniziativa in materia, altrimenti saprebbero quanti e quali siano gli espedienti usati dalla pubblica amministrazione per aggirare le norme.

Se non parlassero solamente, ma agissero anche in concreto, avrebbero certo più rispetto per le organizzazioni che si sentono impotenti di fronte alla negazione dell'informazione praticata dalla Regione Piemonte (tanto per fare un esempio) che sul proprio bollettino ufficiale del 21 aprile 1993 n. 16 riporta a pag. 2958 quanto segue:

«La Giunta Regionale a voti unanimi delibera di approvare i provvedimenti adottati dalle UU.SS.SS.LL. individuate nell'allegato elenco, parte integrante della presente deliberazione, e meglio specificati a fianco di ciascuna di esse. (..) La comunicazione alle UU.SS.SS.LL. avverrà con le modalità e nei termini indicati dalla L.R. 31/92. Si dà atto che il presente provvedimento non è soggetto al controllo del Commissario di Governo in quanto il controllo della Giunta Regionale è sostitutivo di quello del CO.RECO, come specificato dalla circolare del Ministero della Sanità n. 1669 del 15 giugno 1991».

Come si fa a sapere quali sono gli argomenti trattati dalle delibere che riguardano il proprio settore di attività, visto che sul Bollettino ufficiale non sano riportati né «l'allegato elenco», né i relativi provve­dimenti? Giro la domanda ai nostri parolai.

Questi cultori della chiacchiera, inoltre, danno consigli sui ricorsi da presentare all'autorità giudiziaria civile, penale e amministrativa, spesso argomentando che l'interpretazione corretta della legge consiste nel concerto fra il 6° comma dell'art. 21 della legge A e il 4° comma dell'art. 14 della legge B, facendoti capire che sei uno sprovveduto perché non hai capito qual era il nocciolo della questione e, a volte, senza tanti riguardi, ti fanno pesare la loro presunta competenza e la tua riprovevole ignoranza.

In materia è significativa la vicenda riportata in questo numero nell'articolo «Violato il diritto all'istruzione obbligatoria: il Ministro Jervolino non interviene». Ma questi sapienti non sono capaci di produrre un solo atto emanato dalla Magistratura a sostegno delle loro tesi, né forniscono elementi per risolvere un problema affatto trascurabile: chi paga la parcella dei legali, i compensi richiesti dai periti e le spese di causa?

Basta! Basta con le chiacchiere!

Parlino, consiglino, insegnino, ma dopo aver sperimentato sul campo attività concrete di volontariato, dopo aver sudato sette e più camicie per avere un'informazione corretta e non per ripetere pedissequamente le veline di ministri, sottosegretari e assessori.

Rimproverino i volontari che sbagliano, ma solo dopo aver ottenuto essi stessi risultati concreti.

Non indichino solo obiettivi giusti ma generici (la prevenzione, la lotta alle cause dell'emarginazione e del disagio, l'eliminazione della povertà), ma spieghino anche, sulla base delle loro effettive esperienze, quali metodi e strumenti hanno utilizzato, da quali forze politiche, sindacali e sociali e come hanno fatto a raccogliere i quattrini necessari per pagare l'affitto e il riscaldamento della sede, le bollette del telefono e della luce, i francobolli, la cancelleria, ecc.

Anche in materia di formazione e aggiornamento le chiacchiere non servono, anzi spesso sono nocive e allontanano gli aspiranti volontari, che, in molti casi, si sentono impotenti di fronte a discorsi di tipo generale che partono da troppo lontano e non arrivano a nessuna conclusione operativa.

Ci sono molti problemi che non sono in grado di portare a soluzione. Apprezzerò, quindi, con gratitudine coloro che mi insegneranno che cosa devo fare per ottenere che gli ospedali non dimettano gli anziani malati cronici non autosufficienti e non curabili a domicilio, che le scuole private - in particolare quelle cattoliche - accolgano gli handicappati intellettivi se non come fratelli e sorelle almeno come allievi, che la legge sul collocamento obbligatorio n. 482/1968 sia finalmente applicata.

Svolgere un'attività di volontariato, soprattutto se si tratta di promozione e difesa dei diritti delle persone più deboli, è un compito non facile. Va quindi preso sul serio per quanto riguarda tutti i suoi aspetti (raccolta, analisi e diffusione dell'informazione, organizzazione interna, rapporti con le istituzioni e altre organizzazioni, impostazione e conduzione dell'azione culturale e delle vertenze, raccolta di fondi, ecc.).

Prendere sul serio un'attività significa, in primo luogo, agire in concreto sulla base delle esperienze altrui e proprie.

 

 

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