Prospettive assistenziali, n. 102, aprile-giugno 1993

 

 

BAMBINI E RAGAZZI AL SUD

GIANNI GIARDI

 

 

Riproduciamo integralmente l'articolo di Gianni Giardi apparso nel n. 2, febbraio 1993, di Sempre, rivista della Comunità Papa Giovanni XXIII di Rimini.

 

«È necessario un nuovo Di Pietro per indagare perché tanti bambini vengono messi negli istitu­ti?» ha chiesto don Oreste Benzi nel corso della tavola rotonda a chiusura del convegno "Bambini e ragazzi al sud" organizzato dal Mo.V.I. a Na­poli il 5, 6 e 7 febbraio.

«L'istituzionalizzazione vìola il diritto del bam­bino alla famiglia sancito dalla legge. Quando un servizio sociale interna un bambino in un istituto dovrebbe risponderne al magistrato minorile il quale dovrebbe accertare se è stato fatto ogni tentativo possibile per trovargli una famiglia».

Sono presenti il ministro Bompiani, Luciano Tavazza, segretario generale della Fondazione Italiana per il Volontariato, Giuseppe Lumia pre­sidente del Mo.V.I., il giudice Franco Occhio­grosso, presidente dell'Associazione Italiana Giudici Minorili, Sergio Zoppi presidente del Formez, l'Assessore regionale all'Assistenza della regione Piemonte in rappresentanza dei colleghi di altre regioni, ma soprattutto un folto pubblico in rappresentanza di associazioni, gruppi, istituzioni, servizi sociali specchio della realtà ricca di iniziative e di fermento del mondo del volontariato.

 

Un fronte di liberazione per i bambini

Un pubblico aperto, appassionato che per tre giorni ha ascoltato relazioni e dati sulla tragica condizione dei minori nel meridione d'Italia. Il convegno ha avuto un successo ben oltre le at­tese e le previsioni: persone come il giudice Me­lita Cavallo, Frida Tonizzo dell'Anfaa, studiosi e ricercatori che lavorano a fianco dell'associa­zionismo impegnato in difesa dei minori hanno denunciato chiaramente come nella situazione di sfascio delle istituzioni e dei servizi , a pagare i prezzi più pesanti sono proprio i soggetti deboli ed in primo luogo i bambini e le famiglie disagia­te che vivono nelle città socialmente più degra­date. Ha prevalso la testimonianza: dai quartieri delle città più grandi ai piccoli paesi schiere di giovani e meno giovani stanno attivandosi con mille iniziative originali e fantasiose, lavorando con i bambini sulle strade, aiutando le famiglie, aprendo le famiglie all'affidamento, lottando con gli Enti locali per rimuoverli dall'inerzia ed atti­varli all'espletamento dei loro compiti istituzio­nali.

Il muro sociale da abbattere, la Bastiglia da conquistare per questo esercito, a cui manca solo un po' di coordinamento per diventare di­rompente, sono i servizi che non funzionano, è la malavita che sfrutta a scopi criminali i minori, sono gli istituti dove vengono chiusi decine di migliaia di ragazzi in violazione del loro diritto al­la famiglia, istituti che assorbono anche risorse economiche considerevoli: «il 60% della spesa sociale comunale» ha dichiarato l'Assessore della dimissionaria Giunta di Napoli.

 

Smantellare gli istituti è possibile!

Un clima di grande passione e anche di gran­de speranza: il volontariato sta coordinandosi e diventando strumento politico. La dimostrazione che alcune realizzazioni sono possibili incorag­gia e galvanizza: c'è la possibilità che i politici tentino di uscire dal mare di vergogna in cui stanno cadendo dedicando maggiore attenzione al sociale; molte realtà di Chiesa locale stanno convertendosi; alcune brecce si sono prodotte nel muro dell'istituzionalizzazione: «Le famiglie affidatarie ci hanno contattato, ci hanno sollecita­to con la loro testimonianza e noi abbiamo inizia­to lo smantellamento del nostro istituto che ha tradizioni antiche e godeva della stima della po­polazione locale. Non potevamo non accorgerci della sofferenza che provoca l'istituzionalizzazio­ne nei bambini». È ciò che ha affermato uno dei Padri Somaschi presenti al convegno. Nello stesso senso si esprimono le Suore della Prov­videnza di Napoli e diversi altri.

Questi ex istituti stanno diventando centri di diffusione della cultura dell'affidamento e riferi­mento per le famiglie affidatarie, avvio concreto di un processo la cui sola idea, lanciata qualche anno fa da don Benzi, sembrava un'utopia.

 

Una speranza per i nostri bambini?

Il manifesto che annunciava il convegno del Mo.V.I. porta l'immagine di una bambina triste che vuole arrampicarsi su un albero la cui cima sembra irraggiungibile. Per Gianfranco Solinas del Mo.V.I. che ha aperto i lavori «quella bambina ci parla dell'attesa dei bambini, molte volte vana, di essere ascoltati, amati, rispettati, attesa che nel nostro sud, è ancora più difficile da soddisfa­re, ma che dal convegno può ricevere una forte speranza».

E il convegno questa speranza l'ha accesa, è partito un programma di riscatto sociale capace di segnare un'epoca. Essere capaci di coglierlo da parte dei molti rappresentanti delle istituzioni presenti, in primo luogo da parte del ministro Bompiani, significherebbe essere capaci di co­gliere anche la speranza del Paese reale che preme per giocare il ruolo di protagonista che gli compete.

 

 

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