Prospettive assistenziali, n. 101, gennaio-marzo 1993

 

 

Editoriale

 

LA DIFESA DEI CASI INDIVIDUALI: BANCO DI PROVA DEL VOLONTARIATO, DEI SINDACATI E DEI PATRONATI

 

 

Ad alcune centinaia di migliaia di persone continuano ad essere negati i diritti fondamentali. Ci riferiamo al diritto alla famiglia (d'origine, adottiva, affidataria) dei 50 mila minori che sono ancora ricoverati in istituti, nonostante che da almeno 40 anni siano noti i deleteri effetti della carenza delle cure familiari.

Ci sono circa 200 mila anziani e adulti, molti dei quali già appartenenti al ceto medio (1), internati in strutture assistenziali, spesso assolutamente inadeguate sotto il profilo ambientale e soprattutto per quanto concerne la preparazio­ne professionale e la quantità del personale addetto.

Ad altre centinaia di migliaia di persone con malattie croniche e invalidanti, seguite a casa loro dai familiari, il servizio sanitario nazionale non fornisce alcun aiuto, salvo - e non sem­pre - l'intervento del medico di base.

Agli handicappati il Governo e il Parlamento hanno riservato la beffa della legge quadro sull'handicap (2), per cui diritti fondamentali come la prevenzione, la cura, la riabilitazione, l'inserimento scolastico, la formazione professionale, il lavoro, le strutture di accoglienza a dimensione umana restano troppo spesso inattuati.

Certamente la situazione non è disastrosa in tutto il nostro Paese. Vi sono eccezioni - rare per la verità - che dimostrano che i servizi alter­nativi sono possibili e spesso non sono nemmeno troppo onerosi. Anzi, in certi casi (pensiamo, ad esempio, all'aiuto economico e sociale alle famiglie in difficoltà, all'adozione, all'affido), essi costano molto meno dell'istituzionalizzazione, garantendo - nello stesso tempo - una qualità della vita nettamente migliore.

Anche il servizio di ospedalizzazione a domicilio è conveniente in termini economici, umani e sociali rispetto al ricovero ospedaliero (3).

La situazione sembra essere destinata a peg­giorare con l'entrata in funzione della controriforma della sanità: in proposito riportiamo in questo numero il testo integrale del decreto le­gislativo 30 dicembre 1992 n. 502, insieme a un articolo del Giurista, Prof. Massimo Dogliotti, e a un commento redazionale.

 

Promozione dei diritti e difesa dei casi singoli

Per modificare la situazione delle decine di migliaia di persone a cui vengono negati diritti fondamentali, occorrono non solo prese di posizione verbale, documenti di denuncia e di pro­posta, i cui effetti si manifestano (anche se non sempre) nel medio-lungo periodo, ma anche ini­ziative immediate.

Certamente non si deve operare caso per ca­so perché, in questo modo, pur aiutando singole persone, non si costruisce una nuova cultura e non si indirizzano servizi e personale verso una diversa operatività.

Tuttavia accanto all'individuazione delle esi­genze e degli strumenti occorrenti per il soddi­sfacimento dei diritti negati, insieme alla verifica di quanto è già previsto dalle leggi vigenti, oc­corre dispiegare un'azione in due direzioni:

- una di natura promozionale per il riconosci­mento delle esigenze e delle risposte a livello culturale e giuridico-amministrativo (leggi, deli­bere, regolamenti, organizzazione dei servizi, ecc.);

- una seconda, strettamente collegata con la prima, di difesa dei casi individuali, di modo che le persone possano veder soddisfatte con im­mediatezza le loro urgenti e indilazionabili ne­cessità.

Difendendo i casi singoli, il volontariato, i sin­dacati, i patronati degli artigiani, dei commer­cianti, dei coltivatori diretti e delle altre categorie professionali hanno, altresì, la possibilità di veri­ficare la fondatezza delle loro iniziative, di misu­rare il consenso loro accordato dalle altre orga­nizzazioni e dalla popolazione in genere, di ac­certare quali sono le linee operative effettiva­mente perseguite dalle istituzioni pubbliche e private.

Al riguardo, va osservato che da alcuni anni gli emarginatori hanno modificato i loro compor­tamenti tattici: non sostengono più la validità in assoluto delle loro linee e della loro operatività, riconoscono la possibilità di servizi alternativi più rispettosi delle esigenze e della dignità degli assistiti, giustificano le loro iniziative (ad esem­pio la creazione di istituti per minori, per handi­cappati e per anziani) con l'urgenza di interventi concreti, come se non fossero ancor più impel­lenti i servizi sanitari domiciliari ed i centri diurni per i dementi senili, influenzano i mezzi di infor­mazione per ingigantire aspetti negativi anche se marginali: ad esempio per sostenere che i vecchi vengono abbandonati in massa dai loro congiunti, in modo da dare una copertura all'inattività delle istituzioni pubbliche (Regioni, USL, Comuni).

Un esempio di questo cambiamento tattico è fornito dalla legge-quadro sugli handicappati approvata l'anno scorso, in cui le dichiarazioni di principio sono pienamente condivisibili, men­tre nei confronti dei servizi da istituire pratica­mente non è previsto nulla di concreto.

Dunque, l'azione culturale dei gruppi di volon­tariato, dei sindacati e delle organizzazioni di categoria (artigiani, commercianti, contadini, ecc.), mentre deve essere perseguita anche al fine dell'ampliamento delle adesioni e dell'ap­profondimento delle relative tematiche, in parti­colare dei risvolti operativi, consente ai gruppi stessi di verificare giorno dopo giorno in che modo e con quale tempestività intervengono gli enti pubblici e privati.

Difendere i casi singoli, significa altresì tutela­re i redditi dei pazienti e dei loro familiari. AI ri­guardo si tenga presente che la retta di ricovero di un anziano cronico non autosufficiente in un istituto è di 4-7 milioni al mese e che molto spesso gli ospedali pretendono la presenza di una persona accanto al letto del paziente, il che comporta, ad esempio, per il solo turno nottur­no, l'esborso di oltre 3 milioni al mese.

 

Azioni a difesa dei casi individuali

Riferiamo alcune iniziative assunte, fra l'altro, dal CSA, Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base di Torino, dal relativo Comi­tato per la difesa dei diritti degli assistiti e da al­tre organizzazioni.

 

1. Respinta la richiesta di dimissioni ospedaliere

In questo numero riportiamo l'articolo "Causa vinta sul diritto degli anziani cronici non autosuf­ficienti alle cure ospedaliere", causa sostenuta, anche sotto il profilo economico, dal CSA - Co­mitato per la difesa dei diritti degli assistiti e pa­trocinata dagli avvocati B. Guidetti Serra, E. Pas­santi e M. Virgilio.

 

2. Iniziative contro le dimissioni ospedaliere

Da alcuni anni il CSA - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti di Torino fornisce consu­lenza (gratuita) agli interessati e ai familiari di anziani e adulti cronici non autosufficienti al fine di difendere il loro diritto alle cure ospedaliere.

Fino ad oggi, il semplice invio della lettera, di cui si riporta il testo nell'allegato 1, ha impedito l'effettuazione di migliaia di dimissioni richieste illegalmente da primari ospedalieri.

Si tratta di una attività molto efficace (nessuna persona è stata finora dimessa contro la volontà dei pazienti e dei loro congiunti), estremamente semplice (viene fornita solo una consulenza) e poco onerosa (stampa di volantini informativi e fotocopiatura dei fac-simili della lettera che mo­tiva il rifiuto delle dimissioni ospedaliere).

 

3. Indagini sui minori istituzionalizzati

Un'attività molto importante sia ai fini dell'ap­provazione delle leggi 5 giugno 1967 n. 431 (in­troduzione nel nostro ordinamento giuridico del­la legge sull'adozione speciale) e 4 maggio 1983 n. 184 "Disciplina dell'adozione e dell'affi­damento dei minori", sia per consentire l'inseri­mento familiare di migliaia di bambini in situazio­ne di abbandono materiale e morale (4) è consi­stita nelle indagini svolte non solo da operatori ma anche da gruppi di volontariato. Ad esempio, si è e si potrà verificare, interpellando i giudici tutelari, se gli istituti inviano gli elenchi seme­strali dei ricoverati (art. 9 della legge 184/1983). Parlando con i genitori, che vanno a trovare i lo­ro figli si è potuto e si potrà accertare se il rico­vero è giustificato e quali servizi possono essere proposti perché il minore ritorni a casa sua o sia previsto l'affido o l'adozione.

Inoltre, si potranno accertare le condizioni di vita dei minori ricoverati negli istituti presi in esame, se essi frequentano scuole interne o esterne, se la struttura è in possesso dell'auto­rizzazione a funzionare, se sono rispettate le norme sulla prevenzione e estinzione degli in­cendi, se il personale è sufficiente e preparato, ecc.

 

4. Licenziata e riassunta in dieci giorni

Nell'articolo "Quando il volontariato promuove la giustizia" (5), abbiamo riportato integralmente l'articolo di Alessio Zamboni "Licenziata e rias­sunta in dieci giorni", in cui è riferita un'espe­rienza della Comunità Papa Giovanni XXIII che, con il suo intervento, ha permesso la reintegra­zione nel proprio posto di lavoro di una persona con handicap, qualche giorno prima licenziata dall'azienda in cui si era inserita.

 

5. Altre possibili iniziative

Numerosi sono, infine, i compiti che i gruppi di volontariato, i sindacati ed i patronati possono svolgere per la difesa di casi singoli: inserimen­to prescolastico, scolastico e formativo degli handicappati, collocamento obbligatorio al lavo­ro, abbattimento delle barriere architettoniche, assegnazione di alloggi dell'edilizia economica e popolare, erogazione di contributi economici alle persone prive di redditi sufficienti per so­pravvivere, cura e riabilitazione di soggetti mala­ti in particolare quelli impossibilitati ad autodi­fendersi, esercizio dei poteri tutelari di persone incapaci prive di sostegno familiare, ecc.

 

 

 

(1) Cfr. M. FRIZIERO - M. ROCCO - C. SCARAFIOTTI, "Anche gli anziani del ceto medio devono chiedere di es­sere assistiti; se diventano cronici e non autosufficienti non vengono curati", in Prospettive assistenziali, n. 93, gennaio-marzo 1991.

(2) Cfr. "La legge-quadro sull'handicap: una scatola vuota", in Prospettive assistenziali, n. 97, gennaio-marzo 1992.

(3) Si tenga presente che le condizioni poste per l'istitu­zione del servizio di ospedalizzazione a domicilio dalla proposta di legge n. 775 "Intervento dello Stato a sostegno delle attività delle Regioni e delle Province autonome per il servizio di ospedalizzazione a domicilio degli anziani" pre­sentata alla Camera dei deputati in data 18 maggio 1992 dall'On. Gabriele Salerno sono precisate all'art. 4 come segue: «Le prestazioni domiciliari sono fornite esclusiva­mente se si realizzano contemporaneamente le seguenti condizioni: a) vantaggi sanitari complessivi per il paziente; b) disponibilità da parte dei familiari o di terze persone a garantire il necessario sostegno materiale e morale al mala­to; c) idoneità dell'appartamento in cui il paziente viene cu­rato; d) impegno del personale medico-infermieristico non superiore a quello occorrente in ospedale per il trattamento di quella specifica patologia; e) costi inferiori rispetto alle spese ospedaliere». Cfr. Prospettive assistenziali, n. 99, lu­glio-settembre 1992.

 (4) Dal 1967 ad oggi sono più di 50 mila i bambini adot­tati. I minori "normali" ricoverati in istituto sono diminuiti dai 200.550 del 1960 ai 27.124 (-86%) del 1988 (ultimo dato ISTAT disponibile), mentre nello stesso periodo gli utenti dei brefotrofi sono scesi da 8.699 a 545 (-95%) e le giornate di presenza nelle colonie permanenti sono dimi­nuite da 8.173.708 a 403.790 (-95%).

 (5) Cfr. Prospettive assistenziali, n. 99, luglio-settembre 1992.

 

 

 

 

 

 

 

Allegato 1

 

LETTERA PREDISPOSTA DAL COMITATO PER LA DIFESA DEI DIRITTI DEGLI ASSISTITI (Via Artisti 36, 10124 Torino, tel. 812.23.27 - 812.44.69, fax 812.25.95) PER OPPORSI ALLE DIMISSIONI DAGLI OSPEDALI DEL PIEMONTE DI ANZIA­NI CRONICI NON AUTOSUFFICIENTI

 

Nota: Le copie delle lettere devono contenere tutti i nominativi sottoindicati con i relativi indirizzi.

 

 

Data ........................................

 

RACCOMANDATE R.R.

 

                                        Amministratore Straordinario USSL .....................................................

                                        Via .........................................................................................................

                                        Direttore Sanitario .................................................................................

                                        ................................................................................................................

                            e p.c.    Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti Via Artisti, 36 - 10124 Torino (spedire questa lettera non raccomandata)

 

 

 

...l...  sottoscritt... .................................................................... abitante in ................................ Via .................................................... n. ............ visto l'art. 41 della legge 12.2.1968 n. 132 (che prevede il ricorso contro le dimissioni), preso atto della circolare dell’Assessore alla sanità e assistenza della Regione Piemonte n. 0267/140 del 21.2.1984 (che detta norme in materia di dimis­sioni dagli ospedali) e tenuto conto che l'art. 4 della legge 23.10.1985 n. 585 e l'art. 14 del D.L. 30.12.1992 n. 502 con­sentono ai cittadini di presentare osservazioni e opposizioni in materia di sanità, chiede che ...l.. propri... congiunto ..................................... abitante in .............................. Via ............................................. n. .............. attualmente ricoverato... e curat... presso ............................................ non venga dimess... o venga trasferit... in un altro reparto dell... stess... ............................................ o in altra struttura sanitaria per i seguenti motivi:

 

1) ..........................................................................................................................................................

...........................................................................................................................................................

...........................................................................................................................................................

2) ...........................................................................................................................................................

...........................................................................................................................................................

........................................................................................................................................................

 

Al riguardo fa presente che le cure sanitarie, comprese quelle ospedaliere, sono dovute anche agli anziani cronici non autosufficienti ai sensi delle leggi 4.8.1955 n. 692, 12.2.1968 n. 132 (in particolare art. 29), 13.5.1978 n. 180 e 23.12.1978 n. 833 (in particolare art. 2, punti 3 e 4 e lettera f).

 

L... scrivente si impegna a continuare a fornire al proprio congiunto tutto il possibile sostegno materiale e morale compa­tibilmente con i propri impegni familiari e di lavoro. Chiede pertanto che, nel caso di trasferimento in altre strutture, non venga allontanato dalla città di .................................

 

Ringrazia e porge distinti saluti.

Firma .......................................................

 

 

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