Prospettive assistenziali, n. 98, aprile-giugno 1992

 

 

HANDICAPPATI E SOCIETA: I DIRITTI IRRINUNCIABILI E LE CONDIZIONI PER RENDERLI ESIGIBILI

 

 

Hanno aderito a questo documento, redatto dal Gruppo Informale "Handicappati e Società": ANGELINI Paola, Presidente Comitato '80 di Potenza; AURO­RA Fulvio, di Medicina Democratica; BARTOLI Andrea, Direttore CSPSS; BATTAGLIA Augusto della comunità di Capodarco; BENZI don Oreste dell'Associazione Papa Giovanni XXIII di Rimini; BOBBA Luigi, Segreta­rio Nazionale delle ACLI; BREDA Maria Grazia, del CSA - Coordinamento sanità e assistenza fra i movi­menti di base di Torino; CASSULO Adriano, Coordina­tore progetto "3"; Provincia Autonoma di Trento; CHIODINI Anna, Coordinatrice ANFFAS di Bologna; COCANARI Flavio, responsabile Ufficio «Handicap» Cisl Nazionale; CONSORTI Pier Luigi, Coordinamento romano amici degli handicappati; CONTARDI Anna, dell'Associazione Bambini Down; COZZI Paolo Lepri del Centro Diritti del Cittadino; DI MARZIO Silvia, della Comunità di S. Egidio; FALOPPA Marisa, per il bolletti­no "Handicap & Scuola"; FRACASSI Mariella, dell'Uffi­cio "H" formazione lavoro del Comune di Milano; GIORDANO Gabriella, sezione AIAS di Roma; GRIMALDI Roberto, della Lega Nazionale per il diritto al lavoro degli handicappati; GUIDI Antonio, del Diparti­mento Handicap Cgil Nazionale; LUMIA Giuseppe, Presidente Nazionale del MO.V.I.; MANGO Luisa dell'ISTISSS; MARCUCCIO Giovanni del MOLCES; MONTERUBBIANESI don Franco, della Comunità di Capodarco; NERVO Mons. Giovanni, della Fondazione ZANCAN; NOCERA Salvatore, del Movimento Aposto­lico Ciechi; PANCALDI Andrea, Centro Documentazio­ne Handicap di Bologna; PANCALLI Luca, Responsa­bile Dipartimento "H" Uil Nazionale; PANIZZA Giaco­mo, Comunità Progetto Sud; PAVONE Marisa, Diretto­re didattico; ROLLERO Piero, Ispettore tecnico del Provveditorato di Torino; SCHIRRIPA Giorgio, del Gruppo Infanzia di Psichiatria Democratica di Viterbo; SCIUTTO Rosangela, A. pi. Ce, Associazione per la lotta contro l'epilessia; SELLERI Gianni, Presidente ANIEP; TAVAZZA LUCIANO, Segretario generale Fe­derazione italiana del volontariato; TESCARI BRUNO, Lega Arcobaleno; TORTELLO Mario, giornalista e Di­rettore "Quaderni di promozione sociale"; TOSCANI Marina della UILDM di Roma; ZAGARIA Vincenza, re­sponsabile unità operativa progetto handicap USSL 24 Regione Piemonte; ZAMBONI Alessio, dell'Asso­ciazione Papa Giovanni XXIII di Rimini.

 

 

TESTO DEL DOCUMENTO

 

Premessa

Recenti provvedimenti adottati dal Governo in ma­teria di handicap rischiano di aumentare le possibili­tà di emarginazione delle persone coinvolte, se non si interverrà con fermezza e tempestività in difesa del loro diritto all'integrazione.

La legge quadro sull'handicap (1), pesantemente condizionata dalle limitazioni imposte dalla Commis­sione Bilancio; i tagli che già erano stati operati in sede di finanziaria '91, in particolare nei riguardi del­le leggi a favore dell'abbattimento delle barriere ar­chitettoniche e di quelle relative alla concessione degli ausili (nomenclatore tariffario) e, per finire, i contenuti della proposta di riforma della legge sul collocamento obbligatorio (testo "Rosati", approvato dal Senato) contengono preoccupanti segnali invo­lutivi.

Per tali ragioni il "Gruppo informale Handicappati e Società" (2), impegnato da alcuni anni sul fronte del­la promozione della cultura per l'integrazione delle persone handicappate, propone la piattaforma dei "Diritti irrinunciabili" per i quali ognuno di noi, nel proprio ambito, potrà e dovrà impegnarsi per modifi­care i provvedimenti su citati, affinché siano rispetto­si delle esigenze delle persone handicappate, tanto più se incapaci di difendersi a causa della gravità delle loro condizioni fisiche, intellettive, mentali.

Inoltre, la piattaforma dei "Diritti irrinunciabili" ha lo scopo di evidenziare limiti e lacune delle attuali di­sposizioni legislative.

L'appello è rivolto innanzi tutto alle persone handi­cappate in grado di difendersi, alle Associazioni, ai familiari delle persone handicappate non autonome, ma anche al Sindacato, che può esercitare, se vuole, un grosso ruolo in particolare sul fronte dell'inseri­mento lavorativo, agli operatori socio-assistenziali, agli insegnanti e a quanti hanno compreso che la difesa della dignità della persona handicappata ha bisogno di un grande consenso e dello sforzo di tutti.

 

1. Diritto all'autonomia

Tutte le persone hanno diritto ad essere sostenute e ad avere a disposizione risorse e mezzi che au­mentino la propria autonomia e Indipendenza.

 

Le condizioni

Non è sufficiente dare una definizione dell'handicap (spastico, cieco, insufficiente mentale, ecc.) o stabilire la percentuale di invalidità.

Occorrono valutazioni che individuino le esigenze della persona e le sue difficoltà, per poter preparare un piano individualizzato di intervento e indirizzare correttamente la persona handicappata in percorsi finalizzati al raggiungimento o al mantenimento del massimo livello possibile di autonomia.

 

Limiti attuali

La legge quadro sull'handicap non ha preso in considerazione le potenzialità delle persone handi­cappate; introduce il concetto di capacità lavorativa, ma non ne trae le conseguenze applicative.

Come nella proposta di legge di riforma del collo­camento obbligatorio al lavoro, non viene riconosciu­to che ci sono persone handicappate con piena ca­pacità lavorativa, altre con ridotta capacità lavorativa e, infine, una parte che, gravemente dipendente sotto il profilo fisico e/o intellettivo, non può essere collocabile.

 

2. Diritto alla valorizzazione delle potenzialità individuali

Tutte le persone handicappate hanno diritto all'in­dividuazione, al riconoscimento e alla valorizzazione delle proprie potenzialità. Non vi è un solo percorso, indifferenziato, ma vanno individuate per ogni sog­getto le risposte che sono necessarie al suo svilup­po, a partire dalla nascita.

 

Le condizioni

La prevenzione occupa un posto rilevante perché siano assicurate le condizioni necessarie allo svilup­po sano e armonioso della persona.

La riabilitazione assume poi una rilevanza impor­tantissima nella vita della persona handicappata e, quindi, va realizzata tenendo conto delle esigenze globali della persona interessata, favorendo l'acces­sibilità e la diffusione di interventi sul territorio, piut­tosto che concentrandoli in strutture che sovente al­lontanano dal proprio ambiente sociale e familiare.

L'orientamento scolastico deve favorire l'incontro tra le potenzialità della persona handicappata ed i percorsi successivi (scolastico, formativo, lavorati­vo,...) più adatti da indicare dopo la scuola dell'obbli­go, in considerazione del livello di autonomia rag­giunto o raggiungibile e delle aspirazioni della per­sona.

La formazione professionale e la scuola superiore devono modificare la loro impostazione e tenere conto dei diversi livelli di autonomia delle persone handicappate per fornire a ciascuno ciò di cui ha di­ritto.

Devono essere assicurate tutte le forme di soste­gno (aiuto personale, ausili, attrezzature) per garanti­re alla persona handicappata il proseguimento degli studi secondo le proprie attitudini ed aspirazioni.

Anche per i giovani con handicap intellettivo va ga­rantita una formazione prelavorativa nei normali cen­tri di formazione professionale, assicurando il massi­mo grado di integrazione possibile con gli altri stu­denti. Analogamente, vanno previsti percorsi formati­vi per persone con handicap mentale. Si auspica, in­fine, il superamento di scuole o corsi speciali realiz­zati in strutture esterne alle normali istituzioni scola­stiche.

L'intervento assistenziale (ad esempio i centri diur­ni) deve essere predisposto solo per i soggetti che, a causa della gravità delle loro condizioni psico-fisi­che, non sono assolutamente in grado di svolgere al­cuna attività lavorativa. I centri diurni devono punta­re, comunque, allo sviluppo o al mantenimento dei li­velli di autonomia - anche minima - delle persone handicappate.

 

Limiti attuali

La legge quadro sull'handicap, mentre afferma in termini di principio che è necessario garantire tutto questo, non prevede poi nessun obbligo specifico alle Regioni e agli Enti locali, né finanziamenti ag­giuntivi.

Preoccupazione lascia, poi, la parte relativa alla formazione professionale e prelavorativa, in partico­lare riferita alle persone con handicap intellettivo, poiché anche il testo proposto dal Senato per la ri­forma del collocamento al lavoro, purtroppo, come la legge quadro, non distingue tra handicap intellettivo dovuto a lesioni organiche e handicap mentale (ma­lattia mentale). Nei fatti non vengono garantiti percor­si differenziati per le due tipologie di handicap, con la certezza che siano percorsi da realizzarsi in normali contesti scolastici e formativi.

 

3. Diritto ad una scuola dell'infanzia e dell'obbligo per tutti

Il diritto all'educazione e all’istruzione va assicura­to nelle sezioni e classi comuni anche per coloro che risultano gravemente limitati nella loro autonomia.

 

Le condizioni

Deve essere rispettato il diritto all'educazione e all'istruzione per tutti, nelle scuole statali e non stata­li, pubbliche e private, a partire dall'asilo nido.

Deve essere garantita ed estesa l'obbligatorietà delle Intese (tra scuola, Ussl, Enti locali).

Devono essere assicurati, in primo luogo, gli obiet­tivi del rispetto della dignità della persona e del rag­giungimento della massima autonomia possibile.

Si devono in ogni caso evitare percorsi formativi paralleli ed emarginanti.

Devono essere garantiti il personale insegnante e quello di sostegno e dl assistenza, gli ausili, i sussidi. Deve essere prevista una adeguata formazione di tutto il personale della scuola.

Gli edifici scolastici devono essere accessibili.

Devono essere garantiti i trasporti necessari.

 

Limiti attuali

Per la scuola la legge quadro per lo più coordina e chiarisce disposizioni di legge già in vigore, e dà cer­tezza giuridica a norme finora emanate solo a livello amministrativo. Tuttavia, accanto a questi aspetti po­sitivi permangono alcune norme di ambigua interpre­tazione e limitazioni soprattutto in merito all'assegna­zione degli insegnanti di sostegno, la Commissione Bilancio della Camera ha imposto condizionamenti che potranno rendere problematico, nei fatti, il diritto allo studio degli alunni handicappati nelle scuole pubbliche, mentre nulla - tra l'altro - viene detto per garantire il diritto alla frequenza anche in quelle pri­vate.

 

4. Diritto al riconoscimento della capacità lavorativa

Il lavoro è un diritto per le persone handicappate comprese quelle con handicap intellettivo e mentale in grado di svolgere attività lavorative con capacità piena o ridotta.

 

Le condizioni

L'inserimento deve avvenire nei luoghi di lavoro normali.

Le cooperative sociali previste dalla legge 8 no­vembre 1991, n. 381, art. 1, punto b), non devono es­sere alternative all'inserimento delle persone handi­cappate nei normali ambienti di lavoro; al contrario esse possono svolgere un importante ruolo di pas­saggio per favorire tale inserimento.

Occorre che la nuova legge sul collocamento ob­bligatorio superi l'attuale impostazione burocratica valorizzando le capacità individuali della persona at­traverso la metodologia del collocamento mirato.

Non sono accettabili soluzioni quali l'istituzione di laboratori protetti o di reparti speciali nelle aziende. L'inserimento lavorativo non va confuso con l'inse­rimento in centri diurni quali quelli citati sopra, nei quali lo svolgimento di attività lavorative assume un significato terapeutico occupazionale.

 

Limiti attuali

Confidiamo nella revisione del progetto di legge "Rosati", in quanto non prevede che il diritto al lavoro sia attuato solo in contesti normali per le persone handicappate con piena o ridotta capacità lavorativa.

Sono infatti previste e favorite, da finanziamenti specifici, attività "protette", sovente appaltate ad enti e organizzazioni private, con grave deresponsabiliz­zazione degli enti pubblici e spreco di risorse non fi­nalizzate, invece, all'inserimento reale nelle imprese.

 

5. Diritto alla casa, ai trasporti, alla cultura, allo sport, al tempo libero, ai servizi sociali

Le persone handicappate hanno diritto di acce­dere alle opportunità offerte a tutti i cittadini nel campo della casa, del trasporti, della cultura, dello sport, del tempo libero e, in generale, degli altri servi­zi sociali.

 

Le condizioni

Premessa per favorire il mantenimento della per­sona handicappata nel suo contesto sociale è la messa a disposizione di alloggi accessibili e la previ­sione di quote di riserva di abitazioni nell'edilizia pubblica e privata, contributi per l'adattamento degli alloggi da parte degli enti locali...

Le attività culturali, sportive, di tempo libero, che vanno potenziate per tutti, vanno organizzate in mo­do da essere fruibili anche da parte delle persone handicappate.

Vanno eliminate o superate le barriere architettoni­che.

 

Limiti attuali

Al riguardo bisogna operare perché siano previsti nella prossima finanziaria (contrariamente a quanto si è verificato nell'anno 1991) finanziamenti adeguati per le leggi a sostegno dell'abbattimento delle bar­riere architettoniche e dell'adeguamento e attivazio­ne dei servizi di trasporto.

 

6. Diritto alle cure sanitaria

Le persone handicappate, come tutti i cittadini, hanno diritto ad interventi sanitari di prevenzione, cu­ra e riabilitazione a livello territoriale, evitando (in tut­ta la misura del possibile) il ricovero prolungato in strutture specialistiche, specialmente quando provo­chino lo sradicamento della persona dal proprio am­biente familiare e sociale.

La condizione di handicap non presuppone neces­sariamente, in caso di bisogno di interventi diagno­stici o terapeutici, la situazione di ricovero; vanno privilegiati gli interventi sanitari a domicilio, quelli ambulatoriali e di ospedale di giorno.

 

7. Diritto a servizi assistenziali

La persona handicappata, che non può usufruire degli interventi di cui sopra a causa della gravità delle sue condizioni personali e/o ambientali, ha diritto ad usufruire di servizi assistenziali, che con­sentano di rimanere nel proprio ambiente naturale di vita.

 

Le condizioni

La persona handicappata deve essere considerata non come destinataria di interventi, ma come sogget­to che fruisce di determinati servizi che gli consenta­no di esprimere al meglio le proprie potenzialità e svolgere un ruolo sociale attivo.

I servizi devono garantire il diritto di scelta della persona handicappata e dei suoi familiari. Qualora non sia possibile il mantenimento della persona handicappata nella propria famiglia, e qua­lora la persona non sia in grado, neppure con aiuti esterni di condurre forme di abitazione o coabitazio­ne autogestite, vanno attivate comunità di tipo fami­liare formate da poche persone, inserite nel territorio, con figure stabili di riferimento che, in caso di mino­renni, svolgano la funzione genitoriale.

Occorre evitare nuove forme di ricovero, attivando al contrario un piano di deistituzionalizzazione delle persone handicappate a livello nazionale, regionale e locale, attingendo a tutte le risorse presenti nel terri­torio.

 

Limiti attuali

È quanto mai urgente ottenere la precisazione del­la capienza dei centri diurni assistenziali (al massimo 20/25 utenti) dislocati sul territorio, poiché la legge quadro non precisa che cosa va inteso per "centri socio-riabilitativi», e c'è il rischio che vengano creati nuovi istituti di ricovero o potenziati quelli esistenti, addirittura accorpati con strutture per anziani cronici non autosufficienti (cfr. l'art. 20 legge 67/1988, il decreto del Ministro della sanità del 29.9.1989 n. 321 e il decreto del Presidente del Consiglio dei Ministri del 22.12.1989). Le comunità alloggio e le case fami­glie, invece, sono da intendersi come abitazioni per 8-10 utenti al massimo, situate in normali contesti abitativi.

 

Conclusioni

Le disposizioni contenute nella legge quadro, i provvedimenti delle leggi finanziarie, il testo approva­to dal Senato per la riforma del collocamento obbli­gatorio al lavoro degli handicappati - lo ripetiamo - rischiano di segnare negativamente le linee portanti degli interventi diretti alle persone handicappate per i prossimi anni.

Per questo rinnoviamo l'appello a lavorare e ad im­pegnarsi per ottenere il riconoscimento di diritti certi ed esigibili.

Deve essere eliminata ogni incertezza e ambiguità; vanno previsti finanziamenti adeguati, tempi e moda­lità di attuazione dei servizi che non devono più essere solo enunciati, ma che devono essere assicu­rati.

Invitiamo tutte le persone coinvolte a continuare la battaglia per il diritto all'integrazione e all'inserimento pieno delle persone handicappate.

 

 

 

(1) Legge 5 febbraio 1992, n. 104 "Legge quadro per l'assistenza, l'integrazione sociale e i diritti delle persone handicappate", pubblicata sul supplemento ordinario alla Gazzetta Ufficiale, n. 39 del 17 febbraio 1992.

(2) Il Gruppo informale "Handicappati e Società" ha pubblicato due documenti: "Handicappati e società - Quali valori, quali diritti, quali doveri" (1989); "Handicappati e società - Quali strategie per il lavoro" (1991), che si posso­no ricevere scrivendo alla segreteria del Gruppo c/o Maria Grazia Breda, via Foligno 70 - 10149 Torino. Il Gruppo si incontra periodicamente a Roma, presso l'Associazione Bambini Down, viale delle Milizie 106 (sig.ra Anna Contar­di), tel. 06/317976.

 

 

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