Prospettive assistenziali, n. 96, ottobre-dicembre 1991

 

 

Notizie

 

 

UN'ALTRA CONFERMA DELLA INESISTENZA DEL PARCHEGGIO ESTIVO DEGLI ANZIANI IN OSPEDALE

 

Da anni insistiamo sulla necessità che i giornali riferiscano notizie vere sulla situazione de­gli anziani.

Una informazione certamente errata è quella del parcheggio estivo degli anziani in ospedale e in istituto.

Al riguardo, ricordiamo l'articolo di C. Hanau e R. Monetti, Stagionalítà dei ricoveri in ospedale, con particolare riferimento agli anziani, in Prospettive assistenziali, n. 87, luglio-settembre 1989, in cui, sulla base dei dati raccolti su tutti i dimessi in Italia negli anni 1972 e 1982, si dimostra che nei mesi di luglio e agosto non vi è alcun aumento degli anziani ricoverati in ospedale. Anzi «le rilevazioni riferite agli ammessi in giugno, luglio, agosto (culmine delle ferie annuali) vedono una progressiva diminuzione della percentuale mensile dei ricoverati della quarta età» (1).

Una conferma della non fondatezza dell'opi­nione comune sul fenomeno dell'ospedalizzazio­ne estiva degli anziani viene dalla Procura della Repubblica presso la Pretura di Torino, la quale ha chiesto alle direzioni sanitarie degli ospedali cittadini di essere informata circa eventuali ca­si di anziani ricoverati in ospedale senza alcun valido motivo sanitario, ma non ha ricevuto al­cuna segnalazione in merito.

Mentre è ovvio che vi sono singoli casi di ab­bandono da parte dei familiari, è deplorevole che il direttore sanitario di un importante ospedale privato di Roma abbia dichiarato alla televisione che gli anziani cronici non autosufficienti sono abbandonati tutto l'anno in ospedale. Forse il dirigente ritiene che le persone inguaribili non debbano essere curate dal Servizio sanitario na­zionale, ma dai congiunti.

 

 

VOLONTARIATO: NON BASTA VOLERE

 

Pubblicità Progresso ha intrapreso una mas­siccia campagna pubblicitaria sul volontariato, impostata sullo slogan «Basta volere».

Il testo pubblicato da numerosi giornali e ri­viste è il seguente: «Ogni anno, in Italia, 4 milio­ni di persone si dedicano ad opere di volontaria­to. Superuomini? No, gente normale. Che però ha aggiunto qualcosa alla propria vita: la possi­bilità di rendersi utile al prossimo. Servono altri come loro: cose da fare ce ne sono tante. Stare vicino a chi soffre perché è malato, solo o emar­ginato. Aiutare chi è senza casa o senza lavoro. Dare una mano a chi già opera nel campo della tossicodipendenza e dell'infanzia. Proteggere i beni ambientali e culturali. Lo stato non può, e non riesce, ad arrivare a tutto. Le organizzazioni di volontariato diventano così l'unica risorsa ca­pace di trasformare il contributo di ognuno, an­che il più piccolo, in una concreta ricchezza per la società. In ogni città ci sono associazioni, lai­che e religiose. Scegliete pure quella che pre­ferite e chiamatela: ha senz'altro bisogno di per­sone. Speciali come voi».

Al riguardo, riportiamo integralmente la lette­ra inviata in data 21 agosto 1991 dal CSA, Coor­dinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base a Pubblicità Progresso, lettera rimasta finora senza alcun seguito a dimostrazione che anche il suddetto organismo dà spazio solo ad una sola ben precisa linea politica.

 

Testo della lettera del CSA

«In relazione alla pubblicità apparsa sui quo­tidiani e in onda nelle radio e televisioni a ca­rattere nazionale, che ha per tema il "volonta­riato", il nostro Coordinamento desidera espri­mere il suo apprezzamento per l'iniziativa, ma anche, se possibile, offrire alcuni spunti di ri­flessione e qualche suggerimento, frutto di una esperienza di volontariato che conta più di venti anni di attività.

«In primo luogo il nostro timore è che la cam­pagna, così come è stata finora impostata, pro­muova sì un maggior coinvolgimento delle per­sone verso il "bisogno" del prossimo, ma si li­miti poi a indirizzare l'azione dei volontari solo verso interventi "tampone", non risolutivi in ma­niera definitiva dei problemi e delle cause che hanno procurato la situazione di bisogno.

«Da tempo ormai è maturato tra le Associa­zioni di volontariato, che regolarmente si incon­trano per esempio al Centro di Lucca, che tra 1 compiti del volontariato, oltre a quello diretto dell'assistenza alla persone in difficoltà, vi è quello di promuovere azioni volte a cambiare o semplicemente a far applicare le leggi vigenti in modo che siano rispettati i diritti della persona.

«Vi è dunque un altro volontariato, il volon­tariato "promozionale", sorto alla fine degli an­ni '70, che ha quale obiettivo primario proprio la lotta all'emarginazione. L'azione di questo tipo di volontariato è volta al sollecito, allo stimolo attraverso iniziative di vario genere degli enti tenuti ad intervenire (Parlamento, Governo, Re­gioni, Province, Comuni, Comunità montane, Unità locali) affinché adempiano ai loro compiti e siano realizzati quei servizi sociali, assisten­ziali, sanitari... necessari per garantire il rispet­to delle esigenze delle persone.

«Vorremmo altresì osservare che il volonta­riato "promozionale" può - a differenza di quel­lo solo gestionale - svolgere questa azione perché:

a) l'assunzione diretta di casi personali o fa­miliari pone il volontariato gestionale nella ne­cessità di scendere a mediazioni con le autorità: a volte, se si denunciassero pubblicamente certe carenze, si rischierebbe di danneggiare chi deve ricorrere ad altri perché sta male, col pericolo di farlo star peggio;

b) l'esperienza dice che, spesso, gli enti in­tervengono immediatamente per togliere al de­nunciante, sia esso un singolo volontario o un gruppo, la possibilità di venire a conoscenza di altri casi.

«Il volontariato promozionale - meno con­dizionabile - è quindi più libero di svolgere un ruolo appunto di stimolo, di sollecito, di denun­cia nei confronti di chi è tenuto a intervenire.

«Questo perché ci pare che, innanzitutto, la partecipazione indispensabile e insostituibile del cittadino che decide di regalare il suo tempo e impegnarsi a favore di altri, non può essere usa­ta dagli enti preposti come alibi per non adegua­re 1 servizi (il volontariato non deve sostituire per esempio il personale insufficiente...), ma non può nemmeno diventarne un complice indiretto, limitandosi a guardare cosa succede senza fare nulla per cambiare la realtà.

«Confidiamo che questo nostro piccolo con­tributo sia accolto e trasferito nei vostri mes­saggi.

«Abbiamo bisogno di cittadini che siano por­tavoce dei diritti delle persone indifese, quelle che per le loro condizioni di vita non sono nep­pure in grado di difendere i propri diritti».

 

 

DIRITTO ALL'ASTENSIONE DAL LAVORO DELL'AFFIDATARIO DURANTE I TRE MESI SUCCESSIVI ALL'INGRESSO DEL BAMBINO IN FAMIGLIA

 

Con sentenza n. 346 decisa l'11 luglio 1991, la Corte costituzionale ha dichiarato «la illegitti­mità costituzionale del primo comma dell'art. 7 legge 9 dicembre 1977 (Parità di trattamento tra uomini e donne in materia di lavoro), nella parte in cui non consente al lavoratore affidata­rio di minore ai sensi dell'art. 10 della legge 4 maggio 1983, n. 184, l'astensione dal lavoro du­rante i primi tre mesi successivi all'effettivo in­gresso del bambino nella famiglia affidataria, in alternativa alla moglie lavoratrice».

 

 

 

(1)     Si veda, inoltre, l'editoriale del n. 67, luglio-settem­bre 1984 di Prospettive assistenziali, Anziani cronici: ob­blighi del servizio sanitario e l'alibi dei figli ingrati.

 

 

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