Prospettive assistenziali, n. 96, ottobre-dicembre 1991

 

 

Notiziario dei Centro Italiano per l'adozione internazionale

 

 

IL MERCATO GRIGIO DEI BAMBINI DEL TERZO MONDO

 

Il n. 44 di «Time International», dal quale è tratto l'articolo qui riassunto, ha dedicato un am­pio servizio al traffico di bambini.

Quello che sconcerta non sono le notizie in sé o i mezzi utilizzati dai protagonisti che sono ormai ben noti a tutti, ma il prendere coscienza di quanto sia diffusa la mercificazione del bambino.

Crediamo non esista Paese tra quelli cosiddetti in via di sviluppo, che riesca a sottrarsi alle mire predatorie di coppie alla disperata ricerca di un bambino.

Conclude l'articolista: «finché ci saranno po­veri genitori che desiderano un futuro migliore per i loro figli, il traffico dei bambini non potrà mai essere completamente eliminato»; ma è for­se ancor più vero che se non ci fossero coppie disposte ad offrire soldi in cambio di una crea­tura, sfruttando in modo indegno la povertà e penalizzando ancor di più chi dalla vita è già stato abbondantemente penalizzato, il traffico dei bambini sarebbe quanto meno ridotto.

Rendersi disponibili ad accogliere un bambino che è rimasto solo, senza la presunzione di aver­ne diritto, significa ridare dignità a un atto di amore.

Cinque anni fa nel villaggio turistico di Wad­duwa nello Sri Lanka, la polizia, con un'azione improvvisa perquisì un albergo sul mare gestito da un tedesco e da sua moglie originaria dello Sri Lanka. Trovarono 20 donne indigene con i loro 22 bambini, alcuni nati da poche settimane. L'al­bergo era in realtà ciò che nello Sri Lanka viene chiamato una «fattoria di bambini» dove gli stra­nieri in cerca di adozioni possono alloggiare e per la somma di 1.000 fino a 5.000 dollari fare la loro scelta. Le giovani madri, tutte in condizio­ni dì estrema povertà, avrebbero ricevuto circa 50 dollari per ognuno dei loro bambini.

L'operazione di Wadduwa ha interrotto il mer­cato, ma il traffico internazionale di bambini per l'adozione rimane un grosso affare. Ogni anno, av­vocati e intermediari senza scrupoli, nelle zone più povere dell'Asia e dell'America Latina e ades­so anche dell'Europa dell'Est, consegnano cen­tinaia, forse migliaia di bambini a genitori dei Nord America e dell'Europa occidentale, che sono disposti a pagare grasse somme di denaro per bambini sani, e che vogliono ignorare l'evidenza che i bambini hanno provenienze quantomeno dubbie. Lo scorso anno, in uno studio sulle ado­zioni internazionali, la Conferenza dell'Aja sul Diritto Privato Internazionale, ha riscontrato che esistono reti in espansione in tutto il mondo per quanto riguarda il traffico di bambini: «Avvoca­ti e notai, assistenti sociali, ospedali, dottori, istituti per l'infanzia, tutti lavorano insieme per ottenere bambini e ricavare profitto dalla dispe­razione dei genitori».

Un centro di commercio di bambini da lunga data sono le Filippine, dove si stima che 450 bambini vengano venduti a stranieri ogni anno. Due anni fa le autorità arrestarono una donna tedesca di nome M.K. con l'accusa di aver lavo­rato attivamente nella vendita dei bambini. Uno dei metodi usati dalla K. era quello di ottenere che le madri filippine firmassero una dichiarazio­ne che il padre dei bambino era europeo e che il bambino veniva mandato all'estero perché il padre se ne assumesse la responsabilità. In ri­sposta anche a questi abusi, il Governo filippi­no nel 1988 approvò una legge nella quale è pre­visto che tutte le adozioni internazionali siano gestite da agenzie autorizzate sia nel paese d'ori­gine dei bambino che nel paese ricevente.

Gli abusi sono peggiori in quei paesi in cui a gestire le adozioni sono gli avvocati. In Guate­mala, per esempio, moltissimi avvocati gestisco­no e dominano il giro di 5 milioni di dollari an­nui che è costituito dalle adozioni internaziona­li. I loro agenti battono le campagne cercando poverissime ragazze madri o coppie che sono di­sposte a vendere i loro figli per la somma, vera­mente misera, di soli 50 dollari. Un caso in Gua­temala, che è ora in tribunale, coinvolse S.H. che aveva cinque anni nel 1989 quando fu adot­tato da P.D.K. nello lowa. I nonni di S., con i quali egli era vissuto dalla nascita, affermano di non aver mai dato il permesso all'adozione del bambino, e hanno intentato una azione legale in Guatemala per annullare l'adozione e riavere il bambino. Secondo il loro avvocato, S. fu segre­tamente dato in adozione dalla madre, che non ne aveva la custodia legale. P.D.K. insiste nel dire che l'adozione era «onesta al 100%».

Il mercato grigio e nero dei bambini non coin­volge necessariamente transazioni tra il Primo e il Terzo Mondo. In Cina, la politica dei Governo, mirante ad un solo figlio, ha creato un commercio in aumento all'interno dei paese per la vendita dei bambini, specialmente maschi, a famiglie sen­za figli o solo con femmine. In Tailandia 4.000 bambini di sesso maschile vengono rapiti ogni anno e spediti in Malesia, secondo quanto af­ferma Thiraphol Thirawat, coordinatore del Cen­tro per la Protezione dei Diritti del Bambino di Bangkok. I bambini vengono generalmente com­prati dalle 300.000/500.000 prostitute esistenti in Tailandia. In Malesia, dice Thiraphol, i bambini vengono adottati da famiglie di medio ceto in cer­ca dell'erede, o vengono rivenduti ad associazio­ni criminali che operano sul confine Tailandia/ Malesia.

Il più recente ed eclatante caso di vendita di bambini è avvenuto in Romania, dove il program­ma televisivo «60 minuti» ha mandato in onda il filmato delle trattative tra acquirenti e genitori naturali, con la presenza del mediatore per la vendita del bambino.

«Si è naturalmente sparsa la voce negli Stati Uniti che in Romania si potevano facilmente ave­re bambini se si era disposti a pagare» dice un ufficiale dell'Immigrazione americana e del Ser­vizio di naturalizzazione. Per D.M., l'adozione di suo figlio adottivo A., di due anni, proveniente dalla Romania, è stata come un acquisto. «Quan­do abbiamo iniziato a cercare di adottare, si pro­spettava una spesa di 2.500 dollari», dice l'inse­gnante di Houston. «Alla fine abbiamo pagato 5.000 dollari, e io non riesco a capire dove sono andati i soldi. Qualcuno è stato pagato per l'ado­zione».

Per fermare il traffico di bambini, lo scorso luglio la Romania ha bloccato tutte le adozioni internazionali finché non sarà predisposta una nuova procedura. Per quasi tutta l'estate, molti Americani hanno dovuto rimanere negli alberghi e negli appartamenti di Bucarest con ì loro figli adottivi perché non erano riusciti a partire in tempo. Ma si ritiene che, ancora adesso, alcuni bambini siano clandestinamente portati in altri paesi.

Considerando la disparità del benessere nel mondo, il commercio dei bambini per il momento non può essere fermato. «Speriamo di essere più attenti, e con l'aiuto della gente potremmo anche avere successo», dice Joseph Balanag, l'uf­ficiale incaricato dell'adozione internazionale nel­le Filippine. «Ma finché ci saranno poveri geni­tori che desiderano un futuro migliore per i loro figli, il traffico dei bambini non potrà mai essere completamente eliminato».

 

 

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