Prospettive assistenziali, n. 95, luglio-settembre 1991

 

 

Notiziario dell'Associazione nazionale famiglie adottive e affidatarie

 

 

LETTERA APERTA A S.S. GIOVANNI PAOLO II

 

La lettera è stata presentata in occasione dell'incontro di S.S. Papa Giovanni Paolo II con i giovani, i fidanzati e le famiglie svoltosi il 23 giugno 1991 nell'ambito delle celebrazioni del IV Centenario della morte di San Luigi Gonzaga.

Siamo un gruppo di famiglie adottive e affidatarie impegnate da anni nell'Associazione na­zionale famiglie adottive e affidatarie. La nostra maggiore preoccupazione è la tutela del diritto di ogni bambino che nasce a crescere in un am­biente moralmente e materialmente idoneo a favorire la sua maturazione piena ed armonica, perché diventi una persona adulta cosciente, li­bera e responsabile.

Siamo anche convinti che, per ragioni cultura­li, storiche e scientifiche, la famiglia sia il luogo naturalmente più efficace per custodire, proteg­gere e favorire lo sviluppo della vita di un esse­re umano, dal momento del suo concepimento al momento in cui gli è richiesto di partecipare alla vita sociale come protagonista attivo, costruttivo ed innovatore.

L'incontro vitale con l'amore ha nella famiglia lo strumento potenzialmente più efficace per ogni essere umano che viene al mondo. Per i credenti, ciò è anche indicato da Dio Padre nel momento in cui dona Suo Figlio all'umanità: il Suo dono passa attraverso una coppia che acco­glie il bambino Gesù e lo ama come dono di Dio, cioè con un amore incondizionato e di totale oblatività.

Sappiamo purtroppo che molti bambini, dal momento del loro concepimento in avanti, non sono accolti con l'amore di cui hanno bisogno per diventare a loro volta adulti capaci di vivere per amore. Sappiamo anche che molti uomini e donne generosi scelgono di dedicare la loro vita ai bambini senza famiglia e consideriamo posi­tivo il loro gesto d'amore.

Ma abbiamo anche constatato che spesso l'egoismo umano si fa scudo della generosa di­sponibilità di alcune persone buone facilitando la deresponsabilizzazione anziché l'umana soli­darietà; nessuno invece può «sentirsi a posto» fin quando un solo bambino sarà privo di una sua famiglia, fin quando cioè ci sarà un solo bambino che vivrà l'esperienza di non apparte­nere a nessuno, di non essere il «mio bambino» di qualcuno.

Ci permettiamo, per tutti questi motivi, di chiedere a Sua Santità di voler spendere qual­che Sua parola per richiamare ancora una volta l'essenzialità del ruolo della famiglia per la cre­scita umana e cristiana dei bambini, di tutti i bambini: anche di quelli che sano temporanea­mente o definitivamente privi della loro famiglia d'origine e hanno perciò bisogno di essere ac­colti da un'altra famiglia.

Le chiediamo un appello alla accoglienza e alla condivisione rivolto alle famiglie cristiane perché sappiano dimostrare la loro attenzione verso i piccoli, i quali «sono il simbolo eloquen­te e la splendida immagine di quelle condizioni morali e spirituali che sono essenziali per en­trare nel regno di Dio e per viverne la logica di totale affidamento al Signore» (Christifideles laici 47): sappiano cioè essere concretamente disponibili anche verso quei bambini che non sono direttamente il frutto della loro fecondità coniugale e non si sentano la coscienza «tran­quilla» fino a quando anche un solo bambino sarà privato della possibilità di crescere in una vera famiglia.

Non è più tempo che la Comunità cristiana deleghi agili istituti di assistenza, che sano frut­to di altri momenti storici, l'impegnativo com­pito di sopperire ai bisogni dei fratelli più debo­li: gli istituti, per la loro intrinseca natura, non sono in grado di soddisfare le esigenze affettive dei minori indipendentemente dall'impegno e dalla professionalità di quanti vi operano.

Chiediamo inoltre a Sua Santità un chiaro e vigoroso richiamo ai responsabili delle istituzio­ni (politici, amministratori, magistrati...) perché sappiano e vogliano - nell'ambito delle loro competenze - promuovere la realizzazione nel­la concreta convivenza civile di quelle indica­zioni che una legge dello Stato, davvero attenta ai diritti dei bambini, la legge 4 maggio 1983 n. 184 «Disciplina dell'adozione e dell'affida­mento dei minori» prescrive come primi rimedi alle situazioni di carenza o di abbandono fami­liare: l'affidamento familiare e l'adozione.

Esprimiamo fiducia nel fatto che Vostra San­tità vorrà considerare e accogliere questo nostro invito, Ella che con tanta insistenza richiama il valore fondamentale della famiglia, come nu­cleo fondamentale della società, e il rispetto del­la vita.

 

Alberini Adelmo e Angela, Ghidotti Gianni e Pia, Lonardi Luciano e Maria Regina, Ros­signoli Vinicio e Giuliana, Berra Gino e Silva, Amati Alessio e Lina, Timalina Giuseppe e Valeria, Pigozzi Paolo ed Elisa, Maccari Graziano e Gabriella, Benazzi Giovanni e Rosa, Borgonovi Glancarlo e Maria Grazia, Soregotti Sergio e Claudia.

 

Per mettersi in comunicazione con noi telefo­nare o scrivere a: Anfaa, c/o Timalina - Strada S. Girolamo, 9 - 46100 Mantova, tel. 0376/363384

 

Mantova, giugno 1991.

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it