Prospettive assistenziali, n. 93, gennaio-marzo 1991

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

ANCORA IN ALTO MARE IL TRASFERIMENTO DELLE FUNZIONI ASSISTENZIALI DALLE PROVINCE AI COMUNI E ALLE USSL

Riportiamo il testo integrale del volantino del CSA - Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base, distribuito in occasione del convegno di Torino del 16 febbraio 1990 su! tema «Gli statuti comunali e il contributo della società civile», organizzato dall'ANCI - Associa­zione Nazionale Comuni italiani.

Finora la Regione Piemonte e gli Enti locali non hanno preso nessuna decisione definitiva per il trasferimento delle funzioni assistenziali dalle Province ai Comuni e alle USSL.

Grande è, dunque, il timore degli assistiti, in particolare degli handicappati intellettivi, che gli interventi vengano ridotti o soppressi.

Infatti non si è sicuri che le Province, in pri­mo luogo quella di Torino, trasferiscano ai Co­muni e alle USSL tutti i finanziamenti, tutto il personale, tutte le strutture e tutte le attrezza­ture, senza speculare sulla pelle degli assistiti.

L'Assessore all'assistenza della Regione Piemonte, Emilia Bergoglio, ha addirittura dichia­rato di essere soddisfatta se la Provincia di Torino trasferirà solo il 50% dei fondi (Cfr. La Stampa del 28 dicembre 1990) (1).

Alle Province chiediamo che la gestione dei servizi assistenziali, ad esse affidate in via tran­sitoria dalla Circolare del Ministero dell'interno del 15 dicembre 1990, garantisca il soddisfaci­mento delle esigenze degli assistiti, comprese quelle non ancora soddisfatte.

Alla Regione Piemonte, ai Comuni e alle USSL chiediamo pronunciamenti ufficiali perché il tra­sferimento completo delle funzioni assistenziali dalle Province ai Comuni e alle USSL abbia luogo al più tardi entro il 31 dicembre 1991.

 

Due problemi delicati: l'assistenza alle gestanti e madri nubili, il segreto del parto.

Le leggi vigenti (Cfr. il R.D.L. 8 maggio 1927 n. 798 e il R.D. 29 dicembre 1927 n. 2822) consentono giustamente alle donne nubili di parto­rire in condizioni di assoluta segretezza.

In questo modo i bambini non riconosciuti possono essere immediatamente adottati. Ricordiamo che la legge vigente prevede inol­tre che l'atto di nascita possa essere redatto con la dizione «nato da donna che non consente di essere nominata».

Poiché i Comuni piccoli, che sono la stragran­de maggioranza in Piemonte, non sono in grado di assicurare gli interventi previsti dalla legge per il segreto del parto, per l'assistenza alle madri e gestanti nubili e ai bambini, chiediamo che la Regione assuma le iniziative necessarie affinché le competenze in materia - già esercitate dalle Province - siano gestite dai Comuni capoluogo di provincia.

 

 

I 50 MILA BAMBINI DIMENTICATI ANCHE DA TELEFONO AZZURRO

 Riportiamo integralmente il volantino distri­buito dal CSA, Coordinamento Sanità e assi­stenza fra i movimenti di base (2), in occasione della tavola rotonda «La Carta di Treviso, diritto di cronaca e tutela dell'infanzia» tenutasi a To­rino il 14 gennaio 1991 e organizzato dall'Asso­ciazione Stampa Subalpina e dall'Ordine dei Giornalisti di Torino.

 

50 mila bambini continuano ad essere ricove­rati in istituti di assistenza, pur essendo note da decenni le conseguenze deleterie della ca­renza di cure familiari.

Ma del loro diritto di crescere in famiglia, come previsto anche dalla legge 184/1983, Tele­fono azzurro non si è mai interessato; i mezzi di comunicazione di massa non intervengono mai sul problema, salvo rarissime lodevoli eccezioni.

Non c'è solo la violenza dei familiari; c'è anche quella delle istituzioni, che dura da decenni.

La Carta di Treviso esiste o è un fantasma?

Alcuni giornali continuano, ad esempio, a pubblicare nomi, cognomi e fotografie di minori al centro di fatti di cronaca, (vedi ad esempio «Sevizie a una bambina di due anni» in Repub­blica del 23.11.90 e «Mina resta coi genitori adottivi» in Il Mattino del 18.10.90) in aperta vio­lazione a quanto - giustamente - previsto dal­la Carta di Treviso.

Di fronte a questi fatti che cosa fanno l'Ordi­ne dei Giornalisti, la Federazione Nazionale Stampa Italiana, il Telefono Azzurro, il Comita­to dei Garanti?

Serena Cruz e i suoi familiari continuano a non avere pace.

- Viene usato il suo nome nei titoli e nei testi di articoli che affrontano situazioni di altri bambini, solo per richiamare l'attenzione dei lettori.

- Viene pubblicata la sua fotografia, che la ritrae a scuola, senza nessuna autorizzazione (Vedi «Oggi» del 16.1.1991).

- C'è il pericolo che si stia girando un film sulla sua vicenda, senza nessuna autorizzazione. Sarà un'altra speculazione commerciale? Basta con questi abusi, anche questa è vio­lenza sui minori.

Continuano ad essere presentate situazioni (vedi ad esempio «Bimbi vegetariani tolti ai ge­nitori» in La Stampa del 15.11.90) di bambini allontanati dalla loro famiglia a seguito di provvedimenti del Tribunale fornendo solo la versione dei genitori o parenti: non si sentono né giu­dici, né operatori.

Le famiglie che accolgono questi bambini sono presentate come usurpatrici e ladre di bambini.

Il futuro dei bambini indifesi è anche nelle vostre mani.

 

 

APPELLO AL MINISTRO DELLA PUBBLICA ISTRUZIONE

 Agli inizi di ottobre, in Sardegna ho avuto mo­do di constatare come, anche in questa ridente Regione si cerchi di danneggiare un «futuro uo­mo», contribuendo a farne un «disadattato o un nevrotico», se non un soggetto del reparto psi­chiatrico.

Mi riferisco all'episodio del piccolo A.M. (ri­portato da «La Nuova Sardegna» di Cagliari nei giorni 4-5 e 9 ottobre), che pur avendo superato tutte le difficoltà ed ottenuto l'ammissione al «convitto nazionale» è stato espulso, perché soffriva di enuresi, perché piuttosto irrequieto e perché si era nascosto due panini imbottiti!!. È stato inoltre «etichettato» come «non autosuf­ficiente», dal direttore, nonostante certificazioni di specialisti - certamente più competenti - che affermano «l'idoneità, (quindi l'autosufficienza) «alla vita di convittore» di A.M..

In effetti, si rileva chiaramente che A. proveniente da un ambiente «sottosviluppato» avreb­be potuto «infettare» l'ambiente «bene» del con­vitto nazionale di Cagliari; d'altronde come si permette al figlio di un «povero» pensionato, di volersi «assidere» nell'ambiente di un convitto nazionale, come quello indicato?

L'enuresi, l'irrequietezza, i panini nascosti, evidenziano uno stato di carenza, di insicurezza di base cui si sarebbe dovuto rispondere con comprensione, serenità ed un poco di calore umano.

Questi elementi avrebbero potuto consentire al ragazzo di superare le proprie difficoltà, per­mettendogli di acquisire fiducia nella vita e nel­la società, consentendogli, inoltre, l'inizio dei cammino verso l'autonomia ed il valido inserimento sociale.

Invece questo processo è stato bloccato, e A.M., ancora alle soglie della sua esistenza, rischia danni irreversibili, rischia di vedersi ag­gravare le proprie carenze di base, di perdere fiducia in se stesso oltre che nella vita e nei propri simili.

La frustrazione, l'emarginazione e la violenze di cui è stato fatto oggetto gli renderanno difficile se non impossibile un processo maturativo va­lido, difficile la possibilità di effettuare scelte positive sul proprio futuro e, nell'insieme, potranno influenzare negativamente tutta la sua evoluzione psico-fisica.

Sono episodi di questo genere che innescano, sovente, meccanismi che, dall'iniziale «sentimento» di esclusione, possono confluire nella non accettazion di «norme» sociali fino all'op­posizione conclamata.

È per questo motivo che chiedo al Ministro della pubblica istruzione o comunque alle «Au­torità competenti», di prendere provvedimenti, allo scopo di evitare che un direttore di un con­vitto nazionale possa danneggiare personalità in evoluzione.

MICHELE TEDESCO

   

(1) La Provincia trasferirebbe pertanto ai Comuni 25 miliardi in meno all'anno rispetto a quanto ha speso per l'assistenza nel 1989.

(2) Fanno parte del CSA le seguenti organizzazioni: AIAS, Associazione Italiana assistenza spastici, sezione di Torino; AISM, Associazione italiana sclerosi multipla, sezione piemontese; ANFAA, Associazione italiana famiglie adottive e affidatarie; ODISSEA 33, Associazione di Chivasso; CIPE, Centro di informazioni politiche ed eco­nomiche; COGIDAS, Comitato integrazione scolastica han­dicappati; Coordinamento dei comitati spontanei di quar­tiere; Coordinamento para e tetraplegici; Gruppo inseri­mento sociale handicappati USSL 27; Unione Italiana Ciechi sezione di Torino; Unione italiana per la lotta contro la distrofia muscolare, sezione di Torino; ULCES, Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale.

 www.fondazionepromozionesociale.it