Prospettive assistenziali, n. 93, gennaio-marzo 1991

 

 

LE PENSIONI LAGER DI TORINO

 

 

Sulla base di un esposto inviato in data 11 gen­naio 1991 dal CSA - Comitato per la difesa dei diritti degli assistiti, la Procura della Repubblica della Pretura di Torino ha disposto indagini sulle pensioni che da anni, pur essendo prive di qualsiasi autorizzazione e idoneità, ricoverano anziani autosufficienti e soprattutto vecchi malati cronici non autosufficienti.

Nel sopralluogo effettuato nella pensione di Via Galliari 33, Torino «ai carabinieri, intervenuti intorno alle 19, la situazione è parsa drammatica, al punto di rendere necessario il trasferimento di alcuni pazienti in ospedale. In un alloggio del secondo piano erano ospitati 21 anziani non autosufficienti in condizione limite: i letti erano stati pignorati in mattinata dall'ufficiale giudiziario (per un vecchio debito della gestione), muratori stavano effettuando lavori nelle stanze dei degenti, i medicinali erano tenuti alla rinfusa in un bidone della spazzatura. Nell'operazione il dramma di P.G., 80 anni: operata al femore al Mauriziano e trasportata al Soggiorno Galliari è risultata in gra­vi condizioni al punto da rendere necessario un nuovo immediato ricovero» (1).

Pessime condizioni igieniche, anziani in stato di abbandono, spazi vitali ridotti al minimo, sono stati riscontrati in altre pensioni, fra le 14 inqui­site.

Altra caratteristica delle suddette strutture, uno sfacciato scopo di lucro.

Un medico, assessore al Comune di Torino del PRI, rimasto coinvolto nella vicenda, è stato co­stretto a presentare le dimissioni.

 

Comunicato stampa

In merito alla vicenda delle pensioni lager, il Comitato promotore della proposta di legge di ini­ziativa popolare ha emesso in data 15 marzo 1991 il seguente comunicato stampa: «L'intervento della magistratura e dei carabinieri ha consenti­to ai cittadini di conoscere le tragiche condizioni di vita degli anziani - in gran parte malati cro­nici non autosufficienti - situazioni che durava­no da anni.

 

«Responsabilità - A parte le responsabilità dei gestori delle strutture lager, ci sono colpe gra­vissime delle USSL e degli Assessorati alla sani­tà e assistenza della Regione Piemonte e del Co­mune di Torino che non hanno provveduto ad ef­fettuare i controlli previsti dalle leggi vigenti e ad attuare una adeguata vigilanza, indispensabile per tutelare le persone non in grado di autodifen­dersi.

In particolare si ricorda che gli Assessorati alla sanità e assistenza della Regione Piemonte e del Comune di Torino erano stati informati della pre­senza di pensioni abusive. D'altra parte era suffi­ciente consultare le pagine gialle per avere il quadro della situazione.

 

«Cause - Le pensioni lager sono prosperate a causa del rifiuto da parte della Regione Piemonte, del Comune di Torino e delle USSL di riconoscere che un anziano cronico non autosufficiente è un malato e che, pertanto - in base alle leggi vi­genti - ha diritto alle cure sanitarie comprese - occorrendo - quelle ospedaliere.

«Al riguardo, si segnala che i responsabili dei servizi sanitari dell'Istituto di riposo per la vec­chiaia e del Carlo Alberto da circa due anni han­no segnalato all'Assessore Bracco che quasi tutti i ricoverati presentano lo stato di malattia e di non autosufficienza richiesto per il ricovero in ospedale o in altra struttura sanitaria.

«A causa del mancato riconoscimento che un anziano cronico non autosufficiente è un malato, molte divisioni ospedaliere dimettono i pazienti, a volte anche in modo selvaggio. A questo punto gli interessati ed i loro familiari sono costretti a ricercare una soluzione urgente, anche inidonea.

 

«Proposte:

- Prestazioni sanitarie comprese quelle ospe­daliere, adeguate alle esigenze degli anziani cronici non autosufficienti. Molti anziani diven­tano cronici e non autosufficienti a causa del­la omissione o ritardi nelle cure, e della man­canza di tempestiva riabilitazione;

- Trasferimento della competenza ad interveni­re dal settore assistenziale al comparto sani­tario, come è previsto dalle leggi vigenti;

- Istituzione in tutte le USSL del servizio di ospedalizzazione a domicilio in modo da for­nire ai pazienti le necessarie prestazioni sa­nitarie, fra l'altro molto meno costose del ri­covero in ospedale;

- Creazione di centri diurni, soprattutto per de­menti senili;

- Utilizzo a fini sanitari delle strutture di rico­vero assistenziale, come previsto dall'art. 22 della legge della Regione Piemonte 20/1982;

- Revisione dei progetti relativi alle R.SA, resi­denze sanitarie assistenziali e ricalcolo delle esigenze dei nuovi posto letto da prevedere nelle suddette RSA e nelle strutture esistenti;

- Apertura dell'ex Tonolli quale struttura sani­taria, gestita da personale dell'USSL o da en­te convenzionato;

- Destinazione di parte (almeno il 50%) dello Ospedale Birago di Vische (in corso di ristrut­turazione) agli anziani cronici non autosuffi­cienti».

 

Omissione di atti d'ufficio?

A parte le responsabilità civili e penali dei ti­tolari delle pensioni lager e dei medici che erano a conoscenza delle deplorevoli condizioni di vita dei ricoverati, dovrebbe essere accertato se gli amministratori della Regione Piemonte, del Co­mune di Torino e delle USSL siano responsabili di omissione dì atti d'ufficio per non aver segna­lato all'Autorità giudiziaria le pensioni che fun­zionavano senza essere in possesso delle pre­scritte autorizzazioni. Al riguardo ricordiamo due disposizioni:

Art. 655 del Codice penale

«Chiunque, senza licenza dell'Autorità, o senza la preventiva dichiarazione alla medesima, quan­do siano richieste, apre o conduce agenzie di af­fari, stabilimenti o esercizi pubblici, ovvero per mercede alloggia persone, o le riceve in convitto o in cura, è punito con l'arresto fino a sei mesi o con l'ammenda fino a lire duecentomila.

- Se la licenza è stata negata, revocata o so­spesa, le pene dell'arresto e dell'ammenda si ap­plicano congiuntamente.

- Qualora, ottenuta la licenza, non si osservino le altre prescrizioni della legge o dell'Autorità, la pena è dell'arresto fino a tre mesi o dell'am­menda fino a lire centoventimila».

Art. 193 della legge 1265/1934

«Nessuno può aprire o mantenere in esercizio ambulatori, case o istituti di cura medico chirur­gica o di assistenza ostetrica, gabinetti di analisi per il pubblico a scopo di accertamento diagno­stico, case o pensioni per gestanti senza speciale autorizzazione del Prefetto il quale la concede dopo aver sentito il parere della Regione.

«L'autorizzazione predetta è concessa dopo che sia stata assicurata l'osservanza delle pre­scrizioni stabilite nella legge di Pubblica Sicu­rezza per l'apertura dei locali ove si dà alloggio per mercede.

«Il contravventore alla presente disposizione ed alle prescrizioni che il Prefetto ritenga di imporre nell'autorizzazione è punito con l'arre­sto fino a due mesi o con l'ammenda da lire un milione a due milioni».

 

E nelle altre Città e Regioni?

Purtroppo è prevedibile che speculatori di vecchi malati non operino solo a Torino. D'altra parte, l'espulsione degli anziani cronici non au­tosufficienti è una triste realtà di tutto il nostro Paese.

Individuare queste tragiche realtà è dovere non solo della magistratura, delle Regioni, dei Comuni, delle USSL, ma anche delle organizza­zioni sociali e dei movimenti di volontariato che operano per il rispetto dei diritti dei cittadini, in particolare delle persone non autosufficienti.

A questo proposito, è deplorevole che una organizzazione con decine di migliaia di iscritti e con rilevanti mezzi economici come l'UGAF, Unione Gruppi Anziani Fiat, abbia inserito mol­te delle pensioni inquisite nella propria pubbli­cazione «Strutture residenziali per anziani in Piemonte, 2ª edizione, ottobre 1988», garanten­do i lettori che «le notizie informative delle strut­ture residenziali citate, che hanno lo scopo di segnalarne le principali caratteristiche, sono state infatti verificate - e ove necessario ap­profondite - prendendo contatto con tutte le strutture stesse, che nella quasi totalità sono state oggetto di recenti visite da parte de! vo­lontari del Gruppo» (2).

 

 

 

 

 

(1) Cfr. La Stampa, Cronaca di Torino, 6 marzo 1991.

(2) Cfr. l'introduzione del citato libretto Informativo dell'UGAF.

 

 

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