Prospettive assistenziali, n. 93, gennaio-marzo 1991

 

 

Editoriale

 

LA PROPOSTA DI LEGGE POPOLARE: UNA INIZIATIVA PER EVITARE L'EUTANASIA D'ABBANDONO DEGLI ANZIANI, DEGLI HANDICAPPATI E DEI MINORI PIÙ INDIFESI

 

 

Appaiono sempre più evidenti le nefaste conseguenze derivanti dalla prevista realizzazione dei 140 mila posti letto di cui all'art. 20 della legge 11 marzo 1988 n. 67, conseguenze che col­piranno non solo le persone attualmente anziane con malattie croniche e non autosufficienti, ma che sono destinate a ripercuotersi sulle genera­zioni future.

Un osservatore attento ai problemi umani e sociali emergenti, Mons. Giovanni Nervo (1), nella relazione riportata in questo numero, so­stiene giustamente che «una linea politica che destina le risorse soltanto o quasi alle forme istituzionalizzate non è una politica che porta al rispetto dei diritti delle persone anziane, ma favorisce la loro emarginazione».

È assai preoccupante che i 140 mila posti let­to delle residenze sanitarie assistenziali, per la creazione delle quali - com'è noto - il Parla­mento ha stanziato quasi 10 mila miliardi (2), siano destinate a tutte le persone più deboli: anziani autosufficienti e soprattutto non autosuf­ficienti, malati psichiatrici, tossicodipendenti, minori e adulti handicappati fisici, intellettivi o sensoriali e persone colpite da AIDS.

 

L'insensata programmazione del Ministero della Sanità

Secondo i dati ISTAT, la percentuale degli ultrasessantacinquenni ricoverati in istituto ri­spetto alla popolazione della stessa età è scesa negli ultimi 14 anni dall'1,78% (1° gennaio 1974) all'1,6% (1° gennaio 1988).

Questi dati smentiscono le cifre allarmistiche fornite anche da istituzioni considerate attendi­bili (3).

In effetti, negli ultimi decenni è aumentato il numero delle persone ultrasessantacinquenni (il che è un fatto altamente positivo). Nello stes­so tempo si è sviluppato in misura considerevo­le il livello di autonomia degli anziani: migliori condizioni di lavoro, di vita (aspetti pensionistici compresi) e soprattutto aumento dei livelli cul­turali.

Ciò ha comportato una riduzione rilevante delle richieste di ricovero degli anziani autosuf­ficienti in tutto o in parte anche per i positivi effetti degli interventi di aiuto economico e di assistenza domiciliare. Purtroppo, la suddetta riduzione è stata compensata dal vertiginoso sviluppo dell'espulsione dei vecchi cronici non autosufficienti dagli ospedali.

Al riguardo, accorre anche tener conto della chiusura delle infermerie e del trasferimento dei pazienti, soprattutto anziani, dalle inferme­rie stesse alle case di riposo e alle residenze protette.

In ogni caso, alla data del 1° gennaio 1984 gli ultrasessantacinquenni ricoverati in istituti di assistenza erano 133.471.

Ora, la realizzazione dei 140 mila posti previ­sti dall'art. 20 della legge 11 marzo 1988 n. 67 potrebbe raddoppiare i posti suddetti, nel caso in cui i fondi venissero interamente destinati a nuove costruzioni (Cfr. la tabella 1).

Vi è da osservare che, mentre in Piemonte su 20.820 posti letto per anziani autosufficienti esi­stenti alla data del 1° gennaio 1988 è prevista la istituzione di 12.507 posti letto in RSA, in Campania, su 1.849 letti esistenti, anche in que­sto casa per anziani autosufficienti e non, è pre­vista la creazione di ben 10.202 posti in RSA.

In sostanza, dove il ricovero in istituto è meno praticato, si erogano finanziamenti massicci per creare posti letto.

A questo riguardo va anche osservato che, di fronte alla media nazionale dell'1,70 circa per cento della popolazione ultrasessantacinquenne ricoverata in strutture assistenziali, in Campania detta percentuale, dal 1974 al 1988, è scesa dal­lo 0,51 per cento allo 0,32 per cento. Alla Campa­nia, che ha un decimo dei ricoverati del Veneto, viene erogata la stessa somma per la realizza­zione di residenze sanitarie assistenziali.

Dalla tabella 1, ultima colonna, risulta che, rispetto agli ultrasessantacinquenni ricoverati in istituto alla data del 1° gennaio 1988, in Campa­nia verranno costruiti posti in RSA 10 volte su­periori a quelli previsti in Piemonte.

Si tratta - evidentemente - di una program­mazione di posti letto che dovrebbe essere pro­fondamente riesaminata.

Nonostante la bassa percentuale degli ultra­sessantacinquenni attualmente ricoverati, in Campania si passerà dagli attuali 1.849 posti letto a 10-12 mila: verranno quindi almeno quin­tuplicati.

Un considerevole aumento dei posti letto è prevista per tutte le Regioni dell'Italia centrale e soprattutto in quelle dell'Italia meridionale. In sostanza, proprio nelle Regioni in cui vi sono meno ricoveri, forse anche perché sono più intensi i rapporti familiari, verranno costruiti più posti letto residenziali.

Questa decisione rischia di avere ripercussio­ni molto negative sulla solidarietà familiare e sociale, soprattutto se le RSA verranno aperte senza che siano istituiti adeguati servizi sanitari domiciliari.

Infine, occorre precisare che finora il Ministe­ro della sanità non ha stabilito se la gestione delle RSA dovrà essere assicurata dal settore sanitario o da quello assistenziale, né ha ema­nato norme per precisare le caratteristiche dell'utenza (in particolare i criteri definitori della non autosufficienza) e quelle quantitative e qua­litative relative al personale (4).

Per quanto riguarda i nuovi istituti di ricovero a carattere di internato (questa ci sembra essere la caratteristica saliente delle RSA), il Consiglio regionale del Lazio, con deliberazione del 25 gennaio 1990 (5), prevede la costruzione di 8 istituti di ricovero di cui 1 con 20 posti, 5 con 40 posti ciascuno, 2 di 60 letti e 1 con una ca­pienza di 80 posti.

Va inoltre osservato (6) che «una RSA di 920 posti letto potrebbe essere costituita da 20 an­ziani non autosufficienti, 20 anziani autosuffi­cienti, 20 malati mentali, 20 handicappati intel­lettivi maggiorenni o minorenni o misti, 20 tos­sicodipendenti, 20 malati di AIDS».

Un esempio della drammatica situazione degli anziani cronici non autosufficienti è costituito dallo scandalo delle pensioni lager di Torino, argomento trattato in questo numero.

 

La soluzione finale

C'è, dunque, il pericolo gravissimo e reale che le RSA diventino il contenitore in cui verranno rinchiuse le persone (minorenni o maggiorenni) non in grado di autotutelarsi ed i cui familiari (se esistono) non hanno gli strumenti informa­tivi e operativi per difendere i loro congiunti.

È un pericolo tutt'altro che ipotetico o remoto. Ad esempio, l'Assessore all'assistenza dei Comune di Torino ha disposto nei giorni scorsi il ricovero, insieme agli anziani cronici non auto­sufficienti, di una persona di 44 anni, handicap­pata a causa della sclerosi multipla, ma perfet­tamente lucida.

Disposto il suddetto ricovero presso l'istituto di riposo per la vecchiaia, struttura gestita diret­tamente dal Comune di Torino, l'Assessore alla assistenza sta provvedendo a costituire, nell'am­bito dell'istituto di cui sopra, un ghetto per han­dicappati (7).

Si tenga conto che a Torino vi sono centinaia di alloggi di proprietà del Comune, provenienti da IPAB disciolte, di cui una parte è immediata­mente disponibile.

 

Il ceto medio: un utente delle RSA

In questo numero pubblichiamo una ricerca condotta dall'Istituto di Medicina e Chirurgia geriatrica dell'Università di Torino da cui risulta che anche gli anziani cronici non autosufficienti appartenenti al ceto medio sono costretti a rivol­gersi alla pubblica assistenza, non avendo i mez­zi economici sufficienti per poter provvedere au­tonomamente alle proprie esigenze.

 

Proposta di legge regionale di iniziativa popolare

Di fronte alla allarmante situazione sopra de­scritta, una concreta alternativa è rappresenta­ta da proposte di legge regionali di iniziativa po­polare.

Come abbiamo già riferito (8), in Lombardia e in Piemonte è in corso la raccolta delle firme per la presentazione ai rispettivi Consigli della proposta di legge regionale di iniziativa popolare «Riordino degli interventi sanitari a favore degli anziani cronici non autosufficienti e realizzazio­ne delle residenze sanitarie assistenziali».

Inoltre, analoga proposta è stata presentata al Consiglio della Regione Emilia-Romagna in data 18 giugno 1990.

Mentre auspichiamo che analoghe iniziative siano assunte in altre Regioni (9), riportiamo le espressioni di sostegno e di incoraggiamento comunicate ai promotori della proposta di legge di iniziativa popolare dal Filosofo e Senatore a vita Norberto Bobbio in data 25 gennaio 1991: «Vi prego di scusarmi se non posso essere pre­sente alla riunione di domani dedicata alla pre­sentazione della proposta di legge di iniziativa popolare per il riordino degli interventi sanitari a favore degli anziani ecc. In questi giorni sono molto affaticato. Mi riesce sempre più difficile la partecipazione attiva a pubblici dibattiti.

«Non voglio però lasciar passare questa nuo­va occasione per esprimere ancora una volta la mia convinta adesione alla generosa e utile ope­ra che voi avete prestato e continuate a prestare allo scopo di aiutare, come voi dite spesso, i deboli in una società in cui la corsa al benessere esalta i valori del profitto e del piacere immedia­ti. Se ho cominciato a interessarmi del proble­ma degli anziani, io, anziano ma fortunatamente sino ad ora, autosufficiente e non bisognoso di aiuto, e per di più tanto agiato da potermi per­mettere di avere gli aiuti necessari anche in ca­so di degenza, lo devo soprattutto a voi, che con le vostre iniziative, i vostri libri, i vostri conve­gni, mi avete in qualche modo coinvolto e mi avete aiutato a conoscere un mondo di sofferen­za e di privazione che in gran parte mi era ignoto.

«Più volte mi è accaduto nei miei studi di oc­cuparmi del problema dei diritti dell'uomo e del­la donna in tutte le loro più attuali esplicazioni tanto da affermare in un recente libro che oggi siamo entrati in un'età che potrebbe essere det­ta l’“età dei diritti", vale a dire in un'età in cui di fronte al moltiplicarsi di nuove forme di pote­re derivate dallo sviluppo tecnico nascono ne­cessariamente nuove richieste di diritti da rico­noscere e da proteggere per impedire che il pro­gresso tecnico vada a scapito delle singole li­bertà proprio nel momento in cui questo stesso progresso potrebbe rendere servizi prima d'ora inimmaginabili al miglioramento delle condizioni di vita di tutti e non solo dei più privilegiati dalla natura e dalla società.

«Da vecchio quale sono vivo in mezzo a vec­chi. Ma la maggior parte dei vecchi in mezzo ai quali vivo sono aiutati in casa anche quando di­ventano sempre più deboli e poco o nulla auto­sufficienti. So quanto l'aiuto in casa sia costoso e richieda sacrifici personali da parte dei con­viventi. Mi accade spesso di domandarmi: che cosa accade nelle famiglie che non hanno mezzi sufficienti per provvedere alle cure necessarie?

«La partecipazione alle vostre iniziative, in particolare al convegno milanese di tre anni fa (10), mi ha permesso di rendermi conto meglio di quanto avessi fatto sino allora del problema. Da allora non l'ho mai dimenticato. In questi giorni ho letto il libro, recentemente pubblicato, scritto dai professori Fabris e Pernigotti su "Cinque anni di ospedalizzazione a domicilio", e ho avuto conferma, dalla lettura dei casi de­scritti, dei benefici effetti della cura degli anzia­ni a domicilio, che è di vantaggio non solo per gli assistiti ma anche per risolvere le difficoltà che sono state sinora sempre opposte al rico­vero negli ospedali.

«Non ho dubbi sul fatto che una nuova legge che rimetta in discussione e faccia proposte pre­cise per quel che riguarda l'avanzamento nelle provvidenze riguardanti gli anziani, in modo par­ticolare gli anziani cronici non autosufficienti, sia un'opera di grande civiltà, che fa onore a coloro che l'hanno proposta e ancor più onore­rebbe la nostra città se fosse accolta e una volta accolta applicata. Parlo di proposito di "opera di civiltà". Una civiltà si misura non soltanto dal progresso tecnico, come ci vien detto e ripe­tuto da coloro che dal progresso tecnico traggo­no vantaggi immediati, ma anche dal fatto che il progresso tecnico non avvenga a scapito del progresso morale. Dobbiamo al progresso tecni­co se la vita umana è stata in questa ultima par­te del secolo immensamente prolungata. Ma so­lo il sentimento morale, che induce a immede­simarsi nelle sofferenze altrui, consente ai buo­ni cittadini e ai buoni legislatori di apprestare i mezzi affinché la vita degli anziani non sia sol­tanto, com'è di fatto in molti casi, semplice so­pravvivenza dolorosa a sé ed agli altri ma una continuazione decorosa, non umiliante, della propria esistenza. Che la vostra opera sia coro­nata dal successo».

 

Adesioni

Oltre a Norberto Bobbio, hanno dato la loro adesione alla proposta di legge di iniziativa popolare: Achille Ardigò - Sociologo, Mons. Giovanni Nervo - Presidente della Fondazione Zancan, Don Giannino Piana - Docente di Teologia, Alessandro Galante Garrone - Giurista, Mario Umberto Dianzanì - Rettore dell'Università di Torino, Alberto Conte - Pro-Rettore, Luigi De Rosa - Provveditore agli Studi di Torino, Fabrizio Fabris - Direttore dell'Istituto di Geriatria della Università di Torino, Gian Mario Bravo - Preside della Facoltà di Scienze Politiche, Ludovico Ber­gamini - Direttore dell'istituto di Clinica delle Malattie dei Sistema Nervoso e Preside della Società di Neurologia, Franco Bolgiani - Facoltà di Lettere e Filosofia dell'Università di Torino, Nicola Tranfaglia - Dipartimento di Storia della Università di Torino, Arnaldo Bagnasco - Dipar­timento di Scienze Sociali dell'Università di Torino, Gastone Cottino - Università di Torino - Facoltà di Giuridisprudenza, Tilde Giani Gallino - Università di Torino - Facoltà di Magistero, Luigi Ciotti - Coordinatore del Gruppo Abele, Luciano Tavazza - Presidente Nazionale del MO.V.I. - Movimento di Volontariato Italiano, Roberto Lovera - Presidente ANAPACA - Assistenza Ammalati Cronici, Carlo Trevisan - Esperto Problemi So­ciali, Francesco De Barberis - Consiglio Gene­rale Internazionale delle Società di S. Vincenzo de'Paoli, Maria Luisa Addario Saroni - Direttore Scuola per Assistenti Sociali di Torino, Mariella Peirone - Direttore Scuola per Educatori Firas, Associazione per la Lotta contro le Malattie Men­tali - Sezione di Torino, Centro per i Diritti del Cittadino Umberto Terracini di Torino e Moncalieri, Lega per ì Diritti dell'Uomo, ONMPIC - Opera Nazionale Mutilati - Poliomielitici e Invalidi Civili, Associazione Piemontese delle Cooperative di Servizi della Lega Piemonte, CGIL - Funzione Pubblica del Comprensorio di Torino, Chiesa Evangelica Valdese, SPI - CGIL - Leghe di Moncalieri - Trofarello - La Loggia.

 

 

 

Tabella 1

 

Regioni

Popolazione ultrasessantacinquenne alla data dell’1.1.1974

Ultrasessantacinquenni ricoverati in istituti di assistenza alla data dell’1.1.1974

Percentuale altrasessantacinquenni ricoverati alla data dell’1.1.1974

Popolazione ultrasessantacinquenne alla data dell’1.1.1988

Ultrasessantacinquenni ricoverati in istituti di assistenza alla data dell’1.1.1988

Percentuale ultrasessantacinquenni ricoverati alla data dell’1.1.1988

Posti previsti in RSA

Percentuale dei posti letto previsti nelle RSA rispetto ai ricoverati ultrasessantacinquenni alla data dell’1.1.1988

Piemonte

635.702

20.065

3,15

704.585

20.820

2,95

12.507

60

Valle d'Aosta

13.321

295

2,21

16.278

375

2,30

289

77

Lombardia

959.641

30.920

3,22

1.178.043

34.111

2,90

20.911

61

Trentino Alto-Adige

96.328

3.506

3,64

116.775

5.209

4,46

2.073

40

Veneto

470.850

14.555

3,09

590.715

18.620

3,15

10.485

56

Friuli Venezia Giulia

182.754

4.100

2,24

213.586

4.945

2,32

3.791

77

Liguria

299.451

4.366

1,46

346.223

4.446

1,28

6.146

138

Emilia Romagna

529.456

10.768

2,03

684.698

13.386

1,96

12.154

91

Toscana

524.493

8.171

1,56

625.841

8.501

1,36

11.109

131

Umbria

101.505

1.165

1,15

136.154

1.045

0,77

2.417

231

Marche

174.253

2.426

1,39

231.888

3.319

1,43

4.116

124

Lazio

471.220

3.115

0,66

640.313

4.629

0,72

11.366

246

Abruzzi

150.167

1.077

0,72

185.860

1.455

0,78

3.296

227

Molise

43.916

97

0,22

52.525

170

0,32

932

548

Campania

466.855

2.375

0,51

574.746

1.849

0,32

10.202

552

Puglia

352.123

1.826

0,52

441.960

2.807

0,64

7.845

279

Basilicata

66.008

317

0,48

81.333

378

0,46

1.444

382

Calabria

211.716

871

0,41

256.507

1.252

0,49

4.553

364

Sicilia

529.310

3.216

0,61

623.408

3.658

0,59

11.066

302

Sardegna

158.525

1.562

0,99

185.777

2.496

1,34

3.298

132

ITALIA

6.437.594

114.793

1,78

7.887.215

133.471

1,69

140.000

105

 

 

 

(1) Coordinatore della Conferenza Episcopale Italiana per i rapporti Chiesa - Territorio e Presidente della Fondazione Zancan.

(2) Non una lira è stata stanziata per il servizio di ospe­dalizzazione a domicilio, per la cui istituzione le spese d'investimento sono praticamente uguali a zero, mentre per la creazione di un posto letto la spesa è di 80-100 milioni. Inoltre, i costi di gestione dell'ospedalizzazione a domicilio sono di gran lunga inferiori alle rette di ricovero in ospedale e addirittura concorrenziali rispetto a quelle degli istituti d'assistenza. Cfr. F. Fabris e L. Pernigotti, Cinque anni di ospedalizzazione a domicilio - Curare a casa malati acuti e cronici: come e perché, Rosenberg & Sellier, Torino, 1990, pp. 179.

(3) Si cita, ad esempio, Istituto di ricerche sulla popo­lazione, Rapporto sulla situazione demografica in Italia, Roma, novembre 1988.

(4) Cfr. la lettera aperta inviata al Presidente del Con­siglio dei Ministri e al Ministro della sanità dal Gruppo nazionale CSPSS - ISTISSS in data 26 novembre 1990. Il testo è riportato nell'editoriale del n. 92, ottobre-dicem­bre 1990 di Prospettive assistenziali.

(5) La deliberazione è riportata sul supplemento ordina­rio dei Bollettino ufficiale della Regione Lazio n. 26 del 20 settembre 1990.

(6) Cfr. in questo numero, la relazione dei Gruppo permanente dì lavoro per gli interventi alternativi al ricovero «Le residenze sanitarie assistenziali nell'ambito degli in­terventi rivolti agli anziani e agli altri soggetti non auto­sufficienti».

(7) Si noti che a Torino, dal 1976, per gli handicappati si è sempre solo provveduto alla creazione di comunità alloggio per ì soggetti per i quali non era possibile la permanenza in famiglia.

(8) Cfr., in particolare, l'editoriale del n. 92, ottobre-dicembre 1990, di Prospettive assistenziali e il testo della proposta riportato nello stesso numero a pag. 9 e segg.

(9) Particolarmente necessaria e urgente è la costituzione di Comitati di difesa dei diritto alle cure sanitarie degli anziani cronici non autosufficienti. Detti Comitati dovrebbero anche avere lo scopo di tutelare i casi sin­goli, fornendo la necessaria consulenza. Un valido punto di riferimento è costituito dalla Carta rivendicativa dei diritti degli anziani cronici non autosufficienti. riportata in questo numero.

(10) Convegno di Milano del 20-21 maggio 1988 i cui atti sono stati pubblicati nel volume AA.VV., Eutanasia da abbandono - Anziani cronici non autosufficienti: nuovi orientamenti culturali e operativi, Rosenberg & Sellier, Torino, 1988.

 

 

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