Prospettive assistenziali, n. 92, ottobre-dicembre 1990

 

 

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

 

 

DIBATTITO E ESPERIENZE DI INSERIMENTO LAVORATIVO DI HANDICAPPATI INTELLETTIVI

 

Organizzato dalla Città di Ivrea, dal CSA (Coordinamento sanità e assistenza fra i movimenti di base di Ivrea), dall'Assessorato all'assistenza ed alla sanità della Provincia di Torino e dalla USSL 40 hanno avuto luogo ad Ivrea in data 26 ottobre un seminario ed un incontro pubblico sull'inserimento lavorativo degli handicappati intellettivi.

Il seminario del pomeriggio si è aperto con la presentazione del progetto dell'USSL 40 illustrato da Carla Avalle, responsabile del Cen­tro socio-terapeutico della Provincia di Torino. Scopo del progetto è la preparazione al lavoro di utenti con handicap intellettivo le cui poten­zialità, se sviluppate e correttamente indirizzate, possono far sperare in un possibile inserimento lavorativo.

L'obiettivo è, dunque, la conquista del posto di lavoro e la dimostrazione concreta, attraverso percorsi di tirocinio in azienda, della capa­cità lavorativa posseduta, anche da persone con insufficienza mentale.

Antonio Buzzigoli, rappresentante del Sindacato, in quanto operatore della CISL di Torino e tra i promotori dell'accordo siglato con la CONFAPI nel novembre scorso che prevede la assunzione di 32 insufficienti mentali, ha centrato il suo intervento sulla necessità di una politica di incentivazione seria. Egli ritiene, infatti, che non esista una solidarietà manifesta. Pertanto ogni assunzione «difficile», come può essere appunto quella dell'insufficiente menta­le, comporta un prezzo da pagare.

Per esempio, egli ha ricordato che il Sindacato ha già concesso la nominatività per l'assunzione degli handicappati fisici, nonché la possibilità di assunzioni a tempo determinato. Viceversa, nel caso degli insufficienti mentali dell'accordo con la CONFAPI, il prezzo è stato pagato dai lavoratori cosiddetti «normali», per i quali il Sindacato ha concesso alle imprese il lavoro durante il sabato e la domenica. In questo con­testo, denuncia la mancanza di una contratta­zione tra l'ente pubblico (assessorato al lavoro) e le imprese per la difesa dei lavoratori «debo­li».

Maria Grazia Breda, del CSA di Torino, pone innanzitutto l'accento sull'esigenza di differen­ziare le esigenze delle persone handicappate in base al loro handicap (fisici, sensoriali, intellet­tivi, psichici). Diverso è l'inserimento lavorativo di una persona con handicap fisico o sensoriale, sovente in grado di esprimere una piena capa­cità lavorativa se il collocamento è mirato e considera quindi le sue potenzialità in relazione al posto di lavoro, diverso è il problema relativo agli handicappati intellettivi e a quelli psichici, per i quali è indispensabile assicurare anche una formazione adeguata.

Pur condividendo gli obiettivi del progetto dell'USSL 40, Breda sottolinea che non è tuttavia compito dell'USSL gestire programmi di forma­zione professionale o, come in questo caso, di preparazione al lavoro. È, invece, importante che ci si attivi affinché i tre centri di formazione pro­fessionale presenti nel territorio aprano corsi prelavorativi, sulla base della esperienza po­sitiva del Comune di Torino.

Il corso prelavorativo ha, infatti, dimostrato ampiamente di essere un valido ponte tra la scuola dell'obbligo e il mondo del lavoro, poi­ché permette di conoscere le reali capacità la­vorative dei soggetti con insufficienza mentale, garantendo una situazione formativa in un cen­tro di formazione professionale normale.

Due sono i grossi limiti dell'esperienza della USSL 40, peraltro in parte rilevata nella stessa presentazione. Il primo è dato dall'isolamento dei ragazzi che percepiscono l'esclusione in cui si trovano (centro socio-terapeutico); il secondo è che gli assessori competenti in materia di lavoro e di rapporti con le imprese produttive non sono affatto coinvolti nel progetto, che vede pertanto impegnate risorse (in termini di perso­nale, oltre che di finanziamenti) del settore as­sistenziale che vengono di fatto sottratte agli interventi diretti ai soggetti handicappati gravi, per i quali c'è il rischio che l'unico riferimento certo resti purtroppo solo la famiglia.

Sintetica, ma efficace, la testimonianza di Sil­vio Gianotti, giovane titolare di una tipografia di Ivrea, che ha raccontato come sia stato possibi­le e positivo inserire un ragazzo con insufficien­za mentale presso la sua azienda. Ha rilevato che, pur in presenza di una resa produttiva a volte inferiore alla media, l'inserimento non ha dato preoccupazioni, poiché si è scelto una man­sione adatta e si è costruita la collaborazione con gli altri lavoratori.

Ha concluso Emilia De Rienzo che ha presen­tato il libro di prossima pubblicazione Handicap: Il lavoro conquistato, che uscirà nella collana «Quaderni di Promozione sociale», edita da Rosenberg & Sellier. Significativa la sua testi­monianza e il racconto di alcune interviste, che hanno confermato quanto sia importante impe­gnarsi per 1a conquista del posto di lavoro per gli handicappati intellettivi, persone in grado di comprendere la loro situazione, di avere esigen­ze al pari degli altri esprimibili anche con il la­voro, lavoro che li aiuta a crescere come sog­getti autonomi, non dipendenti per tutto e in tutto dalla famiglia. A questo proposito, è stato anche sottolineata la necessità che la famiglia stessa creda nelle capacità del figlio e insista perché, se in grado di lavorare, non finisca in si­tuazioni protette e assistenziali.

Il dibattito si è arricchito di altre esperienze presenti nel territorio regionale, come quella di Alessandria, gestita però anche in questo caso dall'USSL, seppur con una relativa collaborazio­ne della formazione professionale e un positivo stabile tavolo di incontro con le associazioni de­gli imprenditori.

Significativa anche I,'esperienza di Settimo Torinese presentata da Baratta della CISL Tes­sili, oggetto di una intesa sottoscritta dal Sin­dacato con le piccole imprese, che prevede l'in­serimento di persone con insufficienza mentale in accordo con progetti di formazione dell'Ente locale.

È stato sollevato poi il problema di chi rientra nella sfera della «malattia mentale». Anche la Corte costituzionale ha mantenuto purtroppo la confusione con la dicitura handicappati psichi­ci; è stato invece ribadito quanto sia importante distinguere gli insufficienti mentali, che hanno un handicap di natura organica e ingiustamente sono iscritti tra gli psichici dagli handicappati di natura psichiatrica, per i quali, a differenza degli insufficienti mentali, è necessario interve­nire con sostegni e tutele adeguate.

Interessanti due provocazioni. Una da parte di un datore di lavoro, che ha voluto ricordare la mancanza di disponibilità al dialogo tra le parti in causa e la disinformazione dei datori di lavo­ro al riguardo; l'altro di una persona con handi­cap fisico, che ha invece sollevato il problema delle barriere architettoniche che sono spesso ostacoli all'avviamento al lavoro poiché richie­dono spese che i datori di lavoro non vogliono sostenere.

Interessante è stato il video presentato da Marisa Perenchio, responsabile del Servizio di neuropsichiatria infantile dell'USSL 40, che ha permesso di indirizzare il seminario e il dibattito nella corretta direzione, in quanto si è potuto vedere attraverso le Immagini e le interviste

che si tratta di persone veramente In grado dl svolgere lavori utili e di essere proficuamente inserite nelle normali aziende.

La tavola rotonda, presieduta da Mario Tortel­lo, direttore della Collana «Quaderni di Promo­zione sociale», si è aperta con la proiezione dl un video, realizzato dalla Provincia di Torino, che ha ripreso sul posto di tirocinio/lavoro i giovani insufficienti mentali protagonisti del progetto dell'USSL 40. Li abbiamo visti al distributore di benzina, in tipografia, nel magazzino del com­merciante all'ingrosso, nella cura dei giardini pubblici.

Il presidente dell'USSL 40, Fiorenzo Grijuela, nel ricordare che sono circa 130 i soggetti han­dicappati insufficienti mentali dell'USSL 40 in attesa di occupazione, ha posto l'accento sulla necessità di passare dal concetto di assistenza a quello di diritto al lavoro:

- adoperandosi per la modifica dell'attuale legge sul collocamento obbligatorio;

- assicurando sgravi e/o incentivi alle aziende;

- promuovendo una nuova mentalità per su­perare l'equazione handicappato uguale assi­stito.

Anche la formazione professionale va ricon­vertita, in quanto l'USSL 40 ha dovuto supplire alla mancanza di corsi prelavorativi sull'esem­pio di Torino) per insufficienti mentali, che po­trebbero essere realizzati nei tre centri di for­mazione professionale presenti nel territorio.

Luisa Pavia, direttore del personale del maglificio di Biella (noto per il marchio Liabel), ha confermato che l'inserimento di lavoratori con problemi particolari è possibile e comporta diffi­coltà superabili purché siano salvaguardate al­cune condizioni­:

- l’azienda è convinta che sia importante realizzare non solo un giusto profitto, ma anche una funzione sociale;

- il posto di lavoro è ricercato con cura ed è idoneo alle capacità del giovane da inserire;

- si tenga conto della loro difficoltà a cam­biare e ad adattarsi ad altre situazioni. Occorre quindi garantire una certa stabilità sia per quan­to riguarda il posto di lavoro, sia le mansioni­;

-  i compagni di lavoro, dai capi reparto agli operai, siano consapevoli quanto l'azienda dell’enorme valenza sociale che ha in sé l'inseri­mento di queste persone.

Se si crede, conferma la Pavia, l’inserimento procede ed i risultati sono buoni per tutti. Queste persone sono «fedeli, sempre presenti, sop­portano le tensioni. non sono mai stanche, sono sempre sveglie al mattino quando arrivano.... non solo possono lavorare bene, ma ad un certo punto non si può fare a meno di loro...».

Antonio Buzzigoli, in rappresentanza del Sin­dacato, ha riportato l'attenzione dei presenti alle realtà che sono molto diverse da quanto presentato e raccontato sia dal video, che dalla signora Pavia. Per procedere all'assunzione ef­fettiva dei 32 insufficienti mentali, secondo l'ac­cordo stipulato con l'Associazione Piccole Im­prese, si dovrà ricorrere - sostiene - a mo­menti di forza e di contrattazione per le difficoltà frapposte dagli imprenditori. Inoltre, siamo in presenza di un sistema politico che, se da un lato sancisce il diritto al lavoro, dall'altro non è attrezzato per esigerlo.

Molto interessante anche la testimonianza di Francesco Bruno, ex Assessore al personale del Comune di Torino, che ha ripercorso il cammino su cui si è proceduto nell'arco di sei anni alla assunzione nei ruoli del Comune di oltre 400 operatori (così ha sempre definito le persone handicappate) tra cui più di 80 insufficienti men­tali. Ciò si è realizzato anche grazie alla collabo­razione delle organizzazioni sindacali, nonché all'incessante sollecitazione del CSA che si è adoperato affinché fosse assicurata anche a questa categoria una percentuale di assunzioni. Gli inserimenti sono avvenuti di norma senza problemi.

 

 

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