Prospettive assistenziali, n. 90, aprile-giugno 1990

 

 

LA REGIONE EMILIA ROMAGNA E IL COMUNE DI MODENA RILANCIANO LE CASE PROTETTE ASSISTENZIALI PER GLI ANZIANI MALATI NON AUTOSUFFICIENTI

 

 

Promosso dal Comune di Modena in collaborazione con l'USL 16 e la Regione Emilia Romagna, ha avuto luogo a Modena, nei giorni 7 e 8 febbraio 1990 il convegno «Anziani non autosufficienti - Programmazione, gestione e valuta­zione dei servizi residenziali e diurni».

Non entriamo nel merito specifico dei singoli interventi che si sono articolati nelle due intense giornate di lavoro, perché dovrebbero essere presto pubblicati gli atti.

Ci interessa invece esporre alcune riflessioni circa l'impostazione complessiva del convegno che ha, a nostro avviso, condizionato volutamen­te l'orientamento dei lavori.

Scopo di questo incontro, ma in particolare di un convegno a carattere nazionale, dovrebbe essere quello di permettere lo scambio e il con­fronto con le diverse realtà e di sviluppare l'in­teresse dei partecipanti alla ricerca del modello più consono alle esigenze delle persone di cui si parla, nel rispetto dei loro diritti.

Naturalmente è logico che i promotori, in quanto tali, abbiano maggiori possibilità di in­fluenzare i convegnisti, anche per il fatto che la scelta dei relatori è di loro competenza. Ci sem­bra invece molto scorretto pretendere di dare un'informazione a senso unico, condizionando il dibattito con interventi preordinati e tutti ov­viamente a favore della linea sostenuta dagli organizzatori, salvo lasciare 30 minuti dell'ultima giornata al pubblico, «libero» di esprimere il proprio parere.

Non è un caso che solo in quest'ultima fase del convegno siano esplosi i conflitti di compe­tenza tra sanità e assistenza (che è il nodo cru­ciale in questa materia) e la mancanza di chia­rezza della posizione del Governo, posizione che è stata espressa dal Sottosegretario alla sanità, On. Marinucci. Essa ha ribadito che, per quanto riguarda i 140 mila posti letto previsti dall'art. 20 della legge 11 marzo 1989 n. 67, le strutture (e cioè i «muri») saranno finanziati dal Ministe­ro della sanità, mentre il Ministero stesso non definirà a chi compete la gestione (comparto sanitario o comparto assistenziale), questione che verrà normata dalle Regioni a loro discre­zione.

La seconda amara riflessione ci viene invece nel prendere coscienza, ancora una volta, del fatto che per ora, in Italia, non c'è né partito, né colore politico, che sia sensibile ai diritti e, quin­di, alle esigenze degli anziani non autosufficienti cronici.

Sia l'Assessore DC Bracco del Comune di To­rino, sia l'Assessore PCI Bastico del Comune di Modena, sono esemplari nel dichiarare quanto sia fondamentale e prioritario potenziare al mas­simo i servizi a domicilio per permettere all'an­ziano di restare il più a lungo possibile a casa propria, salvo poi concentrare, entrambi, la de­stinazione dei fondi e del personale alle struttu­re di ricovero, invece che ai servizi sul territorio, in particolare all'ospedalizzazione a domicilio, così come ha tentato di sottolineare nel suo bre­ve intervento il rappresentante del Gruppo vo­lontari anziani della città di Modena.

Nella sua relazione l'Assessore Bastico so­stiene (come l'Assessore di Torino) pretestuo­samente che questi anziani «non sono malati», in quanto sono «stabilizzati» e pertanto ciò di cui hanno bisogno fondamentalmente è di una buona assistenza.

Ma non aggiunge che si tratta di una assisten­za a pagamento e che la retta «alberghiera» pagata nelle case protette di Modena raggiunge anche le 60 mila lire al giorno per anziani non autosufficienti! Si trascura, infatti, per tutto il convegno, di affrontare il nodo delle rette che vengono richieste ai ricoverati e ai loro parenti; nonostante che le leggi vigenti prevedano il di­ritto alle cure sanitarie gratuite per questi an­ziani.

Ne consegue che per gli Assessori del Comune e della Provincia di Modena le future RSA (residenze sanitarie assistenziali) e i relativi miliardi stanziati con la finanziaria (ex art. 20 legge 67/1988) non possono che essere destinati al comparto assistenziale.

Non importa se gli anziani cronici non auto­sufficienti hanno per legge diritto ad un'assisten­za sanitaria gratuita, oltre che ad essere trattati umanamente e dignitosamente; non importa se il settore assistenziale, per legge, non può ero­gare cure sanitarie (un medico di Bologna, che lavora in una casa protetta, si sfoga nel breve dibattito denunciando che ha a disposizione 6 ore alla settimana per 30 pazienti: 1 minuto per la cartella e 1 minuto per il paziente!); non im­porta se già ora il personale non è più in grado di offrire le prestazioni necessarie, perché, co­me è stato segnalato da un operatore O.S.A. (operatore sanitario assistenziale), intervenuto al termine del convegno, gli ospiti delle case protette sono ormai quasi tutti non autosuffi­cienti.

Ci sembra allora che non si tratti tanto di pre­tendere la «sanitarizzazione di interventi che non sono sanitari», come è stato replicato al nastro intervento dai sostenitori di questo nuovo «corso» dell'assistenza, quanto piuttosto di ri­chiedere per chi è malato, tutte le cure sanitarie di cui ha bisogno.

E in Italia alla cura dei malati è preposto i! comparto sanitario, non certo quello assisten­ziale. Cure sanitarie non equivale a ospedale; comunque, è bene cominciare a smitizzare l'altro luogo comune per cui solo all'assistenza si as­socia l'umanizzazione del servizio. E sufficiente un breve viaggio tra gli istituti di assistenza che ricoverano anziani cronici non autosufficienti per cambiare subito parere.

 

 

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