Prospettive assistenziali, n. 85, gennaio-marzo 1989

 

 

Specchio nero

 

 

MALATI MENTALI ACUTI E MALATI FISICI NON AUTOSUFFICIENTI: UNA CONVIVENZA DRAMMATICA

 

Un anziano ricoverato nella Casa di riposo di Pistoia, del tutto paralizzato e indifeso, è stato ucciso il 16 novembre scorso dal suo compagno di stanza, che, nel passato, era già stato ricoverato in ospedale psichiatrico per episodi di violenza.

Il fatto ripropone con forza e con drammatica evidenza il problema delle modalità sbrigative con cui sono effettuati molti ricoveri nelle cosiddette case protette, e mette in luce le nefaste convivenze imposte per l'emarginazione dei più deboli.

L'Assessore alla sicurezza sociale (sic!) della Regione Toscana, Bruno Benigni, ha tentato di cavarsela dichiarando: «Il fatto accaduto è di quelli che si possono ascrivere ad una circostan­za imprevedibile».

 

 

LE BAMBOLE DISABILI: DALL'INNATURALE PUÒ NASCERE SOLO REPULSIONE, NON SOLIDARIETÀ

 

«Negli Stati Uniti stanno ottenendo un grande successo le Bambole Hals Pals. Si tratta di bambole costruite deliberatamente con una visibile malformazione fisica, come un arto amputato, un cornetto acustico per ovviare alla sordità, spessi occhiali da vista o la mancanza di un occhio o di qualche altro organo. Lo scopo educativo è assai chiaro: abituare i bambini ad avere cura ed amare anche un bambolotto con un difetto fisico. Un at­teggiamento del genere renderà naturalmente il bambino ad essere più disponibile e comprensivo verso piccoli malformati. Inoltre, il bambino di­sabile saprà di non essere il solo a soffrirne e che altri coetanei sono vittima come lui dell'handicap, ma che ciò non impedisce normali rapporti di af­fetto e socializzazione. La creatrice, Susan Ander­son, dice di aver avuto l'idea in un ospedale per bambini, dove medici umani e comprensivi spie­gavano prima al piccolo malato, mostrandoglielo su un orsacchiotto, dove stava il male e come lo avrebbero eliminato».

Questo sconcertante trafiletto di «propaganda» non è tratto da un dépliant pubblicitario della ca­sa produttrice, ma purtroppo da una sede insolita, che dovrebbe dimostrare ben altra sensibilità: si tratta del numero speciale di Natale 1988 del gior­nale «Giallo di sera», scritto e stampato da han­dicappati «gravi e gravissimi» dei Centri territo­riali di riabilitazione del Comune di Milano...

 

 

OPERATORI ACEFALI

 

Con un ordine di servizio, l'Assessore all'assi­stenza e il Dirigente amministrativo dei servizi sociali del Comune di Torino hanno disposto che «nelle relazioni sui minori redatte dai Servizi so­ciali decentrati per l'invio di competenza di que­sto assessorato al Tribunale per i minorenni, non vi sia alcuna proposta operativa, ma che le stesse relazioni concludano esclusivamente con la dizio­ne "tanto si comunica per gli eventuali provvedi­menti che il Tribunale intenderà assumere”».

In sostanza gli operatori devono solo fotogra­fare la situazione. Per le proposte di intervento devono essere acefali.

Le disposizioni dell'Assessore e del Dirigente amministrativo ci fanno venire in mente l'ordine mussoliniano «Qui si lavora, non si discute».

 

 

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