Prospettive assistenziali, n. 83, luglio-settembre 1988

 

 

Notiziario dell'Unione per la lotta contro l'emarginazione sociale

 

 

PRIVATIZZAZIONE DELLE IPAB: LETTERA AL PRESIDENTE DELLA CORTE COSTITUZIONALE

 

Il Comitato per la difesa dei diritti degli assi­stiti in data 19 agosto 1988 ha inviato la seguente lettera al Presidente della Corte costituzionale e al Direttore de «L'Unità».

 

«Abbiamo letto su “l'Unità” del 7 agosto u.s., l'intervista di Fabio Inwinki e Antonio Zollo «Parla il Presidente della Corte costituzionale Francesco Saja: Bisogna attuare maggiormente il principio solidaristico tra cittadini e istituzioni»

«Segnaliamo che la sentenza della Corte Co­stituzionale n. 396 del 7 aprile 1988 consente praticamente a tutte le IPAB (Istituzioni pubbli­che di assistenza e beneficenza), di passare dal settore pubblico a quello privato.

«Anche per la mancanza di qualsiasi idonea regolamentazione (a questo proposito nella sen­tenza non c'è nemmeno una parola per ricordare il problema), il passaggio delle IPAB al settore privato può comportare l'uso anche a fini non as­sistenziali dei patrimoni (secondo alcuni ammon­tanti complessivamente a 40-50 mila miliardi) o la dissoluzione dei beni stessi da parte dei pri­vati che praticamente non devono sottostare ad alcun vincolo e a nessun controllo.

«Al riguardo va osservato altresì che le IPAB hanno lo scopo di “prestare assistenza ai poveri, tanto in istato di sanità, quanto di malattia”, mentre nessuna finalità è prevista per quelle che verranno privatizzate, nemmeno il rispetto della volontà dei fondatori.

«Risulta evidente un gravissimo pregiudizio per le centinaia di migliaia dei cittadini poveri, che spesso non hanno nemmeno i mezzi per pro­curarsi quanto necessario per sopravvivere.

«È questa la solidarietà auspicata dal Presi­dente della Corte Costituzionale?».

 

 

LETTERA AL SEN. BOMPIANI

 

Riportiamo integralmente la lettera inviata in data 18 luglio 1988 al Sen. A. Bompiani dal Co­mitato per la difesa dei diritti degli assistiti.

 

«Abbiamo esaminato il Suo disegno di legge n. 922 “Legge-quadro sulla condizione dell'an­ziano” e siamo rimasti molto sorpresi circa la previsione di “residenze o case di riposo (che) accolgono e garantiscono la permanenza anche di anziani non autosufficienti o ammalati cronici» (art. 11).

«Se non si vogliono creare discriminazioni, agli anziani ammalati cronici dovrebbero essere previste le stesse forme di intervento (domici­liari, ambulatoriali, ospedaliere) stabilite per gli altri cittadini.

«Ancora più grave è la previsione, contenuta nella Sua proposta di legge, di attribuzione delle competenze per gli ammalati cronici al settore assistenziale, settore al quale appartengono le case di riposo.

«Questa sua posizione ci è ancora più incom­prensibile, dopo aver ascoltato le dichiarazioni da Lei fatte nel corso della presentazione del documento “Diritti ed esigenze delle persone malate gravemente non autosufficienti”, presen­tazione che ha avuto luogo a Roma il 10 marzo 1987. In tale occasione Lei non solo aveva preso posizione contro il trasferimento delle funzioni dal settore sanitario a quello assistenziale previ­sto dal D.P.C.M. dell'8 agosto 1985, ma si era anche impegnato a promuovere un dibattito in sede alla Commissione Sanità che Lei presie­deva».

 

 

CARENZA DI INFERMIERI

 

In data 5 maggio 1988 «La Stampa» ha pub­blicato la seguente lettera del Coordinamento Sanità e Assistenza fra i movimenti di base, let­tera rimasta finora senza risposta da parte della Regione Piemonte.

 

«Da anni la Regione Piemonte e le Usl lamen­tano la mancanza di infermieri professionali. Per tale motivo - viene detto - sono carenti i ser­vizi ospedalieri e ambulatoriali. La carenza è to­tale a livello domiciliare. Solo presso l'Usl 8 di Torino funziona un servizio di ospedalizzazione a domicilio con 10 infermieri, la cui validità è sta­ta messa in risalto dalla lettera pubblicata su Specchio dei tempi del 24 aprile.

«Di fronte a questa situazione, è sconcertante leggere sul Bollettino ufficiale che la Regione ha autorizzato il trasferimento presso altre Usl (Pa­lermo, Agrigento, Roma, ecc.) di 16 tra infermieri e altri operatori sanitari. Sembra che negli ulti­mi 5 anni detti trasferimenti siano stati alcune centinaia. È giustificata questa emorragia?».

 

 

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