Prospettive assistenziali, n. 83, luglio-settembre 1988

 

 

LE «BADANTI» IN OSPEDALE: UNA SPERIMENTAZIONE INNOVATIVA

LINO NARDOZZI (1) - AUGUSTO ZAPPI (2) - MASSIMO PIERATELLI (3)

 

 

L'impressione che si ha quando si affronta la tematica dell'assistenza negli ospedali italiani è che sembra esserci una discrepanza fra il nume­ro di persone in servizio e i livelli di assistenza erogati. Infatti, nonostante si siano raggiunti valori medi intorno all'1,7-2 addetti per posto letto (in molti casi al di sopra della media europea di 1,5-1,6) e che si sia anche fatto un notevole sfor­zo per qualificare detto personale con un obiettivo miglioramento quali-quantitativo globale, la popolazione denuncia continuamente una insuffi­cienza nell'assistenza particolarmente nei setto­ri non intensivi.

Le maggiori lamentele non riguardano tanto la fascia di assistenza specializzata, quanto l'«assi­stenza di base», volendosi intendere con questo termine l'assistenza alle funzioni più semplici in pazienti non autosufficienti (l'alimentazione, l'igiene personale, il riordino dei letti, la sorve­glianza continuativa ecc.).

L'incapacità della struttura ospedaliera a dare autonomamente risposte soddisfacenti all'assistenza di base ha spinto la popolazione a ricor­rere sempre più di frequente all'utilizzo di «ba­danti» a pagamento. Si è creato un fiorente mer­cato per l'assistenza di base integrativa a paga­mento con la formazione di vere e proprie pro­fessioniste del settore ed addirittura di coopera­tive specifiche di servizio.

Per porre nella giusta ottica il fenomeno va subito rilevato che l'ospedale, sin dalle sue ori­gini ha sempre fatto ricorso ad aiuti esterni per le funzioni assistenziali più semplici. Tale fun­zione, sino a pochi decenni fa, era svolta quasi esclusivamente dai parenti dei pazienti o tutt'al più da amici o conoscenti.

I cameroni di degenza affollati di familiari che facevano assistenza più o meno continuativa ai propri congiunti in ospedale sono ben documen­tati anche nelle foto d'epoca.

Il rapido passaggio da una società contadina ad una industriale e post-industriale ha in pratica provocato la scomparsa dei nuclei familiari mol­to numerosi nei quali alcuni componenti si dedi­cavano ad accudire gli altri membri lavoratori. Il nuovo modello micro-familiare, composto qua­si esclusivamente da unità tutte lavorative, non ha più permesso una distinzione dei ruoli e per­tanto anche l'assistenza a propri congiunti rico­verati è stata affidata a mano d'opera extra-fami­liare, che è stato possibile remunerare grazie al maggior benessere economico raggiunto. Il feno­meno nuovo in ospedale è quindi il pagamento delle assistenze di base e non la presenza di per­sone deputate a svolgere l'assistenza integra­tiva.

Negli ultimi decenni è anche notevolmente cambiata la tipologia del paziente ricoverato ne­gli ospedali e di conseguenza sono mutati i bi­sogni assistenziali.

Le cause di ciò possono individuarsi in:

a) invecchiamento della popolazione per l'au­mento della vita media;

b) prevalenza delle malattie cronico-degenera­tive rispetto a quelle acute;

c) sviluppo tecnologico della medicina sia in termini diagnostici che curativi;

d) ricorso sempre più frequente alla spedaliz­zazione.

Tralasciando di approfondire tali temi su cui esiste una abbondante letteratura, va rilevato co­me l'incremento del personale avvenuto in que­sti anni sia andato a potenziare prevalentemen­te i settori che più promettevano di elevare i li­velli di salute (settore diagnostico ad alta spe­cializzazione, interventistico ecc.) e in misura minore i settori assistenziali non intensivi. Se è pur vero che anche in questi settori l'assistenza è di norma migliorata in termini quali-quantitati­vi, essa non è certo ancora sufficiente per copri­re la fascia assistenziale svolta dai familiari o dai loro vicari (badanti).

A tutto ciò si deve aggiungere che il trend di sviluppo professionale degli operatori paramedi­ci iniziato negli anni '60, con il conseguente alli­neamento agli standard europei, ha portato in Italia all'abolizione di figure intermedie assisten­ziali quali l'infermiere generico che, proprio per il suo background culturale, era particolarmente impiegato nei compiti di «assistenza di base».

La richiesta che viene attualmente avanzata a gran voce dalla popolazione è che il servizio sa­nitario nazionale si faccia carico integralmente dell'assistenza ai ricoverati coprendo anche la fascia di «assistenza di base» attualmente a ca­rico delle famiglie.

La richiesta trova fondamento ideologico nel continuo espandersi negli ultimi decenni dello «Stato sociale».

La riforma sanitaria, che in effetti è uno dei pi­lastri del «Welfare state» italiana, ha dato an­cora maggiore impulso all'idea di uno Stato che debba rispondere ad ogni bisogno.

Purtroppo sino ad oggi lo risorse attribuite al S.S.N. sono assolutamente insufficienti per ri­spondere ad una domanda così generalizzata. Tant'è che la riforma risulta addirittura disattesa in molte sue parti, e la medicina incapace di te­nere il passo con gli sviluppi tecnologici. In que­ste condizioni non si possono certo ipotizzare li­velli assistenziali più alti degli attuali. Indubbia­mente, se i finanziamenti fossero tali da permet­tere uno sviluppo dello «Stato sociale» a così ampio respiro, la copertura adeguata anche dal­l'«assistenza di base» da parte del S.S.N. po­trebbe essere considerata un canale prioritario sia per importanza che per criticità, per l'alloca­zione di nuove risorse.

Al contrario le ultime leggi finanziarie, che de­finiscono tra l'altro livelli assistenziali abbastan­za bassi, il blocco ormai pluriennale degli orga­nici, il costante aumento di vincoli normativi, le varie ipotesi di «riforma della riforma» che stan­no circolando, vanno tutte nella direzione di ipo­tizzare un indirizzo strategico di contenimento della spesa sanitaria e non fanno presagire per il futuro una ulteriore espansione dello «Stato sociale», limitando anche fortemente i margini di manovra per una riconversione delle risorse.

Certo che, se si dovesse rispondere a tutta la domanda della popolazione (tutto, gratis, subito, a tutti e ad alto livello tecnologico), bisognereb­be investire in Sanità una quantità di risorse ipo­tizzabile intorno al 9% del reddito nazionale lor­do, risorse queste che invece sembra vengano giudicate al momento incompatibili con i piani di sviluppo di un Paese in era post-industriale.

D'altro canto anche in altri Paesi, con un S.S.N. simile al nostro, si sono avuti mutamenti di indirizzo tendenti alla selezione del bisogno ri­spetto alla domanda sanitaria, con conseguente allocazione prioritaria delle risorse nei settori a più alto «rischio sociale» (ospedali, prevenzio­ne, fasce protette ecc.) e con ridimensionamen­to di quelli con un minor rapporto costo-benefici verificabile.

Le «assistenze di base», pur non rientrando attualmente nell'ambito dei flussi di spesa prio­ritari, potrebbero però già considerarsi un pro­blema con maggior criticità e importanza rispet­to ad esempio alla risposta indiscriminata e gra­tuita alla domanda di esami di laboratorio e far­maci.

Risulta chiaro comunque come «l'assistenza di base», e più in generale l'aumento quali-quanti­tativo dei livelli assistenziali in ospedale, sia una tematica che per essere affrontata richiede, oltre che l'allocazione di nuove risorse, anche un radicale ripensamento della struttura di base e dei modelli organizzativi dei reparti, rimasti immutati ormai da troppo tempo.

A Ravenna negli ultimi anni il fenomeno delle «badanti» in ospedale aveva assunto dimensio­ni veramente preoccupanti per cui l'Amministra­zione, falliti tutti i tentativi di migliorare la situa­zione attraverso regolamentazioni o contributi sociali alle famiglie, ha avviato una sperimenta­zione che risolvesse in modo radicale il proble­ma fornendo direttamente assistenze gratuite in tutti i casi in cui se ne fosse ravvisata la neces­sità.

È stata pertanto attivata una convenzione con due cooperative specializzate che fornisse­ro il personale necessario (4). II budget assegna­to è stato di 50 milioni mensili per un totale di 600 milioni annui. Ciò ha permesso di usufruire di operatori per la copertura di 7 turni di 24 ore o più turni di 12 ore secondo le necessità..

Ogni unità lavorativa non poteva assistere più di 4 pazienti contemporaneamente.

Si è creato un apposito sistema per la valuta­zione delle richieste che venivano filtrate attra­verso i responsabili di reparto, le Assistenti so­ciali e la Direzione sanitaria.

Ovviamente le risorse sono state utilizzate soprattutto da quei reparti a maggior bisogno di «assistenza di base» (Medicine, Neurologia ecc.) e solo marginalmente dagli altri reparti.

Dopo circa un anno di sperimentazione si pos­sono trarre già le prime conclusioni. L'esperien­za di Ravenna essendo unica in Regione, ed a quanto ci consta, unica anche in Italia, assume grande interesse sia dal punto di vista culturale, che da quello della valutazione del costo-benefi­ci dell'operazione. Inoltre l'introduzione di que­sta nuova forma assistenziale ha portato ad un ripensamento globale della problematica dell'as­sistenza in ospedale ed a formulare anche una ipotesi concreta di riorganizzazione per l'ospe­dale di Ravenna.

Le indicazioni scaturite dalla sperimentazione possono essere così riassunte:

A) la popolazione ha accolto ovviamente con favore l'iniziativa con un notevole aumento degli indici di gradimento per il servizio pubblico. In­fatti molti pazienti non sono più voluti andare in casa di cura privata convenzionata, anche se in essa veniva garantito un maggior confort alber­ghiero, proprio perché non era presente il servi­zio di assistenza continuativa;

B) l'esperienza ha rilevato un'oggettiva defi­cienza dell'assistenza di base erogata nei repar­ti, proporzionale alla presenza di ricoverati con vari gradi di non autosufficienza ed ha conferma­to un soddisfacente livella dell'assistenza spe­cialistica infermieristica, che è peraltro ulterior­mente migliorata grazie allo sgravio dell'attività svolta dalle assistenze di base nei reparti ove esse erano presenti;

C) con il budget stanziato si è riusciti a sod­disfare solo il 60% del bisogno reale assistendo di media una trentina di pazienti al giorno contro circa i cinquanta individuati;

D) si è creata una discreta conflittualità fra coloro che potevano usufruire delle assistenze continuative ed il restante 40% escluso da esse in quanto in condizioni meno critiche o per gra­vità o per bisogno sociale;

E) non è stato quindi possibile eliminare com­pletamente le badanti in ospedale anche se il problema è stato notevolmente ridimensionato;

F) l'integrazione tra il personale USL e con­venzionato è risultata molto bassa, nonostante la buona volontà di tutti, proprio perché il model­lo istituzionale, con la rigida differenziazione del­la dipendenza giuridica e della distribuzione del­le mansioni e dei compiti, non ha permesso di attenuarne i livelli;

G) l'infermiere professionale per il suo back­ground culturale, e quindi per il livello professio­nale e scientifico raggiunto, mal si presta a rico­prire la fascia dell'attività di assistenza di base, inoltre, in un corretto rapporto costo - benefici, appare obiettivamente uno spreco utilizzare in­fermieri professionali per compiti a scarso con­tenuto tecnologico;

H) per svolgere l'attività assistenziale di ba­se, che comunque richiede una certa qualità del­la mano d'opera, si è utilizzato personale ester­no con scarsa esperienza (cooperative).

La soluzione del problema non sta solo nel semplice incremento delle risorse assistenziali, bensì è il modello organizzativo e la struttura nell'assistenza di base nei reparti che deve es­sere rivista.

Attualmente infatti l'assistenza in ospedale viene erogata basandosi su standard rigidi di ri­ferimento e non sul tipo di patologia presente in reparto, che invece richiede anche livelli quali­tativi di assistenza differenziati.

La tipologia del lavoro nei reparti può essere sintetizzata in quattro grandi fasce di attività:

1) fascia di assistenza specialistica intesa co­me mansioni professionali dirette sul paziente in fase acuta e attività diagnostico - terapeutica integrata con l'équipe medica;

2) fascia di assistenza di base intesa come attività che prevede compiti assistenziali ele­mentari quali il lavaggio e pulizia dell'unità pa­ziente, ma anche come supporto a quei pazienti che mostrano livelli di non autosufficienza nelle loro funzioni vitali (alimentarsi, vestirsi ecc.);

3) fascia di attività di «raccordo» intesa co­me attività di collegamento e di supporto (tra­sporto provette, barellamento, approvvigiona­menti ecc.);

4) fascia di attività di pulizia. Queste fasce sono distribuite in misura diversa all'interno del­le singole unità operative ed affidate a più figure professionali. Attualmente gli infermieri profes­sionali svolgono in tutti i reparti sia le attività di assistenza specialistica sia, in misura minore, quella di base, coadiuvati al momento nella spe­rimentazione dal personale convenzionato (ove questo è presente). Gli ausiliari svolgono tutta l'attività di raccordo e di pulizia dei servizi e di quasi tutti i reparti. La restante attività di pulizia (spazi comuni, percorsi ed una piccala percen­tuale di reparti in forma sperimentale) è svolta da ditte esterne specializzate convenzionate con l'USL.

Si può tentare di esprimere in percentuale il bisogno lavorativo delle diverse fasce di attivi­tà secondo il tipo di reparto considerato:

                                                                 Assistenza                         Attività

                                                     specialistica     di base        raccordo        pulizia

A) Reparti di terapia intensiva                  70%            20%              5%              5%

B) Reparti specialist.                              60%            30%              5%              5%

C) Reparti medici                                   40%            40%             10%            10%

 

Partendo da questa analisi e tenendo presente quanto affermato in premessa, si può tentare di tracciare un nuovo modello teorico di assistenza con le seguenti caratteristiche:

a) l'attività assistenziale a pazienti ricoverati deve essere svolta da una équipe unica con iden­tica dipendenza giuridica per raggiungere buoni livelli di integrazione nelle diverse fasi dell'atti­vità seppure, in alcuni settori, con assegnazione di mansioni e compiti a diverse figure professio­nali;

b) è necessaria una distribuzione del perso­nale più coerente con le esigenze dell'assisten­za e quindi con la tipologia dei reparti;

c) occorre affidare all'infermiere professiona­le mansioni più congrue con i livelli culturali e scientifici raggiunti da questa figura ed affidare compiti a minor contenuto tecnologico (assisten­za di base) ad altra figura professionale;

d) esiste oggi, alla luce delle normative vigen­ti, un profilo professionale idoneo per assolvere compiti di «assistenza di base» identificabile con la figura dell'ausiliario socio-sanitario spe­cializzato, che dovrebbe essere distolto da? com­piti di pulizia ed inserito nell'attività assisten­ziale dei reparti.

Per il raggiungimento degli obiettivi sopra ri­portati bisognerà in primo luogo appaltare com­pletamente le pulizie di tutto l'ospedale (esclusi alcuni settori poi specificati) a ditte esterne per liberare gli ausiliari attualmente impegnati in detta attività; quindi, grazie all'introduzione di queste figure professionali nell'attività di assi­stenza, andare al superamento della convenzio­ne delle cooperative, che hanno fornito nella fa­se sperimentale «l'assistenza di base». Non si rende necessario nell'ipotesi seguente alcun in­cremento di personale infermieristico o ausilia­rio per cui le piante organiche attuali rimarreb­bero immutate (457 infermieri professionali e 176 ausiliari). Una riattribuzione di mansioni e compiti ed una diversa distribuzione dei vari pro­fili professionali nei reparti può essere ipotizza­ta secondo il seguente schema:

1) Dipartimento di emergenza e Divisioni spe­cialistiche.

Attribuzione dell'assistenza specialistica e di quella di base ad équipes esclusivamente infer­mieristiche in quanto l'assistenza di base neces­saria è assai modesta e difficilmente divisibile dal resto della attività. Di conseguenza non ap­pare opportuna l'introduzione in questi reparti di ausiliari specializzati anche in considerazione della altissima prevalenza di patologie in fase acuta. Attività di raccordo affidata ad una squa­dra centralizzata. Appalto delle pulizie a ditta esterne;

2) Divisioni di medicina generale, Neurologia, Oncologia, Malattie infettive.

Creazione di équipes miste di infermieri pro­fessionali ed ausiliari socio-sanitari con funzioni solo assistenziali. Appalto delle pulizie G ditte esterne. Attività di raccordo affidate ad una squa­dra esterna centralizzata;

3) Sale operatorie, laboratori (analisi, anato­mia, patologia, centro trasfusionale), far­macia, trasporto rifiuti.

In questi settori e servizi dell'ospedale che presentano o problematiche particolari o attività polifunzionali specifiche e particolarmente ac­centrate, appare più opportuno mantenere orga­nici ausiliari destinati con compiti misti di rac­cordo, pulizie e attività tecniche;

4) Costituzione di una squadra centralizzata per l'espletamento di tutte le attività di raccor­do tra i reparti ed i servizi sia sanitari che eco­normali (barellamento dei pazienti, trasporto pro­vette e materiali, distribuzione del vitto, inter­venti di disinfezione, approvvigionamento di ma­teriali ecc.). Ciò permetterebbe l'ottimizzazione dell'utilizzo delle risorse oggi fortemente disper­se in quanto ogni singola unità operativa deve impegnare autonomamente proprio personale per i compiti di raccordo.

Mentre nei reparti in cui sono presenti solo infermieri professionali verrebbe mantenuta la turnistica attuale, in quelli dove si è individuata utile la creazione di una nuova équipe a cui affi­dare la funzione differenziata per l'assistenza di base, si dovrebbe attuare una turnistica integra­ta (24 ore) composta da turni di infermieri pro­fessionali e da turni di ausiliari socio-sanitari specializzati.

In alcuni casi ciò dovrebbe permettere il recu­pero di qualche unità infermieristica con il conseguente potenziamento di quei settori in cui vi è maggiore necessità di questa figura professio­nale (terapie intensive, sale operatorie, emer­genza ecc.).

L'unità operativa centralizzata addetta a com­piti di «raccordo», (barellamento e disinfezione ecc.) dovrà essere attiva 24 ore su 24 ed even­tualmente suddivisa nelle fasce diurne in sub­settori in grado di servire zone prestabilite dell'area ospedaliera in funzione dei diversi flussi di attività.

Pertanto la nuova distribuzione del personale nei reparti con doppia figura assistenziale do­vrebbero avvenire secondo, la tabella di seguito riportata:

                                                         Attuale                               Proposta

                                            infermieri               ausiliari               infermieri                  ausiliari

                                                        professionali                                    professionali

- 1ª Divisione medica                  26                    7                 22                    24

- 2ª Divisione medica                  24                    7                 22                    24

- Neurologia                               13                    7                 12                    12

- Malattie infettive                       12                    3                 12                    6

- Oncologia medica                    12                    2                 12                    6

- Altri (1)                                    -                      -                  -                       6

(1) Queste unità formeranno un turno di 24 ore per rispondere alle esigenze estemporanee di assistenza di base di quei reparti dove l'assi­stenza è affidata esclusivamente a personale in­fermieristico. Verrebbero impiegati per l'attività assistenziale 78 ausiliari su un totale di 176 unità.

 

Il personale, secondo la turnistica prevista avrebbe la seguente concentrazione per fasce orarie:

 

                                                         Attuale                               Proposta

                                            infermieri               ausiliari               infermieri                  ausiliari

                                                        professionali                                    professionali

Divisione di Medicina generale

Mattino                                       6                    3                 6                      6

Pomeriggio                                 6                    3                 5                      4

Notte                                          4                    -                  3                      4

 

Neurologia, Oncologia, Malattie infettive

Mattino                                       3                    1                 3                      3

Pomeriggio                                 2                    1                 2                      2

Notte                                          2                    -                  2                      2

 

Rispetto alla situazione attuale risulterebbero a disposizione 11 infermieri professionali da ri­distribuire come già accennato nei settori a mag­gior specializzazione e nelle attività dell'emer­genza.

Per ciò che concerne invece il personale au­siliario rimarrebbero a disposizione 98 unità (176-78) da destinarsi nei settori a gestione au­tonoma individuati secondo lo schema:

 

- attività di sala operatoria                                        29

- attività di trasporto rifiuti e disinfezione                    10

- attività nei servizi (laboratorio analisi, ecc.)              11

- attività di raccordo                                                 28

- attività di barellamento                                           20

                                                                            ––––

                                                                             98

 

Nella nuova distribuzione, a fronte di una di­minuzione dei minuti di assistenza specialistica erogata da infermieri professionali, peraltro con­tenuta entro gli standard minimi previsti a livel­lo nazionale (contati secondo la canonica regola di considerare solo quelli erogati da infermieri professionali), si avrebbe invece un notevole in­cremento in termini reali dei livelli assistenziali grazie all'inserimento turnistico degli ausiliari nell'assistenza diretta di reparto, così come di­mostrato dalla seguente tabella:

 

Reparti                                                        Minuti di assistenza

                                                         Attuale                          Proposta

                                               Infermieri         ausiliari               Infermieri            ausiliari

                                                           professionali                              professionali

Medicina 1ª                                 83'               -                  70'               75'

Medicina 2ª                                 95'               -                  88'               95'

Oncologia medica                        106'             -                  106'             53'

Neurologia                                  100'             -                  91'               91'

Malattie infettive                          104'             -                  104'             49'

 

Nella proposta vengono contati anche i minuti erogati dagli ausiliari in quanto la loro attività sarebbe tutta assistenziale diretta a differenza dell'attuale.

Occorre ora completare l'analisi prendendo in esame la parte relativa ai costi rapportandola ai benefici che deriverebbero dalla nuova organiz­zazione.

Allo stato attuale al costo fisso del personale in pianta organica vanno aggiunte le seguenti voci di spesa:

 

- Assistenza di base                                 600 milioni

- Pulizie appaltate                                     350 milioni

                                                               –––––––––

                                                               950 milioni

 

La spesa per l'appalto completo delle pulizie, esclusi i servizi autonomi dovrebbe aggirarsi in­torno ai 1.350 milioni (+1000 milioni).

L'incremento globale assoluto sarebbe però solo di circa + 400 milioni venendo a sparire la voce di spesa delle assistenze di base (–600 milioni).

I benefici ottenibili sono di notevole rilevanza: a) aumento notevole dei minuti di assistenza reali;

b) miglioramento dei meccanismi operativi e dell'organizzazione del lavoro nei reparti;

c) rivalutazione dei ruoli di infermiere profes­sionale e dell'ausiliario socio sanitario;

d) razionalizzazione dei compiti di raccordo;

e) probabile scomparsa completa delle badan­ti grazie alle maggiori risorse impiagate per la «assistenza di base».

Si tenga conto inoltre che un'ipotesi futuribile è anche quella di affidare alcuni servizi generali (es. lavanderie) a ditte esterne specializzate con rapporti di convenzione.

Il sistema proposto sarebbe in grado di rias­sorbire in questa eventualità il personale recuperato, ovviamente dopo opportuni corsi di ag­giornamento e riqualificazione.

Come si può evincere dalla presente analisi, il rapporto costo-benefici dell'operazione appare estremamente favorevole e l'ipotesi sembra in grado, sia di dare risposta ai bisogni di miglio­ramento e razionalizzazione della situazione at­tuale, sia di sviluppare le incongruenze eviden­ziate nella sperimentazione.

Non va tuttavia taciuto che, tra i maggiori co­sti da pagare per un'operazione di questo tipo, non va solo calcolata la spesa di + 400 milioni, ma anche la difficoltà organizzativa, culturale e sindacale di superare modelli di lavoro cristalliz­zati ormai da troppi anni.

 

 

DELIBERAZIONE 16 APRILE 1986 DEL COMITATO DI GESTIONE DELL'USL 35 DI RAVENNA (')

 

Il Comitato di gestione

Richiamato l'atto deliberativo n. 39787/2018 del 31/12/85, esecutivo per decorrenza dei ter­mini il 18/2/86, con il quale veniva disposto l'uti­lizzo di personale qualificato presso questa USL, mediante convenzione fra le altre con le Coope­rative ASCOR e CERCHIO di Ravenna;

Vista la relazione del Direttore sanitario f.f. con la quale evidenzia l'esigenza di offrire al malato privo di assistenza di famiglia a di assistenza privata, oltre che l'assistenza sanitaria anche la assistenza psicologica e morale;

Richiamato l'atto deliberativo n. 1088/22050 del 24/7/85 reso esecutivo per decorrenza di ter­mini il 30/9/1985 con il quale veniva istituito dal­la Scuola infermieri di questa USL un corso di studi per la formazione di personale assistente di base per l'utilizzo all'interno dei presidi ospe­dalieri, ai sensi della L.R. n. 39 del 2/11/1983;

Atteso che la formazione del suddetto perso­nale consiste in una assistenza di base a pazien­ti ricoverati non autosufficienti nel quadro dell'umanizzazione delle degenze rivolta principal­mente verso l'assistenza psicologica e morale del malato stesso;

Verificato che nella media giornaliera dei rico­verati nei presidi ospedalieri circa il 3% corri­spondenti a n. 20/25 circa pazienti rientrano tra quelli abbisognevoli di assistenza psicologica e morale come sopra indicato;

Tenuto conto che l'USL nella sua complessa 'organizzazione pur essendo tenuta a soccorrere su problemi di ordine psicologico il malato, è sprovvista delle figure operative come sopra in­dividuate e che pertanto non è in grado di forni­re al malato stesso, oltre l'assistenza sanitaria, anche quella psicologica e morale a completa­mento indispensabile in taluni casi;

Considerato che il Servizio sociale ospedalie­ro può garantire solo parzialmente il tipo di as­sistenza di cui sopra;

Ritenuto di dovere utilizzare gli operatori co­me sopra qualificati ed in possesso di adeguata ed idonea capacità attitudinale come rilevasi dall'apposito attestato in loro possesso;

Interpellate all'uopo le cooperative di inter­vento sociale Ascor e Cerchio di Ravenna, spe­cializzate a fornire personale come sopra richie­sto, le quali già convenzionate con questa USL si sono dichiarate disponibili a fornire la loro collaborazione mediante allargamento della con­venzione in atto con personale in possesso della idoneità richiesta, mediante una retta giornalie­ra di L. 64.885 + IVA;

Tenuto conto che da una approfondita indagi­ne è risultata la necessità di assistere giornal­mente n. 20/25 pazienti per una spesa approssi­mativa mensile di L. 50.000.000;

Ritenuto di poter fronteggiare la spesa appros­simativa di L. 50.000.000 mediante l'utilizzo del­la somma prevista dal Cap. 080 «Assistenza sa­nitaria erogata da altre strutture convenzionate» iscritta nel bilancio di previsione per l'esercizio finanziario 1986, in corso di approvazione da par­te dell'Assemblea dei Comuni;

Che tuttavia, data la particolare natura dell'as­sistenza richiesta e fornita dalle Cooperative suddette, appare necessario limitare la speri­mentazione per un periodo non superiore a mesi 6 e quindi prevedere la spesa conseguenziale di L. 300.000.000;

Preso atto del parere favorevole del Direttore sanitario f.f. nonché dei primari interessati, ri­spettivamente sia sugli schemi di norme interne per l'organizzazione dei servizi tecnici sanitari, nonché sull'attività e sulla disciplina del suddet­to personale che verrà inserito nelle proprie di­visioni o servizi, previa verifica delle attitudini e capacità corrispondenti del personale inserito;

Visto il riferimento del servizio bilanci in ordi­ne al finanziamento della spesa;

Preso atto del parere favorevole dei Coordina­tori sanitario e amministrativo, presenti in se­duta;

A maggioranza di voti palesi espressi a termi­ni di legge (astenuti Foschini e Siboni):

 

DELIBERA

 

1) di estendere la convenzione in atto con le Cooperative Ascor e Cerchio di Ravenna come da allegato, facendo parte integrante della deli­berazione stessa, per le ragioni di cui in narrati­va ed alle seguenti condizioni essenziali;

A) mediante pagamento di una retta giorna­liera di L. 64.885 + IVA per paziente per l'assi­stenza di n. 20/25 pazienti circa;

B) la convenzione avrà la durata per un perio­do sperimentale di mesi 6;

C) la spesa complessiva approssimativa non dovrà comunque per detto periodo superare l'im­porto di L. 300.000.000;

2) autorizzare il Presidente pro-tempore alla stipula delle convenzioni di cui trattasi alle con­dizioni con i termini indicati nel suddetto alle­gato;

3) di prevedere un limite massimo di spesa di L. 300.000.000 previsto in maniera approssimati­va per un periodo di mesi 6 mediante prenotazio­ne dell'impegno di spesa al Cap. «Assistenza sa­nitaria erogata da altre strutture sanitarie», con riserva di conferma dello stesso a seguito della approvazione del bilancio di previsione per l'e­sercizio 1986;

4) di trasmettere copia del presente atto al Collegio dei Revisori ai sensi e per gli effetti del penultimo comma dell'art. 17 della legge 22/12/ 1984 n. 887 (Legge finanziaria 1985).

 

 

CONVENZIONE TRA L'USL N. 35 DI RAVENNA

E LE COOPERATIVE A RESPONSABILITA LIMITATA «IL CERCHIO» E «ASCOR» DI RAVENNA

PER L'ASSISTENZA PSICO-MORALE A PAZIENTI NON AUTOSUFFICIENTI

 

Tra l'USL n. 35 di Ravenna (in seguito denomi­nata USL) in persona del suo presidente pro-tem­pore e non altrimenti Sig. Spizuoco Ing. Ernesto e le Cooperative a responsabilità limitata «Il Cerchio» e l'«Ascor» (in seguito denominate Co­operative) in persona del loro rappresentante ri­spettivamente Sig.ra Cortesi M. Grazia per «Il Cerchio» con sede in Ravenna Via Faentina 106 e Sig.ra Marisa De Renzi per l'«Ascor» con sede in Ravenna in Via Baccarini 40;

premesso

- che la Direzione sanitaria degli stabilimenti ospedalieri di Ravenna-Cervia-Russi ha riscontra­to la necessità di soccorrere il malato non auto­sufficiente su problemi di ordine psicologico e morale;

- che le cooperative «Il Cerchio» e «Ascor» co­me sopra costituite e rappresentate, tramite per­sonale abilitato all'assistenza di base ai sensi della L.R. 39 del 2/11/83 ed in conformità al pro­prio statuto si prefiggono di fornire congiunta­mente l'assistenza di base in ordine psico-mora­le al malato non autosufficiente, mirata a favori­re un rafforzamento del livello di autonomia dell'utente nel contesto della degenza ospedaliera e comunque nel rispetto della sua autodetermi­nazione;

- che l'Unità sanitaria locale n. 35 come sopra costituita e rappresentata, riconosciuta nella sua complessa organizzazione la mancanza delle figu­re professionali richieste dagli organi sanitari, nonché la validità delle suddette cooperative congiuntamente a fornire il tipo di assistenza in­dividuata a soccorso del malato non autosuffi­ciente;

Premesso quanto sopra, tra le parti si convie­ne e si stipula quanto appresso:

Art. 1 - Le Cooperative come sopra costitui­te e rappresentate si impegnano congiuntamen­te a mettere a disposizione della USL n. 35 per­sonale abilitato all'assistenza di base per soc­correre il malato non autosufficiente con proble­mi di ordine morale e psicologico, previa consul­tazione delle Capo Sala addette al controllo ed alle direttive per le incombenze di natura orga­nizzativa-tecnico-sanitaria;

Art. 2 - Al fine del coordinamento e dell'or­ganizzazione tecnico-sanitaria del servizio o re­parto, gli operatori inseriti nei presidi ospedalie­ri dovranno sottostare alle disposizioni imparti­te dal responsabile del servizio o reparto, secon­do apposito disciplinare debitamente verificato e riconosciuto valido dalle cooperative interes­sate;

Art. 3 - Per il tipo di assistenza come sopra configurata, le Cooperative congiuntamente si obbligano a mettere a disposizione della USL n. 35 n. ..... unità operative, come sopra qualificate, allo scopo di fornire l'assistenza giornaliera (24 ore su 24) a numero ..... malati;

Art. 4 - L'USL si obbliga di corrispondere alle cooperative per gli interventi di cui al punto 3 una retta giornaliera massima di L. 1.666.000 + ­IVA, corrispondente a lire ...... per ogni assistito;

Art. 5 - Su richiesta dell'USL, ai fini gestiona­li, le cooperative congiuntamente a fine di cia­scun mese comunicheranno il numero di inter­venti effettuati ed altro elemento amministrativo e contabile atto ad evidenziare la qualità e l'ade­guatezza del servizio;

Art. 6 - Il pagamento delle rette verrà effet­tuato dalla USL congiuntamente alle cooperative a 90 giorni dalla ricezione dei rendiconti mensili su presentazione fattura. Gli eventuali interessi di mora verranno riconosciuti alle cooperative in caso di ritardo del pagamento: nei limiti previsti dalla Legge regionale 29/3/80 n. 22;

Art. 7 - Eventuali inadempienze alla presente convenzione saranno contestate dalla USL per iscritto e con fissazione del termine perché le stesse siano rimosse, pena la risoluzione della convenzione; trascorso inutilmente tale termine l'USL, avrà facoltà di ritenere risolta la conven­zione ai sensi dell'art. 1453 del Codice civile an­che prima della scadenza di cui al successivo art. 8;

Art. 8 - La presente convenzione ha la durata di mesi sei a far data ...... e si intende tacitamen­te erogata per uguale periodo qualora non venga disdetta da una delle due parti contraenti alme­no un mese prima della scadenza con lettera rac­comandata con ricevuta di ritorno, salvo quanto previsto al precedente art. 7;

Art. 9 - L'USL si riserva la facoltà, ai sensi dell'art. 1473 del Codice civile, di recedere dalla convenzione ancor prima della sua scadenza con preavviso di un mese nel caso in cui non riterrà più valida l'esperienza assistenziale di cui agli articoli precedenti o verranno a cessare le esi­genze e le necessità assistenziali sopra indicate;

Art. 10 - La presente convenzione vincola fin da ora le cooperative verso l'USL mentre questa ultima rimarrà vincolata solo dopo l'approvazio­ne della presente convenzione dall'organo di con­trollo;

Art. 11 - La presente convenzione sarà regi­strata a cura dell'USL secondo le procedure pre­viste dalla legge. Le spese di bollo, di registra­zione ed ogni altra spesa attinente alla stipula della stessa sono a carico delle Cooperative.

 

 

 

(1) Direttore sanitario Ospedale Santa Maria delle Cro­ci di Ravenna.

(2) Vice-Direttore sanitario Ospedale Santa Maria del­le Croci di Ravenna.

(3) Vice-Direttore sanitario USL 36, Lugo di Ravenna.

(4) In allegato sono riportate la deliberazione dell'USL 35 e la convenzione.

(*) La convenzione con le Cooperative Ascor e Cerchio è stata rinnovata con deliberazione del Comitato di gestio­ne del 5 maggio 1987 (spesa L. 425 milioni per il periodo1.4.87/31.12.87) e del 15 febbraio 1988 (spesa presunta L. 600 milioni per il 1988. A modifica dell'art. 4 della con­venzione verranno corrisposte per ogni turno di 24 ore L. 225.000 se si seguono 3 pazienti, L. 210.000 per 2 e L. 150.000 se si segue un paziente).

 

 

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