Prospettive assistenziali, n. 81, gennaio-marzo 1988

 

 

Notizie

 

 

BENI E REDDITI DI EX IPAB E ALTRI ENTI DISCIOLTI NON DEVONO ESSERE SOTTRATTI AL SETTORE ASSISTENZIALE (1)

 

Al Comune di Torino sono pervenuti negli ulti­mi 10 anni almeno 500 miliardi di patrimoni ap­partenenti a ex IPAB (Istituzioni pubbliche di as­sistenza e beneficenza) e ad altri enti (Patronati scolastici, ECA, ENAOLI, ONMI, ecc.). Sull'ar­gomento i Consiglieri del PCI, Sinistra indipen­dente, Democrazia proletaria, Lista verde, hanno presentato una proposta di deliberazione che ri­produciamo integralmente.

La presentazione è avvenuta il 9 aprile 1987 ed è preoccupante il fatto che finora non sia stata discussa e approvata. Ma, si sa, i poveri possono e devono aspettare. Che fretta possono avere?

 

Proposta di deliberazione

I patrimoni pervenuti al Comune di Torino a se­guito della estinzione di IPAB sono stati trasferi­ti «con vincolo della destinazione dei beni e delle relative rendite a servizi di assistenza sociale» (Cfr. il decreto della Regione Piemonte n. 5801 del 27 giugno 1980 relativo all'Istituto di Riposo per la Vecchiaia di Torino).

La stesso vincolo è stato stabilito dalla Regio­ne a seguito del trasferimento al Comune di To­rino dei beni degli ex Enti comunali di assistenza.

In merito alla destinazione dei beni e delle rela­tive rendite a servizi di assistenza sociale sì fa presente che la Regione Piemonte con circolare n. 8/APE del 20 maggio 1986 ha precisato che il patrimonio degli ex ECA e delle IPAB estinte «conserva la destinazione a servizi socio-assi­stenziali anche in caso di trasformazione patri­moniale».

La circolare suddetta, inoltre, invita i Co­muni a:

- effettuare un attento censimento dei beni stessi;

- verificare il rispetto del requisito della desti­nazione a servizi socio-assistenziali dei beni in parola;

- comunicare al Servizio Interventi Strutturali dell'Assessorato Assistenza - Personale - Orga­nizzazione di Corso Stati Uniti 1 - Torino, i dati relativi al censimento attestando il rispetto del vincolo di destinazione e l'ammontare delle even­tuali rendite;

- comunicare al Servizio sopra indicato entro il 28 febbraio di ogni anno le variazioni interve­nute nel corso dell'anno precedente.

Infine la circolare regionale sollecita l'oppor­tunità «di realizzare ogni forma di investimento tendente a eliminare gestioni passive mediante la trasformazione dei predetti beni patrimoniali».

Anche se non stabilito dalle leggi di sciogli­mento dell'ex ONMI e degli altri enti assisten­ziali disciolti (Patronati scolastici, Enaoli, ecc.), il Comune di Torino decise autonomamente di vincolare a servizi di assistenza sociale anche i beni (e le relative rendite) pervenuti al Comune di Torino a seguito della legge 23.12.1975 n. 698 e del DPR 24 luglio 1977 n. 616.

Ciò premesso il Consiglio Comunale di Torino stabilisce quanto segue:

1) l'Assessorato al Patrimonio procede entro e non oltre il 31/12/87 a censire tutti i beni per­venuti al Comune di Torino a seguito dello scio­glimento degli enti assistenziali stabilito dalla legge 23 dicembre 1975 n. 698, dal DPR 24 luglio 1977 n. 616 e della estinzione delle IPAB e tra­smette copia della relazione conclusiva al Consi­glio Comunale. In particolare dovranno essere raccolti i seguenti elementi:

- localizzazione

- dati catastali

- consistenza

- ente di provenienza

- valore al 31.12.1985

- reddito percepito dal Comune o da chi per esso nel 1985

- usufruttuario

- tipo di contratto di locazione o altro rap­porto stabilito dal Comune di Torino con l'usufruttuario.

L'Assessorato al Patrimonio indicherà altresì l'ammontare delle rendite da destinare ai servi­zi socio-assistenziali relativamente ai patrimoni utilizzati dal Comune di Torino;

2) l'Assessorato all'Assistenza segnala entro e non oltre il 30 settembre 1987 all'Assessore al Patrimonio le proprie esigenze di strutture da destinare a comunità alloggio per minori, handi­cappati, anziani, per centri socio-terapeutici e per uffici decentrati dei servizi socio-assisten­ziali;

3) l'Assessorato al Patrimonio, entro tre mesi dal ricevimento della comunicazione di cui al punto precedente, trasmette al Consiglio Comunale un piano concernente:

- l'indicazione delle strutture da destinare a servizi socio-assistenziali;

- l'indicazione delle strutture da destinare ad altre attività di competenza del Comune di Torino;

- l'indicazione delle strutture da ristruttura­re e le proposte di riconversione patrimo­niale.

4) l'Assessore all'Assistenza provvede entro il 30 settembre 1987 a segnalare al Consiglio Co­munale le modifiche statutarie delle IPAB fun­zionanti, in modo da adeguarne gli scapi alle esi­genze attuali nel pieno rispetto delle finalità sta­bilite dall'art. 1 della legge 17 luglio 1980 n. 6972. Nel contempo indicherà le IPAB di cui propone l'estinzione-,

5) l'Assessorato al Patrimonio provvederà a cen­sire, i patrimoni delle IPAB funzionanti racco­gliendo i dati di cui al punto 1);

6) Per quanto riguarda gli alloggi pervenuti al Co­mune di Torino a seguito dello scioglimento degli enti assistenziali o delle estinzioni di IPAB, l'ap­posita Commissione assegna quelli privi di bar­riere architettoniche o le cui barriere siano eli­minabili a nuclei composti da uno o più handicap­pati motori, con priorità a favore dei redditi in­feriori.

Le assegnazioni suddette prescindono da ogni limite di reddito.

Le assegnazioni hanno l'obiettivo di garantire l'accessibilità al proprio domicilio delle persone con difficoltà motorie.

Torino, 9 aprile 1987

 

 

FORMAZIONE PROFESSIONALE E INSERIMENTO LAVORATIVO DEI PORTATORI DI HANDICAP (2)

 

Hanno partecipato ai lavori della sezione all'incirca 60 persone sia al mattino che al pome­riggio. Ci sono stati 16 interventi oltre alle espe­rienze presentate al mattino (Capodarco, Regio­ne Valle d'Aosta, Comune di Torino, Organizza­zioni sindacali e Coordinamento sanità e assi­stenza fra i movimenti di base di Torino).

Nella relazione dei coordinatori era stato po­sto come base di discussione il riconoscimento del diritto dei portatori di handicap alla scuola superiore (dopo l'obbligo), quindi alla formazio­ne professionale, nonché il diritto all'inserimen­to lavorativo.

Dai partecipanti al dibattito è emersa una ge­nerale condivisione di questi principi, che ha por­tato anche alla presentazione critica di quelle esperienze gestite da assessorati all'assistenza, ribadendo che la competenza specifica per que­ste problematiche (della formazione professio­nale e del lavoro per gli handicappati) è, come per tutti gli altri cittadini, di competenza dell'As­sessorato al lavoro. In particolare è stato ribadi­ta la necessità di evitare ipotetiche scorciatoie come sono ad esempio i laboratori protetti.

Si è precisato che questo discorso è valido ovviamente per quei soggetti per i quali si in­travvede anche una seppur minima capacità lavo­rativa. Per tutti gli altri, le cui condizioni psico­fisiche sono gravemente compromesse, la com­petenza resta all'Assessorato all'Assistenza.

Per garantire un buon inserimento e la realiz­zazione di una sufficiente capacità lavorativa di questi soggetti, si è osservato che molto dipen­de da:

- adeguata formazione professionale;

- preparazione dell'ambiente di lavoro;

- scelta di posti mirati.

Solo se si realizzano queste condizioni, si può raggiungere anche una piena capacità lavorati­va per questi soggetti.

I partecipanti al gruppo, concordando su quanto detto finora, hanno anche evidenziato una serie di altri elementi che sono indispensabili per garantire il pieno rispetto allo studio e al lavoro:

- il soggetto deve essere seguito sia nel mo­mento di formazione (nella scuola) che nell'in­serimento lavorativo da tutti gli operatori (di territorio e scolastici) che sono coinvolti, in modo da dare continuità professionale e impedire deleghe o vuoti di intervento nei diversi momenti della vita quotidiana;

- è essenziale un maggior impegno dei lavoratori e quindi, del sindacato (consigli di fabbrica) che superi le carenze attuali per rivendicare innanzitutto appositi posti di lavoro e per creare un ambiente favorevole all'inserimento di questi soggetti, sia per quanto riguarda i rapporti coi compagni di lavoro, sia per la ricerca di mansio­ni che siano adatte al grado di handicap.

Una rilevazione critica è stata fatta nei con­fronti dei contratti di formazione-lavoro come strumento per l'avviamento al lavoro, e in par­ticolare per quanto riguarda il discorso dei por­tatori di handicap come opportunità non colta, soprattutto dal sindacato, di rivendicare quote obbligatorie di assunzione.

Questo non esclude che possano essere pre­visti incentivi ai datori di lavoro, mirati e deter­minati per rendere possibile l'inserimento lavo­rativo anche del singolo che intende avviare un'attività in proprio.

È stata poi posta l'esigenza della revisione della normativa di legge sul collocamento obbliga­torio (la legge 482/68) ormai ampiamente inade­guata (riconoscimento anche della piena capacità lavorativa per i soggetti portatori di handicap, ab­bassamento delle aliquote per le aziende, ina­sprimento delle sanzioni per le violazioni);

- parimenti è stata richiamata la neccessità (superando gli attuali ritardi) che le Regioni le­giferino in materia di formazione professionale delegando all'ente locale la gestione di corsi di formazione professionale per i soggetti portato­ri di handicap intellettivo medio-grave, che non sono in grado di frequentare proficuamente i cor­si normali;

- è stato evidenziato tuttavia che poco è stato fatto dai Comuni, che possono comunque avviare iniziative (come le varie esperienze illustrate nel dibattito hanno dimostrato) sia ai fini della forma­zione professionale, sia per promuovere interven­ti che permettano l'inserimento lavorativo, sen­za il quale viene meno tutto lo sforzo del percorso formativo (inserimento scolastico e formazione professionale), teso a promuovere la realizzazio­ne della piena autonomia del soggetto handicap­pato nella società.

L'elemento che comunque ha prevalso, e che ha caratterizzato il dibattito, è quello della neces­sità di operare con maggior impegno e determina­zione per una cultura diversa dell'handicap. Impe­gno e determinazione che devono vedere coinvol­ti amministratori, operatori, sindacalisti, lavorato­ri, cittadini tutti, per superare il concetto che ve­de ancora troppo spesso l'handicappato non co­me lavoratore a pieno diritto e a tutti gli effetti ma come persona che deve essere constante­mente assistita e che può creare - solo perché handicappato - problemi di convivenza sul posto di lavoro.

L'affermare che i portatori di handicap sono soggetti a pieno diritto, come gli altri cittadini, richiede - oltre a quanto detto sopra - anche un adeguato impegno finanziario che superi i con­cetti restrittivi con cui oggi sono previsti gli stanziamenti nella stesura dei bilanci.

 

 

INIZIATIVE CONCRETE DELLA REGIONE UMBRIA PER L'ABBATTIMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE

 

Con decreto del 30 ottobre 1987 n. 496, il Pre­sidente della Giunta della Regione Umbria ha approvato: "il piano di riparto per l'abbattimento delle barriere architettoniche, redatto tenendo conto delle indicazioni di priorità indicate dagli Enti nei propri piani, della qualità degli interven­ti in essi previsti, nonché della spesa indicata per l'esecuzione delle opere che non deve esse­re inferiore ai 50 milioni, secondo quanto con­tenuto nell'allegato sotto la lettera «A» al pre­sente decreto.

"È indicato nel 29 settembre 9987 il termine ultimo, a pena di decadenza dei benefici previsti dall'allegato piano d'intervento, per l'inoltro del­le domande di concessione di mutuo alfa Cassa depositi e prestiti.

"È stabilita che i progetti esecutivi dovranno essere redatti nel termine perentorio di mesi 6 (sei) a decorrere dalla lettera con la quale viene comunicato all'Ente interessato l'avvenuta con­cessione del mutuo da parte della Cassa depositi e prestiti, a pena di decadenza del contributo.

"È precisato che i progetti esecutivi di impor­to pari o superiore a 100 milioni, ed indicati nell’allegato piano, dovranno essere sottoposti all'approvazione della Giunta regionale, ai sensi dell'art. 5 della legge regionale 19/86.

"È stabilito che le spese tecniche, ove previ­ste, non potranno superare il limite indicato dal­le vigenti tariffe professionali e comunque la misura massima del 7 per cento delle opere da eseguire e gli eventuali oneri eccedenti saran­no a carico dell'Ente titolare del progetto.

"È precisato che i prezzi indicati nel computo metrico e riferiti alle singole categorie di lavoro o alle forniture, dovranno essere quelli previsti nel tariffario regionale sui prezzi di cui alla deli­berazione della Giunta regionale del 29 luglio 1985, n. 4760.

"È evidenziato che all'onere di lire 121.004.480 pari al 5 per cento del costo globale degli inve­stimenti si farà fronte - a decorrere dall'eser­cizio 1988 - con imputazione al cap. 8920 che, in sede di formazione del bilancio di detto eser­cizio, sarà integrato di pari importo con riduzio­ne dello stanziamento del cap. 8900.

"È precisato che gli impegni di spesa pluri­ennali verranno disposti di volta in volta con la deliberazione della Giunta regionale alla presen­tazione della deliberazione con la quale l'Ente beneficiario approva il progetto esecutivo e la relazione tecnica-illustrativa di conformità dello stesso al progetto di fattibilità per il quale l'ope­ra è stata ammessa al finanziamento nonché il piano di ammortamento del mutuo ovvero, per i progetti da sottoporre all'approvazione della Giunta regionale, contestualmente all'approva­zione del progetto stesso.

"È precisato che il contributo pari al 5 per cen­to del costo dell'opera verrà erogato a favore della Cassa depositi e prestiti con le modalità dalla stessa richieste e per il numero di rate pa­ri alla durata del piano di ammortamento”.

 

 

Allegato A

PIANO REGIONALE DI INTERVENTO DI ABBATTIMENTO DELLE BARRIERE ARCHITETTONICHE NEGLI EDIFICI PUBBLICI

 

COMUNE

EDIFICIO

COSTO Lire

CONTR. REG.

(5% costo)

APPROVAZIONE

DA PARTE DELLA

GIUNTA DEL

PROGETTO

Acquasparta

Municipio

90.000.000

4.500.000

NO

Amelia

Ospedale civile

150.000.000

7.500.000

SI

Bastia Umbra

Municipio

53.000.000

2.650.000

NO

C. Ritaldi

Municipio

91.000.000

4.550.000

NO

Fabro

Distretto socio-sanitario ULSS - Via Gramsci

90.000.000

4.500.000

NO

Foligno

Ospedale

470.000.000

23.500.000

NO

Fratta Todina

Municipio

82.000.000

4.100.000

NO

Mantecchio

Municipio

130.000.000

6.500.000

SI

Penna in Teverina

Municipio

88.900.000

4.445.000

NO

S. Giustino

Municipio

100.000.000

5.000.000

SI

S. Venanzo

Municipio

117.000.000

5.850.000

SI

Spoleto

Palazzo Martorelli/Orsini (Uffici comunali e labora­tori artigianali)

94.800.000

4.740.000

NO

Stroncone

Municipio

150.000.000

7.500.000

SI

Terni

Palazzo Spada

122.072.535

6.103.630

SI

Terni

Sede 1ª circoscrizione

111.042.065

5.552.105

SI

Terni

Sede 3ª circoscrizione

82.152.975

4.107.750

NO

Terni

Sede 9ª circoscrizione

107.702.280

5.385.115

SI

Terni

Locali C.E.I. S. Zenone

94.314.605

4.715.730

NO

Todi

Palazzo del popolo

110.000.000

5.500.000

SI

Valtopina

Comunità montana

ULSS

86.105.000

4.305.250

NO

TOTALE

 

2.420.089.460

121.004.480

 

 

 

 

SEMINARI DELLA FONDAZIONE ZANCAN PER IL 1988

28/2 - 5/3/1988 - L'assistenza a domicilio: li­velli di integrazione e indicatori di verifica. 29/5 - 4/6/1988 - Il Distretto di base: integra­zione dei servizi sociali e sanitari nel progetto obiettivo materno-infantile.

12-18/6/1988 - L'attuazione della riforma pe­nitenziaria: integrazione fra servizi del territorio e volontariato.

3-9/7/1988 - La quarta età: esigenze ed ipo­tesi di intervento per la "vecchiaia avanzata". 24-30/7/1988 - Istituzioni, servizi e volontariato di fronte al problema dei malati terminali (su in­vita).

21-27/8/1988 - Organizzazione dei servizi so­ciali e sistema informativo: nuove tecnologie.

28/8 - 3/9/1988 - Condizioni e strategie di in­tervento per l'età evolutiva: professionalità, or­ganizzazione e risorse comunitarie.

4-10/9/1988 - Contenuti e metedologie profes­sionali degli assistenti sociali nella prospettiva del nuovo ordinamento universitario (su invito).

11-17/9/1988 - Rischio, disagio e devianza nell'adolescenza. Categorie interpretative e strate­gie di intervento.

18-24/9/1988 - Programmazione dei servizi so­ciali a livello locale: modelli, esperienze, problemi.

26-29/9/1988 - Riforma dell'assistenza: anali­si dei progetti di legge quadro, delle leggi setto­riali e delle leggi regionali di riordino. Prospet­tive e proposte (su invito).

23-29/10/1988 - Integrazione scolastica e pre­avviamento al lavoro degli handicappati: modalità di stipula delle «intese» tra Scuola, USSL, Enti locali.

Febbraio 1989 - Il terzo settore: identità, ca­ratteristiche, funzioni.

Febbraio 1989 - II Distretto di base: un con­fronto tra modelli e esperienze.

N.B. - II programma dettagliato, sarà stampato quanto prima in un supplemento al n. 1/88 del periodico «Servizi Sociali»; nello stesso saranno date anche altre notizie or­ganizzative. Altre iniziative potranno essere programmate successivamente.

Sede dei seminari: Centro studi e formazione sociale «E. Zancan» - 38013 Malosco (TN) - tel. 0463/81.342 per i seminari dal 3-9/7/1988 al 26-29/9,/1988; per gli altri la sede sarà precisata nel programma completo.

Caratteristiche e condizioni di partecipazione: a) per la partecipazione ai seminari è richiesto un impegno attivo come amministratori, funzionari, operatori nel campo re­lativo al tema del seminario; b) ciascun seminario inizia la domenica sera alle ore 21 e si conclude il venerdì sera alle ore 20 (arrivi fa domenica pomeriggio e partenze il sabato mattina); c) si richiede ai partecipanti la presenza continua a tutti i lavori del seminario.

Quote: L. 350.000 iscrizione (IVA 18% compresa); Lire 240.000 soggiorno (IVA 9% compresa) per i seminari di Malosco; per gli altri sarà indicata nel programma com­pleto.

Adesioni: entro il 20 giugno per i seminari di luglio e agosto; entro il 31 luglio per quelli di settembre e ot­tobre; entro il 30 settembre per gli altri.

Per ulteriori informazioni rivolgersi alla Segreteria della: Fondazione E. Zancan - Via Patriarcato, 41 - Padova - tele­fono 049/663800 (dal lunedì al venerdì ore 8,30-12,30; 15-19).

 

 

CONVEGNO «L'AFFIDAMENTO: DALLA PARTE DELLA FAMIGLIA AFFIDATARIA»

 

Il Cam, Centro Ausiliario per i problemi mi­norili di Milano, con il patrocinio della Regione Lombardia e della Provincia di Milano e con la adesione dell'ANFAA, Associazione nazionale fa­miglie adottive e affidatarie, organizza per il 7 maggio 1988 un Convegno sul tema: «L'affida­mento: dalla parte della famiglia affidataria», presso Palazzo Castiglioni, Via Venezia 47, Mi­lano.

Il programma è il seguente:

ore 8,45 Apertura dei lavori a cura di Maria Fappani - Assessore all'assistenza e ai servizi sociali della Regione Lom­bardia.

ore   9,15   Relazione introduttiva di Gilberto Bar­barito - Presidente del Tribunale per i minorenni di Milano.

ore 9,30 Tavola rotonda «L'affidatario, questo sconosciuto: tipologia degli affidi e delle disponibilità della famiglia affi­dataria».

Moderatore: Francesca Ichino - Giu­dice onorario.

Partecipanti:

- Sei famiglie affidatarie.

- Franca Colombo Roncari - Assisten­te sociale del Cam.

- Dante Ghezzi, Psicologo - Consulen­te del Cam.

ore 11,30 Dibattito

ore 13,00 Colazione

ore 14,30 Tavola rotonda «La risposta delle isti­tuzioni alle disponibilità della fami­glia affidataria».

Moderatore - Vincenzo Tomeo - Ordi­nario di Sociologia del diritto della Università Statale di Milano.

Partecipanti:

- Anna D'Alfonso Bassetto - Preside della Scuola media di Bovisio Ma­sciano.

- Maria Adele Ferretti Boni - Coordi­natore del Servizio Affidi dell'USSL di Pavia.

- Chiara Saraceno Rusconi - Straor­dinario di Sociologia della famiglia dell'Università di Trento.

- Maria Antonietta Guida - Giudice Tutelare di Trento.

- Giorgio Pallavicini - Presidente ANFAA.

- Matteo Selvini, Psicologo - Consu­lente Cam.

- Elisa Ceccarelli - Vice Presidente del Tribunale per i minorenni di Milano.

ore 16,30 Dibattito.

ore 18,00 Conclusioni a cura di Gilberto Barbarito.

Segreteria organizzativa: Cam, c/o Tribunale per i minorenni, Via Leopardi 18, Milano, telefono (02) 4815737.

La partecipazione è gratuita.

 

 

 

(1) Vedere anche l'articolo «Evitare che la legge di riforma dell'assistenza sottragga i patrimoni ai poveri», pubblicato sul numero scorso.

(2) Sintesi dei lavori della sezione di approfondimen­to «Formazione professionale e inserimento lavorativo dei portatori di handicap», svoltisi nell'ambito del convegno «Politiche e interventi sul territorio: esperienze a confron­to», Aosta, 7-8-9-10 ottobre 1987.

 

 

www.fondazionepromozionesociale.it